giovedì 30 marzo 2017

Moduli di Storia - 3

 Storia 3 - Moduli

 C3 - U1
La nascita dell'Europa

1 - LA CAMPAGNA E LE CITTÀ

L'ANNO MILLE

L'anno Mille è considerato storicamente lo spartiacque tra Alto e Basso Medioevo. I due periodi sono assolutamente diversi, sia da un punto di vista politico (la decadenza dell'Impero Romano e quindi la nascita del Sacro Romano Impero) sia economico e sociale (l'affermarsi prima del feudalesimo e poi l'espansione delle città). Da un punto di vista storico è evidente che le caratteristiche principali del Basso Medioevo sono la DECADENZA DEI DUE POTERI UNIVERSALI (Chiesa e Impero) e la formazione di una IDENTITÀ EUROPEA, favorita soprattutto dal consolidamento progressivo di una borghesia cittadina.

LA CAMPAGNA

Il FEUDALESIMO è una caratteristica struttura socio-economica dei Franchi. Non è un caso: il rigoroso rapporto di "commendatio" vincolava di fatto i contraenti a una serie di diritti e di doveri, quasi un'appartenenza, che, secondo molti storici, è alla base del sentimento di individualismo e di libertà  di molte popolazioni europee. La catena feudale consisteva in un rigoroso legame gerarchico che iniziava dal FEUDATARIO, e proseguiva con i livelli inferiori, VASSALLI, VALVASSORI e VALVASSINI, fino ai SERVI DELLA GLEBA, che erano i lavoratori agricoli di proprietà del feudo. Nel corso degli anni si nota come i feudatari aumentino il loro potere e si affranchino dal potere centrale dell'Imperatore. È questo il periodo in cui assistiamo alla  progressiva crescita demografica, e al rinnovamento dell'agricoltura, fonte principale di approvvigionamento della società feudale. La produzione cresce grazie anche all'introduzione della rotazione triennale dei campi (coltivati per un terzo a frumento e segale, per un terzo a orzo e avena, e per un terzo a maggese) e all'utilizzo di nuovi strumenti per il lavoro.
Nel XIII secolo va affermandosi l'istituzione della CAVALLERIA, dapprima come corpo militare, poi come una vera e propria classe sociale. Fonte dell'arricchimento dei cavalieri erano tornei e missioni al servizio dapprima degli Imperatori e dei locali feudatari, e poi della Chiesa secolarizzata, che li trasformò in "milites Christi".

LA CITTÀ

Dopo il Mille si assiste a una rapida espansione delle città, non tanto in Italia e nell'Europa Mediterranea, dove la città era presente da tempo, ma sopratutto nel Nord Europa. Si va formando una nuova classe sociale, la BORGHESIA, costituita da commercianti, proprietari terrieri non appartenenti alla nobiltà e giuristi. Anche i feudatari iniziano ad apprezzare la comodità della vita cittadina. Questa nuova società ha esigenze diverse rispetto alle comunità rurali, a causa dei frequenti spostamenti necessari al commercio. Ben presto le città si affrancarono dal potere signorile, guadagnando la propria autonomia e sviluppando delle leggi a tutela dei commerci e delle proprietà. Un cardine dello sviluppo urbano fu sicuramente la CULTURA laica e religiosa. Dopo il Mille si assiste infatti alla fioritura della cosiddetta Scolastica, ossia la diffusione dell'insegnamento della filosofia, del diritto, e della grammatica, presso le "scholae" ubicate nelle cattedrali, dalle cui "societates" di maestri e studenti nascono le università.  La nascita delle prime università dette non solo nuovo impulso alla cultura, ma ebbe il merito anche di favorire l'esigenza di un sistema del sapere, che condusse al recupero e alla trascrizione dei testi antichi, sopratutto quelli di Aristotele. Un altro cardine dello sviluppo delle città furono i COMMERCI, favoriti in modo particolare dove fossero presenti fiumi navigabili. La differenza di moneta tra una città e l'altra fa nascere la professione del cambiabalute, che assume progressivamente una certa importanza nel corso del XIII secolo.

LE CITTÀ MARINARE

Le prime città a emanciparsi dai poteri signorili furono le città marinare, inizialmente quelle del Nord Europa, legate spesso da vincoli associativi come le città della Lega Anseatica, e poi le repubbliche marinare italiane. La prima città marinara italiana a emanciparsi - dall'Impero Bizantino - fu AMALFI, che riuscì ad affrancarsi già nel IX secolo grazie ai commerci. Il predominio di Amalfi fu interrotto dall'ascesa di PISA, che sostituiva ai commerci un forte apparato militare. Dopo aver attaccato e saccheggiato Amalfi nel 1135, i Pisani iniziano il loro predominio sul Mediterraneo, conquistando diversi avamposti strategici come la Corsica e la Sardegna giudicale. La diretta avversaria di Pisa era GENOVA che, già indipendente dal X secolo, aveva trasformato il proprio apparato amministrativo con un nuovo governo retto da una associazione di armatori e commercianti. Il nuovo governo si era dato regole ben precise e molto rigide, come la scelta di proteggere i propri traffici chiudendo le associazioni mercantili ai non genovesi e impedendo alle navi il trasporto di mercanti stranieri. Il rapido sviluppo dei commerci genovesi provocò l'inevitabile conflitto con Pisa, culminato nello scontro del 1288 nella battaglia della Meloria, che segnò la sconfitta di Pisa e l'inizio della decadenza pisana. La nascita di VENEZIA fu causata dalla discesa dei Longobardi, che obbligarono i locali a rifugiarsi sulle isole della laguna, dando vita a un nucleo urbano retto dapprima da Bisanzio e poi da una classe di magistrati locali chiamati DOGI. Nel corso del X secolo si andò rafforzando l'autonomia cittadina fino al distacco da Bisanzio. In breve tempo Venezia divenne il principale centro commerciale dell'Adriatico, oltre a garantire, grazie alla sua flotta, una barriera protettiva dalle incursioni dei pirati che infestavano il Mediterraneo. Nel 1172 l'elezione dei dogi passò dal popolo a un MAGGIOR CONSIGLIO costituito di 40 membri, che dal 1297 fu chiuso ai membri delle nuove famiglie - SERRATA DEL MAGGIOR CONSIGLIO - trasformando il governo veneziano in una OLIGARCHIA a tutti gli effetti. Nel 1381 Venezia sconfisse Genova nella guerra di Chioggia.

I COMUNI

Il comune nasce intorno all'XI secolo, quando va affermandosi un patto di solidarietà tra gli abitanti delle città, la CONIURATIO, in difesa delle autonomie locali dalle ingerenze dei feudatari. Col tempo, venuta meno questa esigenza, le coniurationes si trasformarono appunto in comuni, regolati da documenti manoscritti chiamati STATUTI, redatti da notai e archiviati. La borghesia dei commerci e dell'artiginato dette vita a CORPORAZIONI (dette anche ARTI in Italia) allo scopo di tutelare gli affari e controllare meglio la concorrenza. Lo sviluppo del comune assunse connotati differenti in tutta Europa. In Italia il comune fu caratterizzato da una maggiore libertà amministrativa e politica rispetto a quelli europei. Esso si affermò soprattutto a Nord, mentre nel Mezzogiorno il comune rivestì solo una funzione amministrativa, essendo il potere feudale molto più forte. A limitare il ruolo politico dei comuni italiani fu l'isolamento, che spesso degenerava in tensioni tra comuni vicini, esponendo i comuni alle mire di realtà politiche più organizzate come l'Impero. A governare il comune era un CONSOLATO, composto da un numero variabile di membri, a mandato annuale, coadiuvati da una assemblea dapprima limitata agli aristocratici e poi aperta alla borghesia, chiamata ARENGO. Va sottolineato che la partecipazione all'arengo era garantita ai soli cittadini iscritti alle ARTI (le corporazioni) e non a tutti indistintamente. La partecipazione alla vita politica era molto vivace. Il ruolo dei consoli era quello di mediare i conflitti ma spesso si lasciavano coinvolgere dalle cause di gruppi di cittadini. Allo scopo di tutelare l'imparzialità molti comuni ricorsero all'arbitrato di un PODESTÀ, spesso proveniente da un altro comune e quindi estraneo alle cause dei conflitti.

2 - LA CHIESA E L'IMPERO

LA CRISI DELLA CHIESA E LA LOTTA PER LE INVESTITURE

Tra i secoli IX e X la Chiesa sente l'esigenza di una separazione tra i poteri temporale e spirituale. Ad avvertire maggiormente questa esigenza furono i monaci benedettini di Cluny a cui si aggiunse un altro ordine, sempre ispirato alla regola di San Benedetto, i Cistercensi (il nome derivava dal toponimo latino Cistercum, poi Citeaux, dove sorgeva l'abbazia dell'ordine). A differenza del monachesimo tradizionale, il nuovo ordine dava maggiore spazio al lavoro. Accanto a questi impulsi di revisionisti del movimento ecclesiale si registra una progressiva crisi interna alla Chiesa. L'elezione pontificia era affidata a un collegio cardinalizio, espressione della volontà popolare e sottoposta all'influenza della nobiltà romana. Per contrastare questa ingerenza un gruppo di cardinali dissidenti elesse a Siena l'anti-papa Niccolò II, che, con l'appoggio delle milizie imperiali riuscì a cacciare il papa Benedetto X, voluto proprio dalla nobiltà romana. Raggiunto il soglio pontificio Niccolò II convocò il sinodo dei vescovi in Laterano per deliberare l'autonomia dell'elezione pontificia dal volere popolare. Tuttavia l'appoggio dato dall'imperatore costituiva un vincolo ulteriore.  Nel 1073 il nuovo pontefice, l'ecclesiastico riformatore ILDEBRANDO DI SOANA fu eletto per acclamazione popolare col nome di Gregorio VII. Il nuovo papa emanò un documento fondamentale che svincolava l'elezione del pontefice da qualsiasi diritto di veto, nobiliare e imperiale: il DICTATUS PAPAE ammetteva non solo la superiorità della Chiesa, ma anche la sua infallibilità, attribuendo pertanto alla sola Chiesa di Roma il diritto all'investitura dei vescovi, sottraendola all'Imperatore. Il Dictatus Papae, sottraendo il controllo dell'elezione dei vescovi all'Imperatore, riaccendeva il conflitto tra i due poteri universali.
La LOTTA PER LE INVESTITURE era già scoppiata nei secoli precedenti, ma tornò a inasprirsi quando l'Imperatore ENRICO IV DI SASSONIA cercò di far valere la sua autorità sui nobili tedeschi fedeli al papa Gregorio VII. Privo del sostegno di una buona parte dei vescovi tedeschi e scomunicato dal papa, Enrico cercò una soluzione di comodo fingendo un pentimento e raggiungendo il pontefice al castello di Canossa, dove Gregorio VII era ospite della contessa Matilde di Toscana, supplicando il pontefice di revocargli la scomunica che lo rendeva evidentemente non credibile per i suoi sudditi. Ottenuta la revoca Enrico riprese la lotta contro il papa, e, dopo averlo sconfitto, lo esiliò a Salerno. La sconfitta del papa non segnò però una conclusione definitiva della lotta per le investiture, che proseguì anche dopo la morte dei due contendenti con i legittimi successori. Una temporanea conclusione del conflitto è però rappresentata dal CONCORDATO DI WORMS del 1122, che concedeva agli Imperatori tedeschi il privilegio di concedere feudi e cariche ai vescovi PRIMA della loro consacrazione, unica eccezione in Europa.

FEDERICO I BARBAROSSA E LO SCONTRO CON I COMUNI

Federico di Hohenstaufen è il secondo imperatore dopo Enrico IV di Sassonia a tentare di ristabilire il primato del potere universale dell'Impero, scontrandosi sia con la Chiesa, sia con i comuni italiani. Erede dei duchi di Svevia da parte di padre, e dei duchi di Baviera da parte di madre, proveniva da due famiglie nemiche, che avevano dato origine a due partiti: i GHIBELLINI (il nome deriva dal feudo di Waiblingen dove nacque lo stesso Federico) che erano fedeli all'autorità imperiale, e i GUELFI (dal nome del capostipite dei duchi di Baviera, Welf) che erano ovviamente ostili all'Imperatore. Per estensione si intesero poi come guelfi i sostenitori del papa. Lo scontro con i comuni ha origine quando, nel 1154 in occasione della dieta di Roncaglia, Federico pretende dai comuni la restituzione delle cosiddette REGALIE, come il versamento di tributi, la facoltà di battere moneta, e la nomina dei magistrati. A peggiorare la situazione fu l'elezione nel 1059 del pontefice Alessandro III, avverso a Federico. A differenza della Francia che si schierò con nuovo papa, i comuni italiani si divisero. A sostenere il papa ci fu sopratutto Milano, che Federico cinse subito d'assedio. Conquistata Milano, il Barbarossa scese fino a Roma dove nominò un anti-papa, Pasquale III. A ribellarsi per prime alle ingerenze dei funzionari imperiali furono i comuni di Verona, Padova e Vicenza, unite nella LEGA VERONESE, che nel 1164 oppose una coraggiosa resistenza alle milizie imperiali, costringendo Federico a tornare in Germania sconfitto. Tornato dopo due anni, Federico, alla testa del suo esercito, si mise in marcia verso Roma. A questo punto insorsero diversi comuni lombardi, che confluirono nella LEGA CREMONESE. L'anno successivo i comuni aderenti alle due leghe si unirono con altri, formando un nucleo più forte, la LEGA LOMBARDA sfidando apertamente Federico. L'Imperatore, tornato a Pavia, vide precipitare rapidamente la situazione. La dichiarazione di guerra dei comuni ribelli era simbolicamente rappresentata dalla fondazione di Alessandria, in onore del papa nemico dell'Imperatore, ma sopratutto questo atto era una sfida alla stessa autorità imperiale, poiché solo l'Imperatore poteva autorizzare la fondazione di nuove città. Nel 1176 avviene lo scontro decisivo a Legnano. Federico I, sconfitto, rinunciò a quasi tutti i privilegi, eccetto il versamento di alcuni tributi e il diritto di ricevere da parte dei consoli il giuramento di fedeltà.

I REGNI DELL'ITALIA MERIDIONALE
NORMANNI, ANGIOINI E ARAGONESI

I Normanni giunsero al Meridione d'Italia nella seconda metà dell'XI secolo, guidati da ROBERTO I detto IL GUISCARDO, appartenente alla nobile casata degli ALTAVILLA. Mentre il loro insediamento sulla parte continentale fu abbastanza graduale, in Sicilia dovettero affrontare una trentennale lotta contro gli Arabi. I Normanni non furono da subito stanziali: essi erano infatti dei guerrieri mercenari, spesso alla ricerca della protezione dei principi locali, a cui concedevano i propri servigi in cambio di terre. Furono proprio queste terre a costituire il primo nucleo della dominazione normanna nel Mezzogiorno d'Italia. Nel 1069 il papa Leone IX riconobbe i regni normanni con l'accordo di Melfi, considerando tali feudi una buona protezione del Sud Italia, considerato dalla Chiesa come un proprio territorio.
Questi regni normanni furono unificati nel 1139 da RUGGERO II DI ALTAVILLA, nipote di Roberto il Guiscardo, che formò il REGNO DI SICILIA, il più grande regno della Penisola. Il regno di Ruggero II è ricordato per l'ammodernamento delle istituzioni. Le vecchie norme consuetudinarie furono sostituite infatti da un vero e proprio corpus legislativo, le ASSISE, assai avanzato per l'epoca; inoltre Ruggero fece di Palermo la capitale del Regno, promuovendo un'intensa opera di abbellimento. Occorre però precisare che a differenza del Nord, il Sud normanno non conobbe una vera e propria età comunale, essendo i comuni normanni sottoposti all'autorità del sovrano e quindi non autonomi politicamente.
La figlia di Ruggero II, COSTANZA D'ALTAVILLA, andò in sposa al figlio dell'imperatore Federico I di Svevia, ENRICO, che, salito al trono come Enrico VI, rivendicò il titolo di re di Sicilia, aprendo un nuovo conflitto col papa, INNOCENZO III. L'aspirazione di Enrico era infatti quella di dare vita a un unico grande Stato, avamposto dell'Impero, centro focale dell'espansione tedesca sul Mediterraneo. Il progetto si scontrava col progetto politico del pontefice, che riassumeva la sua concezione del potere nella cosiddetta TEORIA DELLE DUE SPADE: quella del potere spirituale era in mano al papa, quella del potere temporale era affidata dal pontefice stesso ai sovrani.
La crisi tra Impero e Papato subì una battuta d'arresto quando Enrico VI morì nel 1197, lasciando il piccolo Federico, il futuro  imperatore FEDERICO II. Ancora minore, Federico aveva ereditato un impero immenso da parte dei genitori. Diventato re dei Normanni dopo la morte della madre Costanza fu quindi incoronato imperatore nel 1220. Federico II fu un uomo di grande cultura. Cresciuto in un ambiente di grande erudizione, aveva respirato l'atmosfera di un Sud ancora impregnata della cultura araba. Fondò a Napoli l'Università, progettò una grande riorganizzazione del regno, e promosse - assistito dal cancelliere Pier delle Vigne - una serie di riforme giuridiche note come Costituzioni Melfitane.
Egli non solo riconobbe l'autonomia della Chiesa ma si pose anche a difesa della cristianità, indicendo la prima Crociata a difesa dei luoghi santi. In difficoltà a causa di una improvvisa epidemia, Federico dovette rimandare la spedizione in Palestina, ricevendo la prima scomunica dal papa GREGORIO IX. Deciso a riparare tentò un secondo viaggio in Oriente l'anno successivo. Qui tuttavia non intraprese una battaglia ma usò la sua abilità diplomatica per raggiungere un accordo col sultano d'Egitto. Ma le tensioni col papato si riaprirono nel 1239 a causa di una seconda scomunica di Federico II, stavolta a causa dei pesanti tributi imposti dall'Imperatore al clero siciliano. A Federico II succedette il figlio MANFREDI, che tuttavia non regnò a lungo, poiché il papa CLEMENTE IV - che come tutti i papi considerava l'Italia meridionale come un proprio feudo - concesse nel 1265 il Regno di Sicilia a CARLO D'ANGIÒ, fratello del re Luigi IX di Francia. Nonostante la resistenza di Manfredi, Carlo, aiutato dalle milizie guelfe, sconfisse l'esercito normanno a Benevento, impossessandosi del regno. Il nuovo re spostò la capitale da Palermo a Napoli, iniziando una serie di opere di abbellimento e di ammodernamento della città, che nei suoi sogni doveva diventare la capitale di un grande regno mediterraneo. Il progetto si interrompe nel 1282, quando, dopo una lunga serie di tensioni, scoppiò una rivolta popolare a Palermo, la sera del 30 marzo all'ora del vespro (e per questo passata alla storia come i VESPRI SICILIANI). I siciliani chiesero la protezione del genero di Manfredi, PIETRO III D'ARAGONA, a cui offrirono la corona del regno di Sicilia. Sconfitto l'esercito angioino, Pietro d'Aragona prese possesso dell'isola, separandola di fatto dall'Italia continentale. Il papa riconobbe la sovranità aragonese nel 1302 col trattato di Caltabellotta.

3 -  I PRIMI CONFLITTI RELIGIOSI

LE CROCIATE

La prima crociata nasce dalla richiesta di aiuto dell'imperatore bizantino ALESSIO I COMNENO rivolta al papa URBANO II nel 1070. L'espansione turca in Siria, in Palestina e in Asia Minore preoccupava molto Costantinopoli, ma il vero problema fu l'occupazione turca di Gerusalemme e il conseguente divieto ai Cristiani di recarsi in pellegrinaggio in Terra Santa. In risposta all'invocazione dell'Imperatore d'Oriente, il papa indisse il CONCILIO DI CLERMONT con la partecipazione di molti nobili francesi. L'imperatore aveva chiesto al papa l'invio di milizie cristiane, e il papa fece leva proprio sul sentimento religioso al fine di coinvolgere l'occidente cristiano in una guerra santa contro gli infedeli. Tuttavia, prima della crociata vera e propria (la cosiddetta CROCIATA DEI SIGNORI) ci furono due spedizioni passate alla storia col nome di  CROCIATE DEI PEZZENTI. Molti poveri, pensando di trarre profitto da questo evento, formarono delle bande, disarmate e disorganizzate, che autonomamente cercarono di raggiungere il Bosforo per combattere contro i Turchi. L'inesperienza e l'assenza di un supporto costarono care a queste milizie improvvisate, che furono decimate dall'esercito turco. La vera prima crociata partì solo nel 1096, guidata da GOFFREDO DI BUGLIONE, duca della Bassa Lorena, alla testa di un esercito formato perlopiù da nobili francesi e normanni. Questi ultimi erano in gran parte feudatari, ispirati dalle parole del papa sulla necessità di una guerra santa; accanto a loro c'erano anche i membri CADETTI delle grandi famiglie aristocratiche, in cerca di fortuna e di denaro, e i MERCANTI, che avevano visto i loro commerci decadere a causa delle incursioni dei Turchi. La divisione all'interno dei Turchi (i SELGIUCHIDI da una parte e i FATIMIDI dall'altra) comportò un indebolimento del fronte anti-cristiano: nel 1099 Gerusalemme fu cinta d'assedio e conquistata. La conquista della città coincise anche con un vergognoso saccheggio e con l'umiliazione dei suoi abitanti. Prima che la difesa dei Luoghi Santi fosse affidata ai Cavalieri Templari e ad altri ordini religiosi,  Goffredo di Buglione ne fece un proprio feudo, assumendo il titolo di difensore - ADVOCATUS - del Santo Sepolcro. Alla morte di Goffredo di Buglione i Turchi ripresero ad assediare Gerusalemme,  costringendo il nuovo pontefice EUGENIO III a bandire nel 1145 la seconda crociata.
A differenza della prima crociata, che aveva coinvolto le MONARCHIE FEUDALI, la seconda e la terza crociata coinvolsero direttamente i sovrani (le MONARCHIE NAZIONALI). La seconda fu bandita direttamente dal papa, mentre la terza fu portata avanti dagli stessi sovrani - tra cui l'Imperatore Federico I di Svevia - alla ricerca di nuove conquiste territoriali, oltre alla motivazione religiosa.   Nel 1187 il Sultano d'Egitto SALADINO (Salah ad Din) riconquistò Gerusalemme, e, dopo la sua morte, il potere passò nelle mani dei MAMELUCCHI, una casta militare che riuscì ad arginare in maniera più incisiva l'azione dei crociati. Per questo il papa INNOCENZO III bandì la quarta crociata.
La quarta crociata come quelle seguenti non aveva una reale motivazione religiosa. Non vi parteciparono sovrani europei, ma la protagonista fu Venezia che mise a disposizione la sua flotta. Venezia - che aveva patito più di altre repubbliche le incursioni turche a discapito dei suoi commerci nel Mediterraneo - chiese in cambio la liberazione di Zara e l'occupazione di Costantinopoli, allo scopo di ristabilire il suo primato. La conquista di Costantinopoli e la fondazione dell'Impero Latino d'Oriente (durato fino al 1261) cambiò completamente la fisionomia delle crociate, che da guerra santa si trasformarono in una guerra economica tra potenze mercantili. Le tre crociate successive si caratterizzarono proprio per questa nuova motivazione.

ERESIE E SCISMI NEL BASSO MEDIOEVO
L'INQUISIZIONE E GLI ORDINI RELIGIOSI

Sicuramente il conflitto religioso di maggiore interesse del Basso medioevo è quello che portò allo Scisma del 1054 che determinò la separazione della Chiesa Ortodossa, che faceva capo al Patriarca di Costantinopoli, MICHELE CERULARIO, da quella Cattolica, con sede a Roma. Il conflitto nasce per motivi legati al primato dell'autorità pontificia, contestata da Cerulario, ma soprattutto per motivi politici. La primalità temporale del pontefice fu messa in discussione nel corso del XII secolo anche dall'ERESIA CATARA. I Catari (dal greco katharos, cioè puro) erano una setta che si era diffusa nell'Italia Settentrionale e nella Francia Meridionale, dove i Catari si erano stabiliti nella cittadina di Albi, in Linguadoca, da cui il nome di Albigesi. I Catari si ponevano in aperto conflitto con l'autorità del papa, rifiutando la procreazione e la ricchezza, la validità dei sacramenti e la stessa autorità di Roma. La loro diffusione e soprattutto il rischio del loro peso politico, costrinse nel 1209  il papa INNOCENZO III a bandire contro di loro una crociata, nella quale furono coinvolti molti nobili francesi guidati da SIMON DE MONTFORT e che si risolse con un vero e proprio sterminio, allo scopo di impossessarsi dei beni dei Catari. La nascita di queste prime eresie moderne indusse la Chiesa a istituire un vero e proprio Tribunale per individuare e debellare sul nascere gli eventuali movimenti ereticali. L'INQUISIZIONE in realtà era già presente, ma i suoi tribunali si erano diffusi proprio a partire dal XII secolo, in Francia prima e poi in Spagna, a causa della presenza degli Arabi e degli Ebrei e dello sviluppo di svariati movimenti ereticali. In origine i Tribunali avevano lo scopo di indagare au eventuali crimini di eresia, ma in seguito il potere di questa istituzione si trasformò in un vero e proprio alleato delle monarchie europee al fine di tenere sotto controllo la popolazione. Conto le eresie si impegnarono anche i nuovi ORDINI RELIGIOSI. Il primo fu quello dei DOMENICANI, fondato dallo spagnolo Domenico di Guzman. Il religioso, dopo la crociata contro gli Albigesi, si era convinto che lo strumento più efficace contro le eresie fosse la predicazione. Accanto all'Ordine Domenicano si sviluppa però un vasto movimento di rinnovamento interno della Chiesa che culmina nella fondazione di un altro Ordine, detto FRANCESCANO dal nome del suo fondatore, il mistico assisiate Giovanni di Pietro Bernardone detto Francesco, che costituì una comunità religiosa ad Assisi. La sua REGULA NON BULLATA (priva cioè dell'approvazione pontificia) per quanto rispondesse alle esigenze di rinnovamento della Chiesa Cattolica fu sospettata di eresia per l'eccessivo rigore (legato agli obblighi di povertà, castità e obbedienza) tanto che Francesco non riuscì a ottenere la necessaria validazione fino al 1210, quando il papa Innocenzo III ne approvò una versione definitiva meno rigida. Bisogna dire che tuttavia la predicazione francescana si discostava dall'eresia catara per il rispetto delle gerarchie della Chiesa e per l'assoluta obbedienza al papa. Il contributo francescano non fu circoscritto alla sola religione, ma anche alla cultura italiana, dato che le sue opere furono tra le prime composizioni in lingua VOLGARE.

 C3 - U2
La crisi del Medioevo

1 - LA NASCITA DELLE MONARCHIE NAZIONALI

DALLE MONARCHIE FEUDALI ALLE MONARCHIE NAZIONALI

Nel corso del Basso Medioevo si assiste alla progressiva evoluzione delle monarchie nazionali.
Per monarchia FEUDALE intendiamo il governo di un territorio concesso a un signore dal sovrano per beneficio, col privilegio di avere un proprio esercito, pronto, in caso di necessità, ad affiancare il sovrano insieme ad altri eventuali eserciti di altri feudi.
Per monarchia NAZIONALE intendiamo invece il governo proprio di un sovrano sul territorio, solitamente coadiuvato da funzionari, limitante l'autonomia del potere signorile.

LA MONARCHIA INGLESE

Fino all'XI secolo le Isole Britanniche erano popolate dagli Angli e dai Sassoni, che, dopo la conversione al Cristianesimo, si erano uniti e  avevano fondato un regno, in cui il potere baronale, come si conveniva all'uso germanico, non era soggetto all'autorità del sovrano. Le cose cambiano quando, dopo il Mille, sale al trono l'ultimo re anglosassone, EDOARDO IL CONFESSORE, che, essendo di origini normanne, introduce alcuni usi normanni destando le ire dei baroni, i quali cercano di destituirlo opponendogli il loro rappresentante HAROLD GOODWINS. Della crisi approfitta però il duca di Normandia GUGLIELMO, che, alla testa di un possente esercito formato da arcieri e cavalieri, affronta l'esercito baronale sconfiggendolo a HASTINGS nel 1066. Dopo questa vittoria, Guglielmo I, detto poi il Conquistatore per celebrare l'evento, costituì un proprio feudo su circa un quinto delle terre, dividendo il territorio rimanente in CONTEE affidate a dei funzionari chiamati SCERIFFI. In tal modo Guglielmo consolidò il potere sovrano sul territorio limitando le pretese baronali. Nel 1086 Guglielmo I indisse il primo grande censimento dell'Europa medievale (DOMESDAY BOOK) allo scopo di conoscere il numero di proprietari terrieri che avrebbero dovuto versare i tributi al sovrano. Tuttavia la monarchia inglese dovette fare i conti con due poteri ostili, quello dei baroni e quello della Chiesa.
Lo scontro con la Chiesa avvenne durante il regno di ENRICO II, quando il re rivendicava il diritto di sottoporre anche gli ecclesiastici al giudizio dei tribunali civili e di nominare i vescovi. La decisione originò uno scontro che alla fine obbligò Enrico a revocare le COSTITUZIONI DI CLARENDON, che vincolavano i membri del clero alla giurisdizione regia, riservandosi comunque il diritto di giudicare gli ecclesiastici nelle cause civili.
Nel 1215 il re GIOVANNI SENZA TERRA concesse ai baroni inglesi la MAGNA CHARTA LIBERTATUM che confermava ai feudatari i privilegi già concessi con documenti simili. L'importanza del documento non é statutaria, poiché non si trattava di una vera e propria costituzione, ma si tratta comunque della codifica di una serie di consuetudini concesse prima solo ad beneficium dal sovrano, e adesso validate con un documento scritto. Durante il regno del successore di re Giovanni, ENRICO III, i baroni ottengono l'istituzione di un consiglio con funzioni di controllo sull'amministrazione del regno. Tale consiglio fu poi esteso anche a cavalieri e borghesi, chiamati "a parlamento". Questa prima assemblea non aveva una funzione legislativa, ma solo di vigilanza sull'esecutivo del sovrano.

LA MONARCHIA FRANCESE

Il regno di Filippo II Augusto, anche se caratterizzato da notevoli riforme amministrative come l’istituzione del BALIVATO, non bastò a proteggere la centralità del potere regio dall’influenza esercitata dai grandi feudatari.
Il consolidamento del potere regio nella Francia del XIII secolo fu compiuto da LUIGI IX con l'istituzione di organismi in grado di arginare il potere feudale. I più importanti furono il CONSIGLIO DEL RE con funzioni consultive e il PARLAMENTO con funzioni giudiziarie (e non legislative), a cui si aggiunsero un solido apparato burocratico e degli ISPETTORI inviati direttamente da Parigi.

LA MONARCHIA SPAGNOLA

La monarchia spagnola si costituisce durante quella che fu detta RECONQUISTA, ossia la sottrazione dei territori della Penisola Iberica occupati dagli Arabi.  Il dominio arabo era stato arginato dalla resistenza di alcuni regni cristiani, come quello di Castiglia, quello di Leon e quello di Navarra, oltre alla contea di Oporto da cui nascerà il regno portoghese. La reconquista fu portata avanti dai regni di Castiglia e di Leon, che riuscirono a togliere diversi territori agli Arabi, come la città di Toledo, rioccupata dal re di Castiglia Alfonso VI: alla reconquista seguivano i ripopolamenti, con la nascita di villaggi cristiani e con la ridistribuzione delle terre tra i contadini.  La vittoria più importante fu quella riportata nella battaglia di Las Navas de Tolosa del 1212, dopo la quale l'espansione fu inarrestabile, proseguendo fino al 1270 quando agli Arabi restava il solo regno di Granada. La Spagna non fu da subito una nazione, ma la fede cristiana e il sentimento comune che ispirava i vari regni a lottare uniti contro gli Arabi, facevano sì che il paese apparisse come un vero Stato nazionale. Bisogna anche dire che già dal XII secolo era presente in Spagna una civiltà comunale, come testimoniato dalla presenza di statuti (CARTAS DE POBLACIÒN) concessi a molte città. Questi statuti contemplavano franchigie e privilegi, che favorirono lo sviluppo di una borghesia artigianale e mercantile e la nascita di assemblee cittadine (CORTES) rappresentative anche di nobiltà e clero.

IL PRIMO CONFLITTO TRA LE MONARCHIE NAZIONALI
LA BATTAGLIA DI BOUVINES

Il primo grande scontro tra monarchie nazionali nel Basso Medioevo ebbe luogo a BOUVINES nel 1214, scontro che, oltre al papa Innocenzo III, coinvolse il re Filippo II Augusto di Francia, l'imperatore del Sacro Romano Impero  Ottone IV di Germania e il conte Ferdinando di Fiandra. Ottone IV fu sconfitto e costretto ad abdicare in favore di  Federico VII Hohenstaufen, poi Federico II di Svevia. Ferdinando venne catturato e imprigionato. Quanto a Filippo, grazie al trattato di Chinon, riuscì ad avere il controllo completo e indiscusso sui territori di Angiò, Bretagna, Maine, Normandia e Turenna che aveva da poco strappato al re inglese Giovanni Senza Terra, parente e alleato di Ottone. La battaglia di Bouvines è fondamentale per le sue conseguenze:
l'affermazione dell'autorità del re di Francia sulla feudalità e il controllo sul territorio;
la rinuncia di Giovanni Senza Terra a ogni pretesa sulla Normandia (Trattato di Chinon);
la rinuncia al trono di Ottone e l'ascesa al potere di Federico II.
Dopo Bouvines non vi furono ulteriori scontri. Il secondo - e ultimo - grande conflitto tra monarchie nazionali nel Basso Medioevo sarà la  Guerra dei Cento Ann.

2 - LA CRISI POLITICA E RELIGIOSA

INTRODUZIONE

Il tramonto dell'età medioevale si attesta nel significativo passaggio dalle monarchie feudali alle monarchie nazionali ma anche nel declino dei due poteri universali, che perdono progressivamente la propria autorità. La crisi divide i sostenitori dei due poteri in GUELFI (fedeli alla Chiesa) e GHIBELLINI  (fedeli all'Imperatore): questo conflitto si fa più acceso a Firenze, che si spacca tra le fazioni dei Bianchi e dei Neri, guidate dalle due famiglie dei Cerchi e dei Donati (e a questa era imparentato Dante Alighieri, marito di Gemma Donati). Intellettuali e letterati sono coinvolti nel conflitto tra i due poteri:
• Marsilio da Padova nel suo saggio DEFENSOR PACIS vede l'Imperatore come unico garante della stabilità politica;
• per Dante Alighieri i due poteri non sono in conflitto e li descrive come due soli che devono regnare concordi come nel passato.
Il tentativo di mediazione di Dante fallisce. La situazione a Roma si inasprisce a causa della guerra tra le famiglie della nobiltà romana (Colonna e Orsini sopra tutte) che si intensifica durante il periodo avignonese.

BONIFACIO VIII

Dopo il breve pontificato di CELESTINO V (Pietro da Morrone) conclusosi con la rinuncia del Papa all'esercizio del proprio ministero, viene eletto a Napoli - dove era stata spostata la sede papale a causa delle troppe ingerenze dei nobili romani - il cardinale Benedetto Caetani, che prende il nome di Bonifacio VIII. Spinto da un sogno IEROCRATICO secondo il quale l'autorità del pontefice era superiore a qualsiasi altra, era sostenitore della TEORIA DELLE DUE SPADE ma a differenza degli altri Papi aveva assegnato la spada del potere temporale al re di Francia FILIPPO IV IL BELLO. La scelta della monarchia francese era non solo una provocazione nei confronti dell'Imperatore ma anche il tentativo di controllare gli Angió, costretti a cedere agli Aragonesi la Sicilia e poi ad accettare la Bolla che vietava le  esportazioni senza l'autorizzazione papale.
Nel 1300 Bonifacio VIII indice il Grande Giubileo e promette una Indulgenza Plenaria per tutti i pellegrini,  seguendo la consuetudine di alcuni precursori ma con lo scopo di un ritorno in termini economici e d'immagine.
Nel 1302 Bonifacio VIII emana la Bolla UNAM SANCTAM ECCLESIAM, con cui ribadisce la superiorità assoluta del potere della Chiesa. La Bolla suscita le reazioni dei nemici di Bonifacio VIII, primi fra tutti i membri  della nobiltà romana (sopratutto la famiglia Colonna, il cui feudo di Palestrina era stato distrutto su ordine dello stesso Papa): nel 1303 accade il celebre episodio dell'OFFESA DI ANAGNI, storicamente incerto, in cui il Papa fu vittima dello schiaffo del principe Sciarra Colonna. Bonifacio VIII morirà un mese dopo.

DOPO BONIFACIO VIII

IL PAPATO AVIGNONESE - Alla morte di Bonifacio VIII viene eletto Papa BENEDETTO XI, il cui pontificato sarà molto breve (sette mesi). Durante questo periodo esplode la tensione tra le famiglie della nobiltà romana e la Francia di Filippo IV si ribella all'autorità del Papa: i due eventi anticipano la cosiddetta CATTIVITÀ AVIGNONESE. Nel lunghissimo conclave di Perugia (ben undici mesi) i cardinali elettori si spaccano tra anti-francesi e filo-francesi: alla fine viene eletto Papa il vescovo di Bordeaux, Bertrand De Got, che prende il nome di CLEMENTE V. De Got si fa incoronare a Lione e cerca un accordo col re francese Filippo il Bello, a cui è concesso di processare i Cavalieri Templari. Nel 1309 la sede papale è spostata ad Avignone (feudo angioino): lo spostamento della sede, non definitivo, era dovuto all'instabilità di Roma, dilaniata dalla guerra tra i nobili. La cattività avignonese durerà fino al 1377 con sei papi, tutti francesi. Ci furono alcuni tentativi di rientro a Roma che peró fallirono, sempre a causa della guerriglia baronale. Solo nel 1377, anche grazie all'intercessione di Caterina da Siena, Papa GREGORIO XI riportó la sede a Roma.

COLA DI RIENZO - Durante la cattività avignonese, in una Roma dilaniata dalla guerra tra le famiglie della nobiltà feudale, nasce il progetto politico moderno e innovativo del notaio Cola di Rienzo. Nato da genitori umili (padre taverniere e madre lavandaia) il giovane Niccoló detto Cola accede al notariato e inizia una carriera brillante in giro per l'Impero, restando affascinato dal modello politico. Il suo sogno era quello di trasformare Roma in un comune moderno e la sua iniziativa viene presentata con un grande affresco in Campidoglio, dal contenuto allegorico, a rappresentare una Roma morente. L'affresco - primo esempio di pubblicità elettorale - ebbe successo e Cola fu acclamato come ultimo dei Tribuni del Popolo. Deciso a estendere il progetto a tutta l'Italia, per offrirne la corona all'Imperatore, Cola di Rienzo si trasformó in uno spietato dittatore, determinando il fallimento della stessa Repubblica Romana da lui creata. Il disegno politico di Cola era molto moderno, sopratutto riguardo la corretta distribuzione delle risorse tra i cittadini e la cessazione di ogni forma di sopruso e di violenza tra le varie fazioni politiche. La resa dei baroni e la vittoria popolare lo consacrano ma la sete di potere e le simpatie ghibelline lo fanno cadere in disgrazia.  Viene ucciso in un attentato nel 1353 mentre si accingeva a tenere un comizio.

IL GRAMDE SCISMA - Nel 1378 i cardinali francesi riuniti ad Avignone eleggono un anti-papa, CLEMENTE VII, causando il GRANDE SCISMA. In questo periodo, che durerà fino al 1417, si avranno due sedi con due papi, uno a Roma e uno ad Avignone (e per un brevissimo periodo se ne aggiunge una terza).

LA BOLLA D'ORO - Nel 1356, dopo l'ascesa al trono di Boemia del re CARLO IV DI LUSSEMBURGO nasce il conflitto col Pontefice INNOCENZO VI, che lo avrebbe incoronato a Norimberga. Per la prima volta dai tempi di Carlo Magno il diritto del Papa di incoronare l'Imperatore è sostituito dall'elezione.
La BOLLA D'ORO imperiale prevedeva (tra le sue numerose disposizioni) la nomina per elezione dell'Imperatore da parte di una Dieta costituita da 7 membri, 4 nobili e 3 arcivescovi. L'incoronazione inoltre si sarebbe dovuta  tenere in Germania.

I LOLLARDI - I Lollardi sono il primo nucleo pre-protestante nato in seno alla Chiesa di Roma. Nati come dediti alle opere pie (la cura dei feriti  e dei malati e la sepoltura dei caduti in battaglia) sposano le tesi del teologo e predicatore Giovanni WYCLIFFE: la necessità di tradurre le Scritture e la lotta alla corruzione nella Chiesa. Contrari alla presenza del clero, non erano peró SCISMATICI, come saranno poi i Luterani, in quanto volevano solo una riforma della Chiesa. In segno di disprezzo furono detti "seminatori di zizzania" da cui appunto il soprannome di Lollardi.

3 - LA CRISI ECONOMICA E SOCIALE

INTRODUZIONE

Il XIV secolo è segnato anche da una profonda crisi sociale ed economica, dovuta a diversi fattori tra cui:
• l'epidemia di peste nera
• le avverse condizioni climatiche
• le carestie
• le tensioni nelle città e nelle zone rurali
• il declino dell'area mediterranea
Gli storici definiscono questa fase come CRISI DEL TRECENTO.

LA CRISI DEMOGRAFICA

Agli inizi del secolo XIV si era verificato uno scompenso tra la popolazione in eccesso e la scarsità delle risorse agricole. A far calare la produzione agricola era l’inadeguatezza dei mezzi e delle terre coltivabili, che segnò l’inevitabile squilibrio tra la domanda e l’offerta. Va anche detto che uno dei fattori che incisero su questo problema fu il clima, che diventò più freddo e piovoso e rallentò la produzione cerealicola europea.
Tra il 1303 e il 1347 si succedono numerose carestie, che minano la natalità: la prima fu quella del 1315, che decimò l’Europa centro-settentrionale. Nel 1347 una nave genovese proveniente da Caffa, in Crimea, porta in Europa il morbo della peste, che si diffonde prima in Italia, Francia e Spagna, e si diffonde poi nella regione mitteleuropea. Il dilagare della peste nera risparmia pochissime zone, e il morbo, diventato endemico, provoca congiuntamente alle guerre un brusco crollo della popolazione, che scende sotto i 45 milioni di abitanti.

IL MONDO RURALE

Le campagne furono ovviamente molto colpite da questi problemi. I prezzi calarono di colpo, e i contadini poterono chiedere salari più alti, mentre i signori videro nettamente diminuite le proprie rendite. Molte terre, rivelatesi inadatte alla cerealicoltura, furono abbandonate, molti villaggi diventarono deserti, e alcuni terreni furono riconvertiti alla coltivazione di foraggio, incrementando lo sviluppo dell’allevamento. Il paesaggio agricolo europeo, come si era delineato nel periodo feudale, subì una trasformazione radicale e riapparvero zone paludose, boschive e popolate da pascolo brado. La mutata geografia dell’agricoltura europea finì col determinare nuove modalità di sfruttamento del suolo e un nuovo tipo di rapporti sociali. Si assiste alla nascita della specializzazione regionale (per esempio, Castiglia e Inghilterra diventarono esportatrici di lana, mentre la Polonia di cereali) e nelle zone meridionali dell’Europa vengono coltivate piante tessili e foraggere. Per contro nel sud europeo il feudalesimo trovò occasioni di rafforzamento e il servaggio della manodopera si rese ancora più pesante, mentre nel centro Europa l’economia feudale fu definitivamente accantonata su iniziativa della borghesia e delle monarchie nazionali. La nobiltà rinsalda ovviamente il suo potere, ma si tratta di una condizione diversa da quella feudale.

I TUMULTI CONTADINI

La manodopera agricola fu aiutata molto dalla crisi nel suo riscatto sociale e le tensioni tra contadini e signori degenerano in sanguinosi conflitti civili. Nel 1358 scoppia in Francia la jacquerie (il nome derivava da Jacques Bonhomme, soprannome dispregiativo che veniva dato ai contadini) si estende a diverse zone del paese, mentre in Inghilterra la tensione sociale è alimentata dalla predicazione egualitaria dei Lollardi e obliga la corona ad un ridimensionamento delle corvées e dello sfruttamento della manovalanza agraria. Se in francia le jacqueries non rispondevano a un preciso disegno politico, e si conclusero perciò nel nulla, nel resto dell’Europa i contadini riuscirono a scrollarsi il giogo feudale e finirono col frammentarsi in due sottoclassi, un ceto di contadini ricchi e proprietari e un proletariato rurale formato da braccianti senza terra.

LE CITTÀ

La crisi di metà Trecento non risparmiò le città, dove anzi gli effetti furono peggiori di quelli del settore agrario; tra il 1343 e il 1346 falliscono i banchieri fiorentini Peruzzi e Bardi, che avevano prestato soldi al re inglese per finanziare la Guerra dei Cento Anni, senza però riceverli in restituzione. Il fallimento coinvolse gli altri finanzieri del paese e finì con l’estendersi ad altre categorie di risparmiatori.

MANIFATTURA E COMMERCIO

In campo manifatturiero crolla la produzione dei panni lana e i centri specializzati nel settore tessile, come le Fiandre, perdono la loro leadership perché la produzione si sposta nelle zone rurali dove il costo della manodopera è più basso; in compenso molti centri riescono a riqualificarsi produttivamente dirottando la manifattura tessile verso gli articoli di lusso destinati alle famiglie signorili. Questa tendenza si diversifica a seconda della zona: abbiamo infatti l’incremento della produzione laniera di qualità medio-bassa accentrata in Olanda e Inghilterra, dove poi si svilupperanno le aziende a conduzione familiare, mentre in Italia si afferma l’industria serica. Inizia inoltre il fenomeno della massificazione dei prodotti, grazie ai costi contenuti.
Si afferma anche il settore metallurgico e quello minerario.  L’economia di mercato assume ora una fisionomia più attiva, con una maggiore circolazione di moneta dovuta all’aumento dei consumi di massa e soprattutto con un netto avanzamento tecnologico che rende il trasporto della merce sicuro e veloce.
Anche la geografia commerciale inizia a cambiare. Ferme restando le condizioni dei paesi tradizionalmente importatori ed esportatori, le rotte commerciali verso il Nord Europa non sono più una novità e l’avanzata turca nel Mediterraneo comincia a segnare la decadenza del ruolo produttivo del relativo bacino.

I TUMULTI URBANI

Le rivolte e le tensioni che animarono il mondo contadino non furono esclusiva prerogativa della manodopera agraria, ma coinvolsero anche la controparte urbana. Due erano infatti le cause del malessere: la disoccupazione e la formazione di un nucleo di proletari urbani, che venivano esclusi dal governo cittadino e che quindi rivendicavano il proprio ruolo politico. Nel 1357 scoppia a Parigi una rivolta borghese guidata da Etienne Marcel, esasperata dal severo regime fiscale causato dalle necessità della Guerra dei Cento Anni. Dopo un buon inizio la borghesia parigina, spaventata dalla violenta jacquerie contadina, abbandona il proprio leader per fare lega con la nobiltà impegnata a reprimere la rivolta agraria.
Nel 1378 scoppia a Firenze il tumulto dei Ciompi, i salariati del settore laniero. Si trattò di una vera lotta di classe: i Ciompi erano il proletariato fiorentino, impossibilitato a costituirsi in Arte e protestavano contro i potenti signori dell’oligarchia borghese e mercantile, che controllavano il Comune fiorentino, dal cui governo i Ciompi erano esclusi. La protesta fece sì che uno dei Ciompi, Michele Lando, venisse nominato Gonfaloniere di Giustizia del Comune fiorentino, e che venissero istituite tre nuove Arti minori (ciompi, tintori e farsettai) con la riserva di un terzo degli uffici alle Arti minori.

IL PATRIZIATO CITTADINO

La ricca borghesia urbana esce a testa alta dalla crisi del Trecento consolidando il suo potere in una ristretta oligarchia mercantilistica e finanziaria e integrandosi con il vecchio ceto dell’aristocrazia feudale, rendendo così palesi e insanabili le distanze dalle plebi: l’asservimento borghese ai nuovi stati nazionali e a quelli regionali, soprattutto in Italia, permise la formazione di un patriziato cittadino. Questo patriziato sposò ben presto le usanze dei ceti nobiliari a cui fu accomunato dall’acquisto di terre e di titoli e dall’amore per i generi di lusso.

CONCLUSIONI

Il Trecento si presenta quindi diversificato nelle due zone geografiche europee: al centro nord abbiamo una condizione di estrema miseria dovuta alla crisi economica, che si ripercuote sui contadini e sui lavoratori delle città, mentre la nobiltà e le oligarchie cittadine escono rafforzate dalla crisi; al sud si ha il rafforzamento delle istituzioni feudali che aggravano il servaggio dei contadini e del proletariato urbano.

 C3 - U3
La fine del Medioevo

1 - DALLE SIGNORIE AGLI STATI REGIONALI

INTRODUZIONE - Alla fine del XIII secolo molti comuni  del Nord e del Centro Italia passano dal governo del podestà al dominio di un signore. Le signorie cittadine sono perció l'evoluzione del comune podestarile. I signori che ricevono un titolo nobiliare trasformeranno le Signorie in Principati. Il Principato italiano non ha elementi in comune con quello  tedesco del XVI secolo,  che sarà una  conseguenza segnale della crisi del centralismo asburgico.

LE SIGNORIE - La signoria si forma con l'attribuzione della carica di podestà al capo di una famigla, con una durata vitalizia e con poteri estesi, molto spesso il signore era espressione di una maggioranza popolare in qualità di Difensore del Popolo.I signori più forti e più ricchi iniziarono a designare un successore originando le dinastie signorili. Il potere signorile si rafforza con la legittimazione dei poteri da parte dell'imperatore o del papa. L'autorità del signore potevano essere circoscritta a una città o estesa a più città. Le più importanti Signorie cittadine furono Milano e Firenze.

MILANO - La Signoria di Milano fu governata in tempi diversi da tre famiglie:

• Della Torre
• Visconti
• Sforza

Milano era in territorio imperiale. Fu l'imperatore Venceslao a insignire  Gian Galeazzo Visconti del titolo ducale. Gian Galeazzo allarga il suo ducato con una brillante campagna espansionistica ma dopo la sua morte il territorio di Milano sarà frazionato e perderà la sua stabilità. Con Filippo Maria Visconti il ducato viene riunificato e Milano torna a dominare il Nord Italia. Nel 1427 l'esercito ducale è sconfitto nella BATTAGLIA DI MACLODIO dalla Lega guidata da Firenze e Venezia. Nel 1434 inizia a Firenze, con Cosimo il Vecchio, la dinastia dei De' Medici.
Cosimo si allea con il successore di Filippo Maria Visconti, suo genero Francesco Sforza. Inizia così la guerra di Milano e Firenze contro Venezia, che si stava espandendo nella pianura padana. La guerra finirà nel 1454 con la PACE DI LODI. Dopo un ventennio di pace peró il ducato è di nuovo scosso dalle tensioni politiche e nel 1476  Galeazzo Maria Sforza resta ucciso in una congiura. La vedova Bona di Savoia tenta di esercitare la reggenza del legittimo erede Gian Galeazzo, ancora bambino, ma nel 1480 lo zio Ludovico Sforza detto il Moro, dopo aver isolato Gian Galeazzo nella Certosa di Pavia, si impadronisce del potere.

FIRENZE - La Signoria di Firenze si trovava in un territorio che non era soggetto nè all'imperatore nè al papa e per questo era spesso in lotta con entrambi. La Signoria ha inizio nel 1434 con Cosimo De' Medici detto il Vecchio, a cui succede Piero detto il Gottoso. Ma è con l'erede di Piero, Lorenzo il Magnifico, che Firenze conosce il suo periodo d'oro. Oltte ad abbellire la città con le opere dei piú rinomati artisti di quel tempo, Lorenzo era considerato da Guicciardini  l'ago della bilancia della politica regionalista per il suo ruolo di mediatore. Il nemico di Lorenzo era il papa Sisto IV Della Rovere, che si allea con la famiglia dei Pazzi. Nel 1478, nella Basilica di Santa Maria del Fiore, si consuma la congiura dei Pazzi, nella quale muore Giuliano, il fratello di Lorenzo, a sua volta ferito. Il papa cerca allora l'appoggio di Siena prima e poi di Napoli, ma  Lorenzo riesce ad allearsi con Ferdinando d'Aragona e a portare Napoli dalla sua parte. La pace con Roma arriva nel 1480.
Lorenzo il Magnifico muore nel 1492 e la sua morte segna la decadenza di Firenze e delle altre Signorie italiane, troppo deboli e isolate per contrastare la discesa delle grandi monarchie nazionali. É proprio dopo la discesa di Carlo VIII di Francia che  finisce la Signoria dei Medici. Tra i protagonisti del periodo c'é il frate domenicano Girolamo Savonarola. Approfittando del clima di instabilità e della crisi politica dopo la cacciata dei Medici da Firenze, il Savonarola, nel timore che la città cadesse in mano al papa, tenta di instaurare un governo teocratico. Il frate infatti si era da molto tempo fatto portavoce dello stesso rinnovamento che molti teologi del periodo ritenevano necessario nella Chiesa di Roma, il cui governo era in mano al dissoluto Alessandro VI Borgia. Il papa aveva scatenato le ire di diversi religiosi per i nepotismi e la corruzione del potere, e molti prelati si erano resi colpevoli di simonìa (la vendita delle indulgenze penitenziali) e di concubinato (contravvenivano cioé all'obbligo di celibato). Ma i seguaci del Savonarola (chiamati, in segno di dileggio, Piagnoni, in opposizione ai Palleschi, i sostenitori dei Medici) erano troppo pericolosi in un momento storico così delicato e il progetto del frate era una minaccia per il potere del papa. Nel 1497 subì la scomunica e nel 1498 fu impiccato e bruciato sul rogo perché "eretico, scismatico e per avere predicato cose nuove".

LE ALTRE SIGNORIE - Milano e Firenze furono le più importanti Signorie in Italia. Tra le altre dinastie signorili si ricordano:

• a Mantova i Gonzaga
• a Verona i Della Scala
• a Bologna i Bentivoglio
• a Ferrara gli Estensi
• a Rimini i Malatesta
• a Urbino i Montefeltro

I PRINCIPATI- I principati furono una  evoluzione delle signorie nati com il conferimento di un titolo nobiliare al Signore. Si trattava di una forma di monarchia assoluta, in cui tutto il potere era in mano al solo principe. Il primo Signore a essere imsignito del titolo fu Gian Galeazzo Visconti, che ricevette il titolo di duca di Milano ma il modello di principe per eccellenza fu il duca di Valentinois, Cedare Borgia, a cui Machiavelli si ispirerà per il saggio "Il principe".
L'assolutismo del potere del principe era legato alla ragion di stato, che giustificava ogni scelta del sovrano, perfino il diritto di vita o di morte sui sudditi. Nonostante si trattasse di un potere laico. Tutti i principi si dedicavano a opere pie per salvarsi l'anima, resa spesso poco pulita dalle efferatezze. Il grande merito dei principi fu il mecenatismo di artisti e poeti che spesso venivano chiamati per dare lustro alla corte del principe. Lo svantaggio dei principati era l'assenza di un esercito regolare. Sostituito da mercenari e  condottieri al servizio dei principi. Va infine sottolineata ancora una volta la differente caratterizzazione del principato italiano (evoluzione dello Stato signorile) da quello che si sviluppa nel Sacro Ronano Impero, in quanto gli Stati Regionali tedeschi non nascevano dalle Signorie cittadine e non erano entità territoriali autonome.

GLI STATI REGIONALI ITALIANI - Si definisce "stato regionale" un territorio compremdente diversi centri urbani e governato da un duca o principe o da un'oligarchi cittadina. Gli Stati Regionali si formano im seguito alle campagne di espansione dei principi e alla naturale conquista di Signorie più deboli. È un fenomeno tipicamente italiano. Alla fine del XV secolo gli Stati Regionali italiani più importanti erano:

• il Ducato di Milano
• le due Repubbliche di Genova e di Venezoa
• la Signoria (Repubblica) di Firemze
• lo Stato della Chiesa
• il Regno di Napoli (nato nel 1442 con la conquista aragonese e l'unificazione col Regno di Sicilia).

2 - L'EUROPA DELLE MONARCHIE NAZIONALI  E IL NUOVO MONDO

INTRODUZIONE - Il XV secolo vede l'espansione territoriale di Inghilterra e Francia e la nascita della Spagna, col matrimonio dei due "re cattolici". Nel 1453 cade la città di Costantinopoli e finisce l'Impero (già decaduto) di Bisanzio. Le esplorazioni geografiche e la scoperta di un nuovo continente segnano per gli storici la fine dell'età medievale e l'inizio di una nuova epoca anche se diversi studiosi concordano nell'indicare il 1453 come l'anno della vera fine del Medioevo.

FRANCIA E INGHILTERRA - Dopo la battaglia di Bouvines, la guerra dei Cento Anni è il primo vero scontro tra le monarchie nazionali. Si combatte dal 1337 al 1453  e dura quindi 116 anni non continuativi, suddivisi in 4 fasi (storia inglese) o 2 fasi (storia francese). È un momento essenziale nello sviluppo dell'assetto geopolitico della Francia moderna, il cui territorio non cambia di molto nei secolo successivi (a parte Calais,  che resta in mano degli inglesi fino al 1558). I 116 anni furono interrotti da due periodi di tregua, di 9 e 26 anni rispettivamente, ma non da una vera pace. Nella fase finale la Francia si impone sugli  inglesi con il contributo di Giovanna d'Arco. Con la vittoria gli inglesi sono cacciati dalla Francia (a parte Calais).
Dopo la Guerra dei Cento Anni l'Inghilterra è di nuovo interessata da problemi dinastici che coinvolgono due casate. I Lancaster e gli York, nei cui rispettivi emblemi era raffigurata una rosa (bianca per gli York e rossa per i Lancaster). Ció indusse lo scrittore Walter Scott a chiamare il conflitto con l'espressione "Guerra delle Due Rose" che è poi rimasta a indicare tale contesa. La guerra dura dal 1455 al 1485 e si chiude con la vittoria del lancasteriano Enrico VII Tudor, che - in segno di pace - sposa Elisabetta di York, dando cosí inizio a una nuova dinastia (sul cui emblema  campeggiava una rosa bianca e rossa come simbolo di unione tra le due casate. Il regno dei Tudor dura fino al 1603, anno della scomparsa di Elisabetta I che muore senza eredi.
Queste due guerre sono importanti a causa delle armi e delle strategie di combattimento moderne. Sopratutto è fondamentale notare che con Enrico Tudor e la sconfitta dei baroni alleati agli York la monarchia inglese si rafforza. La stessa cosa accade in Francia con la sconfitta definitiva dei Borgognoni da parte del re Luigi XI, che cessa le rivendicazioni baronali e impone un rigido centralismo,  segnando una svolta politica.

SPAGNA - Il matrimonio, nel 1469, dei "re cattolici" (Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia) unifica la Spagna, già unita dalla lingua e dalla religione cattolica. La Spagna, col sostegno dello Stato della Chiesa, diventa una monarchia molto solida e in seguito una potenza commerciale anche grazie al supporto dei banchieri genovesi. Il governo dei re cattolici fu un rigoroso centralismo che consentì la stabilità politica ed economica necessaria per la sua espansione.
È infatti dalla Spagna che cominciano i  viaggi verso il "Nuovo Mondo": il 12 ottobre 1492 il navogatore genovese Cristoforo Colombo approda su quelle che pensava fossero le indie, dando così inizio alle prime esplorazioni geografiche.
La Spagna fu lo Stato con maggiori possedimenti nella parte centromeridionale del continente americano.

3 - L'ETÀ DI CARLO V

INTRODUZIONE - La prima metà del XVI sec. puó essere indicata in 3 diversi nomi:

• dal pumto di vista politico come Età di Carlo V
• dal punto di vista religioso come Età della Riforma Protestante
• dal punto di vista culturale come Età del Rinascimento

È un periodo di importanti cambiamenti sopratutto in politica, con l'affermarsi degli STATI REGIONALI tedeschi sul CENTRALISMO imposto da Carlo  V e in ambito religioso, per la nascita e la diffusione delle Chiese RIFORMATE, ma anche dal punto di vista sociale,  per il ruolo di spicco della BORGHESIA sopratutto grazie anche alla scoperta del NUOVO MONDO. La fine dell'Età Medioevale fu anticipata   dalll'UMANESIMO già nel XV secolo, ma è nel XVI secolo che si puó davvero comprendere il senso di questa rivoluzione di carattere culturale e scientifico, il cui simbolo è di sicuro il passaggio al SISTEMA COPERNICANO.

RIFORMA E CONTRORIFORMA - Si chiama così il processo di radicale rinnovamento spirituale e religioso che coinvolge la Chiesa. Già in passato si registrano  tentativi di riforma della Chiesa, mai di carattere SCISMATICO (Catari e Lollardi). Alla fine del 400 Savonarola denunciava la corruzione del potere di Alessandro VI e tentava l'instaurazione a Firenze di uno Stato teocratico.
Il vero inizio del processo di Riforma è il 31 ottobre 1517, data in cui il frate agostiniano MARTIN LUTERO affigge sul portone della chiesa di Wittenberg, in Sassonia,  95 tesi in latino sul valore e sull'efficacia delle indulgenze. Questo atto (che era la confutazione del pensiero di un frate domenicano, Giovanni Tetzel) non era una vera rivoluzione:  rivoluzionario fu il rifiuto opposto alla convocazione di Lutero a Roma per rispondere alle accuse di eresia con cui rifiutava di obbedire  all'autorità del papa. Nel 1520 Lutero viene scomunicato con la Bolla "Exsurge Domine"; nel 1521 l'Editto di Worms lo espelle pure dall'Impero. Lutero riesce a ottenere la protezione di alcuni Stati e il movimento si diffonde in Svizzera e in Olanda. Tra i diffusori del Protestantesimo europeo ricordiamo:

• Calvino
• Zwingli
• Melantone

Il movimento si diffuse tra i contadini e i nobili come  reazione al centralismo asburgico. In realtà Lutero non voleva la guerra né uno scisma: gli obiettivi della riforma erano infatti:

• la capacità di salvazione  del credente attraverso la  fede
• l'accesso ai Libri Sacri e la possibilità di leggerli e interpretarli
• la centralità dei soli due Sacramenti prescritti dal Cristo, ossia Battesimo e Eucarestia

In Inghilterra il re Enrico VIII Tudor fu nemico della Riforma e di Lutero tanto che nel 1521  ricevette da Leone X  il titolo di "Difensore della Fede". Questo titolo  fu revocato da Paolo III a causa dei contrasti con Clemente VII che furono la causa dello Scisma. Il re era sposato da 24 anni con Caterina d'Aragona (figlia dei "re cattolici" e zia di Carlo V d'Asburgo). Enrico aveva chiesto che il matrimonio fosse sciolto per sposare Anna Bolena ma il papa si oppose alla richiesta. Nel 1533 tuttavia il matrimonio fu celebrato e il re venne scomunicato da Clemente VII. Un anno dopo Enrico fa approvare gli atti  dello Scisma:

• la Legge di Supremazia, con la quale il re viene riconosciuto unico "Capo Supremo" della Chiesa d'Inghilterra
• la Legge di Tradimento, con la quale il rifiuto di riconoscere questo ruolo al re era un reato di alto tradimento e punibile con la morte
• la Legge di Successione con la quale si dispose la  successione al trono dei figli di Anna ed Enrico

Solo nel 1545 la Chiesa di Roma indice un Concilio Ecumenico con lo scopo di riunificare protestanti e cattolici. Il Concilio viene organizzato a Trento per la posizione equidistante della città da Roma e dal centro della protesta, e la sua durata fu di ben 18 anni, fino al 1563. La sua importanza è tale che per 4 secoli le disposizioni tridentine sono rimaste invariate. Le decisioni dei conciliaristi costituirono una Riforma della Chiesa Cattolica che  molti storici definiscono CONTRORIFORMA per opporla alla vera Riforma Protestante.
Due sono le istituzioni a sostegno del  processo di Controriforma cattolica:

• l'ordine dei Gesuiti, che svolse un importante ruolo nella formazione culturale con collegi, scuole e università
• il Tribunale della Santa Inquisizione, che diventò lo strumento di controllo della Chiesa contro nuovi tentativi di eresia

Tra le vittime famose del "Sant'Uffizio"si ricordano Galileo Galilei e Giordano Bruno. Dopo 4 secoli, nel 1963, il papa GIOVANNI XXIII indisse il Concilio  Vaticano II, che modificó alcune delle disposizioni tridentine.

CARLO V - I due sovrani protagonisti della prima metà del XVI secolo sono Enrico VIII e Carlo V. Gli Asburgo, in particolare a partire dallo scontro tra il pontefice ed Enrico VIII , furono i veri custodi della Controriforma. Carlo era il nipote dei "re cattolici" e suo nonno paterno era l'Imperatore Massimiliano e sua nonna paterna era Maria di Borgogna. In 3 anni (tra il 1516 e il 1519) Carlo eredita sia la Corona del Regno di Spagna (con il relativo impero coloniale) sia quella di Imperatore: si trattava di un dominio  cosi esteso da dire che in esso "non tramontava mai il sole". Avversari di Carlo erano la Francia e i principi protestanti tedeschi riuniti nella LEGA DI SMALCALDA. La guerra si concluse nel 1555 con  la PACE DI AUGUSTA, i cui principali punti furono:

• il diritto di professare la propria fede religiosa per i principi e i loro sudditi (CUIUS REGIO EIUS RELIGIO cioé "a ogni re la propria religione"
• l'obbligo di restituzione dei benefici concessi dal papa (feudi e titoli) per i principi che sceglievano la religione protestante (RESERVATUM ECCLESIASTICUM)

Conseguenza della pace di Augusta fu la fine del centralismo. Carlo V nel 1556 abdicó dividendo l'Impero tra il figlio Filippo, che ereditó la Spagna, e il fratello Ferdinando, a cui spettó l'impero. L'ex imperatore si ritirò nel monastero spagnolo di Yuste in cui morirà due anni dopo.

Piergiovanni Morittu

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