venerdì 16 settembre 2016

900 - Parte 2B

IL 900 - PARTE 2B
IL SECONDO DOPOGUERRA E LA PRIMA GUERRA FREDDA
1946-1968

PRIMA PARTE
Gli anni della ricostruzione (1946 – 1956)

Dopo la conclusione del conflitto emergono seri problemi nei rapporti tra i paesi partecipanti alle Conferenze Mondiali sulla ricostruzione e sul riassetto morale e materiale dell’Europa, principalmente tra i paesi dell’alleanza atlantica e l’URSS.  Questo stato di cose coinvolge in due blocchi distinti  i paesi subordinati alle due potenze, contrapposti sul piano militare, politico ed economico. L’Europa viene praticamente divisa da una cortina di ferro che divide i paesi dell’Europa orientale filocomunisti da quelli a regime democratico e controllati dagli USA.

I due blocchi contrapposti

La Conferenza di Parigi riesce a sistemare i trattati di pace con i paesi alleati della Germania, come la Bulgaria, la Finlandia, la Romania, l’Italia e l’Ungheria, ma la situazione realmente complessa riguarda la Germania, ancora occupata dai due eserciti e di fatto divisa a metà. Mentre nei paesi vicini all’URSS e nella parte della Germania controllata dall’Armata Rossa si instaurano governi filocomunisti, il presidente americano Truman vara un piano di aiuti per soccorrere le minoranze in difficoltà e sottrarle al controllo bolscevico, come Grecia e Turchia (dottrina Truman). L’inconciliailità dei due modelli, uno liberalista e democratico e l’altro socialisteggiante, impedisce ogni tentativo di mediazione; e, in risposta al governo cristiano democratico della Germania filoamericana, l’URSS chiude la parte orientale  del paese e lo trasforma in uno stato satellite. Nascono dunque due nazioni separate, la Repubblica Federale Tedesca (RFT), con capitale Bonn, l’8 maggio 1949 e la Repubblica Democratica Tedesca (RDT) il 7 ottobre 1949.
Col piano Marshall gli Stati Uniti stanziano 14 miliardi di dollari per favorire la ricostruzione, anche in favore di Italia e Jugoslavia, in quanto paese socialista non allineato; nell’aprile 1948 nasce l’OECE, Organizzazione Europea per la Cooperazione Economica, che segue le finalità del piano Marshall. Esattamente un anno dopo la nascita della NATO ratifica la suddivisione del mondo in due blocchi contrapposti; le fa eco la nascita del COMECON, per il coordinamento delle economie socialiste e del COMINFORM, l’ente che unifica tutti i partiti comunisti europei (ex KOMINTERN). Nel 1955 i paesi filosovietici si federano nel patto di Varsavia, organizzazione militarmente affine alla NATO. Era evidente che Stalin intendeva circondarsi di alleati fedeli e allo scopo non esitò a reprimere ogni tentativo di insubordinazione. Per cautelarsi gli Stati Uniti avviarono un’intensa politica di contenimento del comunismo, preoccupati di un’eventuale estensione della minaccia sovietica (nel 1949 si costituiva il partito comunista anche in Cina).
Proprio il terrore dell’estensione del comunismo blocca il piano sociale del presidente Truman, il cosiddetto Fair Deal (patto onesto): il Fair Deal è bloccato infatti dai repubblicani maggioritari nel Congresso, che limiteranno anche il potere dei sindacati, iniziando una feroce caccia alle infiltrazioni comuniste nel paese, ispirata dal senatore McCarthy (donde il nome di maccartismo). Nel 1953 i coniugi Julius ed Ethel Rosemberg sono giustiziati sulla sedia elettrica per presunta attività spionistica in favore dell’URSS.  Solo col nuovo presidente, il repubblicano D.D. Eisenhower (1953-1961) la tensione inizia a placarsi.

La guerra fredda

Si sviluppa una battaglia per la supremazia ideologica, politica e militare tra le due potenze, che causa uno spropositato assalto agli armamenti. Nel 1949 anche l’URSS si dota della bomba atomica, seguita dall’Inghilterra nel 1952. Si fanno largo intanto nell’occidente europeo le tendenze europeiste che portano alla costituzione del Consiglio d’Europa (1949) e più tardi, grazie all’intervento delle coalizioni cristiano democratiche di Francia, Germania, Italia, Olanda, Belgio e Lussemburgo, del Mercato Comune Europeo (MEC) e della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) nel 1951.
Nel 1948 il COMINFORM condanna la posizione di Tito, che cerca di dare alla variegata composizione etnica e religiosa della Jugoslavia una struttura federativa autonoma da Mosca. Tensioni liberali provocano repressioni e disordini in vari paesi dell’est europeo. Dopo la fine del conflitto Stalin è capo del governo sovietico e capo dell’esercito, oltre del partito comunista. La ricostruzione viene portata avanti in URSS col IV e V Piano Quinquennale, mentre cresce l’apparato partitico. Il realismo socialista e il culto della personalità del leader sovietico sono portati avanti da Zdanov; Berija, capo della polizia segreta, è il braccio armato del regime, feroce repressore di ogni devianza e sovversione. Solo la morte di Zdanov, nel 1948, e di Stalin, nel 1953, danno al paese la possibilità di una vera svolta.
Nel 1953, dopo la morte di Stalin, sale al potere Krushev, che soppianta il delfino designato Malenkov, e che denuncia le repressioni dello stalinismo al XX congresso del PCUS; Berija viene condannato a morte nel 1953 ma la tensione resta altissima. In Ungheria il premier Imre Nagy cerca di dare al paese una svolta liberale, annunciando l’uscita dell’Ungheria dal Patto di Varsavia e chiedendo il ritiro dell’Armata Rossa dal territorio magiaro; il governo sovietico riesce però a dividere i comunisti ungheresi e invia il proprio esercito, 500 mila uomini e diversi mezzi corazzati, a sedare la rivolta popolare di Budapest (1956): i ribelli furono processati e condannati a morte, destando le ire della sinistra intellettuale europea.

La crisi asiatica

In Cina l’esercito nazionalista di Chiang Kai Shek, appoggiato dagli americani, è sconfitto in Manciuria dall’Armata Rossa cinese (1947) guidata da Lin Piao e sponsorizzata dall’URSS. Il partito nazionalista si sfalda e il 1 ottobre 1949 Mao Tse Tung proclama la nascita della Repubblica Popolare Cinese, riconosciuta dal blocco sovietico, mentre Chiang Kai Shek ripara a Taiwan dove costituisce la Cina Nazionalista, riconosciuta dagli Stati Uniti.
Mao stringe subito amicizia con l’Unione Sovietica e nel 1953 inizia la Lunga Marcia per affermare il socialismo reale in Cina. La modernizzazione del paese inizia con una campagna di rieducazione e di lotta all’analfabetismo, e in campo economico viene promossa la collettivizzazione dell’agricoltura, sul modello sovietico, e la costruzione dell’industria pesante di base.
La Corea dopo il ritiro delle truppe giapponesi è occupata subito dagli eserciti delle due potenze, che dividono il paese al 38° parallelo: il nord ai comunisti, il sud agli americani. Nel dicembre 1948 si ritira l’esercito sovietico, seguito nel giugno 1949 da quello americano; Nel 1950 il governo nordcoreano tenta di riunificare il paese provocando l’immediata reazione degli USA che occupano militarmente la capitale nordcoreana. La Cina interviene e ricaccia gli americani oltre il confine, verso il sud del paese; ma una seconda offensiva americana, nel 1953, ripristina il confine originario. I rischi coreani inducono gli americani a predisporre un piano di intervento in Asia per evitare pericolose intromissioni filomarxiste e nel 1954 nasce la SEATO, che unisce USA, Gran Bretagna, Francia, Nuova Zelanda, Pakistan e Filippine, in un sistema economico, politico e militare di alleanze, con l’obiettivo di contenere l’espansione comunista nel Pacifico. Nel frattempo inizia anche il lento processo di decolonizzazione, annunciato dalla conferenza mondiale dei paesi non allineati che ha luogo a Bandung, in Indonesia, nel 1955.
Estremamente tormentato è il caso dell’Indocina francese. Il leader comunista vietnamita Ho Chi Min proclama il 12 febbraio 1946 la nascita della Repubblica Democratica del Vietnam. Nel tentativo di difendere la libertà i francesi rioccupano il Vietnam, instaurano un governo filoamericano nel sud del paese e ne affidano la guida all’ex imperatore Bao Dai (1949) ma i comunisti organizzano una guerriglia antifrancese che costringe la Francia a chiedere l’intervento americano. Con la mediazione del primo ministro cinese Chou En Lai si arriva agli accordi di Ginevra, che dividono il paese in due parti, con la parte sud affidata al leader filostatunitense Ngo Dinh Diem e la garanzia di libere elezioni generali per tutto il paese nel giro di due anni. Ma Diem si sbarazza di Bao Dai e con il sostegno americano diventa Presidente della Repubblica; i francesi lasciano il Vietnam nel 1956 mentre in Vietnam si instaura un governo filoamericano.

La crisi mediorientale

La divisione del mondo politico internazionale in due blocchi contrapposti rimanda a due precise prospettive sociali, una liberista e votata alla società dei consumi e una comunista e votata al collettivismo e alla statalizzazione. In entrambi i casi va però affermandosi il complesso militare-industriale e la concentrazione delle masse umane nelle zone più urbanizzate del globo. Il 15 agosto 1948 il leader sionista Ben Gurion proclama la nascita dello stato di Israele. L’ONU aveva spartito lo stato in due zone, una israeliana e una arabo-palestinese, e la proclamazione di Israele produce un immediato stato d’assedio da parte dei paesi arabi (Egitto, Siria, Giordania e Libano). La guerra si chiude con la vittoria degli israeliani e la stipula di quattro armistizi separati, nel 1949, acui però non seguì la pace. L’Egitto ottenne la striscia di Gaza, la Giordania la Cisgiordania, mentre i Palestinesi furono costretti a lasciare Israele (750 mila profughi).
Sempre in Medio Oriente, nel 1952 il colonnello Nasser occupa l’Egitto, spodestando Neghib e proclamando la repubblica. Appoggiato dai paesi socialisti Nasser invita gli inglesi a lasciare il canale di Suez, che Nasser nazionalizza nel 1956. Armato dai paesi del blocco sovietico, l’Egitto minaccia Israele con l’esercito dei fedayn. La nazionalizzazione del canale blocca inoltre i rifornimenti marittimi per Israele. Francia e Inghilterra occupano le sponde del canale, mentre Israele occupa il Sinai e si assicura un canale di scambio attraverso il golfo di Aqaba e il porto di Eilat sul Mar Rosso. La crisi è risolta in accordo dalle due potenze, che permettono agli israeliani il transito nel canale e la protezione dell’ONU.

La difficile ricostruzione italiana

In Italia si avviava intanto il difficile momento della ricostruzione; difficile poichà l’Italia era di fatto un paese sconfitto e privato sia del patrimonio coloniale sia dei confini territoriali principali, ceduti alla Francia e alla Jugoslavia. Ma a rendere caratteristico il nostro paese era anche il suo inserimento nel blocco americano pur avendo il partito comunista più forte in occidente. Gli anni della ricostruzione sono scanditi da due fasi, una nell’immediato dopoguerra, che vede al governo i partiti del CLN, e una di ricostruzione, che vede invece al governo il centro democristiano guidato da Alcide De Gasperi.
Nella prima fase siedono al governo De Gasperi, Nenni del PSIUP e Togliatti del PCI, mentre il Partito d’Azione esce dalla coalizione. Il 2 giugno 1946 nel primo referendum a suffragio universale viene proclamata la repubblica e viene nomibata una Assemblea Costituente, composta da DC (35,2 %), PSI (20,7 %) e PCI (19 %). Il referendum mostra le fortissime tensione sociopolitiche del paese, con un’Italia divisa in due tronconi, un Nord repubblicano e operaio e un Centrosud piccolo borghese, rurale e monarchico.
Il 1 gennaio 1948 viene ufficialmente promulgata la nuova Costituzione della Repubblica Italiana. Il 18 aprile il paese è chiamato alle urne per eleggere il Parlamento, sotto un’atmosfera non priva di tensioni e sull’orlo della guerra civile: nel luglio 1948 l’attentato a Togliatti rischia di accendere un pericoloso focolaio insurrezionale. Col 48,48 % dei voti la DC si assicura la maggioranza dei seggi, sconfiggendo il Fronte Popolare, e con l’appoggio dei partiti laici e liberali anticomunisti. Il nuovo governo assume subito una forte impronta filoamericana e liberista, incentivata dal futuro presidente della repubblica Luigi Einaudi, uno dei più importanti economisti liberali italiani. Questa svolta sancisce la frattura nel mondo sindacale tra i cattolici e la CGIL, che assume un indirizzo politico marcatamente filocomunista, e viene costituita la CISL.
Tra le misure dei governi degasperiani si ricorda l’istituzione della Cassa per il Mezzogiorno e la riforma agraria, in favore delle classi contadine; la riforma tributaria di Vanoni e l’imposta progressiva sui redditi, allo scopo di riequilibrare la delicata situazione finanziaria dello Stato. Il processo di modernizzazione non investe però la burocrazia e l’amministrazione ancora fasciste.
Nel 1953 la coalizione di governo approva una legge che garantisce il premio di maggioranza, il 65 % dei seggi, alla coalizione che raggiunga il 50 % dei voti. La DC e i partiti di governo ottengono il 49,85 % dei voti. De Gasperi, deluso e malato, si ritira dalla politica. Nel 1954 Trieste torna italiana. Nel 1955 l’Italia è ammessa all’ONU. 

SECONDA PARTE
Gli anni della ripresa (1956 - 1968)

La dura repressione sovietica in Ungheria e la crisi di Suez rappresentano la fa se più tesa della guerra fredda. Inizia la fase della distensione, anche se restano aperte le questioni più importanti come la divisione di Berlino, la crisi mediorientale e la situazione dell’Indocina. La divisione del panorama politico internazionale in due blocchi contrapposti complica l’analisi dello sviluppo dei ruoli continentali: crescono i paesi non allineati, ma si rafforza anche una tendenza antimperialista e antiamericana. Nel frattempo l’URSS si fa paladina dei movimenti di indipendenza, e anche tra i paesi dell’Asia e dell’Africa in via di sviluppo entrano in gioco i delicati meccanismi delle sfere d’influenza. La ripresa delle relazioni internazionali porta alla costituzione della CEE nel 1957 e dell’EURATOM in Europa, ma anche dell’OSA in America e dell’OUA in Africa.

La crisi di Cuba e la guerra in Vietnam

Tra le due superpotenze è il momento del disgelo, ratificato da momenti di accordo come l’incontro di Camp David, nel 1959, tra Eisenhower e Krushev e la Conferenza per il Disarmo del 1960 a Parigi; ma anche da situazioni di tensione come il muro di Berlino nel 1961, i missili sovietici a Cuba nel 1962 e le incursioni aeree americane sui cieli del Vietnam del Nord nel 1966, che portano alla rottura delle relazioni diplomatiche. Eisenhower porta avanti la sua opera di difesa antisovietica con la CENTO, che porta aiuto ai paesi del Vicino Oriente in pericolo di sovietizzazione (1959). A Cuba gli USA appoggiano il dittatore Batista, ma il malcontento dei cubani avversi al regime porta avanti il movimento rivoluzionario guidato da Fidel Castro. Dopo il golpe del 1959, il nuovo presidente americano Kennedy promuove una spedizione anticastrista e rifiuta di riconoscere il nuovo governo di Cuba; ma nel 1961 i castristi beffano l’esercito statunitense nella Baia dei Porci. Castro chiede la protezione dell’URSS che nel 1962 installa i missili nell’isola aprendo una pericolosa frattura con gli USA. Il presidente Kennedy ordina l’embargo navale. Dopo la garanzia di non invasione da parte americana, l’URSS accetta di ritirare i missili cubani.
In Vietnam, nel 1960, si forma il Fronte di Liberazione Nazionale (Vietcong)  appoggiato dai comunisti, mentre gli USA appoggiano il dittatore cattolico Ngo Dinh Diem. La guerriglia del FLN e la maggioranza buddhista avversa a Diem portano il 2 novembre 1963 alla destituzione del dittatore; il Vietnam del sud richiede l’intervento americano. A Kennedy, assassinato a Dallas nel 1963, succede Lyndon Johnson, che appesantisce l’entità dell’intervento bellico richiesto.

La destalinizzazione nell’Europa orientale

Intanto in URSS si avvia la fase della destalinizzazione, malgrado la repressione dei moti ungheresi indichi l’intangibilità delle sfere d’influenza dei rispettivi blocchi. La cortina di ferro taglia in due l’Europa. In Ungheria il governo Kadar porta il paese verso un regime più liberale; in Romania inizia l’era di Ceausescu; resta invece preoccupante la presenza dei carri armati sovietici in Polonia e Germania Est. La distensione con l’Occidente porta alla rottura tra Cina e URSS. Mao non vede di buon occhio il processo di destalinizzazione avviato da Krushev, che appare come un traditore e per questo viene destituito nel 1963. Gli succede Breznev, con Kossigin Primo Ministro.
In Cecoslovacchia si sviluppa un vasto movimento socialista riformatore. Nel gennaio del 1968 sale al potere Dubcek e inizia la famosa primavera di Praga, un periodo in cui vengono ripristinate tutte le libertà civili. Ma i paesi del Patto di Varsavia erano troppo destabilizzati, e per evitare il rischio di nuove crisi da Mosca viene inviata l’Armata Rossa che reprime nell’agosto del 1968 la rivolta, peraltro pacifica. La repressione è l’atto finale dell’egemonia moscovita nel panorama comunista europeo. Tutti i partiti comunisti e l’intellighenzia borghese di sinistra condanna l’URSS, aprendo uno strappo mai più ricucito.

La crisi arabo-israeliana

Si apre un terzo fronte, quello dei paesi non allineati, che, dopo la conferenza di Bandung, si riuniscono a Parigi per condannare unanimamente la corsa agli armamenti che coinvolge le due superpotenze. La corsa agli armamenti sottraeva infatti le necessarie risorse ai paesi in via di sviluppo. Si fa intanto molto delicata la situazione in Medio Oriente. Forte del successo del 1956 Nasser si propone alla presidenza della RAU, Repubblica Araba Unita (1958) con Siria e Yemen, un’esperienza che dura fino al 1961, cioè fino al colpo distato in Siria. La mira è sempre la stessa, l’annientamento di Israele. Nel 1960 nasce l’OPEC, che unisce i maggiori paesi produttori di petrolio del Vicino Oriente, e, nel maggio del 1964, a Gerusalemme, viene costituita l’OLP, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Inizia nei campi profughi arabo-palestinesi l’addestramento alla guerriglia. In settembre la Lega Araba costituisce un comando armato unificato contro Israele. Nel giugno 1967, dal 5 al 10, si combatte la Guerra dei Sei Giorni. L’esercito israeliano comandato da Moshè Dayan conquista la Cisgiordania, il Sinai e le alture del Golan. Solo l’intervento dell’ONU fa cessare gli scontri.  I paesi arabi sono aiutati dal blocco sovietico, che vede nella guerra in Medio Oriente un’ennesima manovra dell’imperialismo capitalistico americano, da sempre sponsor della causa israeliana. Malgrado però l’ONU tenti una risoluzione, entrambe le parti in causa respingono qualsiasi tentativo di mediazione.

La crisi del 1968

Il 1968 è un anno di intensa partecipazione sociale, che inizia nei campus delle Università americane e finisce anche in Europa. I primi fuochi si accendono negli USA tra il 1963 e il 1964 contro la coscrizione dei giovani militari americani in procinto di partire per il Vietnam, contro la perorazione della causa di questa assurda “guerra santa” contro l’invasore comunista, e a favore dei diritti civili della gente di colore; nel maggio 1968 il vento rivoluzionario tocca le Università parigine, per poi estendersi alla popolazione studentesca europea e italiana.
Negli Stati Uniti la tensione sociale resta altissima. Nonostante con la presidenza Eisenhower si fosse mitigato il clima di anticomunismo di stampo prettamente maccartista, nel sud del paese permanevano gravi casi di segregazione razziale che scuotevano l’opinione pubblica. Nascono molti movimenti, alcuni violenti come le Black Panthers di Malcolm X e i Musulmani Neri, altri a carattere non violento come il movimento pacifista ispirato da Martin Luther King. Le sentenze della Corte Suprema a favore dei diritti civili dei neri inasprisce la reazione del razzismo più oltranzista che sfocia nella costituzione di movimenti paralleli al Ku Klux Klan. I maggiori testimoni della svolta democratica del paese sono assassinati: il presidente John F. Kennedy nel 1963, suo fratello Robert nel 1968 e Martin Luther King lo stesso anno. Al presidente Kennedy, ucciso a Dallas il 22 novembre 1963 succede Lyndon B. Johnson.

In Europa

Nell’immediato dopoguerra in Gran Bretagna il governo del laburista Clement Attlee aveva costruito una serie di solide contromisure sociali per arginare la crisi post-bellica, favorendo la nascita del welfare state. I governi conservatori che si succedono non alterano la fisionomia dello stato assistenziale disegnato dai laburisti. Nel 1951 sale al potere Churchill, e nel 1957 McMillan.