giovedì 8 settembre 2016

Kierkegaard

KIERKEGAARD

CONTRO HEGEL

Differenza tra l’uomo e Dio - Kierkegaard é uno dei maggiori oppositori dell’Idealismo romantico ed hegeliano,e la sua reazione all’hegelismo parte da un’affermazione: non si può pretendere di vedere con gli occhi di Dio, afferma Kierkegaard, perché tra l’uoo e Dio c’é una profonda differenza ontologica. Kierkegaard contesta anche la definizione di sistema data da Hegel alla sua concezione filosofica, in quanto la filosofia non può essere vista come sistema, bensì come giornale intimo di un’esistenza irripetibile. 

Il singolo - Hegel evita una categoria che Kierkegaard ritiene importantissima, quella del singolo. Il singolo é l’Io che esiste e che non può essere ingabbiato in un sistema, la cui esistenza non é un concetto e come tale non può essere compreso (l’accezione di com-prensione palesa la necessità di ritagliare una porzione di reale per essere studiata attraverso un sistema, cosa assolutamente impossibile vista la complessità dell’individuo). L’esistenza non può essere ridotta a un concetto succube di una concatenazione dialettica.

I TRE STADI DELL’ESISTENZA

L’uomo di Kierkegaard é libero. Non gli si offre la sicurezza del superamento dialettico, tipica del sistema hegeliano, ma la possibilità del salto. Ogni possibilità é aperta, come é aperta l’irripetibile individualità del singolo. Kierkegaard distingue tre possibilità di scelta, tre stadi esistenziali: uno estetico, uno etico, uno religioso.

Stadio estetico - L’esteta é raffigurato da Kierkegaard nel Don Juan, che é l’uomo che sceglie di non scegliere e lascia la scelta all’occasione e al caso. L’esteta vive l’attimo, l’istante, fugace e istantaneo, rifiuta la ripetizione ma presto degeneranella noia e deve scegliere un nuovo stile di vita. 

Stadio etico - A differenza di Don Juan l’uomo etico (l'assessore Guglielmo) cerca la stabilità e la durata, e sceglie se stesso in un rapporto stabile con gli altri. Ma egli si sente angosciato, solo davanti a Dio, proteso verso l’infinito e colpevole della sua possibilità di compiere il male.

Stadio religioso - Questo stadio é rappresentato dalla figura di Abramo. Abramo, dopo una vita vissuta nel rispetto della Legge, si sente chiedere da Dio il sacrificio dell’unico figlio, Isacco, giunto dopo tanti anni. Si tratta di un ordine irrazionale, ma Abramo obbedisce, perché il rapporto con Dio non ha regole. Quella dell’uomo davanti a Dio é una scommessa con l’infinito, l’incontro/scontro tra due singoli, l’uomo, finito, e l’Assoluto, infinito (ab-solutus, libero da vincoli). Nella vita religiosa l’uomo rischia totalmente se stesso.

L’ANGOSCIA E IL DOLORE

Il possibile - Quindi l’uomo é libero e la sua esistenza ha infinite possibilità. Il possibile é la categoria più difficile, perché ci mette davanti alla precarietà. L’individuo che sceglie, non sa cosa lo aspetta, perché il possibile é infinitamente possibile, e questo lo angoscia. É l’angoscia a caratterizzare il rapporto tra l’uomo e il mondo. 

La fede - Nel rapporto soggetto-se stesso abbiamo invece la disperazione. L’uomo non può essere privato della possibilità, ma l’angoscia che lo pervade lo rende costretto a difendersi dalla possibilità stessa. Il solo modo che l’uomo ha per ripararsi dall’angoscia é trovare confrto in Dio, Signore di ogni possibilità.

Dio - Ma anche la fede, per Kierkegaard, é inquieta, perché Dio dà all’uomo tante possibilità. Hegel faceva manifestare Dio come Assoluto nella storia, mentre per Kierkegaard Dio é un singolo infinito, é altro Assoluto e irraggiungibile.