mercoledì 24 agosto 2016

800 - Parte 1C

L'OTTOCENTO - PARTE 1C
IL QUARANTOTTO IN EUROPA
LA "PRIMAVERA DEI POPOLI"

La prima agitazione europea del 1848 è rappresentata da una rivolta del maziniano calabrese Domenico Romeo nell’autunno del 1847, seguita  dalla rivoluzione indipendentista siciliana del 1848 che però, soprattutto a causa della posizione periferica rispetto al Continente, non furono la vera miccia dell'esplosione europea (anche se qualche influenza riuscì ad averla comunque all'interno della penisola italiana). L'insurrezione siciliana portò infatti l'isola all'indipendenza, i Borboni a concedere una Costituzione e l'esempio borbonico fu a breve seguito da Carlo Alberto di Savoia e da Leopoldo II, i quali concessero infatti una Costituzione prima che scoppiasse l'insurrezione a Parigi. La miccia fu invece rappresentata dalla "campagna dei banchetti" che portò ad una rivoluzione a Parigi, il 22-24 febbraio che, successivamente, coinvolse tutta l'Europa. Solo l'Inghilterra vittoriana, in un periodo di stabilità politica ed economica (ma soprattutto grazie alle riforme del 1832 che pacificarono la classe borghese e scatenarono il cartismo), e all'opposto la Russia, in cui era praticamente assente una classe borghese (e di conseguenza una opposta classe proletaria) capace di ribellarsi, furono esentate dalla portata distruttrice (ma allo stesso tempo, soprattutto per quanto riguarda la Russia, dalla portata di innovazione) delle rivoluzioni del 1848.

FRANCIA

LA CAMPAGNA DEI BANCHETTI

L'opposizione a Luigi Filippo d'Orleans, minoritaria nelle istituzioni, optò per una campagna politica incentrata sui banchetti politici. La condanna della monarchia orleanista venne quindi portata in giro per tutta la Francia. La monarchia, che aveva a malincuore accettato questi banchetti, decise di vietare ad ogni costo l'ultimo banchetto della campagna politica anti orleanista. L'ultimo banchetto si doveva tenere a Parigi il 22 febbraio 1848 e gli organizzatori, insieme ad un cospicuo numero di manifestanti, decisero di scendere in piazza lo stesso (nonostante il divieto di Luigi Filippo) per affermare il proprio diritto alla riunione, indipendentemente dal fatto che essa sia o meno a sfondo politico. La monarchia rispose mandando in campo la Guardia Nazionale, la quale finì per fare causa comune coi manifestanti. Il 24 febbraio gli insorti avevano in mano Parigi, Luigi Filippo abbandonò la città e il 24 sera all'Hotel de Ville (il municipio parigino) fu costituito un governo provvisorio che si pronunciò a favore della repubblica e che annunciò la prossima convocazione di una Assemblea Costituente da eleggere a suffragio universale maschile. Il governo provvisorio era formato da democratici, repubblicani e due socialisti (Louis Blanc e l'operaio Alexandre Martin). La rivolta dei banchetti, detonatore delle istanze rivoluzionarie di tutta Europa, rientra a pieno titolo all'interno del classico schema che caratterizza tutte le rivoluzioni del 1848-49, cioè quello delle giornate rivoluzionarie (basti citare ad esempio le cinque giornate di Milano o le dieci giornate di Brescia).

LE CAUSE

I fattori sono molteplici: sotto il profilo politico, sia i riformisti borghesi che i radicali si trovarono a scontrarsi con una realtà anacronistica, frutto delle conclusioni tratte durante il Congresso di Vienna mentre sotto il profilo sociale, i cambiamenti nella vita quotidiana causati dalla prima rivoluzione industriale (rivoluzione industriale in Inghilterra) e la diffusione della testate giornalistiche favorirono l'ascesa degli ideali di nazionalismo e giustizia sociale anche nelle masse meno colte. La recessione economica del 1846-47 (da cui peraltro l'Europa si riprenderà piuttosto in fretta) e il fallimento di alcuni raccolti, che portarono inevitabilmente all'inedia, furono la goccia che fece traboccare il vaso.

GLI EFFETTI

Per quanto i moti furono sedati abbastanza velocemente, le vittime furono decine di migliaia: il destino della democrazia europea ci è sfuggito di mano dichiarerà Pierre-Joseph Proudhon. Gli storici concordano che la Primavera dei popoli fu, alla fin fine, soprattutto un sanguinoso fallimento. Vi furono tuttavia alcuni notevoli effetti a lungo termine: Germania e Italia sarebbero presto arrivate alla riunificazione facendo leva anche sulla necessità di autodeterminazione dei popoli. Analogamente l'Ungheria sarebbe giunta ad un parziale riconoscimento della propria autonomia (a discapito della popolazione slava) grazie all'Ausgleich del 1867. In Prussia e Austria fu abolito il feudalesimo, mentre in Russia fu eliminata la servitù della gleba (1861).

NAPOLEONE III

Il nipote di Napoleone Bonaparte, Carlo Luigi Napoleone, figlio - si dice illegittimo - del fratello Luigi e di Ortensia Beauharnais, si era presentato alle elezioni presidenziali del 1848 con un programma forte, e fu acclamato primo presidente della Seconda Repubblica francese. Il clima di forte tensione politica e sociale lo portarono a instaurare ben presto un regime dittatoriale che culminò con la soppressione della Repubblica e la fondazione del Secondo Impero nel 1852. La scelta del nome, Napoleone III, intendeva garantire la continuità col precedente Impero francese. Napoleone III adottò fin da subito una politica repressiva allo scopo di scoraggiare eventuali rivolte popolari. Con l’ausilio del Barone Haussmann diede vita a una riprogrttazione del sistema viario parigino con la demolizione di molte aree e la creazione di grandi viali, i boulevard, che avrebbero garantito una migliore efficacia negli interventi dell’esercito durante eventuali insurrezioni popolari. Oltre ai criminali comuni furono molti i dissidenti e gli anarchici condannati al confino nelle colonie, sopratutto nella Guyana Francese e nella Nuova Caledonia. A causa del regime furono diversi i tentativi di attentato, come quello celeberrimo attuato dal patriota Felice Orsini che voleva “punirlo” per aver tradito il giuramento carbonaro col quale si era impegnato a sostenere l’unificazione italiana. Si rende noto anche un progetto, sventato, dell’anarchico Giovanni Passannante, famoso poi per essere stato autore di un tentato regicidio ai danni del re Umberto I d’Italia. Nonostante i pareri negativi sulla sua figura - tanto da essere chiamato Napoleone il Piccolo in senso di disprezzo - occorre dire che la Francia del Secondo Impero conobbe una positiva congiuntura economica, col rilancio dell’industria, la creazione di prestigiosi istituti bancari e l’adozione di misure protezionistiche. Napoleone morì in esilio in Inghilterra tre anni dopo la sconfitta di Sedan (1870) che determinò la fine del Secondo Impero e l’avvento della Terza Repubblica.

GRAN BRETAGNA

IL LUDDISMO

Per luddismo si intende un movimento popolare sviluppatosi in Inghilterra all'inizio del XIX secolo caratterizzato dalla lotta all'introduzione delle macchine. Il movimento prende il nome da Ned Ludd, la cui esistenza è incerta, che nel 1779 spezzò un telaio in segno di protesta.
Le macchine erano considerate la causa della disoccupazione e dei bassi salari già da fine Settecento e la legge ne puniva duramente la distruzione o il danneggiamento.
Solo verso il 1811-1812 la protesta sfociò in un movimento che vide protagonisti operai e lavoratori a domicilio. Questi, impoveriti dallo sviluppo industriale, decisero di colpire impianti, macchine e prodotti.
Per sfuggire ai rigori della legge che vietava ogni associazione tra lavoratori, i luddisti dovettero agire in clandestinità, subendo condanne a morte e deportazioni.
Oltre a manifestare contro i nuovi metodi di produzione e a favore di precedenti forme di produzione legate al lavoro a domicilio, i luddisti posero i problemi che sarebbero stati fatti propri in seguito dalle organizzazioni sindacali (la cui nascita, come Trade Unions, risale appunto al 1824), come gli orari e le condizioni di lavoro, i minimi salari, il lavoro minorile e femminile.

IL CARTISMO

Il Cartismo fu un movimento politico-sociale, britannico, prevalentemente di uomini della "working-class", il cui nome derivava dalla People's Charter, ("Carta del Popolo"), presentata nel 1838 alla Camera dei Comuni con una petizione firmata da oltre un milione di persone. Il movimento era organizzato da Fergus O'Connor, avvocato di origini irlandesi.
Il documento, articolato in sei punti, rivendicava:
il voto garantito ad ogni maschio di ventuno anni, sano di mente e mai condannato;
il voto segreto per proteggere l'elettore nell'esercizio del suo diritto di voto;
nessun obbligo di proprietà nella qualificazione per concorrere ad essere membro del Parlamento.
l'indennità parlamentare, per consentire a tutti i lavoratori di servire lo Stato senza essere penalizzati economicamente;
la revisione delle circoscrizioni elettorali, assicurando la stessa quantità di rappresentanti ad un pari numero di elettori;
il Parlamento Annuale, che costituiva il metodo più efficace contro il ricatto e le intimidazioni.
La petizione fu nuovamente presentata nel 1842 con oltre tre milioni di firme. Il mancato accoglimento diede luogo a diverse dimostrazioni, che sfociarono anche in gravi casi di sangue.
Successivamente il movimento andò perdendo forza, sia per il raggiungimento di una maggiore prosperità, sia per le riforme attuate tra il 1867 e il 1887, soprattutto il Ballot Act del 1872, che ne accolsero di fatto gran parte delle richieste.