sabato 16 luglio 2016

Severino Boezio

SEVERINO BOEZIO

Il principiarsi della speculazione scolastica si attesta tra il VI e il IX secolo d.C.: è il secolo delle invasioni barbariche, della nascita dei cosiddetti regni romano-barbarici e soprattutto della scomparsa dell’Impero Romano d’Occidente. Con Carlo Magno, che nell’800 viene incoronato Imperatore, nasce il Sacro Romano Impero, e con esso una nuova  dimensione politica, amministrativa e culturale. Il processo di rinnovamento si fa sentire soprattutto in quest’ultimo settore, dove si assiste sotto la dinastia carolingia a un nuovo impulso determinato dalla riscoperta dei classici latini e greci. Tra le maggiori istituzioni carolingie va menzionata la cosiddetta Schola Palatina, tra le più attive fautrici del neonato enciclopedismo culturale. Cambia anche la filosofia. Tendenza tipica della Scolastica sarà la funzione didattica del filosofare e la sua assoluta dipendenza dalla teologia: pertanto i filosofi scolastici tenderanno a un lavoro di raccolta del pensiero classico ma per un uso essenzialmente di appoggio, e mai in disaccordo con i principi della fede cristiana. 

L’ENCICLOPEDIA CULTURALE IN BOEZIO

La caratteristica fondamentale di Boezio è  il tentativo di conciliare tutto il pensiero platonico e aristotelico in un sistema che operi in modo da conservare i contenuti e le opere dei due maestri al fine didattico. Questa tendenza prende il nome di enciclopedismo culturale, ed è anche la connotazione compiutamente educativa della Scolastica. Infatti proprio dagli antichi deriva la tipica sistematica del sapere scolastico, a cui Boezio collabora, e la conseguente ripartizione in trivio (grammatica, retorica, dialettica) e quadrivio  (aritmetica, geometria, astronomia, musica). Boezio collaborerà a entrambi gli ambiti disciplinari. Si noti qui il ruolo di dialettica, e quindi di logica, in senso essenzialmente aristotelico, attribuito alla filosofia. Questo sistema di sapere è caratteristico di tutta la speculazione del periodo; ma è bene sottolineare che l’insieme delle cognizioni raccolte non è da intendere in ordine sparso, bensì come facente parte di un vero e proprio disegno unitario, laddove lo stesso Boezio va ricercando l’unità del sapere. Ogni parte, ogni elemento, ha il suo ruolo all’interno del sistema del sapere, e questo disegno armonico può essere garantito dall’unità del sapere stesso. Come si vede Boezio introduce un concetto ben più ampio di filosofia rispetto a quello eminentemente platonico o aristotelico, riferendosi e avvicinandosi alla prospettiva agostiniana. Quello delle arti del trivio e del quadrivio, così come della filosofia, è un compito propedeutico, preparatorio alla teologia e alla conoscenza di Dio. La sapienza filosofica è  anche sapienza teologica, poiché Dio è Sapienza, e l’uomo si accosta a Dio  poiché ama la sapienza, e in tal senso Boezio ci parla di filo-sofia, amore per la sapienza.   Boezio non fu l’unico assertore dell’indirizzo enciclopedico.
Una tendenza analoga è  infatti rappresentata dagli studi portati avanti nell’ambito dei monasteri, di cui san Benedetto fu motore principale con l’ordine da lui fondato; il lavoro monacale era basato anche sulla copiatura manuale degli antichi manoscritti. Molto importante anche l’opera di Cassiodoro prima e di Isidoro poi, entrambi contemporanei di Boezio; del papa Gregorio Magno, già monaco benedettino; della Schola Palatina, sorta per iniziativa di Carlo Magno, e del monaco Alcuino, organizzatore di tutta la politica culturale carolingia.

LA VISIONE TEOLOGICA DI BOEZIO

Boezio accoglie nella sua speculazione l’antico sogno del pensiero filosofico patristico e neoplatonico, ossia la conciliazione dei temi speculativi di tutti i principali maestri del pensiero classico, in una grandiosa koinè filosofica che fungesse da sistematica del pensiero filosofico contemporaneo. Addirittura la filosofia cristiana guardava con interesse al pensiero classico, ritenendo che i suoi esponenti, per quanto pagani, non fossero poi lontani dalla Verità rivelata. Sicuramente il più vicino era il Neoplatonismo di Plotino, Porfirio e Proclo, le cui linee fondamentali influenzarono i primi Padri della Chiesa e lo stesso Agostino. Quali furono i tratti fondamentali di questa corrente che furono considerati peculiarmente cristiani?
Una delle opere di Boezio, il De Consolatione Philosophiae, presenta, in forma di componimento poetico, tutte queste tematiche. La filosofia per Boezio si rivolge a Dio, eterna ragione, creatore di tutte le cose e motore immobile.  Il ruolo di Dio è quello di libera volontà creatrice, che esclude quello di necessità creatrice: per Boezio Dio opera come creatore spinto solo dall’amore e pertanto la Sua opera non è mossa da cause esterne; da Dio procedono le anime degli uomini e degli esseri viventi, in un disegno armonico e libero al tempo stesso. Lo scritto si conclude con la preghiera alla luce divina  di dissipare le tenebre e di assumere il ruolo di principio guida e di illuminazione. Si tratta di un tema spiccatamente platonico, riecheggiante le atmosfere del Timeo. Ma in questa visione entrano anche temi peculiarmente cristiani, innanzitutto il concetto di libertà della creazione, evidentemente diverso dal concetto di emanazione caro al Neoplatonismo; un ulteriore atto di differenziazione dal Neoplatonismo, Boezio lo porta avanti nei Trattati Teologici, in cui ribadisce l’essenzialità del dogma della Trinità e il ruolo di “uno e trino” attribuito a Dio, mentre i Neoplatonici intendevano Dio come Uno e Principio ma separato dalla nous o logos e dall’Anima del Mondo, entrambe sue emanazioni successive.
La teologia boeziana insiste molto sui caratteri di trinità, unità, sostanza e natura, riferiti a Dio, caratteri che vengono tramandati ai posteri mediante l’opera di Boezio. Sul problema del male, Boezio sposa la tesi agostiniana del male come limitazione del bene. Infatti se Dio è il Bene Sommo tutte le cose create saranno buone, ma nel senso che partecipano al bene, non sono bene esse stesse. E siccome le cose sono per loro natura ovviamente finite e limitate, parteciperanno al bene in modo finito e limitato. Il male è dunque naturale, quale limite terreno delle cose finite, Dio è buono, e tutto quello che fa è bene: tutto è parte di un progetto armonico. A volte l’uomo sembra non rendersi conto dell’entità positiva di un evento, e qui interviene il compito consolatorio della filosofia. Una delle cose che appaiono evidenti nella filosofia boeziana è il provvidenzialismo divino. Dio conosce ogni cosa, e tutto quello che succede non capita mai per caso, ha sempre una causa. Il carattere di libertà della creazione implica però un certo grado di necessità: se un’azione si svolge in un certo modo, ciò accade perché necessariamente doveva svolgersi in quel modo. L’eternità di Dio Lo rende sempre presente e onnisciente, ma ciò non limita le azioni umane, poiché l’uomo è libero di agire, anche se Dio sa bene come agirà l’uomo. 

BOEZIO E PORFIRIO: LA LOGICA

Nel Trivio medioevale la filosofia è intesa aristotelicamente come logica o dialettica, e questo richiamo ad Aristotele influenza lo stesso enciclopedismo culturale boeziano, che si ispira agli scritti di Porfirio (il discepolo di Plotino autore delle Isagoge alle categorie aristoteliche). Come si ricorderà Aristotele definisce categorie o predicati quei generi sommi, concetti generali, generi e specie che si possono attribuire alle cose, predicare, appunto; sono dieci, e la prima è la sostanza, mentre le altre nove sono detti accidenti. Il problema è: cosa sono dunque questi predicati? Sono enti reali? Sono concetti della mente? Sono corporei?  Sono incorporei? Sono uniti o separati dalle cose corporee? Per Boezio generi e specie non sono enti reali, ma concetti della mente. Non  possono infatti essere reali poiché  gli enti reali sono individuali, riferiti a elementi particolari, mentre generi e specie hanno valore solo all’interno di un discorso come predicati di tutta una classe di individui. Essi non sono tuttavia costruzioni arbitrarie della mente ma astrazioni ricavate da proprietà reali, e dunque riferiti a cose reali. La soluzione boeziana è tipicamente aristotelica. Il problema degli universali è uno dei temi più seguiti nella Scolastica, suscettibile di determinazioni aristoteliche come in Boezio o platoniche come nel caso di Scoto Eriugena.