giovedì 1 settembre 2016

Popper

POPPER

la scienza del ventesimo secolo assume un ruolo fondamentale nella storia della filosofia. l’evoluzione della tecnologia consente nuove grandi scoperte che producono una seconda rivoluzione scientifica, con la stessa valenza della rivoluzione copernicana e newtoniana per il portato culturale che ne consegue. le scienze della natura crescono in maniera sponenziale, e a esse si affiancano le scienze umane, la sociologia, la psicologia, l’antropologia, la pedagogia, che costruiscono un sapere più completo sul pianeta uomo. si assiste inoltre alla nascita delle scienze di confine, come l’etologia e la biochimica, l’astrofisica e la cosiddetta intelligenza artificiale. risultato di questa innovazione è la critica alla vecchia scienza, l’acquisizione di nuovi modelli di studio, la nascita del criterio di falsificabilità, la nascita insomma di una nuova epistemolgia che apre a una nuova mentalità scientifica.

popper elabora una delle riflessioni più interessanti della filosofia della scienza contemporanea. nella sua autobiografia popper racconta le sue esperienze giovanili. quando era studente a vienna aveva aderito con entusiasmo al marxismo e nel 1919 aveva partecipato a una manifestazione contro la polizia nella quale alcuni operai erano rimasti uccisi. popper seguiva con molto interesse la definizione di socialismo scientifico del marxismo, ma poi un giorno gli capitò di assistere a una conferenza di einstein che presentava la sua teoria della relatività. era una teoria rivoluzionaria in ogni senso, che riscriveva da capo la storia della fisica dopo newton, ma einstein la presentl come una congettura, sostenendo che chiunque avrebbe potuto accettarla o smentirla e indicando egli stesso esperimenti e criteri per metterla alla prova. quello fu il momento decisivo della formazione di popper: egli si distaccl dal marxismo come da qualunque teoria e ideologia che sfuggisse al CONTROLLO, accettando per contro quelle verità che potessero essere quindi giustificate, smentite, controllate attraverso esperimenti.

LA LOGICA DELLA RICERCA SCIENTIFICA

cosa è veramente scienza e cosa non lo è? popper ricerca un principio che consenta a una teoria scientifica di essere valida, ma questo criterio non è il principio di VERIFICABILITA’ come era emerso dalla tradizione neopositivistica e del circolo di vienna, bensì il principio di FALSIFICABILITA’. una teoria per popper può dirsi veramente scientifica solo se esistono i criteri necessari per smentirla e falsificarla. se così non avviene non esiste nessun rapporto tra la teoria e la scienza e abbiamo solo mito, ideologia, religione, ma non scienza. questo principio costituisce il CRITERIO DI DEMARCAZIONE, il confine tra ciò che è scientifico e ciò che non lo è. popper non riconosce alcun valore am LETODO INDUTTIVO usato da bacone, newton, stuart mill, dal neopositivismo: il particolare, il singolo, non consente alcuna possibilità di certezza e di verifica. se io dico che tutti i cigni sono bianchi perchè vedo dei singoli esemplari di questo colore sto affermando qualcosa di non scientifico, che verrebbe presto messo in crisi dall’incontro con un esemplare di colore nero. al posto dell0induzione popper ammette invece il criterio di falsificazione, ossia il ricorso a strumenti e criteri in grado di mettere in crisi una teoria, di smontarla, di smentirla, e in questo caso di renderla veramente scientifica. la scineza popperiana si basa sulla falsificazione perchè è la stessa mente umana a usare questo approccio.
lo stesso kant riteneva che la mente umana non fosse una tabula rasa che poteva essere riempita con le osservazioni empiriche, ma era invece un insieme di osservazioni e di PREVISIONI, cioè delle anticipazioni, delle aspettative che ogni individuo ha di una certa esperienza. quando queste previsioni entrano in crisi e in contraddizione con l’esperienza, allora nasce un PROBLEMA, e da qui nasce la ricerca scientifica, ossia dalla necessità di risolvere il problema. per risolvere un problema è necessario predisporre un ampio ventaglio di teorie e di CONGETTURE, che devono essere falsificate e smentite. quella che resisterò più a lungo sarà la teoria valida.

LA CRITICA DELLO STORICISMO

popper applica il suo metodo a tutti gli aspetti della vita e della riflessione sociale, politica e storica. egli teorizza una SOCIETA’ APERTA e democratica, che contrappone al modello sociale teorizzato da platone, da hegel e da marx, colpevoli di aver dato un diverso significato alla politica e alla storia. egli ritiene che è assurdo cercare un senso generale alla storia senza introdurre un criterio di falsificazione anche per gli eventi sotirici che hanno determinato l’evolversi delle diverse tappe dell’umanità. popper respinge ogni forma di totalitarismo, a cui oppone invece un RIFORMISMO DEMOCRATICO, la traduzione in termini storico-politici del metodo per congetture e falsificazioni della scienza, in pratica si basa su un graduale avvicendamento delle riforme, che debbono essere abbandonate quando non producono effetti positivi. questa sua costruzione viene chiamata da popper RAZIONALISMO CRITICO anche se però lo stesso popper avvisa che egli non ha fiducia nella ragione non essendoci un concetto filosofico valido in grado di dare una spiegazione alla ragione, e quindi la razionalità + per popper esclusivamente un atto di fede, non potendo essere falsificata.

L’EPISTEMOLOGIA EVOLUZIONISTICA

popper applica il suo metodo a ogni campo del sapere, tanto che egli stesso paragona la sua concezione epistemologica all’evoluzionismo darwiniano: al pari di darwin, che teorizzava  la sopravvivenza delle specie migliori in base alla loro capacità di adattarsi alle condizioni ambientali avverse, altrettanto si può dire delle teorie scientifiche, che sopravvivono ai diversi tentativi di falsificazione mediante esperimenti. tuttavia occorre dire che la posizione popperiana non è relativista bensì realista, intendendo per realismo la stretta aderenza delle verità ai fatti concreti. popper distingue tre mondi, il primo, quello materiale costituito dai fatti, il secondo, quello costituito dai pensieri e quindi dalle condizioni soggettive, il terzo mondo invece è quello costituito dalla teorie e quindi dai contenuti dei pensieri, che entrano in corrispondenza con i fatti e con i pensieri stessi. la conoscenza entra in crisi nel momento in cui questa corrispondenza viene a mancare. il metodo popperiano consente di verificare quali teorie siano vere e quali false. ma al terzo mondo popper ammette anche teorie non scientifiche come per esempio quelle religiose o quelle filosofiche, egli evidenzia come le toerie metafisiche dei presocratici, come la teoria atomistica, hanno influenzato positivamente l’evoluzione della scienza.

LA CRITICA ALLA DIALETTICA

negli anni 40 popper inizia una serie di articoli in cui critica la dialettica hegeliana e quella marxista, colpevoli di aver dato realtà alla possibilità di contraddizione. secondo popper il principio aristotelico di non contraddizione (se a è uguale ad a, a non potrebbe essere uguale anche a b) costituisce la base stessa della scienza. riprendendo un principio noto alla scolastica, il cosiddetto TEOREMA DELLO PSEUDO-SCOTO - attribuito erroneamente a duns scoto e per questo così chiamato - popper chiarisce che ammettere una contraddizione all’interno di un ragionamento scientifico significa ammettere che in una teoria possiamo dire tutto e il contrario di tutto e in questo modo negheremmo una solida base alla conoscenza scientifica. hegel aveva strutturato il suo metodo dialettico per cogliere la realtà nella sua interezza, ammettendo quindi anche le contraddizioni contenute all’interno di essa. popper ammette la dialettica hegeliana solo nella sua descrizione empirica dello sviluppo storico della scienza: secondo popper infatti le contraddizioni sono utili ma non possono essere mantenute come strumento di verità bensì come espressioni di errore, che devono essere eliminate. nella scienza non possono sussitere espressioni contraddittorie, perchè impedirebbero qualsiasi certezza speculativa. questa posizione aveva suscitato le reazioni di molti marxisti, una parte dei quali, esponenti del materialismo dialettico, aveva cercato di spiegare che le contraddizioni esposte da hegel non erano in realtà delle vere contraddizioni ma dei conflitti di classe che potevano essere risolti mediante una critica della società e attraverso il rovesciamento teorizzato dal marxismo.