lunedì 11 settembre 2017

Classe 3 - Storia 2

Storia 2 - Classi 3A-3D

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La crisi del Medioevo

1 - LA NASCITA DELLE MONARCHIE NAZIONALI

DALLE MONARCHIE FEUDALI ALLE MONARCHIE NAZIONALI

Nel corso del Basso Medioevo si assiste alla progressiva evoluzione delle monarchie nazionali.
Per monarchia FEUDALE intendiamo il governo di un territorio concesso a un signore dal sovrano per beneficio, col privilegio di avere un proprio esercito, pronto, in caso di necessità, ad affiancare il sovrano insieme ad altri eventuali eserciti di altri feudi.
Per monarchia NAZIONALE intendiamo invece il governo proprio di un sovrano sul territorio, solitamente coadiuvato da funzionari, limitante l'autonomia del potere signorile.

LA MONARCHIA INGLESE

Fino all'XI secolo le Isole Britanniche erano popolate dagli Angli e dai Sassoni, che, dopo la conversione al Cristianesimo, si erano uniti e  avevano fondato un regno, in cui il potere baronale, come si conveniva all'uso germanico, non era soggetto all'autorità del sovrano. Le cose cambiano quando, dopo il Mille, sale al trono l'ultimo re anglosassone, EDOARDO IL CONFESSORE, che, essendo di origini normanne, introduce alcuni usi normanni destando le ire dei baroni, i quali cercano di destituirlo opponendogli il loro rappresentante HAROLD GOODWINS. Della crisi approfitta però il duca di Normandia GUGLIELMO, che, alla testa di un possente esercito formato da arcieri e cavalieri, affronta l'esercito baronale sconfiggendolo a HASTINGS nel 1066. Dopo questa vittoria, Guglielmo I, detto poi il Conquistatore per celebrare l'evento, costituì un proprio feudo su circa un quinto delle terre, dividendo il territorio rimanente in CONTEE affidate a dei funzionari chiamati SCERIFFI. In tal modo Guglielmo consolidò il potere sovrano sul territorio limitando le pretese baronali. Nel 1086 Guglielmo I indisse il primo grande censimento dell'Europa medievale (DOMESDAY BOOK) allo scopo di conoscere il numero di proprietari terrieri che avrebbero dovuto versare i tributi al sovrano. Tuttavia la monarchia inglese dovette fare i conti con due poteri ostili, quello dei baroni e quello della Chiesa.
Lo scontro con la Chiesa avvenne durante il regno di ENRICO II, quando il re rivendicava il diritto di sottoporre anche gli ecclesiastici al giudizio dei tribunali civili e di nominare i vescovi. La decisione originò uno scontro che alla fine obbligò Enrico a revocare le COSTITUZIONI DI CLARENDON, che vincolavano i membri del clero alla giurisdizione regia, riservandosi comunque il diritto di giudicare gli ecclesiastici nelle cause civili.
Nel 1215 il re GIOVANNI SENZA TERRA concesse ai baroni inglesi la MAGNA CHARTA LIBERTATUM che confermava ai feudatari i privilegi già concessi con documenti simili. L'importanza del documento non é statutaria, poiché non si trattava di una vera e propria costituzione, ma si tratta comunque della codifica di una serie di consuetudini concesse prima solo ad beneficium dal sovrano, e adesso validate con un documento scritto. Durante il regno del successore di re Giovanni, ENRICO III, i baroni ottengono l'istituzione di un consiglio con funzioni di controllo sull'amministrazione del regno. Tale consiglio fu poi esteso anche a cavalieri e borghesi, chiamati "a parlamento". Questa prima assemblea non aveva una funzione legislativa, ma solo di vigilanza sull'esecutivo del sovrano.

LA MONARCHIA FRANCESE

Il regno di Filippo II Augusto, anche se caratterizzato da notevoli riforme amministrative come l’istituzione del BALIVATO, non bastò a proteggere la centralità del potere regio dall’influenza esercitata dai grandi feudatari.
Il consolidamento del potere regio nella Francia del XIII secolo fu compiuto da LUIGI IX con l'istituzione di organismi in grado di arginare il potere feudale. I più importanti furono il CONSIGLIO DEL RE con funzioni consultive e il PARLAMENTO con funzioni giudiziarie (e non legislative), a cui si aggiunsero un solido apparato burocratico e degli ISPETTORI inviati direttamente da Parigi.

LA MONARCHIA SPAGNOLA

La monarchia spagnola si costituisce durante quella che fu detta RECONQUISTA, ossia la sottrazione dei territori della Penisola Iberica occupati dagli Arabi.  Il dominio arabo era stato arginato dalla resistenza di alcuni regni cristiani, come quello di Castiglia, quello di Leon e quello di Navarra, oltre alla contea di Oporto da cui nascerà il regno portoghese. La reconquista fu portata avanti dai regni di Castiglia e di Leon, che riuscirono a togliere diversi territori agli Arabi, come la città di Toledo, rioccupata dal re di Castiglia Alfonso VI: alla reconquista seguivano i ripopolamenti, con la nascita di villaggi cristiani e con la ridistribuzione delle terre tra i contadini.  La vittoria più importante fu quella riportata nella battaglia di Las Navas de Tolosa del 1212, dopo la quale l'espansione fu inarrestabile, proseguendo fino al 1270 quando agli Arabi restava il solo regno di Granada. La Spagna non fu da subito una nazione, ma la fede cristiana e il sentimento comune che ispirava i vari regni a lottare uniti contro gli Arabi, facevano sì che il paese apparisse come un vero Stato nazionale. Bisogna anche dire che già dal XII secolo era presente in Spagna una civiltà comunale, come testimoniato dalla presenza di statuti (CARTAS DE POBLACIÒN) concessi a molte città. Questi statuti contemplavano franchigie e privilegi, che favorirono lo sviluppo di una borghesia artigianale e mercantile e la nascita di assemblee cittadine (CORTES) rappresentative anche di nobiltà e clero.

IL PRIMO CONFLITTO TRA LE MONARCHIE NAZIONALI
LA BATTAGLIA DI BOUVINES

Il primo grande scontro tra monarchie nazionali nel Basso Medioevo ebbe luogo a BOUVINES nel 1214, scontro che, oltre al papa Innocenzo III, coinvolse il re Filippo II Augusto di Francia, l'imperatore del Sacro Romano Impero  Ottone IV di Germania e il conte Ferdinando di Fiandra. Ottone IV fu sconfitto e costretto ad abdicare in favore di  Federico VII Hohenstaufen, poi Federico II di Svevia. Ferdinando venne catturato e imprigionato. Quanto a Filippo, grazie al trattato di Chinon, riuscì ad avere il controllo completo e indiscusso sui territori di Angiò, Bretagna, Maine, Normandia e Turenna che aveva da poco strappato al re inglese Giovanni Senza Terra, parente e alleato di Ottone. La battaglia di Bouvines è fondamentale per le sue conseguenze:
l'affermazione dell'autorità del re di Francia sulla feudalità e il controllo sul territorio;
la rinuncia di Giovanni Senza Terra a ogni pretesa sulla Normandia (Trattato di Chinon);
la rinuncia al trono di Ottone e l'ascesa al potere di Federico II.
Dopo Bouvines non vi furono ulteriori scontri. Il secondo - e ultimo - grande conflitto tra monarchie nazionali nel Basso Medioevo sarà la  Guerra dei Cento Ann.

2 - LA CRISI POLITICA E RELIGIOSA

INTRODUZIONE

Il tramonto dell'età medioevale si attesta nel significativo passaggio dalle monarchie feudali alle monarchie nazionali ma anche nel declino dei due poteri universali, che perdono progressivamente la propria autorità. La crisi divide i sostenitori dei due poteri in GUELFI (fedeli alla Chiesa) e GHIBELLINI  (fedeli all'Imperatore): questo conflitto si fa più acceso a Firenze, che si spacca tra le fazioni dei Bianchi e dei Neri, guidate dalle due famiglie dei Cerchi e dei Donati (e a questa era imparentato Dante Alighieri, marito di Gemma Donati). Intellettuali e letterati sono coinvolti nel conflitto tra i due poteri:
• Marsilio da Padova nel suo saggio DEFENSOR PACIS vede l'Imperatore come unico garante della stabilità politica;
• per Dante Alighieri i due poteri non sono in conflitto e li descrive come due soli che devono regnare concordi come nel passato.
Il tentativo di mediazione di Dante fallisce. La situazione a Roma si inasprisce a causa della guerra tra le famiglie della nobiltà romana (Colonna e Orsini sopra tutte) che si intensifica durante il periodo avignonese.

BONIFACIO VIII

Dopo il breve pontificato di CELESTINO V (Pietro da Morrone) conclusosi con la rinuncia del Papa all'esercizio del proprio ministero, viene eletto a Napoli - dove era stata spostata la sede papale a causa delle troppe ingerenze dei nobili romani - il cardinale Benedetto Caetani, che prende il nome di Bonifacio VIII. Spinto da un sogno IEROCRATICO secondo il quale l'autorità del pontefice era superiore a qualsiasi altra, era sostenitore della TEORIA DELLE DUE SPADE ma a differenza degli altri Papi aveva assegnato la spada del potere temporale al re di Francia FILIPPO IV IL BELLO. La scelta della monarchia francese era non solo una provocazione nei confronti dell'Imperatore ma anche il tentativo di controllare gli Angió, costretti a cedere agli Aragonesi la Sicilia e poi ad accettare la Bolla che vietava le  esportazioni senza l'autorizzazione papale.
Nel 1300 Bonifacio VIII indice il Grande Giubileo e promette una Indulgenza Plenaria per tutti i pellegrini,  seguendo la consuetudine di alcuni precursori ma con lo scopo di un ritorno in termini economici e d'immagine.
Nel 1302 Bonifacio VIII emana la Bolla UNAM SANCTAM ECCLESIAM, con cui ribadisce la superiorità assoluta del potere della Chiesa. La Bolla suscita le reazioni dei nemici di Bonifacio VIII, primi fra tutti i membri  della nobiltà romana (sopratutto la famiglia Colonna, il cui feudo di Palestrina era stato distrutto su ordine dello stesso Papa): nel 1303 accade il celebre episodio dell'OFFESA DI ANAGNI, storicamente incerto, in cui il Papa fu vittima dello schiaffo del principe Sciarra Colonna. Bonifacio VIII morirà un mese dopo.

DOPO BONIFACIO VIII

IL PAPATO AVIGNONESE - Alla morte di Bonifacio VIII viene eletto Papa BENEDETTO XI, il cui pontificato sarà molto breve (sette mesi). Durante questo periodo esplode la tensione tra le famiglie della nobiltà romana e la Francia di Filippo IV si ribella all'autorità del Papa: i due eventi anticipano la cosiddetta CATTIVITÀ AVIGNONESE. Nel lunghissimo conclave di Perugia (ben undici mesi) i cardinali elettori si spaccano tra anti-francesi e filo-francesi: alla fine viene eletto Papa il vescovo di Bordeaux, Bertrand De Got, che prende il nome di CLEMENTE V. De Got si fa incoronare a Lione e cerca un accordo col re francese Filippo il Bello, a cui è concesso di processare i Cavalieri Templari. Nel 1309 la sede papale è spostata ad Avignone (feudo angioino): lo spostamento della sede, non definitivo, era dovuto all'instabilità di Roma, dilaniata dalla guerra tra i nobili. La cattività avignonese durerà fino al 1377 con sei papi, tutti francesi. Ci furono alcuni tentativi di rientro a Roma che peró fallirono, sempre a causa della guerriglia baronale. Solo nel 1377, anche grazie all'intercessione di Caterina da Siena, Papa GREGORIO XI riportó la sede a Roma.

COLA DI RIENZO - Durante la cattività avignonese, in una Roma dilaniata dalla guerra tra le famiglie della nobiltà feudale, nasce il progetto politico moderno e innovativo del notaio Cola di Rienzo. Nato da genitori umili (padre taverniere e madre lavandaia) il giovane Niccoló detto Cola accede al notariato e inizia una carriera brillante in giro per l'Impero, restando affascinato dal modello politico. Il suo sogno era quello di trasformare Roma in un comune moderno e la sua iniziativa viene presentata con un grande affresco in Campidoglio, dal contenuto allegorico, a rappresentare una Roma morente. L'affresco - primo esempio di pubblicità elettorale - ebbe successo e Cola fu acclamato come ultimo dei Tribuni del Popolo. Deciso a estendere il progetto a tutta l'Italia, per offrirne la corona all'Imperatore, Cola di Rienzo si trasformó in uno spietato dittatore, determinando il fallimento della stessa Repubblica Romana da lui creata. Il disegno politico di Cola era molto moderno, sopratutto riguardo la corretta distribuzione delle risorse tra i cittadini e la cessazione di ogni forma di sopruso e di violenza tra le varie fazioni politiche. La resa dei baroni e la vittoria popolare lo consacrano ma la sete di potere e le simpatie ghibelline lo fanno cadere in disgrazia.  Viene ucciso in un attentato nel 1353 mentre si accingeva a tenere un comizio.

IL GRAMDE SCISMA - Nel 1378 i cardinali francesi riuniti ad Avignone eleggono un anti-papa, CLEMENTE VII, causando il GRANDE SCISMA. In questo periodo, che durerà fino al 1417, si avranno due sedi con due papi, uno a Roma e uno ad Avignone (e per un brevissimo periodo se ne aggiunge una terza).

LA BOLLA D'ORO - Nel 1356, dopo l'ascesa al trono di Boemia del re CARLO IV DI LUSSEMBURGO nasce il conflitto col Pontefice INNOCENZO VI, che lo avrebbe incoronato a Norimberga. Per la prima volta dai tempi di Carlo Magno il diritto del Papa di incoronare l'Imperatore è sostituito dall'elezione.
La BOLLA D'ORO imperiale prevedeva (tra le sue numerose disposizioni) la nomina per elezione dell'Imperatore da parte di una Dieta costituita da 7 membri, 4 nobili e 3 arcivescovi. L'incoronazione inoltre si sarebbe dovuta  tenere in Germania.

I LOLLARDI - I Lollardi sono il primo nucleo pre-protestante nato in seno alla Chiesa di Roma. Nati come dediti alle opere pie (la cura dei feriti  e dei malati e la sepoltura dei caduti in battaglia) sposano le tesi del teologo e predicatore Giovanni WYCLIFFE: la necessità di tradurre le Scritture e la lotta alla corruzione nella Chiesa. Contrari alla presenza del clero, non erano peró SCISMATICI, come saranno poi i Luterani, in quanto volevano solo una riforma della Chiesa. In segno di disprezzo furono detti "seminatori di zizzania" da cui appunto il soprannome di Lollardi.

3 - LA CRISI ECONOMICA E SOCIALE

INTRODUZIONE

Il XIV secolo è segnato anche da una profonda crisi sociale ed economica, dovuta a diversi fattori tra cui:
• l'epidemia di peste nera
• le avverse condizioni climatiche
• le carestie
• le tensioni nelle città e nelle zone rurali
• il declino dell'area mediterranea
Gli storici definiscono questa fase come CRISI DEL TRECENTO.

LA CRISI DEMOGRAFICA

Agli inizi del secolo XIV si era verificato uno scompenso tra la popolazione in eccesso e la scarsità delle risorse agricole. A far calare la produzione agricola era l’inadeguatezza dei mezzi e delle terre coltivabili, che segnò l’inevitabile squilibrio tra la domanda e l’offerta. Va anche detto che uno dei fattori che incisero su questo problema fu il clima, che diventò più freddo e piovoso e rallentò la produzione cerealicola europea.
Tra il 1303 e il 1347 si succedono numerose carestie, che minano la natalità: la prima fu quella del 1315, che decimò l’Europa centro-settentrionale. Nel 1347 una nave genovese proveniente da Caffa, in Crimea, porta in Europa il morbo della peste, che si diffonde prima in Italia, Francia e Spagna, e si diffonde poi nella regione mitteleuropea. Il dilagare della peste nera risparmia pochissime zone, e il morbo, diventato endemico, provoca congiuntamente alle guerre un brusco crollo della popolazione, che scende sotto i 45 milioni di abitanti.

IL MONDO RURALE

Le campagne furono ovviamente molto colpite da questi problemi. I prezzi calarono di colpo, e i contadini poterono chiedere salari più alti, mentre i signori videro nettamente diminuite le proprie rendite. Molte terre, rivelatesi inadatte alla cerealicoltura, furono abbandonate, molti villaggi diventarono deserti, e alcuni terreni furono riconvertiti alla coltivazione di foraggio, incrementando lo sviluppo dell’allevamento. Il paesaggio agricolo europeo, come si era delineato nel periodo feudale, subì una trasformazione radicale e riapparvero zone paludose, boschive e popolate da pascolo brado. La mutata geografia dell’agricoltura europea finì col determinare nuove modalità di sfruttamento del suolo e un nuovo tipo di rapporti sociali. Si assiste alla nascita della specializzazione regionale (per esempio, Castiglia e Inghilterra diventarono esportatrici di lana, mentre la Polonia di cereali) e nelle zone meridionali dell’Europa vengono coltivate piante tessili e foraggere. Per contro nel sud europeo il feudalesimo trovò occasioni di rafforzamento e il servaggio della manodopera si rese ancora più pesante, mentre nel centro Europa l’economia feudale fu definitivamente accantonata su iniziativa della borghesia e delle monarchie nazionali. La nobiltà rinsalda ovviamente il suo potere, ma si tratta di una condizione diversa da quella feudale.

I TUMULTI CONTADINI

La manodopera agricola fu aiutata molto dalla crisi nel suo riscatto sociale e le tensioni tra contadini e signori degenerano in sanguinosi conflitti civili. Nel 1358 scoppia in Francia la jacquerie (il nome derivava da Jacques Bonhomme, soprannome dispregiativo che veniva dato ai contadini) si estende a diverse zone del paese, mentre in Inghilterra la tensione sociale è alimentata dalla predicazione egualitaria dei Lollardi e obliga la corona ad un ridimensionamento delle corvées e dello sfruttamento della manovalanza agraria. Se in francia le jacqueries non rispondevano a un preciso disegno politico, e si conclusero perciò nel nulla, nel resto dell’Europa i contadini riuscirono a scrollarsi il giogo feudale e finirono col frammentarsi in due sottoclassi, un ceto di contadini ricchi e proprietari e un proletariato rurale formato da braccianti senza terra.

LE CITTÀ

La crisi di metà Trecento non risparmiò le città, dove anzi gli effetti furono peggiori di quelli del settore agrario; tra il 1343 e il 1346 falliscono i banchieri fiorentini Peruzzi e Bardi, che avevano prestato soldi al re inglese per finanziare la Guerra dei Cento Anni, senza però riceverli in restituzione. Il fallimento coinvolse gli altri finanzieri del paese e finì con l’estendersi ad altre categorie di risparmiatori.

MANIFATTURA E COMMERCIO

In campo manifatturiero crolla la produzione dei panni lana e i centri specializzati nel settore tessile, come le Fiandre, perdono la loro leadership perché la produzione si sposta nelle zone rurali dove il costo della manodopera è più basso; in compenso molti centri riescono a riqualificarsi produttivamente dirottando la manifattura tessile verso gli articoli di lusso destinati alle famiglie signorili. Questa tendenza si diversifica a seconda della zona: abbiamo infatti l’incremento della produzione laniera di qualità medio-bassa accentrata in Olanda e Inghilterra, dove poi si svilupperanno le aziende a conduzione familiare, mentre in Italia si afferma l’industria serica. Inizia inoltre il fenomeno della massificazione dei prodotti, grazie ai costi contenuti.
Si afferma anche il settore metallurgico e quello minerario.  L’economia di mercato assume ora una fisionomia più attiva, con una maggiore circolazione di moneta dovuta all’aumento dei consumi di massa e soprattutto con un netto avanzamento tecnologico che rende il trasporto della merce sicuro e veloce.
Anche la geografia commerciale inizia a cambiare. Ferme restando le condizioni dei paesi tradizionalmente importatori ed esportatori, le rotte commerciali verso il Nord Europa non sono più una novità e l’avanzata turca nel Mediterraneo comincia a segnare la decadenza del ruolo produttivo del relativo bacino.

I TUMULTI URBANI

Le rivolte e le tensioni che animarono il mondo contadino non furono esclusiva prerogativa della manodopera agraria, ma coinvolsero anche la controparte urbana. Due erano infatti le cause del malessere: la disoccupazione e la formazione di un nucleo di proletari urbani, che venivano esclusi dal governo cittadino e che quindi rivendicavano il proprio ruolo politico. Nel 1357 scoppia a Parigi una rivolta borghese guidata da Etienne Marcel, esasperata dal severo regime fiscale causato dalle necessità della Guerra dei Cento Anni. Dopo un buon inizio la borghesia parigina, spaventata dalla violenta jacquerie contadina, abbandona il proprio leader per fare lega con la nobiltà impegnata a reprimere la rivolta agraria.
Nel 1378 scoppia a Firenze il tumulto dei Ciompi, i salariati del settore laniero. Si trattò di una vera lotta di classe: i Ciompi erano il proletariato fiorentino, impossibilitato a costituirsi in Arte e protestavano contro i potenti signori dell’oligarchia borghese e mercantile, che controllavano il Comune fiorentino, dal cui governo i Ciompi erano esclusi. La protesta fece sì che uno dei Ciompi, Michele Lando, venisse nominato Gonfaloniere di Giustizia del Comune fiorentino, e che venissero istituite tre nuove Arti minori (ciompi, tintori e farsettai) con la riserva di un terzo degli uffici alle Arti minori.

IL PATRIZIATO CITTADINO

La ricca borghesia urbana esce a testa alta dalla crisi del Trecento consolidando il suo potere in una ristretta oligarchia mercantilistica e finanziaria e integrandosi con il vecchio ceto dell’aristocrazia feudale, rendendo così palesi e insanabili le distanze dalle plebi: l’asservimento borghese ai nuovi stati nazionali e a quelli regionali, soprattutto in Italia, permise la formazione di un patriziato cittadino. Questo patriziato sposò ben presto le usanze dei ceti nobiliari a cui fu accomunato dall’acquisto di terre e di titoli e dall’amore per i generi di lusso.

CONCLUSIONI

Il Trecento si presenta quindi diversificato nelle due zone geografiche europee: al centro nord abbiamo una condizione di estrema miseria dovuta alla crisi economica, che si ripercuote sui contadini e sui lavoratori delle città, mentre la nobiltà e le oligarchie cittadine escono rafforzate dalla crisi; al sud si ha il rafforzamento delle istituzioni feudali che aggravano il servaggio dei contadini e del proletariato urbano.

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