C3 - U1
La nascita dell'Europa
1 - LA CAMPAGNA E LE CITTÀ
L'ANNO MILLE
L'anno Mille è considerato storicamente lo spartiacque tra Alto e Basso Medioevo. I due periodi sono assolutamente diversi, sia da un punto di vista politico (la decadenza dell'Impero Romano e quindi la nascita del Sacro Romano Impero) sia economico e sociale (l'affermarsi prima del feudalesimo e poi l'espansione delle città). Da un punto di vista storico è evidente che le caratteristiche principali del Basso Medioevo sono la DECADENZA DEI DUE POTERI UNIVERSALI (Chiesa e Impero) e la formazione di una IDENTITÀ EUROPEA, favorita soprattutto dal consolidamento progressivo di una borghesia cittadina.
LA CAMPAGNA
Il FEUDALESIMO è una caratteristica struttura socio-economica dei Franchi. Non è un caso: il rigoroso rapporto di "commendatio" vincolava di fatto i contraenti a una serie di diritti e di doveri, quasi un'appartenenza, che, secondo molti storici, è alla base del sentimento di individualismo e di libertà di molte popolazioni europee. La catena feudale consisteva in un rigoroso legame gerarchico che iniziava dal FEUDATARIO, e proseguiva con i livelli inferiori, VASSALLI, VALVASSORI e VALVASSINI, fino ai SERVI DELLA GLEBA, che erano i lavoratori agricoli di proprietà del feudo. Nel corso degli anni si nota come i feudatari aumentino il loro potere e si affranchino dal potere centrale dell'Imperatore. È questo il periodo in cui assistiamo alla progressiva crescita demografica, e al rinnovamento dell'agricoltura, fonte principale di approvvigionamento della società feudale. La produzione cresce grazie anche all'introduzione della rotazione triennale dei campi (coltivati per un terzo a frumento e segale, per un terzo a orzo e avena, e per un terzo a maggese) e all'utilizzo di nuovi strumenti per il lavoro.
Nel XIII secolo va affermandosi l'istituzione della CAVALLERIA, dapprima come corpo militare, poi come una vera e propria classe sociale. Fonte dell'arricchimento dei cavalieri erano tornei e missioni al servizio dapprima degli Imperatori e dei locali feudatari, e poi della Chiesa secolarizzata, che li trasformò in "milites Christi".
LA CITTÀ
Dopo il Mille si assiste a una rapida espansione delle città, non tanto in Italia e nell'Europa Mediterranea, dove la città era presente da tempo, ma sopratutto nel Nord Europa. Si va formando una nuova classe sociale, la BORGHESIA, costituita da commercianti, proprietari terrieri non appartenenti alla nobiltà e giuristi. Anche i feudatari iniziano ad apprezzare la comodità della vita cittadina. Questa nuova società ha esigenze diverse rispetto alle comunità rurali, a causa dei frequenti spostamenti necessari al commercio. Ben presto le città si affrancarono dal potere signorile, guadagnando la propria autonomia e sviluppando delle leggi a tutela dei commerci e delle proprietà. Un cardine dello sviluppo urbano fu sicuramente la CULTURA laica e religiosa. Dopo il Mille si assiste infatti alla fioritura della cosiddetta Scolastica, ossia la diffusione dell'insegnamento della filosofia, del diritto, e della grammatica, presso le "scholae" ubicate nelle cattedrali, dalle cui "societates" di maestri e studenti nascono le università. La nascita delle prime università dette non solo nuovo impulso alla cultura, ma ebbe il merito anche di favorire l'esigenza di un sistema del sapere, che condusse al recupero e alla trascrizione dei testi antichi, sopratutto quelli di Aristotele. Un altro cardine dello sviluppo delle città furono i COMMERCI, favoriti in modo particolare dove fossero presenti fiumi navigabili. La differenza di moneta tra una città e l'altra fa nascere la professione del cambiabalute, che assume progressivamente una certa importanza nel corso del XIII secolo.
LE CITTÀ MARINARE
Le prime città a emanciparsi dai poteri signorili furono le città marinare, inizialmente quelle del Nord Europa, legate spesso da vincoli associativi come le città della Lega Anseatica, e poi le repubbliche marinare italiane. La prima città marinara italiana a emanciparsi - dall'Impero Bizantino - fu AMALFI, che riuscì ad affrancarsi già nel IX secolo grazie ai commerci. Il predominio di Amalfi fu interrotto dall'ascesa di PISA, che sostituiva ai commerci un forte apparato militare. Dopo aver attaccato e saccheggiato Amalfi nel 1135, i Pisani iniziano il loro predominio sul Mediterraneo, conquistando diversi avamposti strategici come la Corsica e la Sardegna giudicale. La diretta avversaria di Pisa era GENOVA che, già indipendente dal X secolo, aveva trasformato il proprio apparato amministrativo con un nuovo governo retto da una associazione di armatori e commercianti. Il nuovo governo si era dato regole ben precise e molto rigide, come la scelta di proteggere i propri traffici chiudendo le associazioni mercantili ai non genovesi e impedendo alle navi il trasporto di mercanti stranieri. Il rapido sviluppo dei commerci genovesi provocò l'inevitabile conflitto con Pisa, culminato nello scontro del 1288 nella battaglia della Meloria, che segnò la sconfitta di Pisa e l'inizio della decadenza pisana. La nascita di VENEZIA fu causata dalla discesa dei Longobardi, che obbligarono i locali a rifugiarsi sulle isole della laguna, dando vita a un nucleo urbano retto dapprima da Bisanzio e poi da una classe di magistrati locali chiamati DOGI. Nel corso del X secolo si andò rafforzando l'autonomia cittadina fino al distacco da Bisanzio. In breve tempo Venezia divenne il principale centro commerciale dell'Adriatico, oltre a garantire, grazie alla sua flotta, una barriera protettiva dalle incursioni dei pirati che infestavano il Mediterraneo. Nel 1172 l'elezione dei dogi passò dal popolo a un MAGGIOR CONSIGLIO costituito di 40 membri, che dal 1297 fu chiuso ai membri delle nuove famiglie - SERRATA DEL MAGGIOR CONSIGLIO - trasformando il governo veneziano in una OLIGARCHIA a tutti gli effetti. Nel 1381 Venezia sconfisse Genova nella guerra di Chioggia.
I COMUNI
Il comune nasce intorno all'XI secolo, quando va affermandosi un patto di solidarietà tra gli abitanti delle città, la CONIURATIO, in difesa delle autonomie locali dalle ingerenze dei feudatari. Col tempo, venuta meno questa esigenza, le coniurationes si trasformarono appunto in comuni, regolati da documenti manoscritti chiamati STATUTI, redatti da notai e archiviati. La borghesia dei commerci e dell'artiginato dette vita a CORPORAZIONI (dette anche ARTI in Italia) allo scopo di tutelare gli affari e controllare meglio la concorrenza. Lo sviluppo del comune assunse connotati differenti in tutta Europa. In Italia il comune fu caratterizzato da una maggiore libertà amministrativa e politica rispetto a quelli europei. Esso si affermò soprattutto a Nord, mentre nel Mezzogiorno il comune rivestì solo una funzione amministrativa, essendo il potere feudale molto più forte. A limitare il ruolo politico dei comuni italiani fu l'isolamento, che spesso degenerava in tensioni tra comuni vicini, esponendo i comuni alle mire di realtà politiche più organizzate come l'Impero. A governare il comune era un CONSOLATO, composto da un numero variabile di membri, a mandato annuale, coadiuvati da una assemblea dapprima limitata agli aristocratici e poi aperta alla borghesia, chiamata ARENGO. Va sottolineato che la partecipazione all'arengo era garantita ai soli cittadini iscritti alle ARTI (le corporazioni) e non a tutti indistintamente. La partecipazione alla vita politica era molto vivace. Il ruolo dei consoli era quello di mediare i conflitti ma spesso si lasciavano coinvolgere dalle cause di gruppi di cittadini. Allo scopo di tutelare l'imparzialità molti comuni ricorsero all'arbitrato di un PODESTÀ, spesso proveniente da un altro comune e quindi estraneo alle cause dei conflitti.
2 - LA CHIESA E L'IMPERO
LA CRISI DELLA CHIESA E LA LOTTA PER LE INVESTITURE
Tra i secoli IX e X la Chiesa sente l'esigenza di una separazione tra i poteri temporale e spirituale. Ad avvertire maggiormente questa esigenza furono i monaci benedettini di Cluny a cui si aggiunse un altro ordine, sempre ispirato alla regola di San Benedetto, i Cistercensi (il nome derivava dal toponimo latino Cistercum, poi Citeaux, dove sorgeva l'abbazia dell'ordine). A differenza del monachesimo tradizionale, il nuovo ordine dava maggiore spazio al lavoro. Accanto a questi impulsi di revisionisti del movimento ecclesiale si registra una progressiva crisi interna alla Chiesa. L'elezione pontificia era affidata a un collegio cardinalizio, espressione della volontà popolare e sottoposta all'influenza della nobiltà romana. Per contrastare questa ingerenza un gruppo di cardinali dissidenti elesse a Siena l'anti-papa Niccolò II, che, con l'appoggio delle milizie imperiali riuscì a cacciare il papa Benedetto X, voluto proprio dalla nobiltà romana. Raggiunto il soglio pontificio Niccolò II convocò il sinodo dei vescovi in Laterano per deliberare l'autonomia dell'elezione pontificia dal volere popolare. Tuttavia l'appoggio dato dall'imperatore costituiva un vincolo ulteriore. Nel 1073 il nuovo pontefice, l'ecclesiastico riformatore ILDEBRANDO DI SOANA fu eletto per acclamazione popolare col nome di Gregorio VII. Il nuovo papa emanò un documento fondamentale che svincolava l'elezione del pontefice da qualsiasi diritto di veto, nobiliare e imperiale: il DICTATUS PAPAE ammetteva non solo la superiorità della Chiesa, ma anche la sua infallibilità, attribuendo pertanto alla sola Chiesa di Roma il diritto all'investitura dei vescovi, sottraendola all'Imperatore. Il Dictatus Papae, sottraendo il controllo dell'elezione dei vescovi all'Imperatore, riaccendeva il conflitto tra i due poteri universali.
La LOTTA PER LE INVESTITURE era già scoppiata nei secoli precedenti, ma tornò a inasprirsi quando l'Imperatore ENRICO IV DI SASSONIA cercò di far valere la sua autorità sui nobili tedeschi fedeli al papa Gregorio VII. Privo del sostegno di una buona parte dei vescovi tedeschi e scomunicato dal papa, Enrico cercò una soluzione di comodo fingendo un pentimento e raggiungendo il pontefice al castello di Canossa, dove Gregorio VII era ospite della contessa Matilde di Toscana, supplicando il pontefice di revocargli la scomunica che lo rendeva evidentemente non credibile per i suoi sudditi. Ottenuta la revoca Enrico riprese la lotta contro il papa, e, dopo averlo sconfitto, lo esiliò a Salerno. La sconfitta del papa non segnò però una conclusione definitiva della lotta per le investiture, che proseguì anche dopo la morte dei due contendenti con i legittimi successori. Una temporanea conclusione del conflitto è però rappresentata dal CONCORDATO DI WORMS del 1122, che concedeva agli Imperatori tedeschi il privilegio di concedere feudi e cariche ai vescovi PRIMA della loro consacrazione, unica eccezione in Europa.
FEDERICO I BARBAROSSA E LO SCONTRO CON I COMUNI
Federico di Hohenstaufen è il secondo imperatore dopo Enrico IV di Sassonia a tentare di ristabilire il primato del potere universale dell'Impero, scontrandosi sia con la Chiesa, sia con i comuni italiani. Erede dei duchi di Svevia da parte di padre, e dei duchi di Baviera da parte di madre, proveniva da due famiglie nemiche, che avevano dato origine a due partiti: i GHIBELLINI (il nome deriva dal feudo di Waiblingen dove nacque lo stesso Federico) che erano fedeli all'autorità imperiale, e i GUELFI (dal nome del capostipite dei duchi di Baviera, Welf) che erano ovviamente ostili all'Imperatore. Per estensione si intesero poi come guelfi i sostenitori del papa. Lo scontro con i comuni ha origine quando, nel 1154 in occasione della dieta di Roncaglia, Federico pretende dai comuni la restituzione delle cosiddette REGALIE, come il versamento di tributi, la facoltà di battere moneta, e la nomina dei magistrati. A peggiorare la situazione fu l'elezione nel 1059 del pontefice Alessandro III, avverso a Federico. A differenza della Francia che si schierò con nuovo papa, i comuni italiani si divisero. A sostenere il papa ci fu sopratutto Milano, che Federico cinse subito d'assedio. Conquistata Milano, il Barbarossa scese fino a Roma dove nominò un anti-papa, Pasquale III. A ribellarsi per prime alle ingerenze dei funzionari imperiali furono i comuni di Verona, Padova e Vicenza, unite nella LEGA VERONESE, che nel 1164 oppose una coraggiosa resistenza alle milizie imperiali, costringendo Federico a tornare in Germania sconfitto. Tornato dopo due anni, Federico, alla testa del suo esercito, si mise in marcia verso Roma. A questo punto insorsero diversi comuni lombardi, che confluirono nella LEGA CREMONESE. L'anno successivo i comuni aderenti alle due leghe si unirono con altri, formando un nucleo più forte, la LEGA LOMBARDA sfidando apertamente Federico. L'Imperatore, tornato a Pavia, vide precipitare rapidamente la situazione. La dichiarazione di guerra dei comuni ribelli era simbolicamente rappresentata dalla fondazione di Alessandria, in onore del papa nemico dell'Imperatore, ma sopratutto questo atto era una sfida alla stessa autorità imperiale, poiché solo l'Imperatore poteva autorizzare la fondazione di nuove città. Nel 1176 avviene lo scontro decisivo a Legnano. Federico I, sconfitto, rinunciò a quasi tutti i privilegi, eccetto il versamento di alcuni tributi e il diritto di ricevere da parte dei consoli il giuramento di fedeltà.
I REGNI DELL'ITALIA MERIDIONALE
NORMANNI, ANGIOINI E ARAGONESI
I Normanni giunsero al Meridione d'Italia nella seconda metà dell'XI secolo, guidati da ROBERTO I detto IL GUISCARDO, appartenente alla nobile casata degli ALTAVILLA. Mentre il loro insediamento sulla parte continentale fu abbastanza graduale, in Sicilia dovettero affrontare una trentennale lotta contro gli Arabi. I Normanni non furono da subito stanziali: essi erano infatti dei guerrieri mercenari, spesso alla ricerca della protezione dei principi locali, a cui concedevano i propri servigi in cambio di terre. Furono proprio queste terre a costituire il primo nucleo della dominazione normanna nel Mezzogiorno d'Italia. Nel 1069 il papa Leone IX riconobbe i regni normanni con l'accordo di Melfi, considerando tali feudi una buona protezione del Sud Italia, considerato dalla Chiesa come un proprio territorio.
Questi regni normanni furono unificati nel 1139 da RUGGERO II DI ALTAVILLA, nipote di Roberto il Guiscardo, che formò il REGNO DI SICILIA, il più grande regno della Penisola. Il regno di Ruggero II è ricordato per l'ammodernamento delle istituzioni. Le vecchie norme consuetudinarie furono sostituite infatti da un vero e proprio corpus legislativo, le ASSISE, assai avanzato per l'epoca; inoltre Ruggero fece di Palermo la capitale del Regno, promuovendo un'intensa opera di abbellimento. Occorre però precisare che a differenza del Nord, il Sud normanno non conobbe una vera e propria età comunale, essendo i comuni normanni sottoposti all'autorità del sovrano e quindi non autonomi politicamente.
La figlia di Ruggero II, COSTANZA D'ALTAVILLA, andò in sposa al figlio dell'imperatore Federico I di Svevia, ENRICO, che, salito al trono come Enrico VI, rivendicò il titolo di re di Sicilia, aprendo un nuovo conflitto col papa, INNOCENZO III. L'aspirazione di Enrico era infatti quella di dare vita a un unico grande Stato, avamposto dell'Impero, centro focale dell'espansione tedesca sul Mediterraneo. Il progetto si scontrava col progetto politico del pontefice, che riassumeva la sua concezione del potere nella cosiddetta TEORIA DELLE DUE SPADE: quella del potere spirituale era in mano al papa, quella del potere temporale era affidata dal pontefice stesso ai sovrani.
La crisi tra Impero e Papato subì una battuta d'arresto quando Enrico VI morì nel 1197, lasciando il piccolo Federico, il futuro imperatore FEDERICO II. Ancora minore, Federico aveva ereditato un impero immenso da parte dei genitori. Diventato re dei Normanni dopo la morte della madre Costanza fu quindi incoronato imperatore nel 1220. Federico II fu un uomo di grande cultura. Cresciuto in un ambiente di grande erudizione, aveva respirato l'atmosfera di un Sud ancora impregnata della cultura araba. Fondò a Napoli l'Università, progettò una grande riorganizzazione del regno, e promosse - assistito dal cancelliere Pier delle Vigne - una serie di riforme giuridiche note come Costituzioni Melfitane.
Egli non solo riconobbe l'autonomia della Chiesa ma si pose anche a difesa della cristianità, indicendo la prima Crociata a difesa dei luoghi santi. In difficoltà a causa di una improvvisa epidemia, Federico dovette rimandare la spedizione in Palestina, ricevendo la prima scomunica dal papa GREGORIO IX. Deciso a riparare tentò un secondo viaggio in Oriente l'anno successivo. Qui tuttavia non intraprese una battaglia ma usò la sua abilità diplomatica per raggiungere un accordo col sultano d'Egitto. Ma le tensioni col papato si riaprirono nel 1239 a causa di una seconda scomunica di Federico II, stavolta a causa dei pesanti tributi imposti dall'Imperatore al clero siciliano. A Federico II succedette il figlio MANFREDI, che tuttavia non regnò a lungo, poiché il papa CLEMENTE IV - che come tutti i papi considerava l'Italia meridionale come un proprio feudo - concesse nel 1265 il Regno di Sicilia a CARLO D'ANGIÒ, fratello del re Luigi IX di Francia. Nonostante la resistenza di Manfredi, Carlo, aiutato dalle milizie guelfe, sconfisse l'esercito normanno a Benevento, impossessandosi del regno. Il nuovo re spostò la capitale da Palermo a Napoli, iniziando una serie di opere di abbellimento e di ammodernamento della città, che nei suoi sogni doveva diventare la capitale di un grande regno mediterraneo. Il progetto si interrompe nel 1282, quando, dopo una lunga serie di tensioni, scoppiò una rivolta popolare a Palermo, la sera del 30 marzo all'ora del vespro (e per questo passata alla storia come i VESPRI SICILIANI). I siciliani chiesero la protezione del genero di Manfredi, PIETRO III D'ARAGONA, a cui offrirono la corona del regno di Sicilia. Sconfitto l'esercito angioino, Pietro d'Aragona prese possesso dell'isola, separandola di fatto dall'Italia continentale. Il papa riconobbe la sovranità aragonese nel 1302 col trattato di Caltabellotta.
3 - I PRIMI CONFLITTI RELIGIOSI
LE CROCIATE
La prima crociata nasce dalla richiesta di aiuto dell'imperatore bizantino ALESSIO I COMNENO rivolta al papa URBANO II nel 1070. L'espansione turca in Siria, in Palestina e in Asia Minore preoccupava molto Costantinopoli, ma il vero problema fu l'occupazione turca di Gerusalemme e il conseguente divieto ai Cristiani di recarsi in pellegrinaggio in Terra Santa. In risposta all'invocazione dell'Imperatore d'Oriente, il papa indisse il CONCILIO DI CLERMONT con la partecipazione di molti nobili francesi. L'imperatore aveva chiesto al papa l'invio di milizie cristiane, e il papa fece leva proprio sul sentimento religioso al fine di coinvolgere l'occidente cristiano in una guerra santa contro gli infedeli. Tuttavia, prima della crociata vera e propria (la cosiddetta CROCIATA DEI SIGNORI) ci furono due spedizioni passate alla storia col nome di CROCIATE DEI PEZZENTI. Molti poveri, pensando di trarre profitto da questo evento, formarono delle bande, disarmate e disorganizzate, che autonomamente cercarono di raggiungere il Bosforo per combattere contro i Turchi. L'inesperienza e l'assenza di un supporto costarono care a queste milizie improvvisate, che furono decimate dall'esercito turco. La vera prima crociata partì solo nel 1096, guidata da GOFFREDO DI BUGLIONE, duca della Bassa Lorena, alla testa di un esercito formato perlopiù da nobili francesi e normanni. Questi ultimi erano in gran parte feudatari, ispirati dalle parole del papa sulla necessità di una guerra santa; accanto a loro c'erano anche i membri CADETTI delle grandi famiglie aristocratiche, in cerca di fortuna e di denaro, e i MERCANTI, che avevano visto i loro commerci decadere a causa delle incursioni dei Turchi. La divisione all'interno dei Turchi (i SELGIUCHIDI da una parte e i FATIMIDI dall'altra) comportò un indebolimento del fronte anti-cristiano: nel 1099 Gerusalemme fu cinta d'assedio e conquistata. La conquista della città coincise anche con un vergognoso saccheggio e con l'umiliazione dei suoi abitanti. Prima che la difesa dei Luoghi Santi fosse affidata ai Cavalieri Templari e ad altri ordini religiosi, Goffredo di Buglione ne fece un proprio feudo, assumendo il titolo di difensore - ADVOCATUS - del Santo Sepolcro. Alla morte di Goffredo di Buglione i Turchi ripresero ad assediare Gerusalemme, costringendo il nuovo pontefice EUGENIO III a bandire nel 1145 la seconda crociata.
A differenza della prima crociata, che aveva coinvolto le MONARCHIE FEUDALI, la seconda e la terza crociata coinvolsero direttamente i sovrani (le MONARCHIE NAZIONALI). La seconda fu bandita direttamente dal papa, mentre la terza fu portata avanti dagli stessi sovrani - tra cui l'Imperatore Federico I di Svevia - alla ricerca di nuove conquiste territoriali, oltre alla motivazione religiosa. Nel 1187 il Sultano d'Egitto SALADINO (Salah ad Din) riconquistò Gerusalemme, e, dopo la sua morte, il potere passò nelle mani dei MAMELUCCHI, una casta militare che riuscì ad arginare in maniera più incisiva l'azione dei crociati. Per questo il papa INNOCENZO III bandì la quarta crociata.
La quarta crociata come quelle seguenti non aveva una reale motivazione religiosa. Non vi parteciparono sovrani europei, ma la protagonista fu Venezia che mise a disposizione la sua flotta. Venezia - che aveva patito più di altre repubbliche le incursioni turche a discapito dei suoi commerci nel Mediterraneo - chiese in cambio la liberazione di Zara e l'occupazione di Costantinopoli, allo scopo di ristabilire il suo primato. La conquista di Costantinopoli e la fondazione dell'Impero Latino d'Oriente (durato fino al 1261) cambiò completamente la fisionomia delle crociate, che da guerra santa si trasformarono in una guerra economica tra potenze mercantili. Le tre crociate successive si caratterizzarono proprio per questa nuova motivazione.
ERESIE E SCISMI NEL BASSO MEDIOEVO
L'INQUISIZIONE E GLI ORDINI RELIGIOSI
Sicuramente il conflitto religioso di maggiore interesse del Basso medioevo è quello che portò allo Scisma del 1054 che determinò la separazione della Chiesa Ortodossa, che faceva capo al Patriarca di Costantinopoli, MICHELE CERULARIO, da quella Cattolica, con sede a Roma. Il conflitto nasce per motivi legati al primato dell'autorità pontificia, contestata da Cerulario, ma soprattutto per motivi politici. La primalità temporale del pontefice fu messa in discussione nel corso del XII secolo anche dall'ERESIA CATARA. I Catari (dal greco katharos, cioè puro) erano una setta che si era diffusa nell'Italia Settentrionale e nella Francia Meridionale, dove i Catari si erano stabiliti nella cittadina di Albi, in Linguadoca, da cui il nome di Albigesi. I Catari si ponevano in aperto conflitto con l'autorità del papa, rifiutando la procreazione e la ricchezza, la validità dei sacramenti e la stessa autorità di Roma. La loro diffusione e soprattutto il rischio del loro peso politico, costrinse nel 1209 il papa INNOCENZO III a bandire contro di loro una crociata, nella quale furono coinvolti molti nobili francesi guidati da SIMON DE MONTFORT e che si risolse con un vero e proprio sterminio, allo scopo di impossessarsi dei beni dei Catari. La nascita di queste prime eresie moderne indusse la Chiesa a istituire un vero e proprio Tribunale per individuare e debellare sul nascere gli eventuali movimenti ereticali. L'INQUISIZIONE in realtà era già presente, ma i suoi tribunali si erano diffusi proprio a partire dal XII secolo, in Francia prima e poi in Spagna, a causa della presenza degli Arabi e degli Ebrei e dello sviluppo di svariati movimenti ereticali. In origine i Tribunali avevano lo scopo di indagare au eventuali crimini di eresia, ma in seguito il potere di questa istituzione si trasformò in un vero e proprio alleato delle monarchie europee al fine di tenere sotto controllo la popolazione. Conto le eresie si impegnarono anche i nuovi ORDINI RELIGIOSI. Il primo fu quello dei DOMENICANI, fondato dallo spagnolo Domenico di Guzman. Il religioso, dopo la crociata contro gli Albigesi, si era convinto che lo strumento più efficace contro le eresie fosse la predicazione. Accanto all'Ordine Domenicano si sviluppa però un vasto movimento di rinnovamento interno della Chiesa che culmina nella fondazione di un altro Ordine, detto FRANCESCANO dal nome del suo fondatore, il mistico assisiate Giovanni di Pietro Bernardone detto Francesco, che costituì una comunità religiosa ad Assisi. La sua REGULA NON BULLATA (priva cioè dell'approvazione pontificia) per quanto rispondesse alle esigenze di rinnovamento della Chiesa Cattolica fu sospettata di eresia per l'eccessivo rigore (legato agli obblighi di povertà, castità e obbedienza) tanto che Francesco non riuscì a ottenere la necessaria validazione fino al 1210, quando il papa Innocenzo III ne approvò una versione definitiva meno rigida. Bisogna dire che tuttavia la predicazione francescana si discostava dall'eresia catara per il rispetto delle gerarchie della Chiesa e per l'assoluta obbedienza al papa. Il contributo francescano non fu circoscritto alla sola religione, ma anche alla cultura italiana, dato che le sue opere furono tra le prime composizioni in lingua VOLGARE.
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