domenica 17 luglio 2016

Scetticismo

SCETTICISMO

L’indirizzo scettico mette effettivamente in luce la grave crisi esistenziale a cui giunge l’uomo greco nell’età ellenistica, un uomo disilluso dalla vita sociale e politica e privo del sicuro conforto della metafisica. Per questo attribuiamo allo Scetticismo il carattere di filosofia negativa, che contrasta enormemente con la speculazione filoantropologica della Sofistica: qui è impossibile determinare con sicurezza i limiti e le potenzialità umane, e il saggio inizia la sua ricerca già sapendo che questa non porterà ad obiettivi concreti. E dal nome della ricerca, skepsi, ha origine il nome che si dà a questo indirizzo speculativo. Quella scettica è veramente una vana ricerca, una ricerca negativa o ricerca del nulla, poiché lo scettico già sa di non poter conoscere nulla.
Lo scetticismo trae la sua origine dall’ultimo platonismo, ma, laddove Platone aveva chiaramente indicato il sicuro rifugio post mortem dell’anima che all’abbandono del corpo fisico ritorna al mondo delle idee per ritrovare la verità, lo scettico, disilluso dalla vita, preferisce non credere più a questo paradiso e rifiuta così non soltanto la materiale conoscenza dei sensi, ma anche il conforto di un principio metafisico. Occorre anche precisare che lo Scetticismo non è una scuola unitaria, ma si compone di tre indirizzi, quello di Pirrone di Elide, quello dell’Accademia platonica posteriore e quello dello Scetticismo più recente e al tempo stesso più radicale ed estremo, che si sviluppa in epoca già cristiana con Enesidemo e Sesto Empirico.

LA SCUOLA DI PIRRONE

Pirrone è il padre della teoria dell’epochè o sospensione del giudizio, tipica del sapere scettico. I Sofisti solevano distinguere ciò che è bene per natura da ciò che è bene per convenzione. Pirrone ritiene inutile questa distinzione poiché nulla vi è in natura di afferrabile per l’uomo, e quanto è bene o male non è in natura ma è solo per convenzione. L’atteggiamento insegnato da Pirrone era quello della sospensione del giudizio, un atteggiamento di palese indifferenza in cui il saggio avrebbe dovuto camminare per la sua strada senza farsi coinvolgere da quanto incontrava nel proprio cammino, poiché tanto la conoscenza sensibile era inattendibile e quanto i sensi avessero colto non sarebbe stato valido. Questa tesi era testimoniata coerentemente dallo stesso Pirrone che era solito procedere imperturbabile e incurante di quanto gli veniva manifestandosi ai propri sensi, affrontando con la stessa indifferenza qualsiasi elemento che gli si presentasse. Si tratta della stessa atarassìa epicurea, ma con un diverso risvolto: l’epicureo fuggiva la materia per non soffrire, lo scettico fugge la materia perché non crede a quanto viene dai sensi e ritiene perciò impossibile lasciarsi coinvolgere dalla materia stessa.  L’allievo prediletto di Pirrone, Timone di Fliunte, sosteneva che erano tre le cose che avrebbero reso felice l’uomo: conoscere la natura delle cose, quale atteggiamento mantenere di fronte a esse e quale conseguenza deriverà da questo atteggiamento. Ma poiché le cose si presentano sempre e comunque in maniera indifferente, tanto vale che il saggio si limiti a mantenere il silenzio su ogni cosa – afasìa – e conservi nei confronti del mondo un atteggiamento di indifferenza e imperturbabilità.

L’ACCADEMIA PLATONICA

Lo scetticismo di Pirrone è un indirizzo speculativo che si esaurisce ben presto e viene soppiantato dai platonici posteriori della Media e Nuova Accademia. Platone aveva lasciato in eredità ai suoi allievi un indirizzo filosofico che diffidava della sensibilità ma nello stesso tempo conservava la fiducia nella vita dell’anima dopo il suo distacco dal corpo fisico, ed era al di là di quella soglia che si celava la verità del mondo delle idee. Ma i platonici posteriori del periodo ellenistico chiedevano alla filosofia delle soluzioni pratiche e immediate e non accettarono più il paradiso promesso dalla vita dell’anima dopo la morte, sposando solo la parte negativa della filosofia platonica, quella che appunto confinava nel probabile le opinioni derivanti dal mondo della conoscenza sensibile e illusoria.
Arcesilao di Pitane è uno dei più validi esponenti di questo indirizzo di ricerca. Successore di Cratete, Arcesilao non elaborò nessun indirizzo innovativo ma preferì discutere, estremizzandole e negativizzandole, le affermazioni dei grandi sistematici del pensiero posteriore, tra cui Socrate.  Contro Zenone di Cizio affermava l’assurdità della necessità di dare l’assenso alle rappresentazioni fenomeniche poiché non poteva esistere alcuna rappresentazione che non rischiasse di diventare falsa. L’atteggiamento del saggio era quello eulogistico o della giusta ragione, che prevedeva la saggia astensione da ogni assenso.
Carneade, fondatore e illustre rappresentante della Nuova Accademia, porta ulteriormente all’estremo le affermazioni precedenti. Sempre nell’ambito dello Stoa, egli afferma contro Crisippo che “se Crisippo non ci fosse stato neppure io ci sarei” precisando così l’obiettivo della sua critica. Carneade ritiene che il sapere è impossibile e che nessuna affermazione è davvero indubitabile. Curiosamente però lo stesso Carneade riscontra un criterio, non oggettivo certamente ma soggettivo, criterio basato sulla credibilità: laddove non vi sia contraddizione una rappresentazione può apparire vera al soggetto senziente, ossia ha forza persuasiva (pitanòn).

GLI ULTIMI SCETTICI

Gli appartenenti a questo gruppo di teorici, che opera tra l’ultimo secolo avanti Cristo e il secondo secolo dopo Cristo, e tra cui si distinguono Enesidemo e Sesto Empirico, abbandona il platonismo dell’Accademia per rifarsi allo Scetticismo originario di Pirrone, ma senza costituire una vera e propria scuola ma solo un indirizzo (agoghè).
Enesidemo di Cnosso  ritiene che la diversità tra gli individui renda praticamente impossibile il ricorso a un sapere anche di natura credibilistica, come trapelava dall’insegnamento di Carneade, giungendo a una condizione di ricerca basata su dieci tropi (argomenti) per cui era necessario sospendere il giudizio:

Differenza fra gli uomini
Differenza fra le sensazioni
Differenza fra gli animali
Differenza fra le circostanze
Posizioni, intervalli, luoghi
Mescolanze
Quantità
Relazione delle cose, tra loro e col soggetto giudicante
Continuità e rarità degli incontri tra il soggetto e l’oggetto
Educazione, costumi, leggi, credenze, opinioni dogmatiche

Questi argomenti presentano la precarietà di ogni certezza speculativa e conoscitiva e perciò comportano la necessità di una sospensione del giudizio da parte del soggetto (epochè).
Sesto Empirico è l’ultima grande figura dello Scetticismo, ed è anche un personaggio chiave poiché da lui sappiamo notizie sulle attività speculative di altri scettici come Agrippa di cui non vi sono scritti. Nella sua opera “Contro i matematici” Sesto smonta confutandoli molti argomenti del pensiero classico, partendo dall’assunto che il matema è l’insegnamento scientifico, la conoscenza scientifica, incerta e improbabile, in quanto oggetto dell’insegnamento. La conclusione di Sesto è estrema ed è quella di una ricerca senza punti di partenza e di arrivo, una ricerca in cui il saggio, ormai convinto della impossibilità di una vera conoscenza, possa semplicemente assumere la realtà quale dato di fatto senza poter speculare.