lunedì 18 luglio 2016

Stoicismo

STOICISMO

La filosofia post aristotelica si caratterizza per il problema morale e la ricerca speculativa sulla condotta dell’uomo: questa ricerca mira a indagare la qualità e il significato della condotta morale dell’uomo e la capacità dell’uomo di trovare la felicità, non fine a se stessa ma praticamente utile. Lo Stoicismo è la prima e la più longeva delle filosofie elleniste, e la sua influenza si estende nel periodo successivo, dominato dalle correnti neoplatoniche e cristiane, fino alla Scolastica medioevale. Quattro sono i caratteri principali della filosofia stoica: la necessità dell’ordine cosmico, che include i concetti di destino e provvidenza; la definizione della logica come dialettica, teoria del significato e della proposizione, e del ragionamento immediato; la dottrina del ciclo cosmico e dell’eterno ritorno, e il concetto di Dio come Anima del Mondo; l’autosufficienza e la libertà del sapiente.
Fondatore della scuola stoica è Zenone di Cizio, ammiratore di Socrate, allievo della scuola cinica prima con Cratete e poi con Stilpone. Verso il 300 a.C. fondò la sua scuola presso lo stoà poikìle, il portico dipinto, donde il nome della sua filosofia. Tra i suoi allievi gli successe alla direzione della scuola Cleante di Asso, e, dopo Cleante, Crisippo di Tarso, uno dei pilastri dello Stoà. A Crisippo seguirono due suoi scolari, Zenone di Tarso e Diogene di Seleucia, detto il Babilonese: la produzione di questi filosofi è andata persa ma si sa che furono molto produttivi, Crisippo per esempio compose ben 705 libri e scriveva circa 500 pagine al giorno.
Il cinico Cratete fu maestro e modello di vita di Zenone. Come i cinici anche gli stoici cercano la strada che porta  alla felicità, attraverso la virtù, ma a differenza dai cinici gli stoici ritengono fondamentale la scienza. Tra gli stoici ci fu anche chi, come Aristone, dichiarava inutile la logica e superiore alla possibilità umana la fisica, ma anche chi, come Erillo, poneva il sommo bene nel conoscere: tutto lo stoicismo però è dominato dalla concezione senechiana della filosofia come studium virtutis, esercizio della virtù. Dunque filosofia e virtù coincidono e la filosofia è la strada per raggiungere il sommo bene; ora, poiché tre sono le virtù più generali (naturale, morale e razionale) la filosofia stoica si ripartisce in fisica, etica e logica.

FISICA

La cosmologia stoica assumeva il concetto di un ordine perfetto, necessario, razionale e immutabile che governava tutte le cose e a cui nessuno poteva sottrarsi. Quello stoico è un panteismo che sostituisce alle quattro cause aristoteliche (agente, formale, materiale e finale) due soli principi, uno attivo (poioun), rappresentato da Dio stesso, agente necessario dell’ordine necessario, e uno passivo (paschòn), che è rappresentato dalla materia su cui agisce questo ordine necessario. Dio è assimilato dalla cosmologia stoica a una Ragione universale e necessaria, simile al logos eracliteo, poiché Dio, nel rigido materialismo stoico, è materia e precisamente fuoco. Ma egli è di più: è ragione seminale, logos spermatikòs, e nell’ipotetica bolla che secondo gli Stoici racchiudeva tutto l’esistente, questa Ragione esercitava il pneuma, il soffio vitale, che animava tutte le cose.
La cosmologia stoica racchiudeva il divenire dell’universo in cicli di trecento anni, che si concludevano quando tutti gli astri tornavano nella stessa posizione e nello stesso segno zodiacale e si verificava la conflagrazione o ekpurosis: da questo momento il divenire del mondo ricominciava da capo in un ciclo di eterno ritorno. Quello stoico era dunque un pensiero panteistico che assimilava il principio creatore divino alla natura stessa e all’universo. Secondo Diogene Laerzio questa divinità è Giove perché esiste (dià) per opera sua, è Zeus perché causa (zao) del vivere, Atena perché governa sull’etere, Era perché governa sull’aria ed Efesto perché governa sul fuoco.   

LOGICA

La logica è la dottrina dei lògoi o discorsi. Come scienza dei discorsi continui la logica è retorica, come scienza dei discorsi divisi per domanda e risposta la logica è dialettica. La dialettica è la scienza di ciò che è vero e di ciò che è falso e di ciò che non è né vero né falso. Gli Stoici si pongono come gli Epicurei il problema del criterio della verità, che Epicuro aveva affidato alla Canonica, quale strumento di misurazione, e nella fattispecie alle impressioni sensibili, poiché i sensi non sbagliano mai. Nella filosofia stoica dove tutto è regolato da un inaccessibile e universale ordine del mondo, il problema della conoscenza non investe più il criterio oggettivo della validità della conoscenza ma si rivolge all’atteggiamento del soggetto conoscente in relazione alla rappresentazione sensibile.
Zenone illustrava la sua teoria del conoscere mediante la rappresentazione della mano. La mano chiusa a pugno rappresenta infatti l’assenso che il soggetto conoscente dà alla rappresentazione sensibile e solo questo è il criterio di verità, l’assenso dato dal soggetto. Questo tipo di opinione si chiama catalettica, dal verbo katalombàno, ossia "afferro". Si sottolinea che l’assenso dato è libero e incondizionato. La dottrina della conoscenza stoica ci propone la mente umana come una tabula rasa che deve essere riempita. Lo Stoicismo è quindi fondamentalmente empirismo, ma è anche nominalismo in senso scolastico poiché nega realtà all’universale. 
Elemento basilare di conoscenza per gli Stoici è la chiarezza dell’esposizione. Caratteristica dell’argomentare stoico è il ragionamento anapodittico, che è un ragionamento concludente ma non è né dimostrativo né speculativo. Esso non possiede certo il rigoroso assetto scientifico del sillogismo aristotelico ma basta, di per se stesso,  perché il soggetto possa dare il suo assenso. Per esempio, dire “è giorno” o “è notte” non è sufficiente a chiarire per lo Stoico e quindi a dare un assenso; mentre lo Stoico esige che si dica:

se è giorno è luce; ma è giorno, quindi è luce;
se è giorno è luce; ma non è giorno, quindi non è luce;
se è notte non è giorno; ma non è notte, quindi è giorno;
o è giorno o è notte; ma è giorno, quindi non è notte;
o è notte o è giorno; ma è notte, quindi non è giorno.

Questo ragionamento non è sempre vero, è vero solo se sono vere le premesse: non è dimostrativo e non è scientifico: è anapodittico. Esso rappresenta però una base per il ragionamento successivo, che ha valore dimostrativo. Per esempio  “se questa donna ha latte nelle mammelle, ha partorito; ma ha latte nelle mammelle, quindi ha partorito”.

ETICA

Ora è evidente che una filosofia costituita sulla base di un ordine universale perfetto e necessario non lasci molto spazio alla libertà speculativa dell’uomo. Cosa dunque può fare il saggio stoico? Innanzi tutto vivere secondo natura e fuggire le smodate passioni, che, come ben dissero gli Epicurei, producono angoscia e sofferenza; vivere nascosto, e soprattutto individualmente e autarchicamente, bastante a se stesso e senza condizione alcuna; accettare il fato con la serena convinzione che all’uomo non è dato condizionare l’ordine cosmico a cui è sottomesso. Nella psicologia stoica l’anima, pur essendo corporea è anche parte dell’anima del mondo e perciò sopravvive dopo la morte per riunirsi al pneuma originario. Questo induce alcuni saggi, come Cleante, a ritenere opportuna una minima azione dell’uomo nell’ambito dell’ordine necessario: chi imprime il movimento a un cilindro gli sta imprimendo la capacità di muoversi ma non di ruotare.