sabato 19 marzo 2016

21 - Hume

HUME - LEZIONE 21
Le idee, la conoscenza, la causalità

21.1 - Il pensiero di Hume segue tre direttrici, a loro volta riconducibili ad altrettante categorie storico-filosofiche: lo SCETTICISMO, cioè l’accettazione della sola esperienza sensibile come fonte di conoscenza; l’ILLUMINISMO, che parte dallo scetticismo per criticare la metafisica e la religione, sia  quella tradizionale sia quella  naturale; l’ANTROPOLOGIA, ossia lo studio dell’uomo in quanto uomo, ossia soggetto di conoscenza. Hume chiama genericamente percezioni i contenuti della nostra mente, sia che provengano dall’esterno in quanto sensazioni, sia che provengano dall’interno come i pensieri. Queste percezioni sono distinte in IMPRESSIONI e IDEE. Le impressioni sono le rappresentazioni sensibili della realtà, tutto ciò che viene percepito qui e ora, come nell’evidenza cartesiana. A differenza di Descartes però Hume conferisce alle impressioni e a tutto ciò che viene dai sensi un carattere fondamentale per la conoscenza, fino a considerarle un criterio di verità. I sensi non sono ingannatori, anzi, sono testimoni del vero: responsabile degli errori è per contro l’IMMAGINAZIONE. Infatti le due facoltà che ci consentono di passare dall’evidenza nitida ma imitata delle impressioni alla stabilità delle idee sono la MEMORIA  e l’IMMAGINAZIONE. Mentre la memoria si limita a  conservare fedelmente la vivacità originale delle impressioni, l’immaginazione, operando in base al principio dell’ASSOCIAZIONE, unisce più impressioni in una sola idea fornendo una rappresentazione sicuramente più ampia ma anche meno esatta della singola impressione. L’associazione agisce secondo tre criteri: a) il criterio della SOMIGLIANZA, che si ha quando una singola impressione ne richiama un’altra analoga (per esempio un colore richiama alla mente altri colori); b) il criterio di CONTIGUITA’, quando una singola impressione ne richiama un’altra vicina (per esempio un vestito richiama la persona che lo indossa); c) il criterio di CAUSALITA’, secondo cui due impressioni sono accostate per una relazione causa-effetto (per esempio lampo e tuono). Hume va a coprire in questo modo un vuoto del sistema di Locke, che non spiegava di fatto il passaggio dalle idee semplici alle idee complesse. Ma questo principio ha solo un valore psicologico, ossia non ha né un valore soggettivo né oggettivo ma è come se fosse sospeso tra questi due e necessita dunque dell’immaginazione per creare un’idea, stabilizzando così il modo causale in cui la natura si presenta all’uomo. Hume definisce il legame che si crea tra le impressioni una DOLCE FORZA, dolce proprio a indicare che il legame non è inalterabile e può essere spezzato e ricomposto, in una serie di associazioni alternative. Hume getta così di fatto le basi del CONVENZIONALISMO. Hune distingue infatti tra due tipi di conoscenza: la conoscenza delle RELAZIONI TRA IDEE, ossia la conoscenza matematica, che è certa poiché non necessita di dimostrazione, e la conoscenza delle QUESTIONI DI FATTO, ossia la conoscenza della scienza naturale e della metafisica, delle cui idee non sappiamo l’origine e per questo si ha bisogno della dimostrazione per garantirne la certezza. Se la dimostrazione fallisce l’idea non potrà essere considerata valida.

21.2 -  Nella critica di Hume al principio di causalità è interessante l’esempio del biliardo. Se assistiamo a una partita di biliardo, sicuramente percepiremo tre impressioni: a) il movimento delle due sfere (principio della SUCCESSIONE); b) l’urto tra le due sfere (principio della CONTIGUITA’); c) l’effetto del tiro sulle due sfere (principio della CONGIUNZIONE). Queste tre impressioni fanno parte della causalità ma non bastano a giustificarla poiché è assente proprio l’impressione necessaria, quella del passaggio da A a B. La causalità, dice Hume, non è una qualità degli oggetti ma una relazione, e perciò non può scaturire, ANALITICAMENTE, come proprietà dI un oggetto (a priori), ma può essere colta solo SINTETICAMENTE con l’esperienza (a posteriori): infatti se vediamo molte volte che l’evento B segue all’evento A ne deduciamo che A è causa di B. Si tratta di un procedimento a carattere induttivo, che a sua volta deve essere supportato dalla regolarità della natura (R) che permette di sostenere la relazione di causalità. Ma questa regolarità si rivela solo con l’esperienza e solo l’esperienza ci dice che essa è valida, perché le cose sono sempre andate in questo modo, ma questa validità non costituisce una certezza, rendendo la relazione di causalità indimostrabile.