giovedì 21 settembre 2017

Classe 4 - Storia 4

Storia 4 - Classi 4A e 4D

 C4 - U4
Dai moti del 1848 alla crisi di fine secolo.

1 - LA PRIMAVERA DEI POPOLI.

INTRODUZIONE - Gli anni '40 del XIX secolo si caratterizzano per l'insorgere di moti rivoluzionari in diverse nazioni europee, definiti da Mazzini "primavera dei popoli" per il loro carattere egualitario e democratico. Le prime attestazioni di tali fermenti rivoluzionari si possono rilevare già negli Stati italiani proprio come conseguenza delle azioni mazziniane, in particolar modo nel Regno delle Due Sicilie tra il 1847 e il 1848, che tuttavia ebbero un ruolo marginale per la posizione periferica del regno borbonico rispetto all'Europa continentale: il movimento più importante è quello che inizia a Parigi nel febbraio 1848 con la "campagna dei banchetti". Dalla Francia l'ondata rivoluzionaria si propaga per l'Europa, approdando poi in Italia dove culmina nell'età del Risorgimento. Le principali conseguenze di questi moti rivoluzionari sono state:

-  in Francia la fine della monarchia orleanista e l'avvento della Seconda Repubblica e poi del Secondo Impero;
 -  in Italia dopo la Seconda Guerra d'Indipendenza l'adesione degli Stati italiani al progetto di unificazione del Regno di Sardegna e la proclamazione del Regno d'Italia;
- la costituzione in diversi Stati europei dei movimenti operai e la diffusione del Cartismo in Inghilterra.

FRANCIA - A Parigi da diverso tempo si era diffusa l'usanza dei "banchetti politici" che si radunavano nelle vie del centro cittadino per consentire la partecipazione dei cittadini comuni alla discussione dei temi politici, sopratutto i problemi della monarchia orleanista. Il re Luigi Filippo d'Orléans aveva sempre tollerato queste manifestazioni ma l'ultima, quella del febbraio 1848, era stata vietata per problemi di ordine pubblico. La reazione dei parigini fu immediata e si trasformò ben presto in una vera e propria rivoluzione popolare che portò alla destituzione di Luigi Filippo e alla proclamazione della Repubblica. Alle elezioni il Paese si trovò spaccato tra diversi schieramenti, tra i quali prevalsero i nazionalisti capeggiati da Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, nipote dell'ex imperatore. Il suo partito proponeva un programma di risanamento dell'ordine pubblico con un potere centrale forte. Bonaparte fu eletto quindi Presidente della Seconda Repubblica francese ma dopo quattro anni di governo liberale cominciò ad accentrare i poteri nelle sue mani fino alla creazione nel 1852 del Secondo Impero di cui si fece incoronare imperatore con il nome di Napoleone III, in segno di continuità con lo zio. Sostenitore del libero - scambismo e profondo conoscitore del liberismo inglese, Bonaparte avviò subito un radicale progetto di riforme dell'economia francese, modernizzando molte strutture preesistenti e iniziando la costruzione della rete ferroviaria. Per scongiurare i disordini pubblici fu progettato un nuovo assetto urbanistico per la città di Parigi che vide la collaborazione del barone Haussmann: le piccole vie del centro, facilmente congestionate durante i fermenti rivoluzionari, furono eliminate a favore dei grandi viali (boulevards) che avrebbero consentito spostamenti più efficaci dell'esercito in caso di disordine pubblico. A tutela della stabilità del potere imperiale Napoleone III istituì inoltre delle prigioni militari al di fuori dei confini francesi dove ricoverare i detenuti politici. In politica estera ricordiamo gli accordi di Plombiéres col governo del Regno di Sardegna guidato da Cavour e l'ostilità nei confronti della Prussia, dal cui esercito fu sconfitto a Sedan nel settembre 1870.

ITALIA - A neanche un mese di distanza dai moti di Parigi, nel marzo del 1848 insorge il Regno Lombardo - Veneto. A differenza del Regno delle Due Sicilie, dove si registrarono isolate rappresaglie dei patrioti mazziniani, nel Lombardo - Veneto la reazione popolare vide la partecipazione di un numero elevato di persone, a Venezia, a Brescia e sopratutto a Milano, dove nell'ultima delle "Cinque Giornate" (il 22 marzo 1848) l'esercito austriaco guidato dal generale Radetzky fu costretto ad abbandonare la città. Il Quarantotto italiano fu anticipato da movimenti liberali che avevano convinto sia Ferdinando di Borbone, re delle Due Sicilie, sia Carlo Alberto di Savoia re di Sardegna, a concedere una Carta Costituzionale. I moti insurrezionali di febbraio a Parigi avevano ispirato i patrioti degli Stati italiani alla ribellione nei confronti dell'oppressore, il regime borbonico a sud e quello asburgico a nord, pur avendo questi movimenti origini ben distinte. Carlo Alberto, che il 29 novembre 1847 aveva completato l'unificazione territoriale del Regno di Sardegna, approfittò di tali circostanze per espandere ulteriormente il proprio regno annettendo gli stati italiani controllati dall'Austria. La PRIMA GUERRA D'INDIPENDENZA ITALIANA fu quindi in sostanza un tentativo di annessione: le ostilità furono dichiarate il 23 marzo 1848. A sostenere Carlo Alberto furono lo Stato della Chiesa, il Regno delle Due Sicilie e il Granducato di Toscana, ma ben presto l'esercito sabaudo fu lasciato solo, in quanto il Papa temeva che l'Austria (paese cattolico) potesse dar luogo a un nuovo scisma, mentre gli altri due Stati erano legati per parentela alla corte di Vienna; di fatto queste alleanze avevano avuto il solo obiettivo di evitare l'insorgere di ulteriori ventate rivoluzionarie. Carlo Alberto, sconfitto, fu costretto a firmare l'armistizio con l'Austria, e nel 1849 ad accettare umilianti condizioni di resa: fu obbligato infatti ad abdicare in favore del figlio Vittorio Emanuele II. Nel 1852 Vittorio Emanuele nominò primo ministro del Regno di Sardegna Camillo Benso, conte di Cavour. Di principi liberali, Cavour diede inizio a una profonda trasformazione del regno, modernizzando e ampliando numerose infrastrutture tra cui la rete ferroviaria piemontese e il porto di Genova. Molto attento alla politica estera, Cavour promosse nel 1855 la partecipazione di un contingente sabaudo alla guerra di Crimea e nel 1858 cercò l'alleanza della Francia di Napoleone III in vista di un nuovo conflitto con l'Austria. Napoleone III e Cavour si incontrarono segretamente a Plombières per definire i termini dell'accordo tra i due Paesi. Entrambi avevano la stessa visione politica ed economica e pensavano di trarre vantaggio da questa alleanza: il Regno di Sardegna contava sull'appoggio francese per l'ingresso in un mercato economico più ampio, la Francia sperava di espandere il proprio territorio alle pertinenze del piccolo Stato italiano.

GRAN BRETAGNA - La Seconda Rivoluzione Industriale aveva portato l'Inghilterra vittoriana a uno status di apparente benessere economico e sociale. La massiccia industrializzazione del paese aveva attirato molti abitanti delle campagne che si erano trasferiti per lavorare nelle aziende e negli opifici delle grandi città, favorendo la nascita di un numeroso ceto operaio che viveva nelle work houses, le abitazioni destinate ai lavoratori, prive di servizi igienici e spesso in condizioni fatiscenti. Tra le piaghe sociali più conosciute c'era lo sfruttamento del lavoro minorile: i bambini venivano spesso impiegati in mansioni pericolose come il recupero dei rocchetti di filo che cadevano sotto gli ingranaggi delle macchine tessili o, per le loro dimensioni, venivano impiegati nelle miniere dove potevano precedere gli adulti negli spazi più angusti e inaccessibili. Molti bambini morivano per cause di lavoro o di stenti, spesso erano dediti all'accattonaggio. Un'altra delle piaghe sociali più drammatiche del periodo riguardava la condizione femminile, specialmente quella delle giovani donne rimaste senza famiglia che erano costrette alla prostituzione. Gli appartenenti alla working class non avevano diritto di voto e non esisteva una vera e propria organizzazione sindacale, né un vero partito dei lavoratori. Nel 1838 l'avvocato di origine irlandese Angus Ferguson promuove il movimento della People's Chart (Carta del Popolo). Il movimento organizza una petizione che raccoglie un milione di firme, che viene presentata alla Camera dei Comuni. Il documento era articolato in sei punti che prevedevano tra gli altri la concessione del diritto di voto ad ogni cittadino maschio che avesse compiuto i ventun'anni anche privo di rendita fondiaria. La proposta fu rifiutata e fu ripresentata nel 1842, stavolta con oltre tre milioni di firme, ma fu rifiutata di nuovo, provocando la reazione popolare che fu repressa nel sangue. Il movimento cartista si spense negli anni successivi anche se il Partito Liberale e il socialismo fabiano promossero delle iniziative a favore dei diritti dei lavoratori, anche allo scopo di stabilizzare l'ordine pubblico.

GERMANIA - Il Congresso di Vienna aveva riunito i 39 stati tedeschi nella Confederazione Germanica, dominata dalla Prussia a nord e schiacciata dall'influenza austriaca a sud. La Germania ancora non esisteva ma i liberali tedeschi avevano già un progetto di unificazione che per il momento era rappresentato da una alleanza doganale chiamata Zoellverein. Tuttavia l'ideale unitario si era rafforzato negli anni '40 del XIX secolo proprio grazie alla borghesia industriale: tra il 1847 e il 1849 si era costituito il cosiddetto Parlamento di Francoforte, un'assemblea dei rappresentanti dei 39 stati. Il progetto di unificazione prevedeva che la corona del futuro Reich sarebbe stata assegnata al re di Prussia, Federico Guglielmo IV, che però non volle accettare l'investitura da parte di un'istituzione non nobiliare. Nonostante il sostegno di alcuni Stati il progetto si arrestò a causa dell'opposizione austriaca. Il Parlamento si era infatti spaccato in due linee di tendenza, una filo - prussiana (la Piccola Germania) e una filo - austriaca (la Grande Germania). Nel 1859 divenne re di Prussia Guglielmo I che nel 1862 nominò a capo del governo Otto von Bismarck, non gradito ai liberali tedeschi per le sue idee antiliberali. Abile diplomatico, Bismarck rilanciò il progetto unitario degli Stati tedeschi accentrando l'egemonia prussiana contro l'influenza austriaca. Gli Stati tedeschi finirono col dividersi in due Confederazioni, separate dal fiume Meno: a nord quella guidata dalla Prussia e a sud quella controllata dall'Austria.

IL MOVIMENTO OPERAIO - Gli anni '40 del XIX secolo sono caratterizzati dalla nascita di organizzazioni (anche rivoluzionarie) che avevano l'obiettivo di migliorare la situazione dei lavoratori. Questi movimenti si sviluppano in Europa e negli Stati Uniti a seguito della Seconda Rivoluzione Industriale, nata in Gran Bretagna e proseguita in Francia e negli Stati Tedeschi. L'industrializzazione aveva infatti prodotto la comparsa di due classi sociali antagoniste: la borghesia imprenditoriale e capitalistica e il ceto operaio o proletariato urbano. Non esistevano delle vere associazioni sindacali ma solo delle leghe, come le Trade Unions nate in Inghilterra nel 1824 a seguito del luddismo e seguite quarant'anni dopo da analoghe organizzazioni in Francia e negli Stati Tedeschi. L'economista politico e filosofo tedesco Karl Marx si trovava proprio a Parigi nel periodo interessato dall'esplosione dei movimenti comunisti ed egualitaristi, che lo spinsero a scrivere, insieme all'amico Friedrich Engels, il saggio politico L'IDEOLOGIA TEDESCA, considerato il testo fondamentale del socialismo scientifico. In quest'opera i due Autori evidenziano la necessità di uno studio approfondito della società e dei suoi cambiamenti in base alle leggi dell'economia: Marx afferma infatti che è stata proprio la società industriale a creare la classe operaia che un giorno sostituirà quella dei capitalisti borghesi come ceto dominante. Oltre alla teoria di Marx si diffondono altre correnti come il socialismo anarchico di Bakunin, sviluppatosi nella Russia zarista dove esistevano ancora i servi della gleba. Nonostante il proliferare di movimenti organizzati bisogna aspettare tuttavia la fine del secolo per il riconoscimento dei diritti fondamentali dei lavoratori, come per esempio la giornata lavorativa di otto ore.

2 - LA NASCITA DEL REGNO D'ITALIA E DELL'IMPERO TEDESCO.

INTRODUZIONE - Il processo di unificazione degli stati italiani è preceduto dal cosiddetto "decennio di preparazione" nel corso del quale si confrontano diverse tendenze politiche. Quella ispirata al pensiero di Giuseppe Mazzini disegnava un'Italia laica e repubblicana e si contrapponeva alle idee del sacerdote Vincenzo Gioberti, che avrebbe voluto l'unificazione degli stati italiani sotto la guida del Pontefice Pio IX. Al nord si scontravano la corrente "piemontese" di Cesare Balbo, che prospettava un progetto di unificazione guidato dai Savoia, e quella "lombarda" di Carlo Cattaneo, che concepiva uno stato unitario caratterizzato dal federalismo amministrativo. A prevalere fu la Destra Storica capeggiata da Cavour che propendeva per la separazione assoluta del potere della Chiesa da quello laico dello Stato. A distanza di dieci anni dall'unità d'Italia si compie anche il processo di unificazione degli stati tedeschi guidati dalla Prussia di Guglielmo I e del suo Cancelliere Otto von Bismarck.

L'ANNESSIONE DEL NORD E DEL SUD - Gli accordi di Plombières stipulati segretamente tra Cavour e Napoleone III prevedevano il sostegno francese al Regno di Sardegna nella campagna di annessione del Regno Lombardo - Veneto, in cambio della cessione di Nizza e della Savoia. La Seconda Guerra d'Indipendenza ebbe inizio il 27 aprile 1859 ma le vere operazioni militari cominciarono un mese dopo: Cavour aveva mantenuto un'atteggiamento apertamente provocatorio con l'intento di farsi dichiarare guerra dall'Austria. Il conflitto entrò nel vivo con l'arrivo dei francesi. Disattendendo gli accordi di Plombières, dopo la liberazione della Lombardia Napoleone III avviò le trattative per un armistizio con l'Austria. Vittorio Emanuele II, pur sostenuto dalla popolazione, non volle continuare da solo la campagna nel nord-est, attenendosi alle decisioni della Francia e destando un clima di proteste per la cessione di Nizza e della Savoia all'imperatore francese. Tuttavia il successo del regno sabaudo spinse gli stati del centro-nord (Parma e Piacenza, Modena, Toscana) ad unirsi al Regno di Sardegna nel progetto di unificazione nazionale. Il 5 maggio 1860 iniziava la spedizione dei Mille guidati da Giuseppe Garibaldi: partiti dallo scoglio di Quarto, presso Genova, i garibaldini raggiunsero sei giorni dopo la città di Marsala, in Sicilia. Dopo lo sbarco Garibaldi iniziò la conquista dell'isola, per poi risalire l'estremità continentale della Penisola ancora in mano ai Borboni. Sostenuto dalle rivolte popolari in Basilicata e in Puglia, l'esercito di Garibaldi entrò a Napoli (capitale del Regno delle Due Sicilie) praticamente indisturbato, trovando la città abbandonata dal re Francesco II. Lo scontro decisivo si combatté sul Volturno e nel mese di ottobre il regno borbonico fu interamente conquistato. A questo punto gli unici territori irredenti erano quelli del nord-est ancora controllati dall'Austria e quelli dell'Italia centrale di proprietà dello Stato Pontificio.

I PRIMI ANNI DEL REGNO D'ITALIA - Il Regno d'Italia fu proclamato il 17 marzo 1861. Il Parlamento offrì la corona al re di Sardegna Vittorio Emanuele II e ai suoi eredi. I primi governi dello Stato unitario furono guidati dalla cosiddetta Destra Storica, a cui apparteneva lo stesso Cavour (si é soliti definire con l'aggettivo "storica" la Destra e la Sinistra del XIX secolo, per distinguerle dai loro corrispettivi politici del XX secolo). La Destra Storica era costituita dagli esponenti della grande proprietà fondiaria, della borghesia industriale del nord e da molti militari. La Destra ereditava un paese completamente disorganizzato, diviso a metà, la cui popolazione era quintuplicata rispetto al Regno di Sardegna. Lo Statuto Albertino era stato esteso a tutti i territori italiani ma la ricostruzione politica, amministrativa e finanziaria del nuovo regno doveva fare i conti con un Mezzogiorno molto arretrato e gravato dalle piaghe dell'analfabetismo e del brigantaggio, tanto da caratterizzare la cosiddetta QUESTIONE MERIDIONALE fino agli inizi del nuovo secolo. La Destra governò l'Italia per quindici anni, fino alla "rivoluzione parlamentare" del 1876, che esautorò il gabinetto Minghetti: tra i successi della coalizione va ricordato il pareggio di bilancio, ottenuto con l'imposizione di misure fiscali spesso oggetto di contestazione, come l'imposta sul macinato del ministro Sella che aveva fatto aumentare il costo del pane.

IL COMPLETAMENTO DEL PROCESSO DI UNIFICAZIONE ITALIANA - Il primo impegno della Destra Storica in politica estera riguardava il completamento del processo di unificazione: conclusa l'alleanza con la Francia, si rendeva necessario portare a compimento l'annessione del Triveneto, ancora in mano austriaca, e la conquista di Roma e delle pertinenze dello Stato Pontificio. La Terza Guerra d'Indipendenza iniziò il 20 giugno 1866. Il Regno d'Italia poteva godere del sostegno della Prussia di Guglielmo I, nemica della Francia e di Napoleone III e impegnata anch'essa nel processo di unificazione dei trentanove stati tedeschi, sui quali esercitava la propria egemonia. Nonostante il sostegno prussiano gli inizi del conflitto non furono favorevoli all'Italia e le uniche vittorie furono quelle che videro protagonista l'esercito di Garibaldi. Tuttavia l'apporto prussiano consentì la vittoria necessaria per obbligare l'Austria a concedere l'annessione del Veneto e di parte del Friuli. Dopo la fine della guerra con l'Austria le attenzioni del Governo si spostarono su Roma. Garibaldi aveva già cercato inutilmente di conquistare lo Stato Pontificio, ma il suo esercito di volontari era stato fermato dalle truppe francesi. A spianare la strada verso l'annessione dei territori dello Stato Pontificio fu proprio la guerra franco-prussiana: la sconfitta di Napoleone III a Sedan, il 2 settembre 1870, aveva infatti indebolito Roma, rimasta senza alleati. Il 20 settembre 1870 con la "breccia di Porta Pia" l'esercito sabaudo invadeva la città, mentre Pio IX si dichiarava polemicamente prigioniero dello Stato italiano. La Destra Storica dovette quindi affrontare anche una QUESTIONE ROMANA: con la successiva Legge delle Guarentigie fu disposto il ridimensionamento del territorio pontificio alla sola città del Vaticano con la pertinenza privata di Castel Gandolfo; al Papa fu assegnato un appannaggio stabilito dal Governo. Pio IX scomunicò quindi i Savoia aprendo una frattura che si sarebbe ricomposta solo col Concordato del 1929 (Patti Lateranensi). La capitale del Regno d'Italia, dopo Torino e Firenze, fu definitivamente stabilita a Roma.

L'UNIFICAZIONE DEGLI STATI TEDESCHI - I trentanove stati tedeschi erano divisi in due confederazioni, separate dal fiume Meno, quella del nord guidata dalla Prussia e quella del sud guidata dalla cattolica Baviera, terra natale della consorte dell'imperatore austriaco Francesco Giuseppe. Il Cancelliere prussiano Otto von Bismarck, abile diplomatico, sapeva che sarebbe stata decisiva una mossa propagandistica per attirare gli stati tedeschi del sud nella propria confederazione. Per tale motivo provocò l'imperatore francese Napoleone III rendendo noto il contenuto di un telegramma inviato allo stesso Bismarck da Guglielmo I (dispaccio di Ems). Pressato dall'opinione pubblica e dai suoi stessi diplomatici, l'imperatore francese dichiarò guerra alla Prussia sicuro di sconfiggere il piccolo esercito di Guglielmo I, ma alla causa antifrancese si unirono gli altri stati della confederazione. Napoleone III fu sconfitto a Sedan il 2 settembre 1870. Come previsto da Bismarck gli altri stati tedeschi si unirono a quelli del nord, isolando l'Austria già sconfitta quattro anni prima nella battaglia di Sadowa e ormai ininfluente nel processo di unificazione. Il 18 gennaio 1871 nasceva l'impero tedesco, la cui corona fu offerta al re di Prussia Guglielmo I.

3 - L'ETÀ DEGLI IMPERIALISMI EUROPEI E LA CRISI DI FINE SECOLO.

INTRODUZIONE - Gli ultimi tre decenni del XIX secolo sono dominati da quattro imperi europei con un esteso territorio coloniale:

- l'impero britannico, governato dalla regina Vittoria;
- l'impero tedesco, governato da Guglielmo I;
- l'impero austro-ungarico, governato da Francesco Giuseppe;
- l'impero russo, governato da Alessandro II.

L'Italia a partire dal 1876 è governata dalla Sinistra Storica, che guida il paese per un ventennio. Gli ultimi quattro anni del secolo sono interessati da una fase di marcata instabilità a causa della fine della "politica dell'equilibrio" che aveva contraddistinto il cancellierato di Bismarck e del peggioramento della condizione sociale dei ceti meno abbienti che porterà a nuovi focolai rivoluzionari.

FRANCIA - Il 3 settembre 1870 giunge a Parigi la notizia della sconfitta di Sedan e della cattura di Napoleone III: è la fine del Secondo Impero. Con l'appoggio del Parlamento il generale Thiers (esponente di punta della destra orleanista) tenta il colpo di stato, ma l'assalto al potere fallisce e si costituisce un governo provvisorio di difesa nazionale che avrebbe dovuto trattare con la Prussia. Pochi giorni dopo vengono rese note le condizioni della resa. Dopo la nascita dell'Impero Tedesco Bismarck obbliga la Francia ad eleggere un esecutivo stabile con cui firmare l'armistizio: la pace verrà siglata il 28 gennaio con condizioni durissime per i francesi come la cessione di Alsazia e Lorena alla Germania e il pagamento di cinque milioni di franchi. A contendersi il potere erano tre schieramenti: i monarchici, divisi tra LEGITTIMISTI (fedeli ai discendenti dei Borbone) e ORLEANISTI; i repubblicani, divisi tra RADICALI e MODERATI; i bonapartisti, fedeli all'ex imperatore. Le elezioni sono vinte dai repubblicani ma il Parlamento affida i poteri al generale Thiers. La popolazione insorge il 18 marzo, temendo una restaurazione della monarchia, e caccia il Parlamento da Parigi. Il 26 marzo 1871 viene fondata la COMUNE, un governo autonomo di chiara ispirazione laica e socialista, che durerà 54 giorni. Il tricolore viene sostituito dalla bandiera rossa e inizia una serie di riforme sociali e democratiche: l'abolizione dell'esercito, il porto d'arma per ogni cittadino, la gratuità e laicità dell'istruzione, per citarne alcune. L'esperienza comunarda finisce il 21 maggio con l'ingresso dell'esercito guidato dal generale Mac Mahon. I ribelli vengono fucilati con esecuzioni sommarie ma molti riescono a fuggire. Il potere torna quindi nelle mani di Thiers, che viene nominato Presidente della Repubblica. Gli succederà il conservatore legittimista Mac Mahon, sostenitore della monarchia borbone, ma i francesi sceglieranno la repubblica.
La Terza Repubblica francese è proclamata ufficialmente il 30 gennaio 1875. In questi ultimi 25 anni del secolo la poltrona presidenziale sarà occupata dal repubblicano Grevy, confermato per due mandati e seguito da Carnot e Faurè. Il clima politico era però molto instabile come testimoniano i tentativi di colpo di stato come quello del generale Boulanger.
Alla fine del secolo la repubblica è indebolita da diversi scandali tra cui il famoso AFFARE DREYFUS. Alfred Dreyfus era comandante dell'esercito, ebreo e di origine alsaziana. Accusato di alto tradimento con documenti rivelatisi poi apocrifi, Dreyfus verrà condannato all'ergastolo. La sua vicenda sarebbe passata inosservata se un altro militare, il generale Picquart non avesse scoperto l'inautenticità dei documenti che accusavano Dreyfus, scatenando l'opinione pubblica e subendo per punizione il trasferimento in Tunisia. I francesi si divisero e la stampa antisemita scatenò i propri giornalisti contro Dreyfus, che fu difeso da Emile Zola e Jean Jaurés. Dreyfus fu riabilitato solo nel 1906.
GERMANIA - Dopo la costituzione del Secondo Reich il 18 gennaio 1871, Bismarck assume l'incarico di Cancelliere, conservando però anche l'incarico di Primo Ministro della Prussia. Orgoglioso delle sue origini, Bismarck escluse dal suo Gabinetto tutti i funzionari non prussiani. Il nuovo impero assunse da subito una forte connotazione centralista. In politica interna Bismarck avviò una serie di riforme allo scopo di rilanciare il PANGERMANESIMO in tutta Europa, limitando la propaganda dei cattolici e dei socialisti: tra le sue iniziative ricordiamo una vera e propria rivoluzione culturale, il KULTURKAMPF (battaglia della cultura). Contro i cattolici promosse le LEGGI DI MAGGIO che vincolavano la nomina dei prelati al controllo dello Stato, oltre a diverse leggi volte a limitare il potere della Chiesa. Tra i nemici giurati di Bismarck c'erano i cattolici dello Zentrum (Centro) che  il Cancelliere definiva con disprezzo REICHFINDE (nemici del Reich) per la loro opposizione all'unificazione tedesca. Altri nemici di Bismarck erano i socialisti dello SDP, il Partito Socialdemocratico Tedesco, ai quali aveva vietato la propaganda per il timore di ulteriori focolai rivoluzionari, ma anche i liberali della borghesia imprenditoriale, preoccupati per l'eccessivo fiscalismo. In politica estera bisogna sottolineare l'estensione del patrimonio coloniale e due importanti alleanze: la Duplice Alleanza con l'Austria, poi estesa all'Italia (Triplice Alleanza) e il Patto dei Tre Imperatori, un patto di non belligeranza con l'Austria e la Russia. Va infine ricordato il Congresso di Berlino nel 1878, la Seconda Restaurazione europea, che ebbe un forte impatto sull'assetto territoriale degli stati europei. L'incarico di Bismarck dura fino al 1890 quando il nuovo Kaiser Guglielmo II decide di abbandonare la politica dell'equilibrio iniziando una corsa al riarmo che preparava la Prima Guerra Mondiale.

GLI ALTRI IMPERI - La seconda metà del XIX secolo è dominata dai grandi Imperi europei: oltre a quello tedesco, quello britannico, quello austro-ungarico e quello russo. Il clima politico è di grande instabilità e di forti tensioni sociali.
Nel 1867 si forma l'Impero Austro-Ungarico, grazie al compromesso (AUSGLEICH)  tra Austria e Ungheria che costituiscono l'unificazione territoriale della Cisleitania e della Transleitania, le due regioni divise dal fiume Leite. Dal 1848 era imperatore Francesco Giuseppe, che ereditava il progetto ambizioso dell'espansione verso i Balcani, culminata con l'annessione della Bosnia. Proprio l'annessione della Bosnia sarà oggetto di discussione al Congresso di Berlino del 1878 e una delle cause politiche dello scoppio della Grande Guerra nel 1914. Oltre alla Bosnia l'Austria era ancora in possesso del Trentino, che l'Italia sperava di riottenere proprio al Congresso; l'Ungheria conservava un'autonomia solo nominale e rappresentata dal solo uso della lingua magiara accanto al tedesco nei documenti ufficiali. L'alleato più importante dell'Impero Austro-Ungarico era l'Impero tedesco, legato dalla Duplice Alleanza, poi estesa anche all'Italia (Triplice Alleanza). Austria e Ungheria saranno di nuovo separate nel 1919 al termine della Grande Guerra.
In Gran Bretagna due terzi del secolo sono governati da Vittoria di Hannover, che sale al trono diciottenne nel 1837. Durante il vittorianesimo il paese manifesta aspetti molto contrastanti: da un lato la massiccia industrializzazione del paese e l'estensione del grande impero coloniale, dall'altro la situazione precaria dei ceti meno abbienti e le cattive condizioni di lavoro degli operai. I governi dell'età vittoriana portano i nomi dei ministri Gladstone, Disraeli e Salisbury. Il liberale Gladstone si distingue per due importanti riforme: quella dell'istruzione, necessaria per risolvere il problema dell'analfabetismo, e quella elettorale, che estendeva il suffragio ai residenti nelle campagne, allo scopo di contenere le tensioni sociali. Il conservatore Disraeli fu invece il vero artefice dell'espansione economica e coloniale britannica: durante il suo mandato l'India diventa l'avamposto strategico dell'Impero Britannico in Asia, mentre si rafforza la presenza coloniale in Sudafrica. Gli ultimi anni del secolo, governati da Salisbury, sono contraddistinti dai primi cedimenti dell'impero coloniale (la guerra anglo-boera in Sudafrica e l'inizio delle proteste in India). In politica estera il maggior successo diplomatico di Salisbury fu l'INTESA CORDIALE con la Francia, accordo che sarà poi esteso alla Russia (TRIPLICE INTESA) e nel 1915 anche all'Italia, che abbandonerà la Triplice Alleanza.
La situazione sociale peggiora a causa delle agitazioni degli operai, costretti a turni di lavoro massacranti e a condizioni di vita intollerabili. Gli operai non erano ancora rappresentati da un vero partito politico (il Partito Laburista nascerà nel 1906) e per questo l'unico schieramento di riferimento erano i liberali. In questi anni nasce la FABIAN SOCIETY, un'associazione di intellettuali "liberal" che si poneva l'obiettivo del miglioramento delle condizioni di vita della working class: tuttavia la crisi sociale sfocia in vere e proprie guerriglie urbane, spesso represse dall'esercito. È proprio questa situazione a costringere Salisbury a rassegnare le dimissioni da Primo Ministro. La regina Vittoria muore nel 1901 lasciando un impero industrialmente progredito ed economicamente forte ma socialmente instabile.
La Russia era un paese ancora feudale. Nonostante l'abolizione della servitù della gleba il potere era nelle mani dei grandi proprietari terrieri. Il forte centralismo degli Zar Romanov escludeva però dalla vita politica i borghesi e i ceti meno abbienti. L'arretratezza economica e la crisi politica e sociale sfociano anche in Russia in una spirale di rivolte e attentati, di cui lo stesso Zar Alessandro II resterà vittima. I successori rafforzano dunque le misure repressive per scongiurare nuove insurrezioni, ma la tensione sociale resterà alta, come testimoniano la "domenica di sangue" del 1912 e la rivoluzione del 1917 che porterà alla destituzione dell'ultimo Zar Nicola II. A confrontarsi sul piano politico erano alla fine del secolo 4 movimenti: i giovani intellettuali borghesi della cosiddetta INTELLIGENCJA (intellighenzia), un movimento di ispirazione liberale che si batteva per la riforma dello stato; il gruppo estremista degli SLAVOFILI, che aveva l'obiettivo di difendere l'identità, la cultura, la lingua e le tradizioni russe, contro ogni tentativo di corruzione occidentale; il gruppo modernista degli OCCIDENTALISTI, opposto agli Slavofili, che chiedeva l'adozione di riforme e di un assetto politico sul modello delle monarchie europee occidentali; infine gli ANARCHICI, ispirati dalle teorie di Bakunin, che si diffusero soprattutto tra i contadini, che lottavano per il rovesciamento del regime zarista. A questi movimenti, con la diffusione dell'industrialismo agli inizi del nuovo secolo, si aggiungeranno le prime organizzazioni operaie guidate da Lenin (SOVIET). Agli inizi del XX secolo la Russia contende alla Germania e all'Austria il predominio sui Balcani e alla Turchia il controllo degli stretti che si affacciano sul Mediterraneo, diventando così una delle potenze europee coinvolte nella Grande Guerra. Tuttavia l'avvento della rivoluzione dell'ottobre 1917 e la trasformazione politica del paese obbligheranno la Russia a prendere le distanze dal conflitto e dalla Triplice Intesa di cui faceva parte.

ITALIA - Nel 1876 la rivoluzione parlamentare segna la fine dei governi della Destra Storica: il re Vittorio Emanuele II affida la guida del governo all'esponente della Sinistra Storica Agostino Depretis. Il primo governo Depretis resta in carica per circa due anni, iniziando una serie di alternanze con l'esponente della Sinistra Moderata Benedetto Cairoli, fino alla morte di Depretis, a cui succederà Francesco Crispi. La Sinistra guiderà l'Italia per vent'anni fino al 1896. Nel 1878 muoiono i due grandi protagonisti del Risorgimento italiano: il re Vittorio Emanuele II (a cui succede il figlio Umberto) e il Papa Pio IX (a cui succede Leone XIII). L'Italia umbertina conosce molti cambiamenti, sopratutto grazie ai governi della Sinistra:

- l'abolizione dell'imposta sul macinato emanata dal governo Sella, voluta dal re per tentare di contenere la forte crisi sociale;
- la riforma dell'istruzione (Legge Coppino) e l'obbligatorietà della scuola elementare, allo scopo di risolvere il problema dell'elevato tasso di analfabetismo, specialmente al sud;
- la riforma elettorale (Legge Zanardelli) e l'allargamento del suffragio elettorale maschile, che abbassava la quota di reddito annuo necessaria per essere ammessi alle urne.

Tra gli aspetti controversi dell'età umbertina bisogna citare la feroce repressione del brigantaggio nell'Italia meridionale (una vera e propria guerra civile tra l'esercito e i briganti) e l'instabilità sociale
che sfociava spesso nei tentativi di regicidio (quelli più famosi sono stati gli attentati degli anarchici Passannante e Acciarito, oltre a quello di Bresci che costò la vita al re Umberto I). La debolezza delle coalizioni di governo costrinse la Sinistra ad adottare la politica del TRASFORMISMO per garantirsi l'appoggio della Destra (questa politica prevedeva l'avvicinamento, sul piano programmatico, dei due schieramenti). In politica estera l'Italia era ancora insignificante: per questo motivo il governo Crispi cerca di rilanciare l'immagine del paese sullo scenario europeo col fidanzamento tra il principe Vittorio Emanuele e la principessa Elena del Montenegro, e con un'aggressiva politica coloniale. Il tentativo di espandere i possedimenti italiani nell'Africa orientale viene però viziato dalla rottura delle relazioni diplomatiche con l'Etiopia, conseguente alla violazione degli accordi stipulati tra i due paesi. La traduzione volutamente sbagliata dell'articolo 17 del Trattato di Uccialli (l'accordo che legava i due stati) assegnava infatti all'Italia il protettorato sull'Etiopia, scatenando così la guerra: l'esercito italiano subì una serie di drammatiche sconfitte, di cui quella più disastrosa fu quella di Adua. La dèbacle italiana nel Corno d'Africa costò la poltrona a Crispi, che si ritirò dalla vita politica. Gli ultimi quattro anni del XIX secolo sono contrassegnati dall'acuirsi della crisi sociale conseguente all'eccessivo divario tra nord e sud e tra le classi sociali: già durante il governo Crispi si erano registrate delle forti tensioni che avevano costretto il Primo Ministro all'adozione di una politica repressiva e di uno stato di polizia. Gli ultimi governi dell'Italia dell'Ottocento portano i nomi dei ministri Di Rudinì e Pelloux. La situazione di estrema povertà sfocia in una manifestazione di protesta nel 1898 a Milano, la cosiddetta "protesta dello stomaco" che denunciava l'impossibilità per i ceti meno abbienti di acquistare i beni di prima necessità. Preoccupato per le possibili derive anarchiche della manifestazione popolare il re Umberto I affidò al generale Bava Beccaris, comandante dell'esercito, il compito di reprimere l'agitazione. Il generale ordinò dunque di sparare "ad alzo zero" sulla folla inerme e pacifica, composta da operai, donne e molti ragazzi. La tragedia ebbe un seguito ancora peggiore poiché il generale Bava Beccaris fu decorato al valor militare dallo stesso Umberto I proprio per aver sedato la rivolta milanese. Due anni dopo i fatti di Milano il re Umberto I, mentre si trovava a Monza per inaugurare una società di ginnastica, fu ucciso per mano dell'anarchico Gaetano Bresci. Il regicidio, compiuto il 28 luglio del 1900, chiudeva l'età umbertina e apriva quella di Vittorio Emanuele III, all'insegna di nuove tensioni e di una crisi sociale sempre più profonda. Agli inizi del nuovo secolo si registrano infatti altre manifestazioni e cortei di protesta. Nel 1904, a Buggerru, in Sardegna, un corteo di operai delle miniere locali aveva intentato una manifestazione per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla difficile situazione delle loro famiglie, così diversa dal benessere dei loro padroni francesi. L'intervento dell'esercito anche in questo caso fu decisivo e drammatico: i fatti di Buggerru sono ricordati ancora oggi come una delle pagine più sanguinose della storia operaia italiana. Alla fine del secolo nasce anche in Italia il Partito Socialista, di cui Andrea Costa fu il primo deputato, mentre agli inizi del nuovo secolo si costituisce il primo sindacato unitario, la futura CGL. Anche i cattolici partecipano al dibattito politico, nonostante Leone XIII avesse imposto agli elettori cattolici il NON EXPEDIT (non conviene) cioè la diserzione delle urne elettorali. Con l'enciclica RERUM NOVARUM il Papa disegna uno scenario preoccupante per il cambiamento dei costumi pur cercando di adeguare la Chiesa ai tempi moderni:  per contrastare la diffusione delle idee socialiste viene promosso l'associazionismo cattolico. Nasce così l'Opera dei Congressi, la prima organizzazione politica cattolica a cui seguiranno le Unioni Cristiane, primi nuclei associativi dei lavoratori cattolici.

Storia 4 - Classi 4A e 4D