giovedì 3 marzo 2016

59 - Hegel

HEGEL - LEZIONE 59
 Il sistema filosofico hegeliano
Le Lezioni sulla filosofia della religione

59.1/2 - La caratteristica sistematica della filosofia hegeliana appare in tutta la sua complessità sopratutto nell’Enciclopedia delle Scienze Filosofiche, ma contraddistingue inevitabilmente diverse opere di Hegel. Non si tratta di una novità, dato che anche Schelling adotta una prospettiva analoga, sebbene quella hegeliana sia più completa. La sistematica è una prassi consolidata nello studio della metafisica, al fine di presentare un percorso attraverso le diverse diramazioni della conoscenza, anche se spesso non viene sviluppata appieno perché sconfina spesso nell’ontologia, al fine di offrire una visione complessiva della realtà. Questo compito viene portato avanti nella filosofia hegeliana proprio dall’Enciclopedia, dove logica e metafisica trovano un ideale punto d’incontro. Va detto però che la ragione principale che porta Hegel, docente ad Heidelberg, a scrivere la sua Enciclopedia delle Scienze Filosofiche in compendio, è di natura didattica e accademica, poiché era usanza nelle università tedesche offrire agli studenti un compendio del contenuto delle discipline impartite. Per questo motivo il contenuto dell’opera, originariamente molto schematico, evidentemente arricchito in aula dalle spiegazioni di Hegel, è stato riscritto diverse volte fino alla forma attuale, dato che probabilmente le necessità didattiche avevano costretto Hegel a una estensione prematura del suo sistema.
L’opera è realmente sistematica e non parte dal presupposto fenomenologico, bensì dall’idea in sé, ossia dalla Logica. Nella Logica è possibile vedere l’idea quale sostanza che ancora non si è concretizzata nella realtà, a cominciare dal suo inizio, l’essere indeterminato. Le due tappe successive sono rappresentate dall’alienazione dell’idea nella natura (Filosofia della Natura) e dal ritorno a sé stessa come spirito (Filosofia dello Spirito). La prima parte è in pratica un riassunto dei contenuti già trattati nella Scienza della Logica, mentre è nella natura che cominciamo a vedere il movimento dell’idea, che si aliena, ossia che diventa altro da sé, per poi riconciliarsi all’idea originaria nello spirito. Lo spirito è la vera realtà per Hegel, in cui la natura e l’idea sono i momenti interni, colti astrattamente solo nella trattazione filosofica.

59.3 - La natura è l’alienarsi dell’idea, ossia il suo farsi altro da sé, il suo esteriorizzarsi. Proprio questo aspetto determina la caduta dell’idea, cioè la perdita della sua necessità, a causa della natura accidentale dei fenomeni della natura che la scienza non può assolutamente controllare, e questo conduce Hegel a mostrare un marcato disinteresse per gli studi naturali, piuttosto che per le cose umane. Anche nell’esame della natura Hegel procede dialetticamente esponendo i tre gradi dello sviluppo interno cioè la natura meccanica, fisica e organica. La MECCANICA è la dimensione della materia inerte; la FISICA è la relazione polarizzata in base al nesso attrazione-repulsione, tipico del magnetismo, dell’elettricità e del chimismo; il terzo momento, l’ORGANISMO, è invece il grado della vitalità. A sua volta la vita si divide in altrettanti tre momenti, vita GEOLOGICA, vita VEGETALE e vita ANIMALE. Proprio nella animalità si genera una contraddizione, quella tra individuo (mortale) e specie (resa immortale dalla riproduzione) che viene sanata passando al superamento successivo nello spirito. Il passaggio a un livello più alto si rende necessario a causa della caratteristica imperfetta della natura, che contraddice la sua essenza perfetta, e questo fatto di essere tutta esteriore rende preminente a Hegel il recupero dell’idea, che avviene nella Filosofia dello Spirito. Qui l’idea torna a se stessa corroborata dall’essersi estrinsecata nell’esteriorità naturale, e perciò in grado di contemplare la totalità. Anche nella Filosofia dello Spiro Hegel adotta un procedimento dialettico che articola lo spirito in tre momenti: lo SPIRITO SOGGETTIVO o individuale, lo SPIRITO OGGETTIVO o sociale, e lo SPIRITO ASSOLUTO che sintetizza soggettività e oggettività negli aspetti dell’arte, della religione e della filosofia.

59.4 - La prima parte della Filosofia dello Spirito si concentra sullo spirito individuale o soggettivo, e mette in evidenza la differenza tra essere naturale ed essere spirituale. Perciò Hegel comincia dall’ANTROPOLOGIA, cioè dal manifestarsi nell’uomo dell’anima, che lo differenzia da tutti gli altri esseri naturali. Questo è il momento della psichicità oscura dell’uomo, di una soglia della coscienza, in cui possiamo vedere i primi segni di una teoria dell’inconscio luogo della vita onirica e dei comportamenti automatici legati a quanto depositato nella memoria. Il grado successivo dello spirito soggettivo è la FENOMENOLOGIA che descrive l’evoluzione della coscienza, dal suo grado più basso, cioè la certezza sensibile, a quello più alto, il sapere razionale. Terzo e ultimo grado dello spirito soggettivo è la PSICOLOGIA, il grado psichico più elevato, che riguarda la complessità della mente umana nel processo di conoscenza. Emerge qui una forma embrionale di libertà, che si traduce nella forma imperfetta dell’arbitrarietà del soggetto: proprio questo aspetto fa emergere l’insufficienza della dimensione soggettiva, rendendo quindi obbligatorio il passaggio a una dimensione oggettiva e sociale. Questo passaggio si attua negando l’arbitrio individuale, condannato dalla sua stessa contingenza, realizzando la vera libertà spirituale nella dimensione oggettiva e sociale. Lo spirito oggettivo si concretizza nelle strutture sociali e nelle istanze storiche, corrispondenti alle istanze razionali in cui si incarna, in modo imperfetto, la volontà di libertà del soggetto. Pertanto lo spirito oggettivo si volge proprio al terreno ideale dove appare l’identità di razionale e reale, non a caso il principio dell’identità di razionale e reale viene presentato da Hegel nei suoi Lineamenti di filosofia del diritto. Lo spirito oggettivo si articola in tre momenti: il DIRITTO ASTRATTO, la MORALITA’ e l’ETICITA’ (si rimanda all’approfondimento successivo sullo spirito oggettivo che tratterà nello specifico questi temi). Proprio nell’eticità si rivela l’esigenza spirituale di una ricomposizione della soggettività e dell’oggettività nello spirito assoluto, ossia l’acquisizione da parte dello spirito della coscienza della propria assolutezza, che viene condivisa nelle tre forme di ARTE, RELIGIONE e FILOSOFIA. Queste tre dimensioni dello spirito assoluto pur condividendo lo stesso contenuto si presentano in forme diverse e con un diverso grado di adeguatezza al contenuto stesso: l’assoluto si offre infatti come intuizione nell’arte e come rappresentazione nella religione, solo nella filosofia si offre come concetto puro. Occorre sempre tenere presente che la struttura triadica non deve essere interpretata come una sequenza ma come una successione logica, infatti la dimensione dialettica dello spirito assoluto non potrebbe prescindere dai due termini polari sintetizzati nella filosofia. Nell’arte lo spirito vive la ricomposizione del soggettivo e dell’oggettivo ma solo a livello intuitivo, mentre nella religione si ricompone la scissione tra finito e infinito che però viene solo rappresentata e non pensata. Solo nella filosofia si ha però il pieno raggiungimento del grado di autocoscienza veramente adeguato allo spirito assoluto. Solo la filosofia è infatti in grado di conoscere se stessa oltre le altre due forme polari che ne costituiscono la dialettica. La filosofia, dice Hegel, costituisce essa stessa il sistema della sua propria necessità che è anche allo stesso tempo la sua libertà. La filosofia è ASSOLUTAMENTE LIBERA, poiché non è condizionata da nessun altro sapere, anzi, essa stessa contiene gli altri saperi: per questo motivo Hegel identifica la filosofia con la STORIA DELLA FILOSOFIA perché lo sviluppo del sapere filosofico è fatto di momenti che concorrono a formare il vero nell’intero.

59.5 - La posizione di Hegel nei confronti della religione ha una determinata rilevanza nel dibattito filosofico a lui contemporaneo.Infatti lo stesso Hegel si interessa di religione in età giovanile allontanandosi poi da questo ambito ritenendo insufficiente il compito della religiosità di mediare quel carattere scissorio che separava la filosofia dall’esistenza umana e che Hegel aveva riscontrato nella cultura ebraica sopratutto. Nelle Lezioni di filosofia della religione, opera non direttamente scritta da Hegel - si tratta di appunti raccolti dai suoi studenti e pubblicati postumi - appare chiara la concezione della religione come problema di Dio, e non dell’esistenza storica di un culto in particolare. La religione rappresenta l’insoddisfazione verso il finito che sfocia  in una ricerca dell’infinito quale mediazione tra l’umano e il divino. Ma l’assenza di qualsiasi concettualità nella religione fa in modo che questa unione sia solo rappresentata e non pensata. Ed è proprio per questo motivo che la religione ha bisogno di forme di culto, ossia di manifestazioni esteriori. Anche in questi aspetti ritroviamo un continuo volgersi della religione verso la storia della filosofia, infatti nei tempi antichi il rito sacro era caratterizzato da pratiche efferate e sacrifici umani, mentre col passare dei secoli il culto si è trasformato in un atto simbolico basato sull’offerta del proprio cuore a Dio.
Il primo grado della vita religiosa è secondo Hegel quello della naturalità del sentimento di fede, a cui corrisponde la credenza in un Dio commisto agli enti di natura, in prospettiva panteistica; a questo grado segue la religione della libertà e quindi la religione dell’individualità spirituale, basato sul Dio come persona, prospettiva tipica dei culti greci e romani come di quello ebraico. Il grado più evoluto di religione è per Hegel quello del Cristianesimo, religione assoluta, che, pur restando in una dimensione sempre rappresentativa, realizza il proprio concetto nei gradi di sviluppo dialettico dell’Assoluto raffigurati dalle persone della Trinità: Dio prima della creazione (corrispondente all’Idea), quindi la sua estrinsecazione materiale nel Figlio (la Natura) e quindi il ricongiungimento al Padre (Spirito). Questo contenuto è solo rappresentato nella religione e viene quindi pensato concettualmente dalla filosofia, che si pone dunque come superamento della religiosità.