giovedì 24 marzo 2016

12 - Descartes

DESCARTES - LEZIONE 12
Il “cogito” e le idee

12.1 - Esposte le regole del metodo, Descartes si trova nella necessità di fondare queste regole allo scopo di pervenire ad una verità certa, che sia assoluta e autoevidente. Lo strumento usato per arrivare a questa certezza è il DUBBIO, nei due aspetti METODICO e IPERBOLICO.
Il dubbio metodico è la prima fase della ricerca cartesiana di una verità certa e si rivolge alla sensibilità. Esso si rivolge primariamente agli OGGETTI DEI SENSI, poiché i sensi possono sempre ingannarci, e quello che ci appare non può mai costituire una verità, a causa dei continui cambiamenti delle cose. Descartes rifiuta così, provvisoriamente, il mondo esterno, che non gli dò sicurezze. Dopo gli oggetti dei sensi si rivolge al proprio CORPO. Sarebbe assurdo negare il proprio corpo. Ma nessuno potrebbe garantire che il corpo che noi percepiamo sia vero. Si potrebbe pensare di vivere un eterno sogno e di non essere svegli, e che  tutto quello che noi vediamo sia falso. Un genio ingannatore potrebbe farci credere che questa sia la vera realtà che invece non esiste. Descartes conclude sostenendo che tutto il mondo è falso e false sono le scienze che lo studiano.
Il dubbio iperbolico è la seconda fase della ricerca cartesiana e si riferisce alla conoscenza intellettuale e sopratutto alla matematica. Galileo Galilei aveva descritto la matematica come il linguaggio più chiaro scritto da Dio, ma Descartes avverte: se è vero che 2+2 fa 4, non è certo che non esista un genio malefico che decida di ingannarmi facendomi credere che la somma di quei numeri faccia quel totale. Descartes prende dunque atto dell’impossibilità di conoscere sia la realtà esterna del mondo della natura sia quella interna del pensiero. Ma cosa sopravvive?

12.2 - Si può e si deve dubitare di tutto, afferma Descartes, ma solo di una cosa non possiamo dubitare: di pensare. Il pensiero è infatti l’unica vera certezza che abbiamo e costituisce la massima autoevidenza del sistema cartesiano: cogito ergo sum. Esisto in quanto sono in grado di pensare e di dubitare. Questa massima implica alcuni aspetti:
- innanzitutto il tentativo di falsificarla, implicando il pensiero, la rende vera;
- non deriva da nessun ragionamento sillogistico e non è dedotta;
- non è un’evidenza vera e propria ma è una evidenza in sé stessa;
- il fatto di esistere non implica che io abbia un corpo.
Descartes mette quindi in risalto una sola certezza, quella dell’esistenza del pensiero in sé stesso.

12.3 - Il pensiero, continua Descartes, non è vuoto ma contiene le IDEE. Si tratta di un’affermazione per quei tempi abbastanza rivoluzionaria: LE IDEE SONO MODIFICAZIONI DELLA SOSTANZA PENSANTE. Nella filosofia medievale, come nel pensiero antico, le idee erano prima di tutto mella mente di Dio quali modelli delle cose create e poi per analogia nella mente umana come modelli delle cose che l’uomo avrebbe fatto. Descartes invece afferma che le idee sono modi di essere del nostro pensiero e quindi sono interne al pensiero stesso. L’affermazione cartesiana è coerente col suo ragionamento: le idee sono rappresentazioni, immagini, prodotte dal pensiero, e quindi non ci dicono esattamente che esiste qualcosa di esterno ad esso.
Nonostante la grande originalità del pensiero cartesiano, la sua concezione delle idee e del pensiero è molto più vicina al pensiero aristotelico-scolastico di quanto lo stesso Descartes avrebbe voluto. Infatti:
- il pensare è ridotto a una SOSTANZA (res cogitans);
- questa sostanza ha dei modi, cioè degli ACCIDENTI (le idee);
Le idee di tipo quantitativo, assimilabili alle proprietà oggettive di Galileo, cioè quelle matematiche, appaiono chiare e distinte. Questo aspetto comporta due conseguenze: il superamento del dubbio iperbolico e la res extensa.
Il dubbio iperbolico viene superato in quanto le idee matematiche sono certe ed evidenti all’intuizione. Esse conducono alla probabile presenza di una realtà esterna. La certezza di questa realtà, che Descartes chiama sostanza estesa (res extensa), non è però acclarata. A questo punto Descartes si trova  due sostanze, una, quella pensante, priva del predicato di estensione, che è certa in quanto autoevidente, e la seconda, quella estesa, che non ha per ora  una certezza e che appare già come una realtà chiusa e finita, misurabile con gli strumenti della matematica.