sabato 13 agosto 2016

Telesio

BERNARDINO TELESIO

La filosofia della natura assume nel Rinascimento un valore assoluto, come manifestazione di Dio principio creatore. La filosofia della natura di Telesio rappresenta un vero e proprio punto di svolta nel pensiero filosofico rinascimentale, perché il filosofo di Cosenza ritiene che la natura debba essere studiata nella sua nuda oggettività, ossia ciò per cui essa stessa si rivela agli occhi dell’uomo. E il titolo dell’opera più fortunata di Telesio è appunto De rerum natura juxta propria principia, un titolo che costituisce già di per se un motto dell’indirizzo speculativo naturalistico che con Telesio comincia. In realtà questo spirito non comincia con Telesio, poiché già l’ultima Scolastica, in particolare la scuola di Oxford e Guglielmo di Occam, aveva sottolineato la necessità di uno studio indipendente della natura; la novità di Telesio è il progressivo allontanamento da ogni forma superstiziosa legata alla teologia, ma anche da ogni influenza di magia e scienza occulta. Scopo di Telesio è lo studio della natura dal suo interno, cioè avvalendosi degli strumenti che la natura stessa ci mette a disposizione. Partendo da questo presupposto, Telesio rivendica la piena autonomia della natura, e soprattutto giunge a formulare il metodo della riduzione naturalistica, che ritrova il principio esplicativo naturale in ogni posto.
Come fa l’uomo a conoscere la natura? Facendosi natura egli stesso. In questa tesi c’è tutto l’empirismo di Bernardino Telesio. Per conoscere la natura l’uomo non deve infatti andare molto lontano dalla natura stessa: essendo egli steso parte della natura non ha che da osservare ciò che gli si presenta fenomenicamente, e quindi utilizzare ciò che la natura assume come strumento, la sensibilità. L’uomo natura è appunto sensibilità, e con il senso coglie i fenomeni che la natura disvela.
In pratica per Telesio l’azione della natura nei confronti dell’uomo è un processo di continua autorivelazione, ossia rivelazione a una delle sue parti, l’uomo, appunto; questo compito costituisce però il limite della filosofia telesiana, che non è una filosofia della scienza e non realizza compiutamente quell’autonomia della natura che lo stesso Telesio vagheggia, missione che sarà invece completata dalla scienza galileiana.

I DUE PRINCIPI AGENTI

Telesio comincia a individuare i principi agenti della natura partendo da una semplice constatazione fisica legata a due elementi vicini all’uomo: il sole e la terra. Il sole è caldo, leggero, luminoso e mobile, la terra è fredda, densa, oscura e immobile. Il sole e la terra sono dunque la sede dei due principi agenti, il caldo e il freddo. Il caldo dilata le cose, le rende leggere e aeree, e ne permette il moto ascensivo verso l’alto, mentre il freddo condensa le cose, le rende pesanti e ne causa l’immobilità. Caldo e freddo sono in lotta continua, ma perché si verifichino i loro effetti, essendo essi stessi principi incorporei, necessitano di una massa corporea e provvista della forza di inerzia, che costituisce il terzo principio, e che ne subisce gli effetti, e soprattutto occorre che questi due principi siano provvisti di sensibilità.
Tutte le cose della natura sono dotate di sensibilità: infatti noi tendiamo a conservare ciò che è buono, perché lo sentiamo come buono, e rigettiamo ciò che è cattivo, perché lo sentiamo come cattivo. Poiché queste due forze sono sempre in conflitto e in continua tensione è necessario che abbiano sensibilità perché siano colte come tali. Telesio ritiene che non sia necessario che tutti gli enti siano dotati di organi sensoriali: questi organi sono come delle aperture che favoriscono il passaggio della cosa sentita all’organo senziente, e questo va bene negli animali che sono composti di parti diverse, ma non in tutti gli individui della natura.
Secondo la fisica telesiana solo il sole è il principio attivo, vivificatore e generatore, mentre la terra è la materia originaria di tutte le cose. Solo questi due principi sono tali, ossia agenti, l’acqua e l’aria non lo sono. Il filosofo cosentino non ritiene ci siano ulteriori elementi per spiegare il meccanismo delle cose naturali. Egli non nega però l’importanza di una indagine quantitativa, per esempio per valutare quanta quantità di calore serva a produrre certi effetti, e auspica che qualcuno possa effettuarla, e difatti questo sarà il compito di Galilei.
Telesio si contrappone fermamente all’aristotelismo. Il Dio inteso dall’aristotelismo riveste un ruolo riduttivo, quello di motore immobile: Telesio invece ritiene che il ruolo divino non possa essere utilizzato per spiegare un determinato fatto o un determinato meccanismo dell’universo, ma che debba invece essere impiegato per comprendere Dio nella Sua universalità e infinità. Più che principio creatore Telesio insiste nel definire Dio un garante dell’ordine dell’universo.

L’UOMO COME NATURA E
COME ANIMA IMMORTALE

Telesio insiste molto sul carattere autonomo della natura, soprattutto in relazione alle sue leggi e alle sue forze. Questa riduzione naturalistica ha peso nella vita morale dell’uomo, che si ritrova a dover essere garantita da questa autonomia. Telesio ritiene che la stessa anima umana sia un prodotto naturale, come il seme di una pianta, giustificando le azioni umane con l’autonomia delle leggi naturali, ma accanto a questa anima Telesio ne pone una immortale, infusa direttamente da Dio. Questa anima però riguarda la vita religiosa e spirituale dell’uomo, non certo la vita naturale: Telesio sta ben attento a tenere radicalmente distinti i due ambiti per salvaguardare l’autonomia delle leggi della natura. Con questo non possiamo definire Telesio un materialista. La conoscenza fenomenica si ha attraverso un contatto che altera o modifica in qualche modo il soggetto senziente (infatti il tatto è per Telesio il senso principale) ma a questa azione si aggiunge la perceptio, la percezione, che riguarda il modo in cui l’anima umana si rapporta alle cose esterne. Questo modo è una coscienza dell’azione esercitata dalle cose esterne sullo spirito del soggetto senziente, quindi non riducibile al semplice momento materiale della sensazione.
Alla sensibilità così intesa si riduce l’intelligenza. L’intelligenza è lo strumento che consente all’uomo la percezione di una cosa che non è immediatamente presente ai sensi. Può trattarsi di un atto di valutazione o di ricordo, anch’esso sensibilità, ma non perfetto come la sensibilità, per quanto analogo. Telesio ritiene che la vera esperienza perfetta sia sempre quella sensibile, ma non nega ovviamente la validità di quelle scienze, come la matematica, che procedono per analogia.

LA VITA MORALE E SPIRITUALE

Anche la vita morale viene ricondotta da Telesio a principi naturali. Il fine dell’uomo è il piacere, cioè la conservazione, mentre il suo opposto è il dolore, che implica la distruzione. L’uomo è in grado di scindere sensibilmente queste due forze: sa che per raggiungere il piacere deve operare delle scelte, che possono essere buone o cattive, ma comunque sempre finalizzate allo scopo della conservazione, che è il più alto obiettivo morale. Per stare bene l’uomo deve rifuggire le passioni che sono moleste e deve istradarsi verso la virtù. Telesio nega che vizi e virtù siano degli habitus, in senso aristotelico, ma li definisce facoltà naturali, e il modo migliore per rafforzare la virtù è l’esercizio, che rende le virtù pure.
Telesio rifiuta, come abbiamo visto, la tesi aristotelica del motore immobile, e insiste sul ruolo universale di Dio: Dio non è semplicemente un principio, ma Dio è tutto. Per cercare Dio sarebbe riduttivo cercarne l’azione solo nella natura o al di fuori di essa. L’azione di Dio è infatti un’azione universale. L’autonomia della natura è resa possibile da una garanzia, quella di Dio garante di un ordine naturale. La conoscenza spirituale di Dio, la vita religiosa dell’uomo, viene distinta da Telesio dalla conoscenza sensibile della natura, essendo Dio un Tutto. Esiste infatti in ogni uomo la tendenza a trascendere la natura stessa e a rivolgersi al principio divino come a un qualcosa di ulteriore, così come pure l’uomo tende a una forma di bene superiore al bene fisicamente inteso con la semplice forza della conservazione. Dio ha infuso in ogni uomo un’anima immortale, solo e unico soggetto della vita religiosa dell’uomo. Telesio utilizza quest’anima, che chiama forma superaddita, per caratterizzare l’uomo di fronte agli altri animali, concedendo all’uomo una consapevolezza che lo rende superiore, e che in ambito religioso chiamiamo libero arbitrio.