sabato 9 aprile 2016

28 - Aristotele

ARISTOTELE - LEZIONE 28
Biografia e “corpus aristotelicum”

28.1 - A differenza di quello platonico il sistema filosofico aristotelico non intende rappresentare la realtà ma vuole essere la realtà stessa. La realtà perù è complicata dal molteplice che ne rende variabili i diversi aspetti: per questo motivo è necessario che venga definita una logica accurata che consenta di comprendere nel modo più rigoroso possibile tutti questi aspetti. Come in un dipinto di Mondrian la realtà è un intreccio di linee geometriche che delimitano diversi spazi. Noi non possiamo saltare da uno spazio all’altro liberamente, così dobbiamo imparare a conoscere le regole che li delimitano e li collegano tra di loro. Questo è il compito della filosofia.
Aristotele nasce a Stagira, nella penisola calcidica, non lontana dall’odierna Salonicco, nel 384 a.C., all’alba del predominio macedone sulla Grecia. Le notizie che abbiamo non sono autobiografiche come nel caso di Platone, ma dobbiamo ricavarle da diverse fonti. Si lui sappiamo che il padre era medico personale del re; Aristotele respirò quindi fin da piccolo il clima culturale della corte macedone, avverso alla concezione classica della politica ateniese, ma, dopo la morte del padre Nicomaco, fu affidato alle cure di uno zio in Asia Minore. Fece quindi ritorno, diciassettenne, ad Atene, dove fu allievo dell’Accademia platonica, presso cui rimase fino alla morte del maestro, proprio nel periodo in cui - mentre Platone era impegnato nel suo secondo viaggio in Sicilia - la direzione dell’Accademia era affidata al grande astronomo Eudosso di Cnido, che per il giovane Aristotele fu un maestro di scienza. Dei suoi rapporti con Platone occorre dire che tra maestro e allievo, nonostante le divergenze dottrinali, ci fosse molto rispetto, anche se vanno ritenute infondate le voci di una presunta influenza aristotelica nel pensiero dell’ultimo Platone; è vero invece l’opposto, ossia che Aristotele trasse molta ispirazione dal platonismo tanto da individuare una fase platonica nel pensiero aristotelico. La formazione del giovane Aristotele viene segnata dall’avvento della conquista macedone della Grecia ad opera di Filippo II, che piega la città di Atene nella battaglia di Cheronea e poi del suo successore Alessandro. Conseguenze dell’espansione macedone furono il tramonto dell polis e l’universalizzazione della cultura greca, esportata in buona parte delle terre toccate dall’esercito macedone. 
A causa della sua vicinanza alla corte macedone e in aperta polemica con Speusippo, erede designato e nipote del fondatore, Aristotele viene costretto a lasciare l’Accademia e si trasferisce ad Asso, in Asia Minore, dove inizia a dedicarsi all’approfondimento degli studi naturalistici; viene quindi chiamato da Filippo come precettore del figlio Alessandro. Tra i due non ci fu mai un vero rapporto di discepolato, a causa della distanza culturale e politica delle loro idee. Tornato ad Atene, ormai lontano dall’ambiente dell’Accademia platonica, diretta ora da Senocrate, fonda una scuola tutta sua, il Liceo o Peripato, caratterizzata dallo studio delle discipline naturalistiche come la biologia, l’astronomia e la medicina. Morto Alessandro il potere fu preso da fazioni anti-macedoni che non vedevano di buon occhio i legami di Aristotele con il suo ex allievo. Accusato di empietà Aristotele fu costretto a lasciare Atene e a rifugiarsi presso l’isola di Eubea, dove morì nel 322 a.C.. 

28.2 - Gli scritti aristotelici presentano diversi problemi di ordine filologico, a causa della loro frammentarietà, del numero ridotto e dell’incertezza nell’attribuzione; a ciò si deve aggiungere anche la sorte rocambolesca delle opere, affidate post mortem al discepolo Teofrasto e pervenute dopo svariati  incidenti di percorso, non ultimi gli incendi che distrussero la Biblioteca di Alessandria, che sono una delle cause della difficoltosa ricostruzione della letteratura aristotelica. A differenza del corpus platonico, costituito dagli scritti essoterici, le opere di Aristotele ci sono pervenute infatti in numero ridotto e a costituire il cosiddetto corpus aristotelico sono sopratutto gli scritti esoterici - che sarebbero dovuti essere circa un migliaio e di cui ci restano solo 162 scritti - mentre delle opere essoteriche, tra cui quelle a carattere compilativo ed enciclopedico, ci sono pervenuti pochissimi frammenti. 
Occorre anche sottolineare che gli scritti, oltre a non essere particolarmente esaustivi dal punto di vista scientifico, essendo spesso dedicati a un uso didattico e quindi usati come tema di discussione più che come un manuale vero e proprio. In molti testi poi sono presenti scritti redatti da allievi della scuola, che si confondono con quelli originali. Alcune opere essoteriche sono di chiara ispirazione platonica, per esempio il CONVITO, SULLA GIUSTIZIA, il MENESSENO, e SUL BENE. Ci sono poi alcune opere che testimoniano il distacco dal platonismo: per esempio l’EUDEMO, sull’immortalità dell’anima; il PROTRETTICO o esortazione alla filosofia, e infine i tre libri di SULLA FILOSOFIA, vera e propria storia del termine sapienza pubblicati dopo la morte di Platone e in aperta e dichiarata confutazione della dottrina delle idee in favore della concezione dei gradi dell’essere, che si conclude con Dio quale causa delle cause e primo motore dell’universo.
Per ciò che riguarda gli scritti esoterici si usa una particolare classificazione che li raggruppa in base al loro argomento:
1) gli scritti di logica, che in epoca bizantina furono raccolti nel cosiddetto ORGANON (ossia strumento), comprendenti i TOPICI, sull’argomentazione e sul ragionamento dialettico, SULL’INTERPRETAZIONE, sulle proposizioni e i giudizi, le CATEGORIE, sui predicati primi, gli ELENCHI SOFISTICI, sulla dimostrazione e confutazione dei ragionamenti sofistici, gli ANALITICI PRIMI sul procedimento deduttivo e gli ANALITICI SECONDI sul procedimento induttivo;
2) gli scritti di fisica, relativi ai corpi materiali in relazione allo spazio, al tempo, al movimento, cioè a tutto ciò che concerne il divenire, di storia naturale e di matematica, comprendenti la FISICA, SUL CIELO, SULLA GENERAZIONE E CORRUZIONE, la STORIA DEGLI ANIMALI, METEOROLOGICA, SULLE PARTI (...)  DEGLI ANIMALI;
3) gli scritti di psicologia, affiancati agli scritti di fisica, perché riguardano l’anima come forma del corpo, comprendenti SULL’ANIMA  e PARVA NATURALIA;
4) gli scritti di metafisica, la filosofia prima, che contengono essenzialmente l’ontologia aristotelica, comprendenti tutti i quattordici libri della METAFISICA, titolo probabilmente attribuito in modo arbitrario dai discepoli del filosofo, che con tutta probabilità aveva contrassegnato i quattordici tomi con titoli diversi, e quindi accolto da Andronico di Rodi;
5) gli scritti di etica, nei quali Aristotele presenta il secondo genere di razionalità, ossia la ragione pratica, intesa come saggezza e virtù etica quale giusto mezzo, comprendenti l’ETICA NICOMACHEA, l’ETICA EUDEMICA e l’opera apocrifa GRANDE MORALE;
6) gli scritti di politica, dove Aristotele espone la sua teoria dello Stato e delle forme di governo, comprendenti la POLITICA e LA COSTITUZIONE DEGLI ATENIESI (incompleta);
7) gli scritti di retorica e di estetica, che concernono il terzo genere di sapere dopo quello teoretico e quello pratico, il sapere poietico, che ha per oggetto l’arte, riabilitata dopo la svalutazione platonica, comprendenti la RETORICA  e la POETICA.