lunedì 14 marzo 2016

43 - Kant

KANT - LEZIONE 43
Sensibilità e intelletto

43.1 - Alle tre domande poste da Kant (come è possibile la matematica pura? come è possibile la scienza pura della natura? come è possibile la metafisica come disposizione naturale?) rispondono due opere, coeve ma diverse nel metodo: la Critica della Ragion Pura, che usa un metodo sintetico, e i Prolegomeni ad ogni metafisica futura che vorrà presentarsi come scienza, che usa un metodo analitico. La Critica si suddivide in due dottrine, una Dottrina degli Elementi e una Dottrina del Metodo, di cui la prima parte è quella più importante. Questa prima parte si divide a sua volta in due parti, una Estetica Trascendentale, che riguarda i sensi, e una Logica Trascendentale, che riguarda il pensieroi, e a sua volta ulteriormente ripartita in una Analitica Trascendentale, riguardante le strutture dell’intelletto, e una Dialettica Trascendentale, che riguarda invece la ragione. In questo modo Kant offre una spiegazione delle tre principali facoltà della conoscenza umana, sensi, intelletto e ragione. Nello specifico l’Estetica spiega come siano possibili i giudizi sintetici a priori della matematica, l’Analitica spiega come siano possibili i giudizi della fisica e la Dialettica indaga le tre idee fondamentali della ragione umana, ossia l’anima, il mondo e Dio.  
L’Estetica Trascendentale spiega le condizioni pure dell’esperienza sensibile. Estetica deriva dal greco aisthesis, cioè sensazione. Ogni conoscenza, dice Kant, inizia da una INTUIZIONE, da una forma immediata della conoscenza che si basa sulle RAPPRESENTAZIONI SENSIBILI. Ogni soggetto conoscente è “affetto” dagli oggetti dell’esperienza, ossia dai FENOMENI, costituiti dalle diverse rappresentazioni associate tra di esse, costituiti da una MATERIA, ciò che colpisce i nostri sensi tramite le rappresentazioni, e da una FORMA, ossia il collegamento tra le diverse rappresentazioni sensibili interne ai fenomeni. Quando Kant parla di fenomeno sta specificando qualcosa che “appare” ed è quindi oggetto di esperienza, opponendolo alla cosa in sè, cioè al NOUMENO, un ente che non appare e che però è pensabile dal soggetto pur non essendo oggetto di esperienza: a questi enti Kant dedica la Dialettica Trascendentale. La forma dei fenomeni non deriva dalla sensibilità ma la precede, in quanto ordina la molteplicità delle rappresentazioni sensibili che costituiscono il fenomeno. 
Le forme a priori della sensibilità, ossia le condizioni che rendono possibile l’esperienza sensibile, sono lo SPAZIO e il TEMPO. Kant definisce lo spazio come FORMA DEL SENSO ESTERNO, in quanto serve a intuire le rappresentazioni degli oggetti fuori da noi, mentre il tempo viene definito FORMA DEL SENSO INTERNO, poiché serve a ordinare le rappresentazioni degli oggetti dentro di noi. Entrambe non possono derivare dall’esperienza sensibile, poiché per cogliere gli oggetti è necessario che sia già presente una base, un fondamento, delle intuizioni esterne ed interne. Kant presenta due esposizioni, una di tipo metafisico e una di tipo trascendentale, sia per lo spazio sia per il tempo. Riguardo lo spazio chiarisce come lo spazio non abbia natura concettuale ma sia l’intuizione pura di una infinita grandezza data, mentre nell’esposizione trascendentale dimostra da qui la possibilità della sua conoscenza nella geometria. Anche per il tempo Kant presenta due esposizioni, chiarendo prima l’indipendenza del tempo dagli oggetti e la sua funzione ordinatrice delle rappresentazioni, che è all’origine dell’aritmetica (in quanto successione di unità) e della meccanica; successivamente Kant estende la funzione ordinatrice del tempo a tutti gli oggetti esterni. Kant precisa che spazio e tempo non hanno natura ideale, ma esistono per il soggetto, al di fuori del quale non assolverebbero alcuna funzione, dunque non ammette la possibilità che esistano di per sé stesse. Nonostante ciò la loro presenza garantisce non solo la rappresentazione effettiva degli oggetti  ma anche la rappresentazione degli stessi oggetti invariabilmente da parte di diversi soggetti conoscenti.

43.2 - La Logica Trascendentale kantiana si distingue da quella aristotelica poiché questa si limita a descrivere le regole del pensiero formale, mentre quella kantiana definisce le condizioni a priori della conoscenza intellettuale. La Logica Trascendentale kantiana è suddivisa in due parti, una dottrina positiva, l’Analitica, che descrive i concetti puri dell’intelletto, e una negativa,  la Dialettica, che si occupa delle apparenze suscitate dalla disposizione naturale della ragione a trascendere i limiti dell’esperienza. 
Il soggetto non è solo ricettività ma anche spontaneità. Gli oggetti sono rappresentati al soggetto mediante i sensi ma se la conoscenza si fermasse alla sola intuizione sensibile avremmo semplicemente un insieme disordinato di rappresentazioni contigue. Il soggetto è anche pensiero. Per chiarire questa funzione specifica Kant mette in evidenza la differenza tra i GIUDIZI PERCETTIVI e i GIUDIZI DI ESPERIENZA: i primi hanno carattere soggettivo e riguardano uno stato particolare in cui si trova il soggetto, per esempio “quando la luce del sole batte sulla pietra questa è calda”; i secondi invece hanno carattere oggettivo e costituiscono una relazione necessaria tra le percezioni, per esempio “il sole riscalda la pietra”, e hanno pertanto un valore universale. L’esperienza non è infatti la semplice ricezione di informazioni dell’ambiente sotto forma di rappresentazioni, ma un atto cosciente del pensiero, reso attraverso le funzioni logiche di connessione tra i fenomeni, operate dai concetti puri dell’intelletto, ossia le CATEGORIE. Kant distingue le categorie da quelle della logica aristotelica, che avevano un fondamento ontologico, ponendole nel soggetto e designandole come condizioni pure della conoscenza intellettuale ossia della possibilità di pensare il reale. Le categorie non sono delle idee innate e non derivano dall’esperienza ma il loro valore conoscitivo si applica solo ad essa, in quanto svolgono la funzione di unificare le diverse intuizioni sensibili dando loro un significato logico. Perciò in assenza di un’esperienza le categorie sono praticamente vuote. Spetta ora a Kant il compito di individuare il numero e le funzioni delle categorie.