martedì 1 marzo 2016

61 - Hegel

HEGEL - LEZIONE 61
Approfondimenti sull’arte

61.1 - Il metodo dialettico consente a Hegel di partire dal pianto interno alla cosa stessa, della cosa in sé, per giungere alla comprensione dell’Assoluto in senso dinamico. Lo studio dei fenomeni, di quelli naturali e di quelli spirituali, è quindi il punto di partenza della ricerca hegeliana, che culmina nella Filosofia dello Spirito e nella sua ultima parte, lo spirito assoluto, di cui l’arte è  uno dei momenti con la religione e la filosofia. L’Assoluto si manifesta nell’arte in una forma IMMEDIATA, caratterizzata dalla presenza di un aspetto spirituale e di uno sensibile, attraverso quella che Hegel chiama INTUIZIONE SENSIBILE. La trattazione dell’arte si delinea su due piani d’indagine, uno filosofico-sistematico, l’altro storico-artistico, non in contrapposizione ma anzi integrati e complementari. L’approccio dialettico della filosofia hegeliana non può infatti prescindere dall’analisi delle manifestazioni artistiche della storia, allo stesso modo in cui Hegel tratta i diversi livelli di sviluppo etico-politico riguardo la religione. L’arte e la bellezza non sono un argomento nuovo nella ricerca hegeliana, presente fin dai primissimi scritti. Già esaminando le differenze tra il pensiero di Fichte e quello di Schelling in uno dei suoi scritti pre-sistematici Hegel paragona l’arte a un culto divino. Nella Fenomenologia dello Spirito l’arte ha di nuovo un carattere religioso, emergente nella religione artistica del mondo greco. Ovviamente Hegel dedica un ampio spazio all’arte nella sua Enciclopedia delle Scienze Filosofiche. Ma occorre dire che rispetto alle opere ufficiali l’indagine hegeliana intorno all’arte si evidenzia meglio dalle lezioni di estetica tenute ad Heidelberg e a Berlino e specificatamente dedicate dal filosofo all’argomento e poi pubblicate come successo per gli scritti hegeliani sulla filosofia della religione e sulla filosofia della storia.
L’arte è quell’attività umana in cui lo spirito si svela nella forma dell’intuizione sensibile. Rispetto alla religione e alla filosofia, gli altri due momenti dello spirito assoluto, l’arte è il solo momento ad avere una caratterizzazione sensibile, a causa del materiale colto dai sensi che costituisce le opere, e che costituisce la vera limitazione dell’arte, ingabbiandola concettualmente nell’impossibilità di una liberazione e costringendola quindi alla sola istanza intuitiva. Nonostante questa imprenscindibile alienazione nella sensibilità l’arte resta per Hegel una forma di conoscenza, sebbene di grado inferiore rispetto alla religione e alla filosofia. Infatti questi tre momenti, arte, religione e filosofia, condividono come si era già detto lo stesso contenuto, cioè l’acquisizione da parte dello spirito della coscienza della sua assolutezza, ossia del suo essere allo stesso tempo soggetto e oggetto di sé. Questo contenuto è unico ma viene manifestato secondo tre forme diverse, ossia l’intuizione, la rappresentazione e il concetto. Per questo motivo Hegel descrive l’arte come il dispiegarsi della verità, uno degli aspetti essenziali dell’auto-conoscenza dello spirito, ma questo ruolo non viene scoperto dall’arte stessa quanto dalla filosofia, che, potendo contare sul metodo dialettico, ha la possibilità di compiere quella visione d’insieme altrimenti impossibile alla religione e alla stessa arte. Infatti per quanto l’arte sia già una forma dello spirito assoluto risulta incompiuta, cioè non è ancora una forma spirituale, poiché compromessa dalla sensibilità. In questa sede Hegel eleva l’arte a semplice PARVENZA, collocandola tra la sensibilità e il pensiero: essa sta nel mezzo, non essendo ancora pensiero puro cioè concetto ma non essendo più nemmeno una semplice esistenza materiale. Si tratta di una forma sensibile che è già ideale ma che non ha ancora l’idealità del pensiero, essendo legata alla cosa: qui Hegel parla di ideale nel senso di forma dell’idea, e definisce la bellezza come la apparizione sensibile dell’idea. Rispetto alla riflessione estetica kantiana, la bellezza, in quanto spiritualmente connotata, nell’estetica hegeliana viene messa in relazione non alla natura ma all’arte, ed è tale connotazione spirituale a mettere l’opera d’arte su un gradino superiore a qualsiasi prodotto naturale.

61.2 - Dopo aver concluso il momento filosofico-sistematico, relativo cioè a evidenziare l’essenza dei fenomeni artistici, passiamo a esaminare il secondo momento, quello storico-artistico. Nelle Lezioni di Estetica viene tracciata una storia filosofica dell’arte, non una storia dell’arte erudita, di tipo empirico, ma proprio basata sull’approccio filosofico e dialettico, volto a mostrare come i fenomeni artistici, osservati nel loro significato empirico e teoretico, abbiano una rilevanza più profonda che li collega direttamente alla storia universale. In coerenza con i suoi principi Hegel chiarisce che il principio di sviluppo e il criterio di partizione della storia dell’arte vanno ricercati nella relazione dinamica - e soggetta alle trasformazioni storiche - tra significato (interno) e forma o apparenza (esterno). 
Esaminando i diversi gradi di adeguatezza tra forma e contenuto, Hegel giunge a individuare tre STADI o FIGURE fondamentali: l’arte SIMBOLICA, l’arte CLASSICA e l’arte ROMANTICA. L’arte simbolica è quella che ha accompagnato lo sviluppo della civiltà dell’antico Egitto e di quelle orientali, civiltà accomunate sul piano filosofico-sistematico dall’incapacità di manifestare lo spirituale attraverso il medium della sensibilità. Qui il pensiero umano non ha ancora raggiunto la piena consapevolezza dell’universalità e del concetto, e artisticamente questo si traduce in una fondamentale inadeguatezza tra forma e contenuto, in una sproporzione che emerge significativamente anche nelle forme dell’arte orientale, a testimonianza di una incompiutezza e di una problematicità dello spirito che non è ancora consapevole di sé stesso. In un dipinto di Moreau raffigurante la Sfinge, il gigantesco animale è mostrato con la testa cinta da una corona, a simboleggiare la vittoria della natura sullo spirito, come l’irrazionale che sconfigge la consapevolezza di sé. In un altro dipinto di Ingres, raffigurante Edipo sottoposto al famoso quesito della Sfinge, è chiaro che il saggio indica sé stesso (l’uomo) come risposta all’enigma propostogli: quale animale cammina al mattino con quattro gambe, al pomeriggio con due e alla sera con tre? Si noti che il famoso quesito propone innanzitutto il termine animale, a voler significare una non ancora adeguata percezione del Sé ma sopratutto si noti la consapevolezza di Edipo, che rappresenta l’uomo greco. Passiamo dunque al secondo stadio, quello dell’arte classica, ossia quella che accompagna lo sviluppo della civiltà dell’antica Grecia. In questa fase forma e contenuto coincidono perfettamente. Dal punto di vista filosofico-sistematico la civiltà della Grecia, a differenza di quella dell’antico Egitto e delle civiltà orientali, aveva raggiunto un livello di adeguatezza tra il pensiero universale e la sua estrinsecazione nelle forme sensibili, le stesse opere d’arte sono caratterizzate da una perfezione che rivela l’artista, dice Hegel, come un profeta del divino. Ma il dinamismo dello spirito, che contraddistingue la storia umana, spezza questo equilibrio, facendo ripiombare l’arte nello squilibrio della terza fase, quella romantica, storicamente riconducibile all’Europa cristiana, medievale e moderna. Dal punto di vista filosofico-sistematico ritroviamo la stessa inadeguatezza, la sproporzione tra forma e contenuto che aveva caratterizzato l’arte simbolica, in una nuova frantumazione della relazione tra l’idea e la sua espressione sensibile. In questa fase però non prevale il contenuto quanto la forma, incapace di essere tradotta in una adeguata espressione sensibile, nonostante il grado di elevata maturazione della consapevolezza dello spirito, incompiuta perché incapace di giungere a un pensiero concettuale e universale, e quindi ancora presente nella sola forma individuale. A differenza dell’arte classica, in grado di adeguare il contenuto spirituale a una forma finita, l’arte romantica cerca un impossibile adeguamento all’infinito, e questa ricerca rende evidenti i limiti dell’arte, oramai inadatta a manifestare lo spirito, e questo rende necessario il ruolo della religione e della filosofia. Questa inadeguatezza conduce Hegel a mettere in risalto l’inattualità dell’arte, tematica che verrà ripresa dalle filosofie del secolo successivo fino alla formula provocatoria di “morte dell’arte”.

61.3 - L’ultima parte della filosofia dell’arte è dedicata a definire un complesso sistema delle arti, in cui Hegel prende in esame le caratteristiche delle arti principali: architettura, scultura, pittura, musica e poesia. Coerentemente con quanto espresso fino a questo punto, Hegel presenta le arti alla luce di un’interpretazione basata sul carattere intuitivo dell’arte, seguendo le tappe della storia dell’arte precedentemente delineate. Ogni arte caratterizza un’epoca. L’architettura fa parte dell’arte simbolica, ed è solo un riflesso esteriore dello spirito, poiché il suo scopo è quello di plasmare la materia pesante in accordo con le leggi naturali. La scultura rappresenta un felice superamento dell’arte classica, una vera evoluzione: qui abbiamo infatti l’incontro tra esterno e interno, ossia tra il materiale e lo spirituale. Infine pittura, musica e poesia sono le tre attività artistiche proprie dell’arte romantica, in grado di dare forma all’interiorità del soggettivo. Si tratta di un progressivo allontanamento dalla sensibilità e dalla concretezza materiale che ha il suo culmine nella poesia. Ma proprio in questa ultima tappa appare evidente la critica hegeliana all’arte del suo tempo, in cui si evince quello che Hegel chiama il CARATTERE DI PASSATO, ossia l’incapacità dell’arte romantica, pur essendo il gradino più alto della storia spirituale dell’arte, a rappresentare l’infinito, e perciò oramai inattuale. L’assenza di concretezza, se da un lato rappresenta il massimo traguardo delle attività artistiche, è anche il segno dell’impossibilità per le attività artistiche di continuare a svolgere il proprio compito, demandando questo ruolo alla filosofia.