martedì 22 marzo 2016

17 - Locke

LOCKE - LEZIONE 17
Alle origini dell’empirismo
La genesi della conoscenza in John Locke

17.1 - La critica rivolta da Locke all’innatismo della scuola di Cambridge ha per molto tempo inserito arbitrariamente il pensiero lockiano nel novero delle filosofie empiriste. In realtà si può notare quanto Locke, nonostante la critica suddetta,  sia vicino a Descartes. La mente, dice Locke, non percepisce che le proprie idee: questa affermazione ha un grande significato logico,che viene rafforzato dalla convinzione lockiana che la conoscenza è conoscenza di rappresentazioni mentali. La condanna dell’innatismo è una conseguenza politica e religiosa: Locke infatti, testimone del fanatismo dell’epoca, voleva scongiurare a pretesa di possedere il monopolio della verità. La negazione delle idee innate risponde però anche a una precisa esigenza teoretica della filosofia di Locke, ossia quella di mostrare la genesi delle idee nella mente umana, dalle idee semplici a quelle complesse.

17.2 - Il concetto di idea di Locke si inserisce nello spazio lasciato libero da Descartes, il quale si limita a mostrarci le idee come già presenti nella mente ma non ce ne mostra la genesi: Locke per contro intende mostrare questo aspetto, dal semplice apparire dell’idea alla mente umana, fino a definirne lo sviluppo, dalle idee semplici alla loro composizione in quelle complesse. Però come Descartes Locke non spiega essenzialmente cosa sono le idee, anzi, è abbastanza vago sulla loro essenza. Locke descrive la mente come un foglio bianco che attende l’esperienza per riempirsi di caratteri. Questa celeberrima definizione comporta che: a) Locke parte proprio da un problema di natura religiosa, opponendosi più alle Scritture che a Descartes; e b) Locke inizia la sua indagine proprio dall’infanzia dell’uomo, ossia l’età che Descartes aveva liquidato bollandola come la fonte degli errori.

IDEE SEMPLICI - sono i primi segni che vengono tracciati sul foglio bianco della nostra mente, esse hanno carattere passivo, e non siamo noi a crearle, né abbiamo facoltà di rimuoverle. Esse sono di due tipologie: le idee della SENSAZIONE, che provengono dai cinque sensi e che riguardano le qualità (come il colore, il profumo), e le idee di RIFLESSIONE, che riguardano il senso interno, cioè la facoltà di giudizio, il dubbio, l’assenso. Nel pensiero di Locke non esistono idee innate e avventizie, come nella filosofia cartesiana, e la certezza della corrispondenza tra idee e cose non è più garantita da Dio ma viene confermata da più sensi. Questa conferma consente a Locke di  distinguere tra le qualità primarie e quelle secondarie o soggettive. L’accordo tra i sensi conduce alla conoscenza dello spazio e della figura: si nota nella filosofia lockiana un’accezione probabilistica, che accomuna Locke più a Descartes che agli empiristi, in quanto Locke non cerca tanto la certezza e la stabilità ma l’incertezza e il limite della conoscenza umana e l’errore che consegue al tentativo di varcarne i confini.

IDEE COMPLESSE - sono le idee prodotte dalla mente a partire dalle idee semplici e la loro genesi è attiva e non più passiva. Si dividono in tre tipi: a) le idee di MODO, che corrispondono agli accidenti della sostanza e che sono basate su una sola idea semplice ripetuta (MODI SEMPLICI) come lo spazio (ripetizione dell’idea di distanza) e il tempo (ripetizione dell’idea di durata), o su idee di diverso tipo (MODI MISTI) come la bellezza e la giustizia; b) le dee di RELAZIONE, che introducono più termini; c) le idee di SOSTANZA. Quello della sostanza è uno dei problemi cardinali della filosofia lockiana, dato che Locke ammette che la sostanza non è oggetto di una percezione diretta ma è data da una costruzione mentale. La percezione ci conduce a individuare insieme diverse qualità a cui diamo solitamente un nome (per esempio il tavolo o la sedia): ma, una volta spogliata dei suoi accidenti, come facciamo a individuare la sostanza? La vera novità di Locke è che la sostanza non corrisponde a un’idea semplice ma sia una raccolta di idee semplici, da cui  deriva ed è fondata. La sostanza è dunque un’idea complessa e non è più indipendente. Locke non rinuncia all’esistenza della sostanza ma la confina al rango di ESSENZA NOMINALE: si tratta della convenzione di nominare una serie di idee semplici che si presentano insieme con una certa parola (per esempio arancia: tonda, rugosa, arancione....). Le parole dunque non si riferiscono a cose reali ma a quelle collezioni di idee semplici che abbiamo nella nostra mente e che noi chiamiamo cose o sostanze: in questo senso il linguaggio ha uno scopo pratico e convenzionale, serve cioè a migliorare la comunicazione, ma è privo di qualsiasi valore teoretico, poiché i nomi che usiamo non è detto che corrispondano alle stesse idee che pensa il nostro interlocutore. Le sostanze sono quindi universali astratti, in cui è mantenuta la sola essenza nominale, spogliandola delle variazioni accidentali delle cose.
La conoscenza per Locke consiste in un accordo (o disaccordo) tra le idee, ed espressa mediante il GIUDIZIO. Locke distingue 3 tipi di conoscenza certa:

a) conoscenza INTUITIVA, quando questa relazione avviene in modo chiaro e immediato e si ha una certezza assoluta;
b) conoscenza PER DIMOSTRAZIONI, quando questa operazione è eseguita attraverso la relazione tra intuizioni collegate tra di loro e pertanto si ha una certezza anche in questo caso;
c) conoscenza SENSIBILE, ossia la conoscenza diretta delle cose esterne e anche qui si rileva una certezza.

Questi tre tipi di conoscenza certa vanno distinti da altrettanti tipi di  conoscenza incerta:

a) conoscenza PROBABILE (priva della certezza empirica);  
b) conoscenza PER FEDE (che non puó essere verificata pur risultando attendibile);
c) conoscenza  basata sull'OPINIONE, che è la conoscenza più incerta di tutte.

17.3 - Conoscenza è per Locke la percezione delle relazioni tra le idee, che si sviluppa in diversi modi: dalla semplice relazione di identità (per esempio: il triangolo equilatero ha tre lati uguali e tre angoli uguali) fino alla coesistenza e alla contrapposizione (per esempio: la sedia non è il tavolo). Origine di ogni conoscenza è - come in Descartes - una intuizione o una dimostrazione, ma - a differenza di Descartes - Locke nega una sostanzialità della conoscenza, ossia non viene percepita una cosa estesa bensì una rete di relazioni tra i termini. Il pensiero lockiano risponde infatti a una vocazione funzionale e nominalistica, in cui la sostanza ha perso ogni importanza e i nomi sono solo comode abbreviazioni per chiamare le cose. Ma in Locke è presente anche una problematica metafisica, che incrocia la sua filosofia, e che riguarda tre aspetti: l’esistenza dell’io, del mondo e di Dio. Si tratta di tre problemi esposti in ordine crescente, che rievocano quelli cartesiani ma del tutto privi di quella drammaticità che aveva invece caratterizzato in Descartes il problema della certezza.

ESISTENZA DELL’IO - è dimostrata in modo intuitivo, attraverso il dubbio che accerta l’esistenza stessa;
ESISTENZA DI DIO - è dimostrata mediante la prova a contingentia mundi, in base alla quale ogni cosa contingente non può crearsi da sola ma bisogna quindi regredire fino a trovare l’autore della sua creazione;
ESISTENZA DEL MONDO - è dimostrata sensibilmente, in base all’accordo tra i sensi e al fatto che la loro azione non può essere condizionata in nessun modo.