mercoledì 2 marzo 2016

60 - Hegel

HEGEL - LEZIONE 60
Approfondimenti sullo Spirito Oggettivo.
Lo Stato e la Storia.

60.1 -  Il milieu argomentativo dello spirito oggettivo riguarda la sfera sovra-individuale, legata alla società, alla storia e alla politica, tematica sviluppata da Hegel in un periodo storico delicato, caratterizzato da insurrezioni - i moti liberali - e dal processo di definizione degli Stati europei nel corso della fase di denapoleonizzazione. Legatissimo allo stato prussiano, Hegel è però anche molto consapevole dei cambiamenti epocali, data la sua concezione di filosofia della storia: il proprio tempo appreso attraverso il pensiero. I tre momenti in cui si articola lo spirito oggettivo, il diritto astratto, la moralità, l’eticità, non sono infatti tre momenti di sviluppo sequenziale, temporale, ma sono tre momenti contemporanei visti in uno sviluppo unitario e in prospettiva di dipendenza gli uni dagli altri, in accordo col carattere unitario del movimento dialettico.

60.2 - Hegel considera l’individualità come un elemento astratto dalla totalità e quindi di conseguenza considera astratta anche la volontà di libertà che si materializza nello spirito soggettivo. Per questo motivo Hegel sottolinea la differenza tra la vera libertà e il semplice arbitrio, che ha sempre un carattere astratto, cioè legato alla sfera della persona. Hegel dunque presenta il processo di concretizzazione della libertà che deve cominciare dalla materia per potersi manifestare oggettivamente, e quindi dal DIRITTO, ossia dal concetto di proprietà. Infatti è nella molteplicità delle cose che sorge la necessità della regolazione giuridica dei rapporti intersoggettivi. Emerge qui una triade costituita da tre elementi cioè CONTRATTO, DELITTO e PENA: il contratto costituisce appunto la regolamentazione dei rapporti, il delitto la sua infrazione e la pena la sanzione comminata al trasgressore. Ma a differenza del Giusnaturalismo rinascimentale Hegel considera la contrattazione un ufficio privato e non pubblico, quindi non sufficiente a fondare uno Stato, e la stessa triade sopra considerata non può costituire una legislazione. Il motivo di questa insufficienza, spiega Hegel, è dato dal carattere vendicativo della pena, che nell’orizzonte astratto del diritto equivale a una ritorsione per la trasgressione effettuata, implicando quindi non già un pentimento e la comprensione della colpevolezza ma il conseguente sentimento contrario che implicherà un nuovo delitto. A tal proposito diventa necessario passare a un livello successivo caratterizzato da un minor grado di astrattezza, ossia alla MORALITA’. Qui passiamo dal carattere individuale e astratto del semplice arbitrio a una libertà più concreta, che si basa sull’emancipazione dalle cose, abbandoniamo il terreno del benessere personale per dimensionarci in una concezione orientata al bene comune. Si inserisce in questo ambito la critica della concezione kantiana di bene universale, che conduce secondo Hegel a una morale astratta. Infatti la legge morale universale individuata da Kant è un fine concettuale distante dall’uomo, che riporta alla scissione tra essere e dover essere, destinata a non essere mai ricomposta: lo stesso Kant è costtretto a usare i postulati della ragione pratica per poter presentare agli uomini un concetto di bene che funge solo da indicatore ma destinato a non essere mai realizzato nella sua pienezza. 

60.3 - Questa distanza è la stessa che il giovane Hegel aveva fatto emergere negli scritti sul Cristianesimo a proposito della religiosità ebraica che allontanava di fatto l’uomo da Dio, ma è anche la separazione tra il soggetto e l’oggetto di cui Hegel parla a proposito della coscienza infelice, nel momento dell’l’autocoscienza. Diventa necessario quindi passare da un concetto soggettivo di volontà a un concetto oggettivo, perché la libertà possa veramente compiersi, e quindi si passa all’ETICITA’. Si tratta della sfera più alta dello spirito oggettivo, dove si ha il compimento del passaggio dalla morale individuale a quella sociale. Qui si ricompone la frattura tra individualità e universalità, e Hegel dimensiona questa riconciliazione nelle istituzioni sociali e nello Stato. L’eticità si articola in tre momenti che sono poi le istituzioni della comunità, ossia la FAMIGLIA, la SOCIETA’ e lo STATO. La famiglia è il primo momento della vita etica, ed è un rapporto intersoggettivo costituito su basi naturali e spirituali. Hegel definisce la famiglia come sostanza etica, poiché abbiamo la prima oggettivazione dell’isolamento dell’individualità nella sfera relazionale intersoggettiva. Ma la famiglia è destinata a una inevitabile dissoluzione, poiché la prole crescendo formerà altre famiglie. Questa emancipazione conduce alla società civile, dove si stabiliscono nuove relazioni e nuove parentele, oltre a differenti forme di aggregazione. Anche la società viene divisa da Hegel triadicamente, in tre momenti che sono l’ECONOMIA, la GIUSTIZIA e la SICUREZZA. La prima è legata al sistema dei bisogni, e quindi alla divisione del lavoro e alla struttura della società, la seconda riguarda il diritto e quindi l’ordinamento della società, mentre la terza riguarda il funzionamento della società attraverso la polizia e le istituzioni civili. Hegel attribuisce molta importanza agli organi rappresentativi che però nella concezione politica hegeliana, tipicamente assolutista, non hanno un valore democratico. Questo aspetto emerge nel terzo momento dell’eticità ossia lo stato, che Hegel considera un Dio reale, il cui fondamento è la potenza della ragione che si realizza come volontà. Si deve notare però che Hegel non propende affatto per una concezione dispotica dello Stato, in quanto nega agli uomini la facoltà di esercitare un potere personale, ma ritiene che il vero potere sia quello delle leggi. Le leggi e la Costituzione, scrive Hegel, non sono frutto dell’opera dei legislatori ma emergono dallo spirito del popolo: qui la filosofia politica hegeliana fa emergere chiaramente l’idea di uno stato di diritto, che realizza la vera libertà dei cittadini tutelando il loro diritto alla proprietà. La totalità statale porta quindi al compimento della realizzazione della libertà della persona, nella sfera più alta dell’eticità. Ma ciò non deve essere confuso con una difesa delle ideologie totalitarie: Hegel, che aveva come modello la polis greca, guarda a uno stato che realizzi perfettamente una comunione col cittadino, dove deve essere assente qualsiasi scissione nella realizzazione del pubblico interesse, e quindi supera il concetto di volontà personale per delegare l’arbitrio individuale, soggettivo e astratto, del privato al bene comune. Nello Stato la soggettività dell’individuo e la collettività della società trovano la loro comunione. Per questo Hegel precisa che la sovranità statuale è una proprietà dell’ente e per questo motivo non è il popolo che assegna allo Stato la sovranità, come nel contratto sociale ma bensì è lo Stato a detenere la sovranità come suo predicato essenziale. In questo senso il potere consegue proprio dall’idea di Stato e non dalla volontà dei singoli: Hegel ritiene impossibile l’azione di una comunità senza Stato, assolutamente incapace di delegare e perciò resta solo una vuota astrazione. Una società, sottolinea Hegel, deve necessariamente avere un governo.

60.4 - Come quella degli individui anche la vita degli stati deve cedere il passo al movimento della verità, cioè alla storia. In questa prospettiva Hegel attribuisce un ruolo necessario alle guerre, espressioni di dinamismo e utili a evitare la stagnazione etica. Diventa necessario che la storia dello spirito si accompagni alla storia dei popoli e degli stati: in questo ambito hanno importanza anche gli individui che perseguono un interesse personale, quelle individualità cosmico-storiche come Cesare e Napoleone, che, guidate  a loro insaputa dall’astuzia della ragione, realizzano il compimento della necessità storica. Tutti i popoli, dice Hegel, vivono nel corso della loro storia fasi alterne di egemonia e subalternità; il loro momento più alto è quello del loro apogeo, quando realizzano la piena consapevolezza di sé come avviene nella storia dello spirito. Nell’età moderna questo traguardo è stato raggiunto secondo Hegel dal popolo tedesco, nel cui alveo culturale è sbocciato l’Idealismo, il momento di maggiore consapevolezza della storia dello spirito. La storia ha appunto lo scopo di arrivare alla piena consapevolezza del sé e della tradizione di questo attraverso la creazione di un mondo esistente che ne rispecchi il modello e lo manifesti nelle epoche successive. La domanda che ne scaturisce è: ma dove conduce il movimento storico? Scopo di ogni civiltà è quello di pervenire alla coscienza della libertà, non alla libertà in se stessa, essendo lo spirito assolutamente eteronomo la libertà è già di per sé una sua norma intrinseca, mentre la coscienza della libertà deve ancora essere acquisita: Questa acquisizione procede attraverso tre fasi che Hegel fa coincidere con altrettante epoche storiche: l’apogeo del mondo orientale, in cui uno solo era libero, l’apogeo delle civiltà di Grecia e di Roma, in cui la libertà era riservata a pochi, e il periodo contemporaneo a Hegel dell’epoca dorata del mondo germanico in cui tutti sono liberi e IDEALISTICAMENTE CONSAPEVOLI DI ESSERLO. Questa peculiarità è ben presente nel concetto romantico di VOLKSGEIST o SPIRITO DEL POPOLO, concezione  originariamente di carattere universale - in Herder che ne fu ideatore - ma attribuita al solo popolo tedesco nella filosofia politica di Fichte. Hegel è infatti assolutamente consapevole di vivere una fase epocale decisiva, in cui il riappropriarsi di sé da parte della coscienza è il momento più alto della storia dello spirito che conduce al superamento dello spirito del proprio tempo e del tempo stesso: per questo motivo si configura il passaggio dallo spirito oggettivo allo spirito assoluto.