martedì 28 giugno 2016

Classe 2 Parte 2b S

L’IMPERO D’ORIENTE
(476 – 867)

Mentre l’Impero d’Occidente va frantumandosi sotto i colpi sempre più incessanti dei nuovi arrivati di origine germanica, l’Impero d’Oriente si espande, a danno dei territori confinanti. Per un certo periodo l’imperatore Zenone (regno: dal 474 al 491) e il suo successore Anastasio I (regno: dal 491 al 518) si disinteressano dell’occidente, sotto la pressione dei continui assedi dei Bulgari, un popolo di stirpe mongolica giunto nei Balcani al seguito di Attila; le cose cambiano col nuovo imperatore Giustino I (regno: dal 518 al 527) che prepara il ricongiungimento dell’Italia all’impero d’Oriente con una manovra politico-religiosa. Giustino riesce infatti a riconciliarsi col vescovo di Roma, il papa Giovanni I, e con l’aristocrazia romana, perseguitando i Goti di confessione ariana che non si erano appunto convertiti al Cristianesimo; Teodorico risponde facendo perseguitare i Cristiani, e facendo prigioniero lo stesso Giovanni I. prima della sua morte Giustino associa al trono come “collega” il nipote Flavio Pietro Sabazio, che nel 527 sale al trono col nome di Giustiniano (regno: dal 527 al 565).
Giustiniano, coadiuvato dalla brillante compagna Teodora, prosegue il compito di riunificazione dell’Impero iniziato da Giustino, arginando le invasioni di Bulgari e Slavi e assicurandosi nel 532 una pace perpetua, dietro pagamento di un tributo, col re persiano Cosroe; con le spalle dunque finalmente coperte strappa ai Vandali la provincia d’Africa con Sardegna, Corsica e Baleari, e si volge verso l’Italia ostrogota.
Come si ricorderà dopo la morte di Teodorico la figlia di questi, Amalasunta, unica erede al trono dopo la prematura scomparsa del giovanissimo Atalarico, era stata costretta per ragioni governative a sposare il cugino Teodato. Teodato si sbarazza della moglie e resta solo a governare l’Italia; ma la regina, avvertendo il pericolo imminente, fa in tempo a chiamare in aiuto Bisanzio. Il generale Belisario, inviato da Giustiniano, sbarca in Sicilia, mentre un altro esercito di Bisanzio, da nord, assedia Ravenna. A questo punto i Goti decidono di liberarsi da Teodato e acclamano re Vitige, che riesce a fermare Belisario a Roma, ma è costretto a ripiegare su Ravenna, dove, sia per la decimazione dell’esercito, sia per un tradimento, viene sconfitto nel 540 da Belisario e inviato a Bisanzio come prigioniero di guerra. Le gelosie della corte travolgono però anche Belisario, che è costretto a lasciare la Penisola per fronteggiare un nuovo assedio dei Persiani.
L’esercito bizantino, rimasto sguarnito, subisce una pesante revanche da parte dei Goti, che nel 542 proclamano re Baduila, detto Totila (= l’immortale). Totila riesce a tener testa a Belisario, nel frattempo tornato a guidare le truppe in Italia, e pre radicare nel popolo la resistenza agli invasori decide di togliere terre ai latifondisti  per consegnarle ai contadini italici. Belisario è sostituito nel 548 da Narsete, che riesce a sconfiggere e uccidere Totila a Tagina (Gualdo Tadino, in Umbria) nel 552. A Totila succede Teia, ma l’esercito gotico è ormai decimato e viene sconfitto presso Napoli. Dispersi, i Goti finiscono con il fondersi con la popolazione locale o ripassano le Alpi, mentre qualcuno tenta la carriera di soldato mercenario.
L’impero di Bisanzio conta ora anche l’Italia e inizia a guardare alla Spagna. Giustiniano muore nel 565 e gli succede Giustino II (regno: dal 565 al 578) che però non riesce a mantenere l’assetto del riunificato impero: nel 568 deve rendere ai Visigoti la Spagna, e sempre nello stesso anno, arrivano in Italia i Longobardi. Alla morte di Giustino II salgono al trono prima Tiberio II (regno: dal 578 al 582) poi Maurizio (regno: dal 582 al 602) che istituisce gli esarcati (governatorati) di Ravenna e Cartagine e conquista nel 601 l’Armenia. Maurizio è però spodestato e ucciso nel 602 dall’usurpatore Foca (regno: dal 602 al 610) che viene a sua volta rovesciato da Eraclio (regno: dal 610 al 641) che sostituisce al titolo imperiale quello di basileus. Eraclio respinge l’offensiva persiana e contrattacca fino a Ninive ma nel frattempo la Persia è conquistata dagli Arabi. Per arginare la minaccia di una nuova invasione Eraclio rinuncia alla regione balcanica lasciandola agli Slavi e preferisce coprire la regione orientale, ma gli Slavi riconoscono comunque la supremazia di Bisanzio. Morto Eraclio sale al trono Costantino II (regno: dal 641 al 668) mentre gli Arabi invadono Cirenaica ed Egitto, avvicinandosi pericolosamente a Costantinopoli tra il 674 e il 678.
Segue un cinquantennio tra i più critici dell’impero che si conclude solo con l’ascesa al trono di Leone III Isaurico (regno: dal 717 al 741) che ferma l’avanzata araba presso Akroinos nel 740 e rafforza i confini dell’impero, ma si scontra con la Chiesa romana a causa del suo appoggio per gli iconoclasti seguaci del monofisismo, che lo porta a confiscare molte proprietà ai monasteri. Nel 741 sale al trono Costantino V (regno: dal 741 al 775) ma la situazione in Italia precipita con l’avanzare dei Longobardi, che nel 751 prendono Ravenna. Nell’800 il re dei Franchi Carlo Magno è incoronato ufficialmente Imperatore iniziando la storia del Sacro Romano Impero e nell’812 anche Bisanzio gli riconosce autorità con la nomina del re carolingio a basileus, fatta dall’imperatore bizantino Michele I (regno: dall’811 all’813). La fine definitiva dei rapporti tra Roma e Bisanzio si avrà nell’867 con lo Scisma di Fozio, durante l’ultimo anno di regno di Michele III (regno: dall’824 all’867).

Nonostante il nome l’Impero Romano d’Oriente non aveva nulla di romano a parte la tradizione giuridica, ripescata da Giustiniano nella stesura del Corpus Iuris Civilis del 528, affidata al giurista Triboniano: tutta la struttura amministrativa e burocratica era infatti di derivazione orientale. Erano presenti un dux, che gestiva il potere militare in ogni provincia, e un iudex, che gestiva il potere civile. La caratteristica imperatoriale era quella di un monarca assoluto, senza l’intercessione di un ceto senatorio; sotto l’imperatore sedevano vari funzionari, diplomatici e ministri, oltre a una ristretta cerchia di latifondisti e di imprenditori, al di sotto dei quali sono servi e contadini che lavorano in genere nelle grandi proprietà terriere. Sul piano militare, scomparsa la fanteria, emerge la cavalleria, mentre le coste sono controllate da un efficace esercito navale.
Dal punto di vista amministrativo Giustiniano non va ricordato solo per la grandiosa riforma giuridica ma anche per l’istituzione della Prefettura d’Italia, con capitale Ravenna, il cui governo è riordinato con la Prammatica Sanzione del 554. La Prefettura è retta da due funzionari, uno civile o patrizio e uno militare o prefetto del pretorio, mentre sotto Maurizio l’Italia diventa un esarcato e le due cariche si fondono in quella dell’esarca. Eraclio compie quindi una ulteriore trasformazione e divide il territorio in distretti militari detti temi, a capo dei quali pone uno stratigos con compiti anche civili; ai soldati, o stratioi, reclutati sul territorio, viene promesso e assegnato un appezzamento di terreno, alienabile per via ereditaria. Questa svolta rappresenta l’inizio della feudalizzazione, con la nascita di una nobiltà terriera militare, opposta alla nobiltà burocratica dei funzionari imperiali, il cui capo effettivo è il cosiddetto dromos.
La chiesa di Bisanzio si distingue dalla chiesa di Roma poiché il capo della religione è l’imperatore, e i poteri temporale e spirituale sono riuniti in un solo potere detenuto dall’imperatore stesso (cesaropapismo). Fedele all’uso imperiale romano-occidentale Giustiniano cercò un accordo col papa, ma si dovette scontrare con l’eresia monofisita che divideva l’Oriente in due fazioni, accentuando lo spirito separatista, finchè lo scontro arrivò nella stessa Bisanzio dove si crearono due partiti, Verdi e Azzurri, favorevoli e contrari all’eresia. Roma condanna il monofisismo a Calcedonia nel 451: dopo Giustiniano Eraclio cerca di mediare le cose affermando che Cristo ha due nature ma una sola volontà, ma la Chiesa condanna anche il monotelismo nel 681. Caratteristica del monofisismo orientale era l’iconoclastìa, che porterà alla guerra delle immagini sacre nel 726, guerra che celava in realtà il pretesto per un maggiore controllo dello Stato sulla Chiesa e sui suoi beni.
Nell’867 il patriarca di Costantinopoli Fozio stabilisce la nullità della discendenza dello Spirito santo anche dal Figlio e sancisce la separazione tra le due Chiese: il papa Nicolò I condanna Fozio come eretico nell’863. Lo scisma rientra nell’886, ma le sue premesse dottrinali sfoceranno in un nuovo scisma nel 1054.