martedì 11 aprile 2017

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L'Europa nella seconda metà del XVI secolo


1 - LA SPAGNA DI FILIPPO II

INTRODUZIONE

Filippo II d’Asburgo regna in Spagna dal 1556 al 1598. Sotto Filippo II la Spagna raggiunge il benessere economico e una effettiva egemonia sugli altri stati europei a causa
degli immensi domini nei Paesi Bassi e in Italia, che rendevano una continua fonte di reddito, aumentata dai possedimenti americani che producevano oro e metalli preziosi;
dell’unità religiosa del paese fondata sulla fede cattolica di cui gli Asburgo si fecero protettori; il Tribunale dell’Inquisizione vigilava affinchè l’ortodossia cattolica venisse osservata, anche con metodi repressivi e sanguinari;
del fortissimo esercito costruito sulla nobiltà cavalleresca castigliana e sulla disciplinatissima fanteria dei cosiddetti tercios.
Filippo II eredita la corona dal padre Carlo V nel 1556. La corona spagnola comprendeva la Spagna, i Paesi Bassi, la Franca Contea e i domini italiani (meridione, Milanese, isole maggiori, parte della Toscana) in Europa, più i territori coloniali americani e più tardi le Filippine in Asia.
Il primo triennio del regno lo passa nei Paesi Bassi di cui era governatore; nel 1559 si stabilisce definitivamente in Spagna e porta la capitale da Valladolid a Madrid, scelta perché si trova al centro della Penisola Iberica; nel 1563 iniziano i lavori per la costruzione dell’Escorial, il gigantesco palazzo sede della monarchia spagnola, a quaranta chilometri dalla capitale.

POLITICA INTERNA

La centralizzazione dello stato è la caratteristica principale del regno filippino; il re gestisce personalmente gli affari dello stato, nomina i vicerè e i governatori dei vari domini, istituisce i Consigli che si affiancano a quelli già esistenti, e istituisce un efficace apparato burocratico per controllare personalmente l’operato delle amministrazioni locali, assumendo i letrados, laureati in materie umanistiche. Per garantire la continuità territoriale e l’unità religiosa della nazione, difende la “limpieza de sangre” (purezza di sangue) degli Spagnoli cristiani autentici, perseguitando marranos (ebrei neoconvertiti) e  moriscos (musulmani). Tra il 1568 e il 1570 Filippo II con l’aiuto del fratellastro don Giovanni d’Austria riesce a sedare una pericolosa rivolta dei moriscos a Granada, rivolta che rischiava di estendersi col rischio di suscitare una ripresa dell’offensiva turca: dispersi i moriscos delle altre province, l’esercito spagnolo chiude le ostilità e tra il 1609 e il 1614 tutti i Mori sono espulsi dalla Spagna.

POLITICA ESTERA

Due erano i problemi che Filippo si trovò ad affrontare durante il suo regno, la pirateria nelle coste del Mediterraneo e l’avanzata dei Turchi. Nel 1560 i Turchi difendono strenuamente le coste nordafricane a Djerba, ma sono respinti a Malta nel 1565 dai Cavalieri di San Giovanni. Nel 1570, guidati dal sultano Selim II, conquistano il possedimento veneziano di Cipro e iniziano a minacciare seriamente il Mediterraneo. Papa Pio V promuove allora la Lega Santa, a cui aderiscono Venezia, la Spagna e gli Stati italiani. Il 7 ottobre del 1571 le 208 navi della flotta della Lega Santa, al comando di don Giovanni d’Austria, sconfiggono le armate turche (230 navi) nelle acque di Lepanto. Venezia conclude nel 1573 una pace separata coi Turchi, a cui cede Cipro in cambio dei diritti commerciali sui porti ottomani; la Spagna, dopo aver tentato la riconquista di Tunisi, conclude una pace con i Turchi nel 1580.
Conclusa l’offensiva antiturca si fa però strada un altro pericolo, incentrato nei paesi dell’area atlantica, come i Paesi Bassi, il Portogallo e l’Inghilterra. Questi paesi minacciavano i traffici commerciali spagnoli con la guerra da corsa nel caso dell’Inghilterra, che disturbava le navi mercantili spagnole nel bacino del Mediterraneo; oppure si trattava di paesi, come la stessa Inghilterra o i Paesi Bassi, in cui le tensioni religiose avevano prodotto una pericolosissima frattura nella popolazione. Nel 1580, estinta la dinastia di Braganza, si rende vacante il trono portoghese: Filippo, vedovo di Maria Emanuela di Portogallo, avanza le sue pretese dinastiche, col sostegno dei cattolici portoghesi e fa invadere il Portogallo, che resterà annesso alla Spagna fino al 1640.
Le energie profuse da Filippo II per garantire l’unità territoriale e religiosa del suo Impero finirono con l’indebolire la corona. Le grosse ricchezze coloniali finirono infatti per deprezzare le risorse produttive iberiche e generarono una totale disaffezione nella classe dirigente, che prese a mirare verso più prestigiosi ruoli statali. Dopo ben quattro bancarotte, la Spagna è costretta a chiedere finanziamenti ai banchieri genovesi.
Una vera spia del malessere politico era la situazione dei Paesi Bassi. Carlo V aveva annesso i Paesi Bassi, un numeroso agglomerato di province tra cui Olanda, Belgio, Lussemburgo e varie regioni di lingua francese, concedendo loro una amministrazione che tollerava l’autogoverno locale. Nel 1559 Filippo II estende il suo disegno accentratore e antiprotestante ai Paesi Bassi, che affida alla sorellastra Margherita e al cardinale Granvelle; l’odio contro il cardinale accende le ire della popolazione, anche della parte cattolica, che nel 1564 riesce a ottenere l’allontanamento di Granvelle.
Due anni dopo scoppia l’insurrezione vera e propria, guidata dalla minoranza calvinista; nel 1567 Filippo II invia il duca d’Alba, detto “il duca di ferro” a sedare l’insurrezione: il duca reprime nel sangue la rivolta e tra i pochi scampati c’è solo Guglielmo d’Orange. Nel 1568 inizia la guerra antispagnola sotto la guida di Guglielmo d’Orange, passato al calvinismo e nominato “stadhouder” cioè governatore. Dopo il saccheggio di Aversa, nel 1576, da parte delle truppe spagnole, nasce l’Unione di Gand, a cui aderiscono tutte le province cattoliche e calviniste, per rispondere alla brutalità spagnola.
Filippo invia nei Paesi Bassi Alessandro Farnese, ottimo mediatore, che riesce a dividere i cattolici dai calvinisti: il 6 gennaio 1579 le province cattoliche lasciano l’Unione di Gand e costituiscono la Lega di Arras, riconciliandosi con la Spagna in cambio del riconoscimento delle proprie autonomie. Pochi giorni dopo le province settentrionali calviniste fondano l'Unione di Utrecht rifiutando ogni tentativo di riconciliazione con Madrid e proclamando la loro indipendenza. Nasceva così l’Unione delle Province Unite, che si disse Olanda, dal nome di una delle province.

L’ITALIA SPAGNOLA

Con la pace di Cateau Cambresis dell’aprile 1559 la Spagna aveva mantenuto il suo dominio nel Meridione d’Italia, nel Milanese e nello Stato dei Presidi in Toscana. Tra i possedimenti spagnoli nella nostra penisola ricordiamo i Regni di Sardegna, Sicilia e Napoli, che erano governati da tre vicerè, spagnoli e di nomina regia, mentre lo Stato di Milano era retto da un governatore, pure spagnolo e di nomina regia. La politica spagnola non aveva alterato assolutamente gli equilibri preesistenti, (se non introducendo un rigoroso centralismo amministrativo) ma anzi favorì i potentati locali e garantì un certo periodo di pace e di benessere economico; purtroppo l’asservimento alla Spagna segnò anche la decadenza italiana.

Genova – Dopo il governo personale di Andrea Doria Genova si era legata a Carlo V, e, pur restando di fatto indipendente, manteneva saldi rapporti con la Spagna filippina: la potentissima società finanziaria della Casa di San Giorgio era stata infatti il principale finanziatore delle casse spagnole durante le quattro famose bancarotte che si succedettero durante il regno di Filippo II.

Toscana – Grazie all’appoggio di Carlo V la famiglia dei Medici torna a governare Firenze con Cosimo, tra il 1537 e il 1574; l’esercito mediceo sventa una rivolta a Siena, che non vedeva di buon occhio la dipendenza “morale” dalla Spagna, e in seguito Cosimo annette Siena, estendendo il suo stato mediceo, mentre nelle zone costiere del territorio senese sorge lo Stato dei Presidi, che viene annesso al Regno di Napoli. Nel 1569 Cosimo de’ Medici riceve l’investitura papale diventando Granduca di Toscana.

Stato della Chiesa – Pio V con la bolla “In Coena Domini” ribadisce la superiorità pontificia su quella imperiale e si fa promotore della lega Santa che sconfiggerà i Turchi a Lepanto nel 1571, mentre Gregorio XIII riformerà il calendario giuliano (che da allora in poi si disse gregoriano); ma il periodo aureo lo si ha sotto il pontificato di Sisto V, che oltre a promuovere la lotta contro l’autonomismo delle signorie locali, istituisce 15 Sacre Congregazioni tra cui il Sant’Uffizio, supremo organo ufficiale dell’Inquisizione cattolica. Il pontificato di Clemente VIII segna infine l’abbandono della politica filospagnola della Chiesa di Roma.

Venezia – Grazie al suo governo oligarchico, espressione del patriziato cittadino e formato da tre Inquisitori e dal Consiglio dei Dieci, la Repubblica di Venezia riesce a conservare la sua autonomia. Il potere della Serenissima era però un potere fortemente limitato e sostanzialmente sulla difensiva, che era costretto a subire la minaccia dei grandi imperi limitrofi e delle scorrerie turche nel Mediterraneo, come testimonia il caso di Cipro. In virtù della pace separata, conclusa con i Turchi nel 1573, Venezia cede Cipro guadagnando una discreta libertà di traffico nei porti ottomani.

Savoia – La pace di Cateau Cambresis aveva riassegnato il Ducato di Piemonte a Emanuele Filiberto di Savoia, istituendo una sorta di stato cuscinetto tra la Francia e la Lombardia spagnola. Emanuele Filiberto riorganizza il piccolo ducato, centralizzando il potere amministrativo e giudiziario e togliendo così autonomia alle grandi famiglie dell’aristocrazia feudale; inoltre con l’acquisizione di Tenda e Oneglia fornì al Piemonte un importante sbocco sul mare, che dava impulso ai traffici navali e istituì la coscrizione obbligatoria, riformando totalmente l’esercito. Nel 1563 la capitale viene portata da Chambéry a Torino e nel 1588, durante il regno di Carlo Emanuele I, viene occupato il marchesato di Saluzzo.

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