lunedì 25 luglio 2016

500 - Introduzione

IL 500 - INTRODUZIONE

A differenza del secolo successivo, il secolo sedicesimo rappresenta nella storia europea un momento di notevole crescita ed espansione sociale, politica ed economica. Il Cinquecento è infatti un secolo di transizione, culturale con la presenza del Rinascimento, politica con la maturazione di nuove tendenze amministrative, e sociale, poiché assistiamo a un vero e proprio boom demografico. Dal punto di vista economico il Cinquecento è dominato dallo slancio affaristico della borghesia, con tutte le conseguenze del caso: nuove rotte commerciali, favorite dalle recenti scoperte geografiche, nuovi nuclei urbani, e una rivoluzione dei prezzi; si assiste inoltre all’inizio della decadenza del ruolo centrale del Mediterraneo a vantaggio della regione atlantica, svolta che troverà il suo compimento nel secolo successivo.

Crescita demografica – La popolazione europea cresce del cinquanta per cento. Il miglioramento più sensibile si registra soprattutto in Francia e in Italia. Il vero fenomeno demografico di questo secolo è però la crescita delle città: la popolazione urbana cresce notevolmente in tutta Europa e principalmente in quei centri dei traffici commerciali che iniziavano a fare la loro prima apparizione. Le stesse città italiane, che nel corso del secolo manterranno una buona vitalità economica, risentiranno positivamente di queste influenze.

Agricoltura – L’agricoltura costituiva il 90 % delle risorse economiche europee e la maggior parte della popolazione viveva di agricoltura. Nel Cinquecento la produzione agricola aumenta, a causa dell’incremento demografico e della conseguente crescita del numero di lavoranti, oltre a un più consistente numero di terreni coltivabili, derivato dalla bonifica delle zone paludose. Le colture erano a base vegetale, solo più tardi verranno introdotte le colture tipiche delle nuove terre scoperte nel corso delle esplorazioni, come il mais e la patata. Tratto negativo dell’agricoltura del periodo è indubbiamente la persistenza delle strutture medioevali, accentrate maggiormente nel bacino mediterraneo, che, come vedremo, provocherà nel secolo successivo un gravissimo stato di arretratezza tecnologica e produttiva: tra le principali colpe ricordiamo la mancanza di una rotazione delle colture e il bassissimo rendimento.
Per contro nelle regioni più ricche dell’ovest europeo si assiste alla graduale penetrazione della borghesia nelle campagne, che darà vita a moderne strutture produttive di tipo aziendale, introducendo innovazioni tecnologiche e soluzioni avanzate, come la rotazione delle colture, l’alternanza di colture alimentari e foraggere e integrando l’economia agricola con la pratica dell’allevamento. In Inghilterra le tradizioni socioeconomiche di stampo medioevale lasciano il posto alla modernizzazione, che si attesta nella chiusura dei campi comunitari (open field), sottratti ai proprietari e recintati (enclosures).
La terra era infatti un bene sicuro. Imprenditori attenti avevano capito che introducendo colture mirate e alternate e assumendo manodopera salariata si poteva non solo incrementare la produzione ma anche esportare il residuo che non veniva consumato internamente. L’est europeo invece continuava a essere dominato dal latifondo, nobiliare ed ecclesiastico, e dopo la rivoluzione dei prezzi il processo di feudalizzazione conobbe una nuova vita, a causa delle ingerenze dei proprietari terrieri che non volevano rinunciare ai propri privilegi e sottoponevano i contadini a pesanti vessazioni e corvées, rendendo endemiche in questa zona le tensioni sociali e il malcontento popolare.

Manifatture e commerci – Accanto alle tradizionali attività artigianali già in uso nelle grandi città, si aggiungono nuove attività produttive, legate all’industria estrattiva e alla fabbrica di strumenti di precisione, alla cantieristica navale e ovviamente all’edilizia, visto il processo di crescita delle città. Tra i settori in crescita c’era l’industria tessile, molto attiva in Italia; la produzione laniera italiana viene poi soppiantata dalla produzione serica, mentre sale quella inglese; decadono invece le tradizionali fabbriche delle Fiandre, soppiantate dalla nascita di aziende familiari nei piccoli centri, che garantivano un costo di manodopera notevolmente competitivo.

Economia e finanza -  L’attività bancaria è uno dei settori dove si fa sentire lo sviluppo nel corso del secolo, rappresentata dalle grandi famiglie della finanza europea come Welser e Fugger – travolte dalla bancarotta della Spagna di Filippo II – e in Italia Spinola e Medici. La speculazione finanziaria e le attività di credito erano infatti i principali obietivi degli operatori finanziari del periodo. Notevole impulso ebbero ovviamente i commerci internazionali, principalmente nelle attività di esportazione, che cambiarono l’assetto politico e sociale dei paesi del bacino Mediterraneo, i quali nel secolo successivo passarono da una economia di esportazione a una economia di consumo, con la ben nota inversione delle polarità tra le aree geografiche mediterranea e settentrionale (baltica e atlantica).
A guadagnare furono soprattutto i paesi che per primi seppero approfittare delle immense e inesplorate ricchezze del nuovo continente: il tesoro americano, così fu chiamato, finì per finanziare le case reali spagnola e portoghese, prive di una solida economia produttiva. L’impulso finanziario trova il suo nuovo centro nei Paesi Bassi, dove Anversa è il centro dei traffici commerciali, vero e proprio crocevia dove nel 1531 si costituisce la prima Borsa per le contrattazioni, mentre Amsterdam diventa la capitale del mercato finanziario. Il fenomeno più significativo del periodo è la rivoluzione dei prezzi, che crebbero fino a 4-5 volte tanto. La presenza del tesoro americano finì infatti col deprezzare la moneta locale, producendo una fortissima inflazione. Ma tra le cause bisogna ricercare anche la crescita della domanda in merito all’alimentazione, alla spesa pubblica e agli armamenti e la nascita di una nuova economia di mercato, che comportava l’incremento del debito pubblico (il caso della Spagna per tutti). Inevitabilmente questa crisi si ripercuoteva nella società del periodo, ancora molto stratificata ma pur sempre divisa, non solo all’interno ma anche a livello regionale. La borghesia inizia infatti la sua ascesa, mentre le masse contadine si trovano sempre più lontane e sempre più vessate dalla nobiltà. Tra le conseguenze dell’aumento dei contadini poveri si segnalano l’accattonaggio e il brigantaggio, in Spagna e nei paesi meridionali.

Conclusioni -  Questo trend positivo non modificava radicalmente le strutture sociali, che restarono così arretrate e medioevali, soprattutto al sud. Il boom demografico si arrestò nel 1580 e ben presto si sentirono i segnali della crisi che si sarebbe palesata nel Seicento. Le carestie e il calo della produttività finirono con lo stancare le borghesie locali, che furono riassorbite nel vetusto sistema di valori della gerarchia sociale, e le due categorie estreme si posero sempre più ai margini dell’economia di mercato, assottigliando lo spessore socioeconomico della borghesia.