venerdì 25 marzo 2016

11 - Descartes

DESCARTES - LEZIONE 11
La natura del metodo cartesiano

11.1 - Descartes è definito il filosofo del metodo per eccellenza, dato che l’applicazione del suo metodo viene applicata a diversi ambiti della scienza. Tuttavia egli non diede mai una spiegazione chiara e definitiva del metodo. In gioventù Descartes aveva elaborato la sua MATEMATICA UNIVERSALE, un approccio scientifico che andava ben oltre i numeri e le figure geometriche, rivelando l’ORDINE, ossia la successione logica delle cose, e la MISURA, ossia la proporzione tra le cose.
Fino agli albori dell’età moderna lo schema di ragionamento preferito dalle filosofie razionaliste era il sillogismo di matrice aristotelica e scolastica. La condizione di universalità di almeno una delle due premesse era infatti garanzia di una positiva inferenza deduttiva che sfociava in una conclusione assolutamente indipendente dalle premesse. Ma già agli inizi dell’età moderna questo metodo inizia a essere sottoposto ad aspre critiche. Questo modello di ragionamento, seppur valido, apparve infatti subito inadeguato a un mondo di continue scoperte scientifiche. Questo schema di ragionamento aveva un senso in un tempo in cui la concezione del cosmo aveva carattere finito, e le conoscenze scientifiche avevano un carattere più rielaborativo che sperimentale, in cui il termine logico “tutto” aveva il senso dell’universalità. Ma in un mondo come quello rinascimentale, complicato dall’avvicendarsi di continue teorie e scoperte, la pretesa totalizzante era inammissibile. A colpire maggiormente il giovane Descartes era stato però un altro elemento, il fatto che Aristotele non usa mai il sillogismo nella sua forma pura e assoluta ma parte sempre da premesse che sono opinioni generalmente accettate e per questo universali, ma non frutto di un lungo lavoro di ricerca. Non lo fa poiché non avrebbe potuto: usare il termine logico “tutto” implica che tutti gli elementi considerati sono stati tutti esaminati, per escludere eventuali errori. Per questo il sillogismo viene usato in forma dialettica. L’accettazione di queste verità universali era tipica delle poleis greche e delle comunità cristiane medievali, in cui lai fiducia e la condivisione sorreggevano la ricerca del vero, ma era insostenibile nell’epoca moderna, caratterizzata dalla rottura del vecchio modello cosmologico ad opera della rivoluzione astronomica e dalla frattura del mondo cristiano. Questa inadeguatezza assume nel pensiero cartesiano le forme della DIFFIDENZA  e del DUBBIO. Descartes ritiene affidabile solo L’EVIDENZA CHE SI PRESENTA DIRETTAMENTE ALL’INTUIZIONE MEDIANTE RAPPRESENTAZIONI CHIARE E DISTINTE. 
Questa prima regola del metodo sancisce perciò l’abbandono del sillogismo in favore di una conoscenza vera che il sillogismo non poteva garantire.

11.2 - La seconda regola del metodo cartesiano è l’ANALISI, che amplifica ancora le distanze dal sillogismo aristotelico. La procedura di ragionamento sillogistica è infatti sintetica, in quanto la conclusione è la sintesi delle due premesse, invece il metodo cartesiano è analitico, e si basa sulla dissezione, in senso anatomico, dei diversi problemi, allo scopo di semplificarli e raggiungere una soluzione certa e valida. La prospettiva analitica va però inesorabilmente a scontrarsi con la visione di tipo organicista del naturalismo rinascimentale, in cui il mondo naturale viene visto come un gigantesco organismo dove ogni parte dipende dal tutto e dove il tutto non potrebbe stare senza le sue parti: l’ablazione di una di queste parti comporterebbe o la rigenerazione della parte mancante o la morte dell’organismo (esempio del corpo umano). Questa visione dell’intero, che di fatto impedisce uno studio analitico  della natura, rivela a Descartes l’esigenza di una ricomposizione delle parti, costituendo la terza regola del metodo che è appunto la SINTESI. 
La sintesi cartesiana non ha però nulla a che vedere con la sintesi sillogistica: così come un corpo umano smembrato inevitabilmente muore, allo stesso modo un organismo ricomposto non è mai uguale a prima. Alla prospettiva tradizionalmente organicista Descartes sostituisce quella meccanicista. Si intende per MECCANISMO un complesso di oggetti materiali in movimento, che costituiscono la realtà, i cui rapporti sono regolati da relazioni di causa ed effetto. Il meccanicismo, già teorizzato da Galileo, conduce anche al definitivo abbandono del finalismo aristotelico e medievale. L’universo è un insieme di movimenti meccanici senza uno scopo ultimo. Dio è il creatore della natura ma non è la natura stessa, non si identifica con essa come teorizzato dal PANTEISMO rinascimentale, anzi, è assolutamente lontano da essa. Attribuendo a Dio il ruolo di iniziatore del movimento dell’universo, la cui quantità di moto si mantiene costante, Descartes offre, a detta di molti suoi contemporanei e del suo amico Padre Mersenne, la migliore difesa del ruolo divino, a differenza della concezione panteistica del Dio-Natura che mescola Dio alle forze naturali, sfociando in una sorta di paganesimo.

11.3 - Malgrado la prospettiva meccanicista Descartes ritiene la deduzione uno strumento ancora indispensabile per la conoscenza, anche se - come per la sintesi - il suo significato appare diverso, e non è rappresentata più dall’inferenza universale-particolare ma dalla proporzione a:b=c:x, dove a, b e c sono gli elementi attraverso i quali pervenire alla conoscenza dell’incognita x. Rispetto al sillogismo, questo schema di ragionamento presuppone innanzitutto una scoperta, e, in secondo luogo, così come la sintesi dipende dall’analisi, la deduzione è sempre subordinata all’intuizione evidente, chiara e distinta. La condizione formale per la validità della procedura deduttiva infatti è che questi elementi devono essere sempre noti, conosciuti, e anche laddove siano risultato di altre proporzioni devono essere sempre sottoposti all’evidenza dell’intuizione. Descartes ammette nell’intuizione anche quelle semplici relazioni tra gli elementi (esempio 1+1=2) che consentono di non ricorrere alla memoria: questo sistema non aggiunge all’intuizione nulla di originale ma ne amplia le possibilità di ragionamento mediante la creazione di concatenazioni tra gli elementi, in modo da agevolare una comprensione più efficace dell’intero.