venerdì 15 settembre 2017

Classe 4 - Storia 3

Storia 3 - Classi 4A e 4D

 C4 - U3
Dalla crisi dell'Ancien Régime alla Restaurazione

1 -  L'ETÀ DELLE DUE RIVOLUZIONI

INTRODUZIONE - La prima metà del XVIII secolo, che si conclude nel 1748 con la PACE DI AQUISGRANA, che chiude la guerra di successione austriaca, è nota come FASE DI EQUILIBRIO perché essa  genera la carta geopolitica dell'Europa moderna. La seconda metà del secolo XVIII è interessata da una serie di fermenti rivoluzionari che modifica gli assetti  dell'equilibrio geopolitico e per questo è chiamata FASE DI RIVOLUZIONE. Questa fase non si conclude a fine secolo: molti storici concordano infatti su una Rivoluzione Atlantica che comprende:

• la guerra di indipendenza americana
• le fasi della rivoluzione francese
• i moti degli anni 20 e 30 e del 1848

Questa fase finisce con le unificazioni italiana e tedesca.

LA GUERRA DEI SETTE ANNI
1756-1763

È la prima guerra "mondiale" della storia, in quanto ha coinvolto anche territori extra-europei. Dopo il 1748 si rovescia il quadro delle alleanze: la Prussia di Federico II si allea con la Gran Bretagna per garantirsi un appoggio da parte degli Hannover e l'Austria si allea alla Francia di Luigi XV per il comune sentimento anti-prussiano. Il conflitto ha inizio con l'invasione della Slesia da parte della Prussia nel 1756. Al conflitto si aggiunge la Russia dello zar Pietro III che si allea all'Austria. La guerra si conclude nel 1763 con due paci separate:

• quella di Hubertsburg  tra Austria e Prussia, che non produce mutamenti di rilievo oltre alla cessione della Slesia alla Prussia
• la pace di Parigi tra la Gran Bretagna e la Francia, costretta a cedere buona parte del suo impero coloniale

Le conseguenze della guerra dei Sette Anni sono:

• il consolidamento della Prussia e della Russia, che dopo il conflitto si alleano
• l'affermazione della supremazia della Gran Bretagna
• il declino della Francia
• la stabilità dell'Austria

L'importanza del conflitto è dovuta alle trattative di pace tra gli assolutismi illuminati che segnano una significativa svolta nelle relazioni tra Stati.

LA RIVOLUZIONE AMERICANA
1773-1781

Le tredici colonie britanniche del Nord America si erano formate dopo la fuga dei Puritani dal Paese per evitare le persecuzioni stuartiane e anglicane e costituivano una risorsa produttiva e commerciale di rilievo tra i domini della madrepatria, sopratutto per le tasse sui prodotti in entrata e in uscita. A rendere tesi i rapporti con Londra era l'assenza di una forma di rappresentatività politica, a fronte di dazi sempre più alti. Per far valere i propri diritti i coloni erano ricorsi a uno dei principi fondamentali della Magna Charta, che  affermava il rifiuto delle esazioni nel caso in cui fosse stato negato ai sudditi il diritto alla rappresentanza politica (no taxation without representation). Nei due Congressi di Filadelfia si scontrano i Radicali come i Figli della Libertà, i Moderati, che rifiutavano la separazione dalla Gran Bretagna e i Lealisti, che erano fedeli al sovrano. Il 5 marzo del 1770 in una guerriglia muoiono 50 coloni. Il 16 dicembre del 1773 alcuni Figli della Libertà travestiti con abiti di nativi americani assaltano la nave della East India Company, alla fonda nel porto di Boston, e buttano in mare il carico di thè della stiva. L'episodio è passato alla storia come "Boston Tea Party". Dopo l'episodio i Moderati cercarono un accordo con Giorgio III (Petizione del Ramo d'Ulivo) ma il sovrano non poteva esercitare il diritto di veto sulle decisioni del Parlamento. Il 4 luglio del 1776, a Filadelfia, le 13 colonie proclamavano la loro indipendenza. La carta fu redatta da Thomas JEFFERSON ed era una dichiarazione di guerra. La Gran Bretagna era sostenuta da altre nazioni ma alla fine la causa dei coloni portó la Francia ad appoggiare i ribelli. Le più famose vittorie degli indipendentisti furono a Saratoga, nel 1777 e a Yorktown nel 1781. Nel 1783, con la pace di Versailles, la Gran Bretagna riconosceva l'indipendenza dei tredici Stati. Dopo i problemi del dopoguerra, dovuti alla difficoltà dei tredici Stati di trovare un accordo e alla crisi delle risorse, gli Stati aderiscono al progetto federativo.
Nel 1787 la Commissione dei  Saggi presieduta da George WASHINGTON redige la Costituzione, che entra in vigore l'anno successivo. Washington viene eletto Presidente degli USA. Nel 1791 la Costituzione è completata con i Dieci Emendamenti, ispirati alla concezione libertaria illuminista e ancora usati.

LA RIVOLUZIONE FRANCESE
1789-1799

La comune espressione "rivoluzione francese" è usata dagli storici per indicare il decennio che inizia con la RIVOLUZIONE DEL 14 LUGLIO  1789 e si chiude con il COLPO DI STATO DI NAPOLEONE DEL 18 BRUMAIO (cioé del 9 novembre) 1799, con il quale inizia l'ETÀ NAPOLEONICA. Le cause della rivoluzione francese sono da ricercare nel progressivo indebolimento del potere assoluto del re (ANCIEN RÉGIME). Il divario tra il Terzo Stato borghese e gli "stati" del clero e della nobiltà si era allargato per l'eccessiva pressione fiscale sulla borghesia. A peggiorare la situazione era stata la convocazione degli Stati Generali da parte del re Luigi XVI, su richiesta del Terzo Stato: nonostante il Terzo Stato rappresentasse il 98% dei cittadini, il potere dei primi due fu determinante per votare l'ennesima "manovra" finanziaria a discapito del Terzo Stato. La crisi portó i deputati del Terzo Stato a lasciare il Parlamento dando inizio alla rivolta:

• si forma l'Assemblea Nazionale
• si forma la Municipalità parigina
• si adotta la coccarda tricolore

Il 14 luglio 1789 la folla dà l'assalto alla Bastiglia e nonostante i tentativi di Luigi XVI di pacificare la situazione, il clima politico e sociale si fa sempre più instabile.  L'opposizione del re ai 17 articoli della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino portó ad una definitiva rottura: il re e la famiglia reale furono prelevati da Versailles e confinati alle Tuileries. In questa sede nel mese di ottobre 1789 si riunisce l'Assemblea Nazionale Costituente.
Il dibattito politico sul destino del re Luigi XVI divide i club e i deputati tra moderati e radicali e il tentativo di fuga del re e il successivo arresto alle Tuileries è la causa della scissione dei Giacobini di Robespierre, dai quali si separano i  più moderati Foglianti. La situazione precipita quando il 15 luglio 1791 l'Assemblea restaura la monarchia di Luigi XVI. La rivolta della sinistra porta a uno scontro a Campo di Marte in cui muoiono 40 sanculotti (i proletari più irriducibili). Il 3 settembre 1791 vede la luce la prima Costituzione francese ma l'Assemblea è  indebolita da tre elementi:

• il diritto di veto del re
• il potere dei proprietari di terre sui ceti meno agiati
• l'adozione del sistema censitario

Le divisioni della sinistra repubblicana (i moderati Girondini e i più radicali Giacobini) si acuirono con la decisione di Luigi XVI di dichiarare la guerra all'Austria. Il vero scopo della guerra era quello di rilanciare le quotazioni del sovrano francese ma anche quello di essere un monito per i rivoluzionari austriaci che avessero voluto imitare i rivoluzionari francesi. La guerra fu un disastro. La reazione dei sanculotti e dei Giacobini fu rabbiosa: il 10 agosto 1792 veniva proclamata la COMUNE INSURREZIONALE dai Giacobini e i sanculotti assaltavano le Tuileries. L'Assemblea decise allora di destituire di nuovo il re e di affidare il governo a un esecutivo provvisorio di 6 membri. L'assemblea si sciolse e furono indette nuove elezioni per istituire una Convenzione Nazionale, che il 20 settembre si insedia. Il 21 settembre si proclama la repubblica.
Il biennio 1792-1794 è la fase più radicale tra le fasi della rivoluzione e comprende:

• la guerra tra Girondini e Giacobini
• la dittatura giacobina e il Terrore
• la reazione termidoriana

Nell'ottobre 1792 inizia il processo al re. Invano i Girondini provano a salvarlo: la maggioranza dei deputati della Convenzione Nazionale lo condanna a morte. Il 21 gennaio 1793 il re fu giustiziato. I Giacobini chiedono un Tribunale Rivoluzionario contro i sospetti ma i Girondini temono una dittatura. Il 24 giugno 1793 veniva approvata la Costituzione Democratica ma a luglio i Giacobini e il COMITATO DI SALUTE PUBBLICA - guidato da Robespierre e Saint-Just - presero il potere. La dittatura dei Giacobini fu il periodo più sanguinoso del decennio rivoluzionario, tanto da essere stato ribattezzato "Terrore" per evocare il clima politico dovuto alla LEGGE SUI SOSPETTI introdotta da Robespierre. Le condanne a morte alla ghigliottina si comminavano senza dei veri processi ed è certo che siano stati almeno 17mila i cittadini arrestati e condannati dal Comitato di Sicurezza Generale, la polizia politica del regime (tra i più famosi il chimico Lavoisier e la vedova di Luigi XVI, M. Antonietta). Il governo dei Giacobini fa approvare una serie di riforme:

• la legge sul calmiere dei prezzi
• la completa laicizzazione dello Stato
• l'abolizione  delle festività religiose
• l'adozione di un nuovo calendario rivoluzionario con data di inizio il 22 di settembre (il primo giorno della Prima Repubblica)
• il culto dei Martiri della Rivoluzione e della Dea Ragione

A far crollare la dittatura fu la frattura tra gli estremisti Arrabbiati di Hébert e i più moderati Indulgenti di Danton, che chiedevano la fine del Terrore. Ma il vero motivo della crisi fu il tentativo di Robespierre di instaurare una dittatura personale. Il  suo atto più famoso fu il Decreto con cui istituiva il culto dell'Essere Supremo, che gli fece perdere il sostegno degli atei Arrabbiati. Il 9 termidoro (27 luglio) 1794  alcuni fuorisciti con l'appoggio dei moderati rovesciavano il regime e arrestavano i Giacobini. Il 28 luglio fu eseguita la condanna a morte senza processo dei vari capi del regime.
Dopo la fine del Terrore il clima politico non fu meno instabile e al posto del Terrore Rosso dei Giacobini si diffondeva la reazione del Terrore Bianco contro i sospettati di simpatie giacobine. I termidoriani iniziano una feroce opera di "degiacobinizzazione" a cominciare dall'abolizione della legge sul calmiere dei prezzi e dal ripristino della libera iniziativa.
Il 22 agosto 1795 entra in vigore la Costituzione dell'anno III (così detta dal terzo anno della repubblica). Al posto della Convenzione Nazionale c'erano due Camere:

• il Consiglio dei 500
• il Consiglio degli Anziani

Il potere esecutivo fu invece affidato a un Direttorio di 5 membri. Il nuovo corso termidoriano vietó inoltre ogni forma di associazione popolare nel timore di una ricostituzione del partito giacobino.

2 - L'ETÀ NAPOLEONICA

INTRODUZIONE - Dopo la congiura che rovesció i Giacobini il clima politico della Francia si complica a causa di una serie di moti, tra cui i moti realisti nella Vandea, che sono sedati dall'esercito guidato dal giovanissimo Napoleone Bonaparte. Il generale era poco più che ventenne: era nato nel 1769 ad Ajaccio, in Corsica. Pur di simpatie giacobine e di nascita corsa, aveva intrapreso la carriera militare con successo e l'amicizia di Barras (uno dei 5 membri del Direttorio e già amante di Josephine Beauharnais, la creola che fu la sua compagna) gli permise di avere gli incarichi più importanti. Il Consolato e poi l'Impero comportarono la radicale "bonapartizzazione" della Francia e degli Stati ad essa legati, tale da dover indicare con "napoleonica" l'età che va dal 1799 al 1815, l'anno della caduta a Waterloo.

FASE DEL  DIRETTORIO - Il clima politico con cui iniziava il lavoro del Direttorio era disordinato e instabile. La campagna di espansione francese era ripresa dopo la parentesi giacobina e l'Austria era assediata su più fronti. La situazione interna peró era precaria a causa dei movimenti cospirativi giacobini e comunisti (il più famoso è la Congiura degli Uguali promossa da Babeuf e da Buonarroti e scoperta nel 1796) che spinsero il Direttorio ad adottare una linea politica illiberale per evitare altre rivolte. È in questa fase che inizia l'ascesa del Bonaparte. Le sue doti strategiche si rivelano in Italia, dove il suo esercito sconfigge i Piemontesi e gli Austriaci. La popolarità del generale Bonaparte fu tale che per i suoi ideali si costituirono le cosiddette repubbliche giacobine (la Repubblica Cisalpina, la Repubblica Ligure e la Repubblica Romana) e Venezia, che insorge sotto la guida del giacobino Daniele Manin. Ma Bonaparte deluse le speranze dei giacobini italiani che si aspettavano un governo democratico: fu una vera occupazione. A tradire le intenzioni di Napoleone fu la pace di Campoformio (17 ottobre 1797) con la cessione di Venezia all'Austria in cambio di altri territori. Bonaparte si spinge fino a Roma, dove manda via il Papa. Il 18 fruttidoro (4 settembre) del 1797 in Francia sale al potere la Destra, con un colpo di Stato e, al posto del Direttorio, si insedia un triumvirato.
Al termine di una trionfale campagna di annessione Bonaparte scioglie con la forza il Consiglio dei Cinquecento il 18 brumaio (9 novembre) 1799 e si fa affidare dal Consiglio degli Anziani il Consolato.

FASE CONSOLARE - Il biennio consolare di Napoleone è solo per una parte di tipo triumvirale e molto presto Bonaparte si impone sugli altri triumviri diventando Primo Console.  La revisione della Carta  Costituzionale varata il 25 dicembre del  1799 e detta Costituzione dell'anno VIII (otto anni dal primo giorno della Prima Repubblica) assegnava a Bonaparte il potere esecutivo e agli altri due consoli solo una funzione consultiva. Il ruolo politico del generale Bonaparte si rafforza con la sconfitta dell'Austria e con la pace di Luneville (9 febbraio 1801) con la quale sono ratificati gli  accordi della pace di Campoformio: l'Austria fu costretta a riconoscere il controllo napoleonico sull'Italia del Nord e sulle "Repubbliche Sorelle" della Svizzera e dell'Olanda. Alla fine di uno scontro con la flotta inglese (con l'aiuto dello zar Paolo I di Russia) con la pace di Amiens, nel febbraio del 1802, anche la Gran Bretagna riconosce le conquiste di Napoleone. La tregua dura fino al 1803 quando la Gran Bretagna (in ansia per la campagna di annessione napoleonica) rifiuta di cedere Malta secondo gli accordi della pace di Amiens e scatena la reazione di Bonaparte.
Il 18 maggio 1804 viene approvata la Costituzione dell'Anno XII: il Senato propone la nomina del Bonaparte a imperatore e la proposta è accolta con un plebiscito popolare. Napoleone è incoronato imperatore a dicembre dal Papa Pio VII nella Cattedrale di Notre-Dame a Parigi.

FASE  IMPERIALE - Tra gli anni 1805 e 1809 il Bonaparte costituisce il suo Impero, che ormai si estendeva a buona parte dell'Europa occidentale e impone il blocco delle esportazioni alla Gran Bretagna. Il 1 aprile 1810 dopo aver divorziato da Josephine sposa Maria Luisa, figlia dell'imperatore d'Austria.
L'impero fu un sistema continentale, caratterizzato dalla rete di parentele che legava i diversi troni  e garantiva a Napoleone un'efficace protezione. I nemici erano  l'Austria e la Russia, oltre alla Prussia e alla Gran Bretagna. Il pericolo più insidioso era peró quello dei dissensi interni:

• i reazionari nostalgici dell'Ancien Régime
• i liberali "idéologues" contrari alla tirannide del Bonaparte
• i cattolici e i nazionalisti

La crisi inizia nell'estate del 1812 con il tentativo di invasione della Russia. Nonostante la superiorità numerica dei francesi, la coraggiosa resistenza russa (con la famosa terra bruciata) e il grande gelo dell'inverno, obbligarono Bonaparte a richiamare il suo esercito. Durante la "campagna di Russia" la Gran Bretagna, dopo aver aggirato il "blocco" dei commerci in Europa col contrabbando, liberava e occupava la Spagna. La catastrofica spedizione in Russia e l'occupazione britannica  della Spagna erano il chiaro segnale della crisi di Bonaparte.
Nel 1813 la Prussia, con la Russia e la Svezia, promuove la Sesta Coalizione antifrancese. Lo scontro decisivo si combattè a Lipsia, dove l'esercito di Napoleone, formato in buona parte da volontari inesperti, fu sconfitto in quella che si ricorda come la più grande battaglia dell'età napoleonica. Lipsia fu la sconfitta decisiva: il sistema continentale si sfaldó in pochi mesi e il Senato il 3 aprile 1814, dichiaró Bonaparte decaduto, affidando il governo a un esecutivo provvisorio guidato da Talleyrand. L'11 aprile gli accordi di Fontainebleau relegavano Bonaparte al confino dell'Isola d'Elba e al suo posto restauravano il legittimo erede Luigi XVIII, fratello del deposto Luigi XVI (il Delfino Luigi XVII era già morto). Nel novembre 1814 inizia il Congresso di Vienna in cui i delegati dei vari Stati discutono la nuova carta geopolitica dell'Europa.

I CENTO GIORNI -  Il 1 marzo del 1815, dopo aver lasciato l'Elba, Bonaparte torna in Francia per ricostituire il suo esercito. È l'inizio dei cosiddetti Cento Giorni cioé l'ultima fase dell'età napoleonica.
Il ritorno di Bonaparte in Francia fu accolto con entusiasmo da diversi sostenitori e Luigi XVIII fu costretto ad abbandonare Parigi. Il Bonaparte si insediava di nuovo al potere e cerca il sostegno dei liberali, ma la Santa Alleanza (la coalizione di Stati nata al Congresso di Vienna) è decisa a fermarlo. Lo scontro finale avviene il 18 giugno 1815 a Waterloo. Napoleone, sconfitto, fu condannato all'esilio sull'isola di Sant'Elena, dove morirà il 5 maggio 1821. Alla moglie Maria Luisa viene concesso il Ducato di Parma.

3 - L'ETÀ DELLA RESTAURAZIONE

INTRODUZIONE - Dopo la sconfitta napoleonica a Lipsia e la destituzione dal trono di Bonaparte, il 1 novembre 1814 inizia il Congresso di Vienna, che finirà il 9 giugno 1815. Obiettivo del Congresso era quello di ridisegnare la "mappa" dell'Europa e assegnare o restaurare i  sovrani nelle  varie nazioni europee. Il principio di legittimità di Talleyrand imponeva la restituzione dei troni ai loro legittimi pretendenti. Tale scelta non fu peró condivisa da molti gruppi politici, come i nostalgici bonapartisti e i liberali idéologues, ma anche i repubblicani e i cattolici. I nemici della Restaurazione opposero una attività cospirativa attraverso le società segrete: la più nota è la Carboneria. Il malessere seguito alla revoca delle Costituzioni da parte dei sovrani restaurati o l'adozione di Costituzioni "octroyées" (ottriate, cioé  soggette alla possibilità di modifica del re in caso di necessità) furono causa di una serie di fermenti rivoluzionari negli anni 20 e 30 del XIX secolo e noti come MOTI LIBERALI. A questi moti seguiranno i moti degli anni 40 e il Risorgimento italiano.

LA PRIMA RESTAURAZIONE - Gli Stati europei avevano due obiettivi: la denapoleonizzazione del complesso sistema continentale e la ricostruzione della mappa geopolitica dell'Europa. Oltre alla restaurazione dei regni cancellati da Napoleone e al ripristino dei legittimi sovrani sui troni, furono creati nuovi Stati come il Regno delle Due Sicilie e il Regno Lombardo-Veneto; i 39 Stati dell'ex Confederazione tedesca furono uniti  in una nuova Confederazione insieme alla Prussia (che costituì con Austria e Russia la SANTA ALLEANZA).

L'OPPOSIZIONE ALLA RESTAURAZIONE - Gli intenti delle delegazioni convenute a Vienna non erano affatto condivisi da tutti i gruppi politici:

• i liberali (che si lamentavano della revoca delle Carte Costituzionali in vari Stati)
• i repubblicani (che guardavano con timore il ritorno delle disuguaglianze sociali)
• i nostalgici bonapartisti (che temevano le instabilità di una reazione popolare)
• i movimenti irredentisti e separatisti di Lombardia e Veneto (che rifiutavano la dominazione austriaca) e della Sicilia  (insofferenti al regime dei Borbone)

In molti Stati italiani, come reazione alla Restaurazione, maturò l'attività cospirativa delle società segrete e dei giornali. La Carboneria fu la società segreta più famosa con i moti liberali del 1820-21 a Napoli e in Piemonte e successivamente con i moti liberali del 1830-31 nei ducati di Modena e di Parma. Nel Milanese gli intellettuali pubblicano il periodico Il Conciliatore. In Sicilia si costituiscono molte sette segrete per combattere i soprusi baronali e il regime di pressione fiscale dei Borbone.
Anche in Russia e in Inghilterra si innesca una spirale insurretizia:

• il 14 (o 26) dicembre del 1825, a San Pietroburgo, scoppiava la rivoluzione decabrista (il nome deriva da "dekabr", dicembre in russo) che fu ordita dagli affiliati delle sette segrete (borghesi e aristocratici) con l'aiuto di alcuni capi dell'esercito imperiale, in linea con gli stessi motivi alla base dei moti liberali del 1820-21
• nei primi anni del XIX secolo si diffonde in Inghilterra il LUDDISMO, il movimento di protesta degli operai contro l'introduzione delle macchine industriali, considerate un pericolo per il lavoro salariato

È comunque corretta una collocazione separata dei moti liberali per la loro caratteristica di movimenti costituzionali e ancora dei moti del 48.

I MOTI DEL 1820-21 - I moti liberali europei sono innescati da un episodio, il cosiddetto "pronunciamento" che i militari pronti a partire con le navi per il Sudamerica (per sedare la rivolta dei coloni) oppongono per protesta, dopo che il re revoca la Costituzione del 1812. La protesta si estende dal porto di Cadice a tutta la Spagna ma viene sedata dall'esercito francese su richiesta della Santa Alleanza. Ma è proprio da Cadice che si ispirerà la Carboneria. I primi moti si svolgono nel Regno delle Due Sicilie a Napoli, dove i fratelli Pepe guidano una setta segreta carbonara. A causa delle divisioni del gruppo (che univa liberali e anarchici intenzionati a rovesciare la monarchia borbonica) i moti sono un fallimento e sono repressi dall'esercito austriaco. In Piemonte la Carboneria e il movimento costituzionalista trovano un sostegno in Carlo Alberto, il nipote del re Vittorio Emanuele I di Savoia. Il Regno di Sardegna, a differenza del Regno delle Due Sicilie, dove il re aveva revocato la Costituzione, così come in Spagna,  non aveva  adottato la Costituzione e i liberali piemontesi vedevano in Carlo Alberto un prezioso sostenitore. Alla morte di Vittorio Emanuele I il legittimo erede era il fratello del re Carlo Felice (la cui ascesa al trono aveva inevitabilmente oscurato il ruolo di Carlo Alberto, terzo in linea di successione dopo lo zio e il padre) e il movimento carbonaro, senza più l'appoggio del principe di Carignano si sfalda. Il progetto del liberalismo riprende alla morte del re Carlo Felice, quando sale al trono il nipote Carlo Alberto, che emanerá lo Statuto Albertino.

I MOTI DEL 1830-31 - La ripresa delle insurrezioni in Europa si accompagna al malessere derivato dal tentativo di reintrodurre l'Ancien Régime e al sentimento nazionalista che inizia a diffondersi in alcuni Stati.
In Francia il re restaurato Luigi XVIII si era limitato a concedere la Costituzione "ottriata". Il successore Carlo X non solo l'abroga ma dispone una serie di limitazioni ai poteri del Parlamento, che causano la reazione popolare. Il 26 luglio del 1830 Carlo X emana le Ordinanze di Saint Cloud, con le quali revoca alla borghesia il diritto di voto, tornando praticamente all'Ancien Régime. Il 27, 28 e 29 luglio 1830 (le "gloriose giornate di luglio" come sono ancora ricordate in Francia) la folla insorge e Carlo X si dà alla fuga. La corona è così offerta a Luigi Filippo di Orléans.
Nel mese di agosto 1830 insorgeva il Belgio, che il Congresso di Vienna aveva unito all'Olanda. Il Belgio aveva un fortissimo sentimento identitario e riuniva tre nazionalità linguisticamente diverse (fiamminga, tedesca e vallona) che avevano fatto fronte comune contro l'Olanda, costituendo il Movimento Unionista e richiedendo l'indipendenza del Paese. Dopo i moti di luglio del 1830 i belgi si ribellano e la Francia di Talleyrand è costretta ad appoggiare il Belgio nella Conferenza di Londra. Il Belgio viene separato dai Paesi Bassi e la corona è assegnata a Leopoldo di Sassonia-Coburgo-Gotha che fu primo re dei Belgi. Anche la Polonia, sull'onda del Belgio, cerca di separarsi dalla Russia ma i moti dei nazionalisti polacchi non otterranno il successo del Belgio e la Polonia perde la sua indipendenza. I moti del 1830-31 si diffondono in Italia con le insurrezioni carbonare e mazziniane.
Nei ducati di Modena e di Parma, dopo l'estate del 1830, si era costituito un movimento cospirativo guidato dal carbonaro Ciro Menotti. Nonostante il successo dei moti e la costituzione di governi liberali, alla fine l'Austria pose fine alla rivolta e ripristinó la precedente situazione.

LA GIOVINE ITALIA  - Nel 1831, dopo il fallimento dei moti nei ducati, il carbonaro Mazzini consideró che la causa  dei continui fallimenti era l'assenza di un progetto comune tra gli affiliati. La Giovine Italia poggiava su tre obiettivi: indipendenza, unità e libertà. Tali obiettivi non si potevano raggiungere con i moti di pochi settari ma solo con l'azione delle masse. Due gli strumenti necessari:

• l'educazione attraverso la propaganda
• le azioni insurrezionali

Nel 1832 fu pubblicato il giornale La Giovine Italia che veicolava gli stessi ideali mazziniani e il progetto di unire l'Italia in una repubblica.
L'associazione durô fino al 1834 e fu sostituita nel 1848 dalla Associazione Nazionale Italiana.

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