domenica 4 settembre 2016

Utilitarismo

UTILITARISMO

allo stesso modo della francia, anche in inghilterra possiamo registrare un passaggio diretto dall’illuminismo al positivismo, che in inghilterra diventa utilitarismo. questa dottrina ha risvolti molto ampi e comprende diverse teorie che spaziano dall’economia alla biologia. il termine utilitiarismo viene creato da BENTHAM, che rirprende un tema particolarmente caro alle filosofie ellenistiche, ossia l’atarassia, la fuga da ogni dolore. per bentham l’uomo moderno ha due scopi, la fugda da ogni dolore e la ricerca del piacere, e proprio su questo principio bentham innesta la sua speculazione. il suo personale contributo si riferisce proprio al calcolo numerico dei piaceri, poichè la ricerca del piacere non deve essere condizionata a un piatto edonismo, in quanto questo pregiudicherebbe la durata del piacere stesso, occorre invece che si sviluppi una preoccupazione sociale che comporti il raggiungimento del piacere per il massimo numero di persone, e senza che si danneggi nessuno e senza nessuna conseguenza. una posizione nettamente diversa è quella di MALTHUS, che guarda al rapporto tra popolazione e risorse. secondo malthus la crescita della popolazione avviene in modo geometrico mentre la crescita delle risorse disponibili avviene in modo aritmetico e più lento, in pratica la popolazione aumenta velocemente in misura sproporzionata rispetto alle risorse di sussitenza. questo crea la miseria. per risolvere il problema malthus ritiene che i poveri non debbano procreare, e si debbano astenere dal matrimonio e dalla licenziosità extramatrimoniale perchè non vengano messi al mondo altri bambini poveri che avrebbero bisogno di sussitenza e quindi la toglierebbero agli altri. in una prospettiva economica l’utilitarismo inglese non potrebbe fare a meno dell’opera di RICARDO. la visione di ricardo è molto vicina a quella di adam smith ma si discosta da quella di smith per gli effetti negativi della rendita fondiaria, che ricardo vorrebbe abrogare. la rendita fondiaria infatti produce un irreparabile divario tra le classi sociali. in accordo con la dottrina smithiana ricardo ritiene infatti che il valore del prodotto dipenda dal tempo impiegato nella sua lavorazione. la rendita fondiaria implica che i proprietari terrieri, per provvedere alle esigenze della popolazione,  sfruttino anche lettere meno fertili, producendo un continuo aumento dei tempi di lavorazione e conseguentemente un aumento dei costi del prodotto finito. ricardo si schiera quindi con la classe media degli industriali, ma si rende ben presto conto, anticipando il marxismo, che l’interesse della classe media, ossia l’aumento dei profitti, contrasta  con le esigenze dei lavoratori che vorrebbero un aumento dei salari, producendo quindi la teoria che un conflitto tra le classi è inevitabile perchè fa parte della storia stessa.

STUART MILL

l’importanza del pensiero di stuart mill nel positivismo è data soprattutto dalla sua opera SYSTEM OF LOGIC che potremmo considerare un po’ il novum organum del positivismo inglese. la logica di stuart mill esula da caratteri di tipo formale e si fa METODO delle scienze positive. nel pieno positivismo stuart mill ritiene che le indagini debbano essere veramente scientifiche e quindi sottoposte a una particolareggiata analisi critica che serve a scorporare ogni elemento estraneo al ciò che vogliamo studiare. nella prima parte del suo sistema stuart mill individua per prima cosa due elementi, i TERMINI DENOTATIVI che riguardano gli aspetti individuali come i nomi propri o comni e gli aggettivi. e i TERMINI CONNOTATIVI, che si riferiscono sempre a quegli aspetti individuali ma aggiunti in un secondo momento e che servono per mettere in relazione i diversi elementi con le stesse caratteristiche in relazione a questo aspetto comune. per esempio bianco: se io dico bianco sto indicanod tutte le cose bianche come la carta, le nuvole, l’orso polare, ma anche il rapporto di tutte queste cose con la bianchezza. ogni elemento può avere per stuart mill valori denotativi o connotativi in egual misura, ma il filosofo avverte che bisogna stare attenti a non confondere la connotazione per una denotazione, ossia la caratteristica prpria di una classe di individui è e resta relativa a quella classe di individui: il bianco della carta non ha niente a che vedere con il bianco dell’orso polare, noi indichiamo in senso connotativo il bianco per specificare una caratteristica di queste classi di individui in relazione alla bianchezza ma non hanno assolutamente un valore generale. questo soprattutto perchè la filosofia di stuart mill, come quelle degli altri suoi contemporanei, si appoggia all’empirismo inglese per il quale la conoscenza di un fenomeno è prima di tutto conoscenza particolare, soggettiva, conoscenza della rappresentazione e quindi immediata. il vero positivismo di stuart mill lo notiamo nell’adozione del metodo induttivo, attraverso il quale egli procede dal partiolare al generale: perfino la matematica procede da casi particolari che vengono poi generalizzati, perchè basati sempre su osservazioni empiriche. per il positivismo non esistono le cause prima degli effetti, perchè il metodo induttivo obbliga a risalire alle cause solo dopo ‘osservazione empirica. per stuart mill la legge di causalità universale racchiude tutte le spiegazioni relative alle cause e ai loro effetti.

secondo stuart mill abbiamo quattro metodi per spiegare la causa dei fenomeni: le CONCORDANZE, secondo cui se due fenomeni hanno in comune una sola circostanza quella è sicuramente la cusa; le DIFFERENZE, secondo cui nel caso in cui due fenomeni si manifestano in modo diverso a causa di una circostanza questa è la causa; le VARIAZIONI CONCOMITANTI, scondo cui quando due fenomeni si influenzano a vicenda uno è causa dell’altro o viceversa; i RESIDUI, secondo cui quando togliamo da un fenomeno qualcosa che pensiamo sia effetto di alri fenomeni, sicuramente anche la parte residua sarà effetto dei fenomeni che abbiamo trascurato. queste 4 cause hanno una chiara derivazione baconiana e ci rimandano alle tavole di assenza e di presenza e dei gradi che bacone utilizzava per descrivere un fenomeno e per spiegarne le cause. stuart mill adotta anche il METODO DEDUTTIVO per i fenomeni più complessi, come strumento di verifica sperimentale.

il pensiero sociale di stuart mill regala al campionario delle scienze umane anche una scienza morale, l’etologia, ossia scienza del comportamento e del carattere. stuart mill rifiuta tenacemente l’idea che gli uomini non siano consapevoli, anzi, egli ritiene che l’uomo possa modificare il proprio comportamento in relazione a determinate cause. purtroppo queste cause non possono essere storicamente verificate: egli rifiuta il cosiddetto metodo chimico, secondo cui esisterebbe un’influenza dell’ambiente nelle azioni umane, perchè sulla storia passata dell’uomo non possiamo fare esperimenti, e inoltre rifiuta il cosiddetto metodo geomtrico, poichè non sarebbe possibile dedurre da una sola e unica causa tutte le azioni dell’umanità. esistono diverse cause per diversi gruppi sociali, che vanno ricercate nelle diverse fasi della storia dell’umo. in campo economico stuart mill i discosta in maniera pervicace dalla posizione di malthus, sostenendo che se le leggi della produzione sono immutabili, è anche vero che le leggi della distribuzione sono suscettibili di trasformazione e possono essere quindi modificate dagli uomini. le ricchezze devono essere ridistribuite e assegnate alle classi deboli, anche se la condizione dei lavoratori salariati non migliorerà se non attraverso una presa di coscienza e una trasformazione attuata dai lavoratori stessi. questa trasformazione non deve essere ottenuta attraverso la rivoluzione ma attraverso la cooperazione dei lavoratori tra di loro e con le altre classi sociali. stuart mill propone un modello politico basato sulla DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA, che tenga conto non solo della maggioranza ma anche della minoranza, e soprattutto è favorevole al voto esteso alle donne, penalizzate in questo senso da ragioni storiche. la visione di stuart mill si apre anche all’etica con una ripresa del pensiero di bentham sull’utilità dei piaceri, a cui affianca un calcolo QUALITATIVO del piacere, in merito alla nobiltà dei fini e secondo il principio evangelico del non danneggiare il proprio prossimo.