mercoledì 20 luglio 2016

600 - Parte 2

IL 600 - PARTE 2

La prima metà del XVII secolo si chiude di fatto con la pace di Westfalia del 1648, pace che chiude sia la Guerra dei Trent’Anni sia il disegno unificatore della dinastia asburgica. La seconda metà del secolo vede dunque la definitiva affermazione dell’egemonia francese sotto il regno assolutista di Luigi XIV (la cui politica era ben definita dalla sua leggendaria frase “Una sola fede, una sola legge, un solo re”) e il tramonto della Spagna e dell’impero degli Asburgo.

ITALIA

Gli stati italiani iniziano una lenta e inesorabile decadenza, sull’onda di quella spagnola. La mancanza di una totale iniziativa politica flagella soprattutto i domini spagnoli, ma per contro la Repubblica di Venezia insiste nella strenua difesa del proprio territorio. Nel 1645 i Turchi invadono il possedimento veneziano di Candia (l’isola di Creta) ma i veneziani non si arrendono subito e, guidati dal Morosini e dal Mocenigo, iniziano una lunga resistenza alla pressione ottomana, che dura ben 24 anni, alla fine dei quali la Serenissima fu costretta a trattare la pace e a lasciare Candia all’Impero Ottomano. Alla fine del secolo però Venezia partecipa alla guerra della lega Santa contro i Turchi, insieme ad Austria, Russia e Polonia, durante la quale riesce a entrare in possesso delle isole di Cefalonia e di Zante, oltre alla Morea e al Peloponneso (le truppe danneggiarono seriamente il Partenone di Atene, trasformato dai Turchi in polveriera).
Il ducato della Savoia era nel frattempo governato da Carlo Emanuele II ed era pesantemente soggetto alla Francia. Durante il regno di Carlo Emanuele le ritorsioni religiose si abbattono sulla Chiesa Valdese, ma sono scongiurate dall’intervento diplomatico del Cromwell. Scomparso Carlo Emanuele sale al trono Vittorio Amedeo II (futuro primo re di Sardegna) che era costretto ad assecondare la politica di Luigi XIV, il quale aveva rafforzato ulteriormente la propria posizione nella Pianura Padana acquistando Casale dai Gonzaga. Nel 1685 il Re Sole revocava l'Editto di Nantes e iniziava una durissima persecuzione contro i protestanti, non ultimi i Valdesi del Piemonte: i Savoia, costretti a una politica filofrancese, permettono il passaggio delle truppe che stanano e annientano i numerosi protestanti della zona. Allo scoppio della guerra della Lega di Augusta nel 1689, Vittorio Amedeo passa però dalla parte dell’impero asburgico, provocando la violenta reazione della Francia che invade il Piemonte: qualche anno più tardi, nel 1696, Vittorio Amedeo II decide di riallearsi con la Francia, ottenendo in cambio Pinerolo e Casale. La pace di Rijswijck, nel 1697, rafforza ulteriormente il ducato sabaudo che riesce a liberarsi definitivamente dalla sudditanza alla Francia.
La Repubblica di Genova preferisce invece legarsi alla Spagna, poiché minacciata dalla vicina Francia. Si tratta di un’alleanza che costa cara ai genovesi, attaccati prima dalla Savoia, filofrancese, e poi via mare dalle armate di Luigi XIV. 
Il Mezzogiorno d’Italia resta praticamente estraneo alle guerre che si svolsero nel corso del secolo. L’unica vera novità è rappresentata dalla ribellione della città di Messina, che durante la guerra tra Francia e Olanda si ribella, nel 1672, alla Spagna, alleata dell’Olanda. La rivolta è inizialmente supportata dalla Francia, ma più tardi i francesi lasciano i messinesi al proprio destino e la città è ripresa dalla Spagna, che provvede a soffocarne ogni velleitarismo autonomistico attraverso una feroce repressione.

FRANCIA

Nel 1657 le mire espansionistiche del cardinale Mazarino portano la Francia a un’alleanza con l’Inghilterra a danno della Spagna. Così, mentre la flotta inglese intercetta i convogli spagnoli diretti nelle Fiandre, la Francia invade i Paesi Bassi e obbliga il re di Spagna Filippo IV alla resa. Nel 1659 viene firmata la Pace dei Pirenei, con cui la Francia sottrae alla Spagna il Roussillon e parte delle Fiandre, mentre il matrimonio tra Luigi XIV e l’infanta di Spagna Maria Teresa, figlia di Filippo IV, pone le basi per la definitiva subordinazione della Spagna alla corona francese. Proprio in virtù di questo matrimonio Luigi XIV attacca il nuovo sovrano spagnolo Carlo II in quella che viene chiamata Guerra di Devoluzione (il nome deriva dal fatto che Luigi XIV rivendicava i Paesi Bassi spagnoli, che dovevano essere appunto devoluti alla Francia per il suo matrimonio con Maria Teresa), guerra che si conclude col successo francese nel 1668.
Nel 1672 la Francia inizia la guerra di annessione contro l’Olanda, ma il piccolo stato protestante, geloso della sua libertà e della propria identità religiosa e autonomistica, tiene coraggiosamente testa alle armate di Luigi XIV, aprendo le dighe e allagando il territorio per fermare l’avanzata francese. Protagonista della guerra è il ventiduenne Guglielmo d’Orange, che riesce a isolare la Francia con una brillante azione diplomatica, riuscendo anche a portare dalla sua parte altri paesi tradizionalmente avversi a Luigi XIV. Dopo sei anni di ostilità, il conflitto, che ormai aveva assunto proporzioni internazionali, si interrompe per l’attacco turco in Ungheria, che vede unite le potenze europee cristiane contro l’avanzata islamica, e nel 1678 viene firmata la pace di Nimega, dove la Francia allarga ulteriormente il suo territorio ma lascia indenne l’Olanda.
Dopo la pace di Nimega Luigi XIV comincia una importante politica di annessione territoriale, che si basava su una interpretazione unilaterale degli accordi della pace di Westfalia e della pace appena firmata; l’accordo riguardava infatti anche le “dipendenze” dei territori assegnati alla Francia, e per questo Luigi XIV occupa militarmente vari centri come Metz e Strasburgo, e in Italia Casale Monferrato e Genova.
Sul fronte religioso si segnala la ripresa delle persecuzioni contro gli Ugonotti. Per affermare la chiesa nazionale francese, fedele alla monarchia, Luigi XIV revoca l’Editto di Nantes e costringe alla fuga i protestanti francesi.
Lo strapotere del Re Sole viene però osteggiato dalla Lega di Augusta, una potente coalizione antifrancese che raccoglie nel 1689 le principali potenze europee avverse alla Francia, che dichiarano guerra a Luigi XIV. Il conflitto si chiude nel 1697 con la capitolazione del Re Sole e con la firma della Pace di Rijswijk, che ridimensiona di molto il territorio francese e riassegna Casale e Pinerolo ai Savoia. La Francia riesce a conservare solo Strasburgo.
Il cardinale Giulio Mazarino è il vero artefice della politica espansionistica francese di questo periodo. Dopo la Guerra dei Trent’Anni il Mazarino fu costretto, come l’Olivares in Spagna, a una pesantissima riforma fiscale, che colpiva soprattutto i funzionari pubblici e che provocò la cosiddetta Fronda, dapprima del Parlamento e in seguito dei Principi. La Fronda viene debellata nel 1652, e, uscito di minorità, il nuovo re Luigi XIV approfitta della linea politica preparata dal Mazarino per mettere mano al suo piano assolutista. La chiesa è nazionalizzata e sottomessa alla corona francese con i quattro Articoli Gallicani e Gallicana si disse appunto la Chiesa di Stato. Ne nasce un inevitabile conflitto col papa Innocenzo XI, che dura dieci anni, al termine dei quali Luigi XIV ritira la Dichiarazione con cui istituiva gli Articoli, ma non rinuncia ad asservire la Chiesa alla Corona, poiché era un potere concesso da Dio. Roma è costretta ad accettare la nomina regia di quaranta vescovi. Ogni tentativo di dissidenza viene duramente represso, gli stessi ugonotti sono costretti a lasciare la Francia dopo che, nel 1685, l’Editto di Fontainebleau revoca l’Editto di Nantes. Ma, sempre in campo religioso, non si può non dimenticare la sorte toccata agli estremisti cattolici seguaci di Cornelius Jansen e perciò detti Giansenisti, la cui scuola di Port Royal viene considerata pericolosa e quindi chiusa nel 1710, mentre Antoine Arnauld, massimo esponente della scuola, viene esiliato nel 1677.
La nobiltà perde il suo ruolo politico e viene invece dirottata alla sfarzosa vita di Corte nella reggia di Versailles: scopo dell’allontanamento era evidentemente la repressione delle autonomie politiche di cui godeva l’alta aristocrazia parigina, che contrastavano col disegno assolutista di Luigi XIV. L’unica classe sociale a mantenere un po’ di autonomia è la borghesia cittadina e  la burocrazia dei cosiddetti officiers, che siedono nel Parlamento. Luigi XIV riesce, come altri sovrani assoluti europei, a controllare queste componenti sociali attraverso dei funzionari statali detti intendenti, di rigorosa nomina regia e per questo fiduciari del sovrano.
Tra gli uomini di fiducia del Re Sole vi era il controllore delle finanze Jean Baptiste Colbert, uomo chiave dell’economia mercantilistica francese, il quale appronta una politica protezionistica delle merci locali, gravando onerosamente le merci importate con pesanti dazi doganali. A rendere ulteriormente forte la politica economica del Colbert era ovviamente l’espansione coloniale, che aveva in quel periodo la Francia tra le protagoniste assolute.
Morto il cardinale Mazarino, Luigi XIV si circonda di uno staff di uomini nuovi, di provenienza borghese e di stretta fiducia del sovrano. Il progetto politico del Re Sole si riassumeva bene nella frase “Lo Stato sono io” con cui il re francese intendeva significare l’assoluta centralità e superiorità del potere della corona. Luigi XIV non si affida, dopo la morte di Mazarino, a un primo ministro ma governa personalmente l’amministrazione centrale avvalendosi di Consigli privati e di propria fiducia, e delegando l’amministrazione periferica ai già citati intendenti; inoltre ridimensiona drasticamente le prerogative del parlamento e deprime ogni attività politica della nobiltà di spada.

IMPERO ASBURGICO

Nel 1683 i Turchi travolgono le difese imperiali e giungono alle porte di Vienna, mettendo in crisi uno dei baluardi della cristianità europea. Luigi XIV resta indifferente, e in aiuto dell’imperatore Leopoldo I giunge il re di Polonia Giovanni Sobieski, che sconfigge i Turchi a Kahlenberg. Successivamente il pontefice Innocenzo XI indice la Lega Santa antiturca, a cui partecipano l’Austria, la Russia, la Polonia e la Repubblica di Venezia: l’offensiva, che respinge i Turchi su tutti i fronti, consente alle nazioni impegnate di allargare i propri confini, e ad avvantaggiarsene maggiormente è l’Austria. La pace di Carlowitz del 1699 ratifica le conquiste e l’Austria esce come una delle potenze europee più interessanti.
Gli Asburgo rinunciano, nell’ultima parte del secolo, a controllare i principati tedeschi, oramai fondamentalmente autonomi, e preferiscono concentrare le proprie attenzioni sui domini diretti, come per esempio l’Austria e la Boemia, sottoposti al controllo di funzionari (intendenti) di nomina imperiale. Se ne approfitta, fra tutti, la Prussia, governata dagli intraprendenti Hohenzollern, elettori del Brandeburgo, calvinisti e protettori degli ugonotti in fuga dalla Francia. Protagonista è il principe elettore Federico Guglielmo, che attua una politica di tolleranza religiosa e di espansione territoriale. Gli succede suo figlio Federico I, primo re di Prussia, sovrano illuminato e brillante, che apre il paese alle influenze della cultura occidentale, facendo di Berlino l’Atene del nord Europa. Punto di forza della Prussia è l’esercito, che conta ben settantamila uomini (su tre milioni di sudditi).

INGHILTERRA

Giustiziato nel 1649 Carlo I Stuart l’Inghilterra si trova sotto la dittatura repubblicana del Cromwell. Tornato in patria il Cromwell scioglie il Parlamento e ne forma uno nuovo, ma le idee progressiste dei Levellers, e delle sette puritane e millenariste lo portano a sciogliere il Parlamento neocostituito e a governare con il solo appoggio dell’esercito, dopo essersi fatto nominare Lord Protettore d’Inghilterra. Nel 1657 gli viene offerta la corona ma Cromwell la rifiuta, chiedendo solo l’ereditarietà della sua carica. Errore del Cromwell fu la ricostituzione della Camera dei Lord e la persecuzione di una politica conservatrice che guardava alla salvaguardia della proprietà privata.
Nel 1651 viene emanato l’Atto di Navigazione, che imponeva lo sbarco nei porti inglesi dei soli mercantili inglesi. Il provvedimento penalizzava l’economia olandese, e l’Olanda entrò in conflitto con l’Inghilterra in quella che fu detta Guerra dell’Atto di Navigazione e che si dipanò in due fasi cruciali. Nella prima l’Olanda fu costretta ad accettare la resa e soprattutto ad accettare una condizione umiliante (quando una nave olandese avesse incontrato una nave battente bandiera inglese avrebbe dovuto rendere il saluto per prima); nella seconda guerra l’Olanda viene nuovamente sconfitta ed è costretta a firmare nel 1667 la pace di Breda, con cui cede all’Inghilterra la colonia nordamericana di Nuova Amsterdam, che diventa New York.
Nel 1658 muore Oliver Cromwell. La sua scomparsa segna un periodo di caos politico, in cui inutilmente il figlio di Cromwell, Richard, cerca di salire al potere. A salire sul trono è invece il legittimo erede Stuart, Carlo II, che aveva vissuto alla corte francese dl Re Sole, e che rientra nel 1660 a Londra dall’Olanda, dopo che il Parlamento inglese, ricostituito dopo la marcia del generale Monk nel 1660, ha restaurato la monarchia. Inizialmente l’esordio politico del nuovo re sembra improntato a un forte liberalismo e a una politica religiosa tollerante, ma in seguito Carlo II ricostituisce la Chiesa Anglicana, punisce i puritani e appoggia la politica espansionistica francese, in virtù dei buoni rapporti col Re Sole. La sudditanza inglese alla Francia si aggrava quando, morto Carlo II, sale al trono  suo fratello Giacomo II. La dipendenza da Luigi XIV è tale che Giacomo arriva a restaurare il cattolicesimo, provocando una sollevazione di Anglicani e puritani, per una volta su un fronte comune, che passò alla storia come Gloriosa Rivoluzione. Temendo una eccessiva francesizzazione del proprio paese, gli Anglicani offrono la corona d’Inghilterra al genero di Giacomo, l’olandese Guglielmo d’Orange, nemico della Francia, che sbarca in Inghilterra nel 1688, depone il re che fugge in Francia, e sale al trono col nome di Guglielmo III. La Gloriosa Rivoluzione fu attuata in maniera indolore e segna anche la nascita di una potenza commerciale e navale anglo-olandese, praticamente superiore tra quelle europee. Il deposto re Giacomo II sbarca in Irlanda con l’appoggio francese per tentare una sollevazione cattolica contro l’Inghilterra, ma viene sconfitto a Drogheda.
Con la rivoluzione inglese nasce la moderna concezione liberale e parlamentare tipica del pensiero politico britannico. Già durante il regno degli Stuart si delineano due linee politiche, quella dei progressisti Whigs e quella conservatrice e filofrancese dei Tories, antesignane dei partiti politici odierni. Ma l’elemento di spicco della rivoluzione fu l’approvazione dell’Habeas Corpus Act, il documento con cui nel 1679 il Parlamento inglese contrastava la politica autoritaria di Carlo II sostenendo l’inviolabilità del cittadino che era libero di esprimere le proprie idee politiche senza essere arbitrariamente arrestato. Dieci anni dopo Guglielmo III ratifica i contenuti dell’Habeas Corpus nella Dichiarazione dei Diritti, impegnando la monarchia inglese al rispetto del Parlamento e delle autonomie locali. Il potere esecutivo, come stabilito dal Bill of Rights, è esercitato congiuntamente dal re e dal Parlamento; il solo Parlamento ha diritto di imporre tasse e di costituire un esercito; il re ha anche il dovere di rispettare le libertà di pensiero e di stampa, esercitate dai sudditi. L’Inghilterra diventa così la prima monarchia costituzionale.

EST EUROPEO

Polonia - Pur essendo il più vasto stato dell’Europa centro-orientale la Polonia si avvia nella seconda metà del Seicento verso una progressiva decadenza. Durante il regno di Giovanni III Casimiro scoppia infatti la rivolta dei Cosacchi contro lo sfruttamento signorile, poi appoggiata dalla Russia. La pace di Kardis nel 1661 pone fine alla guerra ma la Polonia perde la Bielorussia e l’Ucraina orientale. Nel 1654 è la volta della Svezia, che invade il territorio polacco.  Nel 1660 la pace di Oliva costerà alla Polonia la rinuncia alla Livonia, che diventa svedese. Nel 1672 i Turchi invadono l’Ucraina occidentale. Causa della decadenza polacca fu l’indebolimento della monarchia, dovuto principalmente alle ingerenze dell’aristocrazia: l’indebolimento dell’istituzione monarchica finì col rendere la Polonia uno stato acefalo e facile preda  delle potenze confinanti. A peggiorare le cose si mise anche la carestia e le pestilenze che ne conseguirono, che ridimensionarono non poco l’economia polacca.

Russia – Il fortissimo impero costituito dallo zar Ivan IV sembrò vacillare a inizio secolo per alcuni torbidi dinastici, ma si riprese con l’appoggio dei boiari, che portarono al potere Michele I Romanov. Il regno dello zar Michele è molto prospero e l’autocrazia zarista viene supportata dal lavoro della Duma (il parlamento) costituito dall’aristocrazia dei boiari. Dopo Michele regna lo zar Alessio Romanov, sotto il quale prende forma la servitù della gleba, osteggiata dai contadini russi. Chiude il secolo il regno dello zar Fedor II.