martedì 5 aprile 2016

32 - Aristotele

ARISTOTELE - LEZIONE 32
La suddivisione del sapere e le origini del problema metafisico.
La filosofia prima e le quattro cause.

32.1 - Si è già osservato che la logica non è una scienza come tutte le altre in quanto non prescrive un contenuto ma solo la strumentazione necessaria al ragionamento, e per questo il corpus logico aristotelico viene definito organon, cioè strumento. Le altre scienze hanno un contenuto, che può essere ordinato e classificato in base allo scopo o alla razionalità: questo aspetto rimanda necessariamente tutte le scienze a una metafisica, quella che Aristotele chiama filosofia prima, poiché ha il compito di ricondurre il contenuto dell’esperienza ricavata dalla materialità della percezione sensibile  a quelle dotazioni non-empiriche che fanno parte della soggettività, ossia il pensiero e il linguaggio: infatti il problema metafisico consiste nella domanda “come è possibile che l’elemento A nel pensiero e nel linguaggio corrisponda ad A anche nella realtà?”, Aristotele specifica che è necessario dapprima identificare il tipo di realtà con cui abbiamo a che fare e in secondo luogo la relativa FORMA DI RAZIONALITA’ che viene espressa.
Abbiamo quindi le SCIENZE TEORETICHE, che hanno come oggetto il vero in sé - senza alcuna finalità esterna - e sono per questo scienze puramente contemplative, come la fisica, la matematica e la filosofia prima. La fisica ha per oggetto gli enti naturalidel mondo esterno CHE SONO INDIPENDENTI DAL PENSIERO e soggetti al movimento e al divenire. Non è una scienza astratta e quantitativa degli enti, che cerca le leggi dei corpi, ma qualitativa. La matematica ha per oggetto numeri e figure, enti immutabili ma privi di realtà propria e per questo irrimediabilmente DIPENDENTI DALLA MATERIA: come generi e sono dipendenti dai corpi anche numeri e figure sono legati alla materia e possono essere separati da essa attraverso il pensiero. Si tratta di una dipendenza ontologica e non logica in quanto il pensiero non li crea, esistono già de re (REALISMO MODERATO o CONCETTUALISMO). La filosofia prima invece ha per oggetto l’essere nei suoi due aspetti, quello eterno e immutabile di Dio (e in questo caso è teologia) sia l’essere in quanto tale e comune a tutte le cose (e in questo caso è METASCIENZA in quanto fondamento di tutte le altre scienze).
Accanto alle scienze teoretiche sono collocate le scienze PRATICHE, etica e politica. Il loro scopo è l’agire, e il loro oggetto sono norme e valori. A differenza delle scienze teoretiche esse non sono necessarie e immutabili ma coincidono con l’agire: non presuppongono quindi la conoscenza ma una dimensione assolutamente pratica che giustifica il senso stesso delle azioni. 
Abbiamo infine le scienze POIETICHE o produttive, legate al sapere tecnico e artistico. A differenza delle scienze pratiche qui lo scopo è il fare anzi la cosa fatta, e questo indipendentemente dal comportamento di chi la produce. Se la razionalità pratica è INTERNA, la razionalità poietica è ESTERNA e presuppone una dipendenza dell’uomo dall’oggetto prodotto: questo avvicina i prodotti dell’arte e della tecnica alla natura.

32.2 - La logica aristotelica, dando la possibilità di predicare la non identità, traspone in ambito linguistico-formale il carattere molteplice della realtà, costituita di individui, generi, specie ed entità supreme: a questo proposito, il problema metafisico dovrà quindi essere articolato in base a questi aspetti, compendiabili nel concetto di EQUIVOCITA’ DELL’ESSERE. La connessione predicativa esprime tuttavia l’unità: a differenza della logica, che ha il compito di scomporre la realtà nei suoi vari aspetti, la metafisica ha invece il compito di ricondurre tutti questi aspetti a dei principi unitari.  Il carattere naturalistico e organicistico della filosofia aristotelica ripropone perciò il PROBLEMA DEI PRINCIPI, orientato sul carattere immanente e continuo della sostanza. Un sapere di questo genere non può essere di tipo assertorio o ipotetico-ideale ma DEDUTTIVO e legato quindi al sillogismo scientifico, basato su premesse e conclusioni: poiché la realtà è una serie di CAUSE ed EFFETTI il metodo “archeologico” della metafisica è l’AITIOLOGIA (da aitios,  causa) ossia il sapere attraverso le cause. Tutto ciò che esiste deve avere una causa, ad eccezione delle CAUSE PRIME  che non sono causate.
Aristotele distingue quattro cause (EFFICIENTE, FORMALE, MATERIALE e FINALE) già note al pensiero tradizionale: tuttavia la metafisica aristotelica è interessata alle cause prime, in quanto ontologia fondamentale, poiché essa indaga l’essere in quanto tale. Proprio questo aspetto rivela la metafisica non solo come AITIOLOGIA ma anche come OUSIOLOGIA, cioè scienza della sostanza (ousia). Accanto a questi aspetti occorre sottolineare che l’interesse fondamentale della metafisica riguarda il principio. Ora, questo principio non può essere molteplice, altrimenti risulterebbero dei principi relativi, finiti, e dipendenti tra di loro: è necessario dunque che il principio sia uno, e viene identificato con Dio. Per questo motivo la metafisica è anche TEOLOGIA.  Ma ancora, poiché tutto tende a un ordine universale garantito da un ente supremo, la metafisica che spiega questo ordine è anche TELEOLOGIA cioè scienza delle finalità ultime della realtà.

32.3 - In quanto aitiologia (o eziologia) la metafisica è la scienza delle cause. In base all’esperienza è possibile risalire alla causa di un evento, ma questa conoscenza non è oggettiva e universale ma soggettiva e particolare. Una scienza non può fermarsi al particolare, ma deve contenere il “perché” ossia una condizione riconosciuta valida da tutti i soggetti conoscenti. I primi due aspetti che vengono astratti - cioè pensati - nella conoscenza sono la MATERIA e la FORMA: la materia è solitamente soggetta al mutamento (CAUSA MATERIALE), la forma invece è l’aspetto di questo mutamento (CAUSA FORMALE): per esempio l’uomo è fatto di scheletro e organi interni (materia) e di ragione e intelletto, sentimenti e animo (forma). Queste due cause sono dette STATICHE poiché ci mostrano solo un punto di vista - quello dell’oggetto nel momento presente - ma non ci raccontano la sua storia, ossia l’inizio e la fine del processo di trasformazione. Dunque a queste due cause se ne affiancano altre due DINAMICHE che evidenziano la forza che ha generato il movimento, la direzione verso cui tende e l’obiettivo finale della trasformazione. Queste due cause sono la CAUSA EFFICIENTE, che fa iniziare il movimento, e la CAUSA FINALE, che lo indirizza verso un obiettivo: per esempio, restando nel paragone col copro umano paragoniamo la causa efficiente ai muscoli e ai nervi che fanno muovere il corpo e la causa finale al luogo di  destinazione di una qualsiasi  persona.
Le cause non sono però tutte uguali, non sono sullo stesso piano: la causa formale e la causa finale stanno su un piano più alto di quella efficiente e di quella materiale, poiché forma e scopo  danno il senso della realtà. Inoltre nei principi causali c’è sempre omogeneità tra le cause e gli effetti: genere causa genere, le cose particolari causano cose particolari, le cose possibili causano cose possibili, e così via, non può esistere un salto tra le cause.
Le cause sono principi di realtà (ONTOLOGICI cioè relativi all’esistenza delle cose) e principi di intelligibilità (GNOSEOLOGICI cioè relativi alla conoscenza delle cose): esse si configurano come una forza irresistibile a determinare il loro essere e il loro agire.