sabato 26 marzo 2016

10 - Descartes

DESCARTES - LEZIONE 10
Vita e opere

10.1 - Descartes è considerato da Hegel il fondatore della filosofia moderna. Nasce nel 1596 a La Haye-en-Touraine, nella regione della Turenna, da una famiglia di nobiltà recente, che aveva preso parte alle guerre di religione e  che vantava membri che avevano ricoperto cariche pubbliche. Fu avviato precocemente agli studi umanistici nel 1604 presso il collegio gesuitico di La Flèche, che durarono otto anni. Nella sua opera principale, il DISCORSO SUL METODO, Descartes non mancò di criticare gli studi compiuti e la ratio studiorum della formazione gesuitica. L’insegnamento impartito, che era propedeutico agli studi teologici - che tuttavia Descartes non intraprese - era basato sulla lettura in forma compendiata delle opere principali di Aristotele, presentate non nella loro veste originale, ma in una forma scolastica, alla quale si accompagnavano commentari poco scientifici e quasi mistici, col chiaro scopo di oscurare l’evidenza ed esaltare l’immaginazione. Proseguì la sua formazione studiando diritto a Poitiers, quindi, dal 1618, in concomitanza con lo scoppio della Guerra dei Trent’Anni, si arruolò nell’esercito. Servì dapprima il principe protestante olandese Maurizio di Nassau, poi il cattolico Massimiliano di Baviera. Il suo impegno nelle operazioni di guerra fu minimo, tanto da consentire al giovane Descartes di continuare a studiare. La guerra fu un’esperienza molto importante, non solo perché mise Descartes in contatto con molti intellettuali europei, ma sopratutto perché fu durante questa esperienza che egli maturò la consapevolezza della sua vocazione filosofica, in un delirio quasi mistico, alimentato, si dice, da un pellegrinaggio a Loreto e dalla sua presunta affiliazione alla setta dei Rosa Croce. In questo periodo Descartes maturò l’importanza dell’intuizione rispetto al sillogismo aristotelico, ossia una conoscenza chiara e immediata, articolata in elementi distinti, tali da risultare indubitabili. Descartes comprende che non vi sono certezze nella vita. La rivoluzione dell’astronomia, sopratutto la rivoluzione copernicana, cambia completamente gli assetti della conoscenza che fino a quel momento avevano costituito un sicuro terreno per i piedi dei filosofi. Descartes arriva allora a dire che tutta la realtà è solo un sogno.

10.2 - Le REGOLE PER LA GUIDA DELL’INTELLIGENZA, pubblicate postume, sono la prima vera opera filosofica di Descartes. In quest’opera, fondata sui concetti di ordine e di misura, Descartes getta le basi della sua ricerca di una conoscenza semplice, chiara ed evidente, e di un metodo in grado di risolvere qualsiasi problema proponibile, esigenza che viene portata avanti proprio nel DISCORSO SUL METODO, una delle opere più importanti della filosofia moderna. Si tratta di un saggio breve e all’apparenza molto semplice, redatto in forma colloquiale e autobiografica: il problema del metodo è il problema dell’uomo Descartes, alla ricerca di una conoscenza che assuma un valore universale. Il dispiegamento del metodo nelle sue quattro regole, evidenza, analisi, sintesi, enumerazione, è solo all’apparenza semplice, in realtà contiene un primato sull’intelletto, rappresentato dalla volontà. Descartes ritiene che la ragione non sia appannaggio esclusivo delle menti geniali ma sia un bene che appartiene a tutti e tra tutti è condiviso; ma ciò che distingue il vero uomo di scienza è la volontà di applicare in maniera assoluta le regole del metodo a tutto il conoscibile, per cercare la verità. Il metodo cartesiano, fondato sul primato della volontà rispetto all’intelletto, è come si vede di tipo induttivo e platonico-agostiniano, polemicamente in opposizione a quello deduttivo e aristotelico-tomista. Sarà poi l’incontro con gli Oratoriani - il cardinale De Berulle ma sopratutto il padre Gibieuf - a suggerire al giovane Descartes che le cosiddette VERITA’ ETERNE, le verità logiche e matematiche, derivavano da un atto di volontà di Dio. Nonè dunque Dio a dipendere dalla logica ma la logica a dipendere dalla volontà di Dio, tanto che Descartes dice che se Dio avesse voluto fare un triangolo con quattro lati avrebbe potuto farlo benissimo. Ma questa dipendenza sottrae al mondo quella stabilità e quella contingenza descritte nel pensiero tomista, e portando così l’uomo a confrontarsi con una realtà precaria e minata dal dubbio. Occorre però anche precisare che il cammino del metodo cartesiano non fu agevolato dai tempi in cui il filosofo operava. Descartes aveva scritto infatti due trattati, IL MONDO  e L’UOMO, di chiara ispirazione meccanicistica e con evidenti ma prudenti riferimenti a Galileo, ma proprio la condanna di Galileo nel 1633 lo convinse a non pubblicarli, dando invece la precedenza ad altre opere più innocue come LA DIOTTRICA, LA GEOMETRIA e LE METORE. Descartes prese anzi le distanze da Galileo, facendo seguire questi trattati al suo Discorso sul Metodo quale esempio del modus operandi cartesiano, e adottando un metodo scientifico volutamente mascherato, più cauto e ipotetico (larvatus prodeo), tipico nel periodo della Controriforma.

10.3 - Descartes si trasferì nel 1628 nella più liberale Olanda, preferendola alla Francia assolutista e all’Italia troppo legata alla Chiesa. Nel 1640 vede la luce la sua opera più importante, LE MEDITAZIONI METAFISICHE, una raccolta di sei brevi meditazioni in cui Descartes abbandona il dubbio e perviene alla certezza, attraverso la dimostrazione dell’esistenza di Dio, che darà una maggiore evidenza alla conoscenza dell’uomo e della natura. 
L’opera fu rivoluzionaria, sopratutto in merito a concetti come idee e pensiero svincolati dal significato tradizionale, il che costrinse Descartes a far circolare le Meditazioni dapprima in sordina, negli ambienti intellettuali dell’epoca, sopratutto grazie all’amico Mersenne. Nacquero così due appendici alle Meditazioni, le OBIEZIONI, poste da grandi filosofi del periodo come Gassendi e Hobbes, e le RISPOSTE, date dallo stesso Descartes, quasi tutte fondate sul presunto fraintendimento concettuale dovuto, secondo l’autore, al retaggio della vecchia filosofia Scolastica. Nel 1644 Descartes pubblica una sintesi del suo pensiero filosofico, i PRINCIPI DI FILOSOFIA. Proprio nella parte introduttiva dei Principi - la cosiddetta lettera ai traduttori - Descartes spiega il significato di sistema col famoso esempio dell’albero, le cui radici sono la metafisica, il tronco è la fisica e i rami le altre scienze. L’ultima grande opera della letteratura cartesiana fu LE PASSIONI DELL’ANIMA del 1649, nata da una corrispondenza con la principessa Elisabetta di Boemia. Si tratta di una delle opere di maggiore complessità del filosofo francese, dominata dal problema del dualismo anima-corpo. Qui Descartes indica nella ghiandola pineale il luogo di raccordo tra le due componenti dell’uomo. L’opera però finì di inasprire il clima di accuse e di polemiche che si era instaurato anche in Olanda contro le opere cartesiane, sopratutto a causa dei teologi, che obbligò Descartes ad accettare nel 1649 l’invito della regina Cristina di Svezia, celebre mecenate di molti filosofi e artisti, la quale lo volle come insegnante di filosofia alla corte di Stoccolma. Ma il clima svedese fu fatale a Descartes che si spense l’anno seguente.