domenica 6 marzo 2016

56 - Hegel

HEGEL - LEZIONE 56
La struttura della dialettica hegeliana

56.1 - Hegel compie un percorso inverso rispetto agli altri due esponenti dell’Idealismo, assegnando dapprima un ruolo centrale alla religione, per poi attribuire alla filosofia il compito scientifico di comprensione dell’Assoluto. La svolta decisiva del pensiero hegeliano prende forma nel periodo ienese, grazie anche alla sua amicizia con Schelling - che lo introduce nell’ambiente idealistico - e alla rilettura di Kant, da cui il giovane Hegel prende subito le distanze. A separarlo da Kant è sicuramente la distinzione kantiana tra intelletto e ragione, che vede quest’ultima assumere la funzione di una macchina dei sogni, riconducendo l’intelletto alla drastica impossibilità di conoscere il noumeno, separandolo dal fenomeno. Kant è considerato da Hegel erede naturale di quell’atteggiamento scissorio caratteristico della cultura religiosa ebraica, che Kant manifesta proprio nella morale, in cui essere e dover essere sono separati, con il dover essere che non sarà mai essere, tanto che Kant usa la morale solo come ragione pratica, svuotandola di ogni presupposto scientifico. Questo dualismo, anche se in modo diverso, torna nella filosofia di Fichte, laddove il non io, non potendo essere ricompreso nell’io, resta un orizzonte astratto, e il processo di risoluzione del finito nell’infinito non si compie se non attraverso un’astrazione, uno sforzo che a nulla conduce, lasciando dietro di sé un’infinità praticamente irrisolta. Perciò l’esigenza primaria del giovane Hegel è il superamento di questo dualismo che lascia la totalità altrimenti irrisolta e incompleta. Ma Hegel non si presta a soluzioni irrazionalistiche tipicamente romantiche, opponendo la tesi che la totalità non si può cogliere immediatamente: non possiamo cogliere l’Assoluto alla maniera di Jacobi, come una specie di salto mortale. La critica alla non scientificità del modus romantico di risolvere il Tutto investe inevitabilmente anche Schelling - compromettendo il sodalizio con Hegel - in quanto Schelling aveva sostenuto una risoluzione senza mediazioni tra sapere e sapere assoluto. Il carattere scientifico della ricerca conduce Hegel a individuare nella DIALETTICA e nella SISTEMATICA i muri maestri della comprensione della totalità.

56.2 - Il sodalizio tra Hegel e Schelling è interessante per capire il ruolo che assumerà la dialettica hegeliana, nella sua duplice accezione di procedimento discorsivo e metodo conoscitivo della realtà, della cosa in sé intesa kantianamente come noumeno, e del suo movimento. Molteplicità e movimento sono gli elementi caratterizzanti della realtà, quale si presenta al soggetto conoscente. Tale frammentarietà del reale non consente di giungere immediatamente alla comprensione dell’Assoluto. Il processo di comprensione dell’Assoluto non può non essere frutto di una mediazione: il finito, dice Hegel, è ideale. Infatti, se consideriamo la realtà come un infinito, non possiamo ammettere dualismi, ossia, non possiamo immaginare che esista un qualcosa al di fuori, esterno, alla realtà. Hegel considera l’Assoluto  una continua attività, in quanto spirito: all’inizio questa autoproduzione appare inconsapevole (in sé) per poi appropriarsi di ciò in cui essa si manifesta e che prima percepiva come estranea (fuori da sé): il risultato mediato di questa risoluzione è una realtà in sé e per sé. La mediazione dell’essere in sé e dell’essere per sé completa il percorso di comprensione del Tutto attribuendo all’Assoluto quell’autoconsapevolezza delle proprie manifestazioni e della propria attività. Tale autoconsapevolezza si estrinseca nel percorso che porta l’Assoluto a passare dall’essere in sé inteso come idea (la logica) all’essere fuori di sé (la natura) per poi completarsi nell’essere in sé e per sé (lo spirito). Malgrado Schelling tenti la strada della mediazione dialettica nel superamento del dualismo tra natura e spirito, soggetto e oggetto, la sua resta una semplice unificazione che lascia indistinti gli elementi polari della mediazione dialettica. Nella dialettica hegeliana assistiamo per contro a un processo di identificazione che fa coincidere gli elementi mediati. Proprio per questo motivo Hegel nega sia all’arte, sia alla religione, il ruolo di accesso alla mediazione dialettica, che riserva esclusivamente alla filosofia.

56.3 - Dunque secondo Hegel il pensare filosofico ha un’intrinseca struttura dialettica, che unifica e distingue nella sintesi le due polarità astratte della tesi e della antitesi. Tale processo ha carattere risolutorio ed è intrinseco alla stessa realtà, perciò non si può assolutamente pensare di tenere in piedi il dualismo di razionale e reale. Il pensiero è realtà e la realtà è spirito. Nei Lineamenti di filosofia del diritto Hegel esprime questo concetto nella celebre frase “ciò che è razionale è reale, ciò che è reale è razionale”. La razionalità scientifica e filosofica si identifica dunque con la trama concreta della realtà, che a sua volta non deve essere percepita come un insieme confuso di avvenimenti, ma come necessaria unificazione dei suoi elementi. Dialettico è il modo in cui le connessioni causali tra gli eventi si costituiscono nel reale, dialettico è il metodo attraverso cui vengono colte. Razionale e reale dunque coincidono in uno sviluppo processuale e in una articolazione dinamica dell’Assoluto. 
Si deve notare come Hegel insiste sull’aspetto metodologico della dialettica, oltre a quello di carattere ontologico, per distinguersi dalla dialettica di Kant intesa come esposizione delle antinomie sottese alla ragione pura nei termini dualistici di tesi e antitesi, che non giunge ovviamente mai a risoluzione. Altro elemento fondamentale è la visione dell’Assoluto come pura soggettività. Essenza del motore dialettico hegeliano è il concetto, non correttamente traducibile, di Aufheung (superamento), rappresentato concettualmente come un’azione che conserva l’elemento precedente nella rimozione di esso, per consentirgli di continuare a vivere. Questa conservazione ci consente di capire il motivo per cui la dialettica non sia semplicemente un metodo per Hegel, poiché la filosofia non ha bisogno di un metodo, come le altre scienze, dato che in essa metodo e contenuto sono coincidenti. Hegel descrive bene questo aspetto mettendo in evidenza come la filosofia rappresenta di fatto una risoluzione del particolare nell’universale, allontanando quindi la dialettica da qualsiasi altro metodo di natura astrattiva. Proprio il concetto di superamento rivela il passaggio dall’intelletto, che irrigidisce gli elementi nella frammentarietà dell’essere intuito, alla ragione, che rende comprensibile il movimento attraverso la negazione.