sabato 2 aprile 2016

35 - Aristotele

ARISTOTELE - LEZIONE 35
Il mondo psichico

35.1 - La psicologia, o dottrina dell’anima, costituisce parte della biologia, quale scienza degli organismi viventi, e possiamo considerarla il compimento della metafisica, indispensabile per completare il concetto di sostanza.  Nella sua indagine analitica Aristotele spiega l’origine delle sostanze seconde, generi e specie, ma non è in grado di definire in modo apofantico (deduttivo) le sostanze prime, limitandosi a fornirci un criterio per la loro individuazione: la causa di questo limite è proprio la caratteristica estensionale dell’indagine analitica, basata sull’esperienza, che privilegia le classi. E in questo senso la psicologia diventa uno strumento fondamentale da accoppiare al principio di individuazione.

35.2 -  La sensazione è il naturale canale di scambio tra la psiche e il mondo esterno. La sua relazione con esso ha origine nella fondamentale distinzione tra esseri animati, cioè viventi, e inanimati. Tutte le cose sono sinolo di materia (potenza) e forma (atto), in cui l’elemento corporeo è proprio la materia in trasformazione, mentre la forma o atto ne costituisce l’anima cioè la sua individuazione sostanziale. Aristotele definisce l’anima come FORMA DI UN CORPO NATURALE CHE HA LA VITA IN POTENZA.
Questa concezione ileomorfica ha due conseguenze, la prima è quella di staccare una volta per tutte l’anima dal contesto fisico e naturalistico tipicamente presocratico, conferendole una caratteristica immateriale, la seconda è quella di evitare la contrapposizione col corpo, attribuendole la caratteristica di essere al tempo stesso immanente e trascendente: l’anima è secondo la concezione ileomorfica inseparabile dal corpo e ad esso legata in quanto sua forma. Ma l’anima non può essere solo contingente, altrimenti non potremmo arrivare a conoscere le forme sovrasensibili. Così come Platone anche Aristotele individua tre parti o funzioni dell’anima, classificate non secondo un criterio etico e morale ma biologico. Esse sono:

parte VEGETATIVA - serve a regolare la nascita, la nutrizione, la crescita e la riproduzione;
parte SENSITIVA e MOTORIA - da qui provengono le sensazioni e i movimenti del corpo;
parte INTELLETTIVA o RAZIONALE - presiede al pensiero, alla speculazione e all’elaborazione concettuale.

Queste tre parti, che sono in realtà funzioni, rispettano un ordine gerarchico che va dal termine più semplice al più complesso, secondo un meccanismo di inclusione ed esclusione: il termine più semplice esclude gli altri, mentre quello più complesso racchiude tutti quelli al di sotto. Ad esempio l’intelligenza non può prescindere dalla nutrizione, mentre quest’ultima può stare benissimo anche da sola. Occorre infine precisare che il criterio di distinzione non è di rdine qualitativo ma operativo. Così come Anassagora anche Aristotele ritiene che ogni parte possieda le qualità del tutto e che quindi svolga una funzione complementare alle altre parti del tutto, pur nella sua specificità funzionale.

35.3 - L’anima vegetativa occupa un grado molto basso nella gerarchia aristotelica, mentre hanno maggiore rilevanza sensibilità e intelletto. Tali facoltà hanno in comune il carattere TRANSIENTE, entrambe si rivolgono a un oggetto, che ne specifica le funzioni in base al tipo. Questa caratteristica è caratteristica della psicologia aristotelica e anticipa il concetto più recente di intenzionalità della coscienza, secondo cui la coscienza è sempre “coscienza di” qualcosa. Se la natura transiente è comune a sensazione e intelletto, vediamo ora le caratteristiche specifiche.

SENSAZIONE - Per Aristotele non esistono idee innate: tutto ha infatti inizio dalla sensazione. Essa non è una facoltà passiva che prevede una modifica dell’organo di senso ricevente, bensì attiva, e comporta un’ALTERAZIONE determinata dall’oggetto sensibile. Questa alterazione può essere definita come il passaggio della facoltà sensibile dalla potenza all’atto. Essa è a tutti gli effetti un PROCESSO DI ASSIMILAZIONE, poiché associa e rende simili l’oggetto sensibile e la facoltà stessa, in modo differente al processo della nutrizione poiché riguarda solo la forma dell’oggetto e non la materia come nella nutrizione. La sensazione quindi è insieme un movimento e una sintesi di sensibile e senziente, poiché mette insieme la potenza dell’oggetto di essere percepito e l’avvenuta sensazione che è l’atto. Quindi l’atto comune è il ponte che unisce il mondo fisico e il mondo psichico. Per quanto concerne la possibilità di distinguere gli stimoli sensibili Aristotele precisa che oltre ai cinque sensi  ordinari esiste anche un sesto senso noto come senso comune, a cui vanno aggiunte altre facoltà come l’immaginazione e la memoria e sopratutto una facoltà elementare che presiede alla capacità di discriminare tra le varie stimolazioni. A differenza dei cinque sensi che sono specifici a seconda dell’oggetto - per esempio il colore si vede con gli occhi, il profumo si sente col naso - il senso comune è appunto comune a più sensi - per esempio la percezione del movimento o della figura - pur mancando di un suo proprio organo sensoriale. Si tratta di una rudimentale facoltà di giudizio, collegata all’IMMAGINAZIONE, intesa come una facoltà attiva e spontanea in grado di interpretare la sensazione. Ma la sensazione non si limita alle sole facoltà teoretiche della percezione e dell’immaginazione: essa presiede infatti anche al desiderio che è una facoltà pratica. La funzione appetitiva si orienta in senso positivo (desiderativo) o negativo (avversativo) verso un oggetto, secondo uno schema razionale che, muovendo da premesse verso una conclusione, si configura come un vero e proprio SILLOGISMO PRATICO.

INTELLETTO - Questa facoltà si colloca a un livello più alto rispetto all’anima sensitiva alla quale è peraltro collegata, e non ha bisogno di un organo suo proprio per conoscere né di un contatto diretto con l’oggetto. Aristotele spiega la conoscenza intellettuale ricorrendo ancora una volta al passaggio dalla potenza all’atto, e descrivendo la differenza tra la possibilità del conoscere e l’attualità della conoscenza stessa: l’attualità comprende sia il sensibile sia l’intelligibile. Aristotele distingue due tipi di intelletto, uno ATTIVO o produttivo e uno PASSIVO. Quello passivo rappresenta la possibilità della materia di “essere” qualcosa, quello attivo invece rappresenta l’attualità del conoscibile: come accendere la luce in una stanza buia e illuminare gli oggetti presenti rendendoli visibili e perciò conoscibili. Questa caratteristica produttiva riporta l’intelletto attivo al suo collegamento col principio divino, collegamento che va stabilito tenendo presente che il principio divino è per Aristotele in un rapporto di continuità col reale e che l’attività creatrice non avviene ex nihilo: lo stesso intelletto attivo costituisce una attività che “crea” attraverso le immagini.