sabato 12 marzo 2016

45 - Kant

KANT - LEZIONE 45
La dialettica della ragione

45.1 - La realtà conoscibile ai sensi è paragonata pittorescamente da Kant a un’isola circondata da un oceano tempestoso, quello della PARVENZA, ossia gli elementi inconoscibili; di qui l’illusione della ragione di conoscere ciò che cade oltre i sensi. Si tratta di una disposizione naturale della ragione umana che non può essere impedita: è la DIALETTICA DELLA RAGIONE, ossia la tendenza a formulare ragionamenti, non veritieri o contraddittori, su cose che i sensi non possono supportare. A questa Kant oppone una critica, che costituisce la seconda parte della Logica Trascendentale, e che si chiama appunto Dialettica Trascendentale, in cui mostra le pretese scientifiche della metafisica, cercando di dissolverne i principi, anche se ben consapevole di non poter impedire alla ragione questa tendenza ad essa connaturata. La ragione è a tutti gli effetti una delle tre facoltà conoscitive, insieme alla sensibilità e all’intelletto. La ragione si considera superiore all’intelletto, tanto da ricomprenderlo, ma la sua caratteristica è quella di non limitarsi al compito di unificare gli elementi condizionati alla sensibilità, quanto di estendere il proprio dominio all’incondizionato, ossia a ciò che cade oltre l’esperienza dei sensi. Cpsì come l’intelletto anche la ragione esercita un’attività spontanea, ma al posto dei concetti si avvale delle IDEE, al posto dei giudizi si avvale SILLOGISMI. Mentre il compito dell’intelletto è quello di mettere insieme le rappresentazioni e i fenomeni in concetti, poi unificati attraverso il giudizio, il compito della ragione è definito come quello di unificare i giudizi in sillogismi, estendendo la validità del sillogismo anche in un senso ascendente, a ritroso, procedendo dalle conclusioni alle premesse, e da un sillogismo a un altro. La ricerca è vana: la ragione infatti non si ferma alle sole condizioni sensibili degli eventi ma le oltrepassa, sconfinando nell’incondizionato, ossia le idee. Kant presenta dunque le tre idee fondamentali, corrispondenti ai tre tipi di sillogismo - categorico, ipotetico e disgiuntivo - che rappresentano la totalità dei fenomeni esterni e interni e degli oggetti del pensiero, a cui vanamente la ragione cerca di arrivare: l’idea di ANIMA, l’idea di MONDO e l’idea di DIO, alla base delle tre discipline metafisiche della PSICOLOGIA RAZIONALE, della COSMOLOGIA RAZIONALE  e della TEOLOGIA RAZIONALE. Le idee kantiane non sono affini a quelle cartesiane e lockiane, ossia come rappresentazioni generali di concetti, bensì sono intese più in senso platonico come delle immagini: ma rispetto a Platone, che le considerava il fondamento ontologico della realtà sensibile che ne è partecipe, Kant le distacca dalla sensibilità come enti pensabili o intelligibili di valore trascendentale, prodotto della ragione così come le categorie sono prodotte dall’intelletto e spazio e tempo della sensibilità. 

45.2 - La psicologia razionale era una disciplina metafisica che pretendeva di dimostrare l’esistenza, l’unicità e l’immortalità dell’anima, che era suo oggetto di indagine, a partire da un ragionamento astratto, di derivazione platonica. Kant mette in evidenza che la dottrina speculativa dell’anima poggia su sillogismi formalmente scorretti. Un sillogismo è costituito come si sa da due premesse aggregate da un termine medio: se però il termine medio assume un valore contraddittorio nelle due premesse, si ha un PARALOGISMO  e la conclusione sillogistica è solo apparente. Il paralogismo fondamentale della psicologia razionale è quello che identifica il soggetto pensante con l’anima, e da qui si intende l’anima come semplice, unica e immortale. L’errore di fondo della psicologia razionale è quello di scambiare l’io penso per una sostanza, a causa della duplice definizione di soggetto, come sostanza reale e come unità trascendentale. Attribuire sostanzialità all’io penso è un errore, avverte Kant, perché si tratta della fondamentale funzione unificatrice dell’intelletto e non va confusa col soggetto stesso, e parimenti i pensieri non devono essere scambiati per gli accidenti della sostanza-io penso.

45.3 - La seconda disciplina criticata da Kant è la cosmologia razionale, che pretende di conoscere il mondo come totalità delle cose nello spazio e nel tempo. L’idea di mondo si sviluppa in quattro questioni, corrispondenti a quattro coppie di proposizioni opposte tra loro dette ANTINOMIE. Si tratta di proposizioni alternative che si escludono a vicenda, secondo la formulazione del sillogismo di tipo ipotetico, caratteristico della filosofia Stoica (per esempio: o è giorno o è notte). Esse sono:
Prima antinomia: il mondo è finito e infinito nello spazio e nel tempo;
Seconda antinomia: il mondo consiste di elementi semplici ovvero è divisibile all’infinito;
Terza antinomia: nel mondo esiste una causalità libera oppure tutto è determinato da cause universali e necessarie;
Quarta antinomia: tutto il mondo dipende da un essere necessario oppure in esso è tutto contingente.
Si tratta come si vede di proposizioni ugualmente dimostrabili, che Kant cerca di smontare ragionando per assurdo, ossia partendo da quella più estrema: ma proprio l’eguale dimostrabilità delle otto ipotesi, violando il principio logico di non contraddizione, comporta quello che Kant chiama SCANDALO DELLA RAGIONE. Questo scandalo è in realtà solo apparente, poiché muove da un malinteso: la mancata distinzione tra fenomeni e noumeni, ossia la pretesa di conoscere anche le cose in sé stesse. Con la dottrina dell’IDEALISMO TRASCENDENTALE Kant cerca una soluzione al problema delle antinomie, affermando che tutto ciò che è intuibile nello spazio e nel tempo in quanto forme a priori della sensibilità costituisce un fenomeno.
Le prime due antinomie sono dette MATEMATICHE poiché riguardano la grandezza dell’universo. Le due proposizioni che le costituiscono, tesi e antitesi, sono entrambe false in quanto partono da un errore, la pretesa di comprendere il mondo in termini spazio-temporali come cosa in sé. In realtà ciò che noi definiamo mondo è la sola realtà che i nostri sensi ci fanno intuire, escludendo quindi dalla conoscenza sensibile tutto ciò che non è fenomeno, ossia che non appare ai miei sensi. Possiamo certamente osservare coi sensi il modo in cui una cosa si trasforma, ma non possiamo né sapere cosa questa cosa sia stata né prevedere cosa essa diventerà. 
Le altre due antinomie sono chiamate DINAMICHE; qui le due proposizioni possono essere entrambe vere se riferite a due ordini diversi di mondo: le antitesi a quello fenomenico, le tesi a quello noumenico.

45.4 - La quarta antinomia costituisce il passaggio alla teologia razionale, il cui oggetto è l’idea di Dio. Si tratta del coronamento di tutta la conoscenza umana oltre che della Dialettica Trascendentale. Alla base di questa idea Kant ravvisa l’ideale della ragion pura, intendendo ideale come idea di una cosa singola, ossia un modello di perfezione. Come ideale trascendentale Dio ha una legittimazione in quanto essere necessario e perfetto, assoluto, totalità di tutti i predicati possibili, unità di tutte le unità. L’errore della teologia razionale è quello di pretendere che Dio sia un soggetto realmente esistente, e di qui appunto l’idea di Dio. Per dimostrare l’esistenza di Dio Kant utilizza tre prove: una ontologica, una cosmologica e una fisico-teologica.
PROVA ONTOLOGICA -  Dio esiste in quanto perfetto. L’esistenza, infatti, è considerata da questa prova - già usata da Anselmo d’Aosta e da Cartesio - uno dei predicati della perfezione di Dio. Kant ribatte che però l’esistenza non può essere considerata come il predicato di un oggetto. L’essere non rientra infatti tra le determinazioni di una cosa ma serve solo a indicare la sua posizione. Pertanto l’esistenza non si può applicare neanche a un concetto perfettissimo quale è appunto Dio. 
PROVA COSMOLOGICA - Dio esiste perché le cose del mondo sono finite e contingenti, e quindi è necessaria una causa delle cause. Questa prova si riferisce chiaramente alla terza delle cinque vie usate da Tommaso d’Aquino e contiene un evidente errore: l’estensione della categoria di causalità oltre l’ambito fenomenico. Inoltre, anche ammesso che si giunga a definire un concetto di Dio come causa prima, sarebbe poi necessario spostarsi sul piano ontologico che prima è stato appunto confutato.
PROVA FISICO-TEOLOGICA - Dio esiste come artefice e garante dell’ordine e dell’armonia dell’universo. Si tratta della prova preferita da Kant, in quanto la più idonea a motivare l’esistenza di Dio. Tuttavia essa non spiega l’esistenza di un principio ma di un architetto o di un geometra, che dispone le cose e i fenomeni secondo un ordine preciso, rimandando di nuovo alla prova ontologica, precedentemente confutata.

45.5 - Kant ammette un uso REGOLATIVO e non COSTITUTIVO delle idee della ragione pura. Esse non servono difatti a determinare una conoscenza ma a delimitarla. Nonostante esse siano fuorvianti Kant attribuisce loro una funzione imprenscindibile per la conoscenza scientifica, poichè indicano quel limite dell’esperienza oltre il quale il soggetto cerca di spingersi, guidando l’intelletto verso una conoscenza sempre maggiore e all’ampliamento della visione unitaria delle cose. Pertanto le idee rivestono un ruolo fondamentale nella scienza, mostrando la ricerca della possibilità di cogliere la totalità dei fenomeni interni (anima), di quelli esterni (mondo), oltre alla totalità di tutti i pensieri e le cause possibili (Dio).